Abbiamo avuto l'occasione di presenziare all'anteprima stampa di Tomb Raider, la nuova pellicola cinematografica dedicata alla produzione firmata Square Enix.
Tomb Raider è un franchise con tanti anni alle proprie spalle. Un rinnovamento, quindi, era necessario e assolutamente doveroso. Ne era consapevole il produttore premio Oscar Graham King, che ebbe la lungimiranza e al contempo le idee chiare di acquistare alcuni anni prima i diritti del film. Secondo il produttore si avvertiva il bisogno di dare una ventata di aria fresca alla famosa serie, iniziando anzitutto dal rivisitare il personaggio, raccontando le sue origini in un contesto odierno: “Lara Croft è una delle rare donne forti e di successo nel genere, in special modo all’interno del film. La vediamo già da un bel po’ di tempo e credo che non poteva esserci momento migliore per rivisitare il suo personaggio, e portarne a conoscenza le origini, in una maniera che possa applicarsi al mondo di oggi. Il tono è cambiato, la storia contiene molti aspetti drammatici ed emozioni, oltre a incredibili scene d’azione praticamente ininterrotte, perciò penso che il pubblico si divertirà a seguire questa avventura così come fanno le persone che giocano con i suoi videogame”.
E proprio con questa importante affermazione arriviamo a un punto cruciale che, personalmente parlando, mi ha dato le giuste motivazioni per iniziare a scrivere questo articolo e a decidere di pubblicarlo su queste pagine. Mi riferisco ai punti di contatto fra il nuovo corso intrapreso dalla pellicola cinematografica sulla falsariga di quello adottato da Crystal Dynamics e Square Enix per il reboot videoludico di Tomb Raider del 2013. Il ritorno alle origini, per l’appunto.
“Ero pazzo di quel gioco e, naturalmente, anche del personaggio di Lara Croft, una ragazza tostissima che risolve ogni enigma, evita tutti i tranelli e depreda tombe. Ma dopo aver visto quanto avevano fatto nel gioco del 2013, mi sono entusiasmato dell’autentica e aggressiva versione del personaggio, così ho pensato che sarebbe stato perfetto anche per trasporlo sul grande schermo”. Questa che avete letto non è una dichiarazione di un semplice fan, ma di un certo Roar Uthaug, il regista norvegese conosciuto per il film d’azione The Wave che si occupato di dirigere le riprese di Tomb Raider (2018).
Non si tratta affatto di parole buttate al vento: Uthuag ha esattamente portato su schermo una versione semplificata (il film dura 1 ora e 58 minuti) del videogioco firmato dalla Crystal Dynamics. Badate bene: non sto parlando della storia che è stata, a mio dire, giustamente riscritta e resa inedita, quanto della caratterizzazione fisica, caratteriale e mentale della protagonista. Lara, interpretata dal premio Oscar Alicia Vikander, non è imbattibile ma – come in pochi si aspetterebbero – è umana, come tutti. Combatterà con forza, tenacia, intelletto e astuzia. Non ne uscirà senza un graffio, ma farà davvero di tutto per portare a termine il compito che ella stessa ha deciso di imporsi: scoprire i misteri che si celano dietro la scomparsa del padre.
Stiamo parlando pur sempre di un film. Per forza di cose alcuni concetti della trama e il suo relativo sviluppo sono stati accelerati, rispetto a quanto è possibile fare in un videogioco. Al netto di una parte iniziale più lenta e ragionata, il film poi prosegue con fasi davvero frenetiche dedite all’azione pura con sparatorie, scontri e alcuni momenti che vi lasceranno un po’ con il fiato sospeso. Oltre, ovviamente, a dei momenti che cercheranno di fare leva sulle emozioni degli spettatori. Non vi troverete davanti a una novità assoluta, questo è giusto metterlo in chiaro fin da subito. E’ un nuovo inizio, su questo ci siamo capiti, ma la produzione non va a perdere il punto cardine della serie; il fatto che Lara Croft diverrà presto un’eroina.
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Il confronto con il videogame quindi regge fino ad un certo punto. Sarebbe sbagliato dire che si tratta di un vera e propria trasposizione su schermo. Quello che posso dirvi è che ci troviamo di fronte a una produzione cinematografica fortemente ispirata al videogame del 2013, per quanto concerne soprattutto il ritorno alle origini di Lara Croft e al terribile naufragio su un’isola misteriosa, inospitale e maledetta, che nel caso del film risponde al nome di Yamatai.
Concludendo, ecco il commento a caldo dopo la visione del film che mi sento ancora di condividere:
“Le origini di Lara Croft. Un’avventura frenetica, senza fronzoli e tempi morti. La nuova pellicola presenta una Lara completamente nuova, alle prese con un mistero che coinvolge la sua famiglia. ‘L’eroina’, ovviamente, cercherà di dare una risposta a tutte le sue domande, facendo un uso intelligente del proprio intuito e dei mezzi a propria disposizione. Il nuovo Tomb Raider, quindi, riesce nell’intento di essere gobilissimo, di mantenere una propria una propria identità e di mantenere alta l’attenzione e l’interesse degli spettatori. L’unica componente che va un po’ a mancare è l’originalità. Non si tratta di una critica, bensì di una constatazione. D’altronde, però, non ci si poteva aspettare di più sotto questo aspetto. Il pericolo di snaturare il franchise sarebbe stato fin troppo alto. In ultima istanza, mi sento di consigliare la visione a tutti coloro che adorano il film d’azione, a chi ha adorato il videogame e, perché no, anche a coloro che non si sono mai avvicinati – per un motivo o per un altro – al mondo che ha come protagonista Lara Croft”.
Marino D’Angelo.