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Star Wars: Il Risveglio della Forza, tra film e videogiochi

Il terzo ed ultimo trimestre del 2015 ha visto un solo protagonista. Ovunque si andasse e a qualsiasi mezzo mediatico si accedesse, dalla televisione alla radio ai videogames, la Marcia Imperiale suonava trionfante. Nel caso non l’aveste ancora capito ci stiamo riferendo a uno dei simboli del genere sci-fi classico: Star Wars.

L’opera cinematografica avviata da George Lucas nel 1977, divenuta poi fenomeno mediatico e pietra miliare della cultura pop, ha avuto come ultimo interprete videoludico Star Wars: Battlefront, lo scorso 20 Novembre in Europa. Il titolo, sviluppato da DICE e pubblicato da Electronic Arts, ha fatto solo da apripista al ritorno della acclamatissima saga: il 16 dicembre scorso, infatti, usciva nelle sale cinematografiche italiane la settima pellicola ufficiale, Star Wars Episodio VII: Il Risveglio della Forza.

Dopo aver quindi recensito il gioco, visionato il lungometraggio e aver già proiettato il nostro sguardo sulle future uscite, abbiamo deciso di fornirvi uno speciale alquanto particolare. Quello che vi state apprestando a leggere sarà un articolo diviso in tre sezioni: la prima prenderà in esame il già citato Star Wars: Battlefront, differentemente da quanto già visto nella recensione e quindi sotto il profilo del marketing, scritta da Matteo Bruno; la seconda sarà uno scontro di pareri volti ad analizzare il settimo film della saga, offrendo due correnti di pensiero proposte da me e Matteo; infine, nell’ultima e terza parte volgerò lo sguardo al futuro di questa saga, che sembra essere più vivo che mai.

Fatta questa dovuta premessa, vi informiamo che qualora non abbiate ancora visionato Star Wars Episodio VII: Il Risveglio della Forza è meglio che saltiate la seconda parte di questo speciale, per non rimanere coinvolti in poco piacevoli spoiler sulla trama.

PRIMA PARTE

Star Wars: Battlefront, un marketing stellare 

Star Wars: Battlefront è stato – senza dubbio – un gran colpo di genio a livello di marketing, sia per EA e DICE che per il brand in sé e tutto questo appare più che chiaro, dopo aver visto il settimo film. Ammettendo che il mio voto nella recensione sia stato – discretamente – positivo, è impossibile negare che questo gioco risulti essere incompleto nonostante sia stato offerto a un prezzo pieno iniziale. Il titolo è stato sfruttato come “contentino” verso tutti i quei fan sfegatati che, in balia della trepidazione per il ritorno nelle sale cinematografiche della loro saga preferita, avrebbero speso volentieri i propri soldi per aggiudicarsi un’anteprima delle emozioni che avrebbero poi ritrovato sulla poltrona di un cinema qualsiasi un mese più tardi.

Il fenomeno Star Wars era già chiacchierato da molti fin dalla comparsa del primo trailer, ma con l’avvicinarsi dell’uscita di Battlefront, “promosso” , se così possiamo dire, anche da una una versione beta, l’opinione pubblica esplose portando la saga all’attenzione anche di chi risultava esserne interessato solo in parte. 

Battlefront avrebbe potuto offrire molto, ma molto di più se solo l’avesse voluto: avrebbe potuto costruire un ponte perfetto tra le vicende dell’episodio VI e quelle dell’episodio VII, ma così non è stato; inoltre tutte le meccaniche presenti nei passati Battlefront sono state estirpate lasciando un gameplay ridotto quasi al minimo sindacale. Questo episodio videoludico era atteso da molti come l’avvio di un qualcosa di nuovo, una nuova strada che avrebbe ripercorso quella già tracciata, ma tutto ciò in chiave moderna. Ultimamente, le case sviluppatrici preferiscono il guadagno rispetto alla qualità del proprio prodotto, basti pensare al fatto che, subito dopo l’uscita del gioco, era già pronto il DLC Battle of Jakku. Quello che mi domando è: “Non sarebbe stato meglio inserirlo direttamente nel gioco iniziale, piuttosto che offrirlo come contenuto aggiuntivo?” Ciononostante non dimentichiamoci che l’industria videoludica è appunto un’industria, e quindi è normale che si lucri sui prodotti creati, ma sicuramente in questi anni si sta perdendo di vista l’obiettivo iniziale e finale di soddisfare il videogiocatore e questo non va affatto bene. 

