Qualche giorno fa abbiamo presenziato al Roma Fiction Fest, dopo essere stati invitati per partecipare ad un incontro della categoria Giochi Seriali. Per la prima volta – da quando esiste questa manifestazione – è stato riservato un intero spazio ai videogiochi, vista la contaminazione sempre più evidente con il mondo del cinema e delle serie TV. In questo primo incontro il protagonista assoluto è stato Valiant Hearts: The Great War, particolarissimo titolo ambientato nella grande guerra, o più semplicemente la prima guerra mondiale. Il primo a prendere la parola è stato Yoan Fanise, content director di Ubisoft, che ha partecipato allo sviluppo di questo interessantissimo titolo realizzato con un taglio visivo da graphic novel.
L’evento ha rappresentato un’ulteriore occasione per dare visibilità a Valiant Hearts, vista la sua recente uscita su dispositivi iOS. Questa trasposizione è da considerare una scelta davvero inedita presa dal publisher transalpino, dato che non è mai stato molto propenso a lanciare i propri videogiochi per quel tipo di mercato. Per quanto riguarda lo sviluppo del gioco, Fanise ci ha tenuto a ringraziare Ubisoft per aver creduto al progetto e alle potenzialità di questa nuova IP. Quest’ultima è davvero educativa ed è stata realizzata con un stile cartoonesco, grazie al motore grafico UbiArt Framework, lo stesso utilizzato per Child of Light e Rayman Legends. Il gameplay si basa essenzialmente su azioni di iterazione, dunque, non vi saranno sparatorie o altro, come si è abituati a vedere nei videogiochi di guerra odierni. Esso è stato creato con l’intento di sensibilizzare le nuove generazioni in merito al tema della guerra. In poche parole, tutti i popoli coinvolti sono vittime del conflitto che è da considerare il vero e proprio nemico. Questo lo si può vedere dai quattro personaggi principali, di cui il giocatore vestirà i panni; un tedesco, un francese, un belga e un americano. Le storie di costoro si intrecceranno e nel proseguo dell’avventura essi instaureranno un rapporto civile, ovviamente reciproco.
Certamente la storia dei quattro personaggi è frutto dell’immaginazione dei suoi sviluppatori, ma tutte le informazioni sotto forma di documenti che scoveremo all’interno del gioco sono accaduti realmente. A proposito di questo, vi è stato un accurato lavoro di ricerca fatto in collaborazione con i realizzatori della serie di documentari Apocalypse World War I. Tutte le informazioni sono state reperite dagli archivi della Mission centenaire 14-18.
Il budget messo a disposizione dal publisher francese non è stato quantificato in molti quattrini – a detta di Yoan Fanise – ma nonostante questo è da considerarsi decisamente corposo/sostanzioso. Un aiuto economico – seppur minimo – è arrivato anche dal governo francese. Detto questo, non sono state messe a disposizione risorse economiche esorbitanti, ma di tutto rispetto ed in grado di coinvolgere nello sviluppo di Valiant Hearts ben quaranta persone per due anni. Una notizia che ci ha fatto davvero piacere è la richiesta da parte di alcune scuole francesi di utilizzare questo titolo a scopo didattico, e quindi di dare la possibilità ai propri studenti di imparare uno degli eventi più cruenti che la storia ricordi, vivendolo in maniera attiva e raccogliendo le emozioni (tristi e negative per le vicende) che ne conseguono.
Valiant Hearts: The Great War percorre gli eventi di maggiore importanza che ebbero luogo nella prima guerra mondiale. Nei prossimi mesi sarà lanciata una serie belga dal titolo In Flanders Field che avrà proprio come collocazione temporale il primo conflitto mondiale e sta proprio qui la contaminazione tra serie TV e videogiochi, ossia trattare gli stessi argomenti ma seguendo due format differenti.
Questo breve e significativo incontro ci ha dato ancora una volta un senso di consapevolezza. Nel nostro paese i videogiochi si stanno ritagliando il proprio spazio come forma artistica, anche se almeno per il momento non sono considerati allo stesso livello del cinema e del teatro. Tuttavia questo livello di importanza sarà assottigliato a breve, grazie alla visibilità via via sempre maggiore che verrà data ai prodotti dell’industria videoludica. Non manca molto, quindi. Speriamo che da qui in avanti, il mondo dei videogiochi riesca a conquistarsi nel paese dello stivale il proprio onesto spazio e che sia in grado di allargare i propri confini anche a coloro che non hanno ancora indirizzato il proprio interesse verso questa importante realtà.