Senza dubbio, il prodotto ultimo confezionato da DICE non è pessimo e, anzi, offre un sistema di gioco solido – basti pensare ai 60 frame stabili su tutte le console – e una grafica davvero degna di nota, ma è ben lungi da essere un capolavoro o un prodotto che rispecchi le aspettative dei fan. Il futuro di questo franchise in ambito videoludico è tuttavia ben florido e, se volete saperne di più, potete dirigervi alla terza parte di questo speciale a cura di Gabriele, dove troverete una raccolta di quello che aspetta i videogiocatori nei prossimi anni.

SECONDA PARTE

Star Wars VII: Il Risveglio della Forza, un film che fa acqua

Quelli che state per leggere sono i punti di vista personali di Matteo.

Lo scorso 16 dicembre usciva nelle sale il settimo episodio della saga di Star Wars, il seguito della prima storica trilogia conclusasi con la vittoria dei ribelli capitanati da Leila Organa e Luke Skywalker e la distruzione dell’impero. Avevamo quindi lasciato un universo stellare all’interno del quale la forza era più debole che mai, ma la pace finalmente sarebbe riuscita a trionfare. Il settimo capitolo aveva quindi l’arduo compito di far ripartire tutto offrendo un adeguato seguito. Purtroppo le mie aspettative riguardo questo film non sono state rispettate e lo ammetto ufficialmente: Star Wars VII: Il Risveglio della Forza non mi è piaciuto e ora vi spiegherò perché.

Come già detto prima, questa pellicola sarebbe dovuta essere un seguito della prima trilogia, ma quello che mi sono ritrovato davanti non è altro che una scopiazzatura su gran parte della trama. L’ennesima Morte Nera, un nuovo Jedi uscito dal nulla e un brutto rapporto tra padre e figlio lasciano un po’ l’amaro in bocca, offrendo ben poche novità rispetto a quanto avevamo già visto. Il punto di vista di uno stormtrooper sarebbe stato davvero interessante, se non fosse che questo aspetto si perda quasi fin da subito. Il primo punto negativo è quindi la mancanza di novità e una banalità nella trama che davvero non mi aspettavo di trovare

Il secondo problema de Il Risveglio della Forza è senza dubbio Kylo Ren: se dai trailer e dai primi minuti del film questo personaggio, presentato come l’antagonista principale della storia, sembra essere profondamente immerso nel Lato Oscuro e rappresentare – detto francamente – un “uomo con le palle”, man mano che il lungometraggio scorre questa idea viene ridotta letteralmente in frantumi. Kylo Ren non è altro che un bambino soggetto a sbalzi d’ira che non sa cosa vuole, che tenta di imitare – con scarsi risultati – quello che il suo beniamino Darth Vader ha realizzato anni prima. Nonostante abbia comunque uno spessore caratteriale ben più alto di quello di Darth Maul, i fan della saga avevano imparato che ogni sith – Anakin in primis – è alla ricerca dell’equilibrio, seppur sfruttando i mezzi sbagliati; la ricerca di Kylo Ren è, invece, indirizzata a ben altri e futili motivi. 

Ma la cosa che davvero lascia l’amaro in bocca di questo film è, senza dubbio, l’utilizzo stesso della Forza. Abbiamo capito che questo “potere” si può risvegliare in qualunque momento della propria vita, ma per sei film ci è stata ripetuta l’importanza di un addestramento adeguato per poterla gestirla e non cedere al Lato Oscuro. Controllare la Forza non è semplice ed è per questo che i padawan venivano prelevati ancora in tenera età dalle proprie famiglie. Ciò che fa Rey è assurdo: la sua Forza si risveglia e nel giro di pochi minuti è già in grado di manipolare la mente di uno Stormtrooper, a mio parere una delle tecniche più difficili da imparare. Tutto l’allenamento visto quindi fino ad ora non è che inutile e insensato e, a tal proposito, Kylo Ren, affrontando la ragazza, avrebbe dovuto vincere a mani basse poiché, fin da piccolo, ha ricevuto gli insegnamenti di Luke Skywalker. Eppure si fa battere come un babbo, dimenticandosi pure di sfruttare la Forza. A rincarare la dose vi è poi Finn, che brandisce una spada laser come se nulla fosse. Questa è un arma mortale che richiede un esagerato allenamento per essere domata, non ha alcun peso e può tagliare indisturbatamente qualsiasi materiale: un uomo comune si auto-mutilerebbe nel giro di pochi minuti con in mano una spada laser e senza aver seguito un allenamento adeguato.

Questi sono i principali motivi per cui Star Wars VII: Il risveglio della Forza non mi è piaciuto. Molti altri fan, tuttavia, stanno avendo un giudizio completamente diverso: anche in redazione c’è chi ha apprezzato il film ed è quindi giusto dar voce all’altra faccia della medaglia. Ecco quindi che Gabriele Laurino ci spiega perché l’episodio VII è un buon film.

Matteo Bruno

La Forza si è davvero risvegliata

Quelli che state per leggere sono i punti di vista personali di Gabriele.

Star Wars Episodio VII non è un film perfetto, sia ben chiaro. Non lo è per alcune sviste concettuali che, in parte, condivido con Matteo: la Forza sembra essere diventata un po’ la prostituta di turno, se la passano tutti. Questo, però, è giustificato da personaggi come Leia Organa, in entrambe le saghe in cui appare, e Anakin Skywalker nell’Episodio I: la principessa galattica, infatti, possiede una discreta quantità di Forza latente dentro di sé, al punto da percepire le emozioni di suo fratello Luke e quelle di suo figlio Kylo Ren – d’altronde, come dice lo stesso Luke, la Forza scorre potente nella famiglia Skywalker. Ancora, il piccolo Anakin utilizza il potere degli Jedi durante la corsa con gli “sgusci” e, più in generale, la Forza gli concede dei riflessi tali da riuscire a essere un pilota formidabile. Queste considerazioni, però, non giustificano la capacità di Rey di riuscire già a utilizzare i trucchi mentali Jedi.

Però abbiamo detto che la Forza scorre potente nella famiglia Skywalker. E se…?

Passiamo al personaggio di Finn e alla sua apparente destrezza nel maneggiare la spada laser: da quel che ho visto, il giovane ex stormtrooper la utilizza in due distinti scontri, nei quali dimostra una certa e giustificata goffaggine nel menare i fendenti, non possedendo i riflessi da Jedi. Su Kylo Ren mi trovo sulla sponda opposta rispetto al giudizio di Matteo: ho apprezzato il nuovo antagonista proprio perché è un cattivo imperfetto, immaturo e ancora diviso tra Lato Chiaro e Lato Oscuro, un ragazzino che vive nel mito di Darth Vader e che sogna, un giorno, di eguagliare le gesta del nonno – e in parte, riflettendoci, ci è già riuscito: il Primo Ordine mi è sembrata un’istituzione molto più potente, per mezzi e potenza militare, dell’Impero Galattico di Palpatine e Vader. Un adolescente che diventa uomo nello struggente momento in cui colpisce suo padre Han Solo: il momento di un addio a un personaggio che sfiora la leggenda e che, un po’ come in Kylo, ha annientato il bambino che è in me. Sullo scontro finale tra Kylo e il duo Rey/Finn, c’è da considerare che il giovane Sith è gravemente ferito ma, soprattutto, psicologicamente ancora più instabile di prima: questo non gli ha permesso di sbaragliare Finn al primo colpo e, complice il desiderio di convertire Rey al Lato Oscuro, di non combattere contro la ragazza al cento per cento delle sue capacità.

In ogni caso, il Risveglio della Forza contiene alcuni buchi narrativi che, mi auguro, saranno colmati nei prossimi episodi: qual è la storia di Finn? Da alcuni dialoghi si capisce che fu strappato alla sua famiglia in tenera età e predisposto all’indottrinamento per formare una nuova generazione di soldati imperiali, ma un background più completo non mi dispiacerebbe. Inutile dire che scopriremo le origini di Rey e, soprattutto, capiremo qual è il suo vero legame con la Forza. Possibile, mi chiedo, che la giovane abbia iniziato già in tenera età la formazione Jedi e che poi, in seguito ai tragici eventi che hanno determinato la nascita di Kylo Ren e l’allontanamento di Luke, le sia stata in qualche modo cancellata la memoria? Questo, a mio parere, spiegherebbe le visioni di Rey che nel film giungono all’improvviso, peraltro proprio quando la protagonista sfiora la spada laser che un tempo era appartenuta a Luke – e se…? 

E ancora, cosa ha scatenato in Ben Solo la trasformazione in Kylo Ren? La risposta a tutte queste domande arriverà sicuramente nell’Episodio VIII, che per forza di cose dovrà essere il capitolo dell’addestramento da una parte e dall’altra, sequel di un film a mio parere grandioso per gettare le basi di un nuovo cicloIl Risveglio della Forza è un titolo perfetto per raccontare il ritorno di un brand che ha fatto storial’episodio VII è un film fortemente evocativo in ogni suo aspetto, una moltitudine di scene, dialoghi e inquadrature strizzano l’occhio all’episodio IV, ma non per questo Il Risveglio della Forza va considerato una copia del suo precursore. Il citazionismo è voluto in ogni frangente del film e, personalmente, ho apprezzato l’omaggio di J.J. Abrams ad alcune delle scene più topiche della saga, come le battaglie stellari, la preparazione dell’assalto da parte della Resistenza alla Base Starkiller o i teneri abbracci tra Han e Leia, per non parlare della classica scena del locale in cui sono riunite le creature aliene più bizzarre, intente a bere e suonare.

Dal punto di vista tecnico le Guerre Stellari non sono mai state così belle: Il Risveglio della Forza è il miglior film di Star Wars dal punto di vista artistico, ma non mi riferisco soltanto agli effetti speciali visto che, tra 1977-1983 e 2015, ne son passati di Ala-X sotto le stelle e ci verrebbe da dire ad Abrams: “Hey J.J., ti piace vincere facile, eh?”. Oltre al fatto che il regista statunitense non ha per niente abusato di CGI – capito, Peter Jackson? – nessuna pellicola dedicata a Star Wars, che io ricordi, è stata così ben curata dal punto di vista registico. La fotografia del film è a dir poco eccezionale: lo gigantesco Star Destroyer abbandonato su Jakku o la cupa foresta in cui si consuma il duello finale tra Kylo e Rey sono solo alcuni dei suggestivi scenari sui quali viene ambientata questa nuova avventura.

E poi c’è quella scena finale. Minuti interminabili trascorsi sulla poltrona ad osservare Rey camminare tra le rovine e inerpicarsi sulle colline alla ricerca del suo Mito, che poi è anche il nostro. Alla fine la figura compare e gli ultimi istanti del film insegnano che, ancora oggi, due sguardi possono trasmettere una forza espressiva che nessun effetto speciale o dialogo elaborato potranno mai regalare. La consegna della spada laser da parte di Rey è il simbolo di un messaggio che l’episodio VII, ancor più che tra allievo e maestro, vuole che avvenga tra film e pubblico: la Forza si è davvero risvegliata in un mix spettacolare tra passato e presente. Ora è tempo che nuovi eroi e vecchie glorie ci guidino verso il futuro.

Gabriele Laurino

E ora cosa ci aspetta sul versante videoludico?

Una gran bella domanda: Matteo ha già parlato del legame tra Battlefront e Il Risveglio della Forza, un legame che esiste solo in una minimalissima parte, essendo il nuovo sparatutto di DICE ispirato principalmente alla vecchia saga. Da un lato abbiamo Disney Infinity, che puntuale come non mai nel riversare ogni nuovo protagonista Disney nel proprio universo videoludico ha inserito anche Rey, Finn, Kylo Ren e compagni.

Dall’altro lato abbiamo Kingdom Hearts III – eh, altra bella domanda: quando esce?! – il terzo capitolo delle avventure di Sora, Paperino e Pippo tra i vari mondi targati Disney. Star Wars, adesso, è targato Disney. Nomura, vuoi davvero precluderci la possibilità di imbracciare una Keyblade laser? Ti prego, non deludermi.

Si tratta, però, di titoli che “ospiteranno”, o hanno ospitato, il brand di Star Wars all’interno di un’opera più vasta. E’ dai tempi de “Il potere della Forza”, videogioco spin off che raccontava la storia di un apprendista segreto di Darth Vader, che l’eterna lotta tra Jedi e Sith è orfana di un interprete videoludico di spessore. Battlefront è stato un piacevole ritorno al passato, ma il fandom chiama a gran voce un titolo che possa realmente scatenare la Forza che è in ogni gamer. Un terzo capitolo per “Il potere della Forza”? Perdonate il gioco di parole, ma sarebbe eccessivamente forzato: già il secondo capitolo, per quanto il gameplay fosse una perla di spettacolo e adrenalina, aveva una trama decisamente più debole del suo prequel. Perché non un gioco di ruolo d’azione, alla stregua de L’Ombra di Mordor? Un titolo che possa offrire un discreto open world – certo, una intera galassia è ben più complicata da realizzare della Terra di Mezzo, anche se Mass Effect insegna… – ma anche un sistema di editor e personalizzazione completa di un personaggio.

In ogni caso, se Electronic Arts e DICE hanno pubblicizzato così tanto il brand creato da Lucas nel lontano 1977, con l’uscita dell’Episodio VII – che ha aperto un nuovo ciclo destinato a durare all’incirca un’altra decina di anni, a mio parere – è indubbio che anche l’industria videoludica ricomincerà a spremere il marchio delle Guerre Stellari da più parti. Dobbiamo solo stare a vedere da cosa si inizierà.

Speciale a cura di Gabriele Laurino e Matteo Bruno

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