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Pokémon Origins – Terza Parte

Terzo episodio dell’ormai nostro amato Pokémon Origins (la seconda parte la potete trovare qui e la prima qui): di nuovo il resoconto di Red su fatti teoricamente minori ma praticamente essenziali, come la vittoria di nuove medaglie, il primo incontro con il capo del Team Rocket, Sakaki (nell’edizione italiana, Giovanni), una nuova canna da pesca, la cattura di Snorlax grazie al Pokéflauto regalato a Red nella precedente puntata, l’evoluzione di Charmeleon in un gigantesco e fichissimo Charizard. Un flashback più esteso viene dedicato al salvataggio della segretaria del presidente della Silph Spa, l’industria che progetta tutto il merchandise legato ai Pokémon. La donna racconta a Red e Green, che hanno cooperato per aiutarla, che il Team Rocket tiene in ostaggio tutto il laboratorio di ricerca, cercando di mettere le mani sull’ultima invenzione ancora in fase di lavorazione, la Master Ball, l’unica Ball capace di catturare qualsiasi Pokémon selvatico con un successo assicurato.

Red decide di fare qualcosa per aiutare la Silph Spa, avviandosi quindi verso la sede con l’intento di sconfiggere tutti i membri del Team; e ci riuscirebbe anche, se non si trovasse alla fine faccia a faccia con lo stesso Sakaki, che in quattro e quattr’otto stende sia lui che il suo Charizard. A questo punto la storia riparte veloce, sintetizzando la conquista di altre medaglie e la scelta di Red di dirigersi a Viridian City (a noi più nota come Smeraldopoli), dove ha sentito (origliando i discorsi altrui, come sempre) che abita il Capopalestra più forte di tutti. All’ingresso della città riecco il solito Green, vanto di aver appena conquistato la medaglia della palestra. Per la cronaca, siamo già a metà puntata e sembrano passati tre minuti, questo metodo di velocizzare gli eventi, rallentarli e poi velocizzarli di nuovo non è una buona tattica, rischia di far rimanere poco o nulla allo spettatore.

All’ingresso nella palestra, Red si rende subito conto che “l’atmosfera è diversa da quelle in cui è stato finora”, così, non troppi secondi dopo, scopre che il Capopalestra altri non è che l’infido Sakaki, così la battaglia non è più contro un allenatore, ma contro un nemico di tutti i Pokémon. Parole forti, parole pesanti, quelle di Red, tant’è che Sakaki decide di non trattarlo come un allenatore qualsiasi, utilizzando i suoi due Pokémon più potenti piuttosto che i sei che ha usato il giorno prima contro Green… vabbè. Il primo è Rhyhorn, che fa fuori senza difficoltà i primi quattro Pokémon di Red (Victreebell, Kabutops, il simpaticissimo Snorlax e Jolteon). Il quinto Pokémon del nostro eroe però è Hitmonlee che, essendo di tipo lotta, riesce a mandare K.O. Rhyhorn, di tipo Roccia. Interessante, durante la lotta, il focus posto sui pensieri di Sakaki, che si chiede perché questa lotta lo stia coinvolgendo e emozionando così tanto, così come non accadeva da tempo. Ma andiamo avanti.

Adesso entrambi gli allenatori sono rimasti con un solo Pokémon: Sakaki utilizzerà Rhydon, e scoraggia Red nell’utilizzo del suo amato Charizard, che risulterebbe svantaggiato nella lotta. Ma con un guizzo di orgoglio e con tanta fiducia nei suoi Pokémon, Red decide di usare lo stesso il suo Charizard, scatenando in Sakaki altri ricordi sul suo passato di allenatore, “quando il business e i soldi non venivano prima dei Pokémon”. Red sembra sul punto di perire, quando con un colpo di scena Charizard riesce a rialzarsi appena in tempo per il Movimento Sismico che porterà il suo allenatore alla vittoria. Al momento della consegna della medaglia, Red con tono di sfida afferma di non avere bisogno di una medaglia da parte del Capo di una banda criminale come il Team Rocket. Così Sakaki, sorprendendo tutti, ordina ai suoi sottoposti di comunicare lo scioglimento ufficiale del Team, consegnando così la Medaglia Terra a Red non più come il Boss di una banda criminale, ma come il Capopalestra più forte di Kanto.

 

Puntata sicuramente migliore della precedente, questo penultimo episodio si pone come quello che deve essere: il preludio per un finale scoppiettante nel quale –si spera- Red si rivelerà il Campione che è. Peccato –lo si è già detto- per questi continui salti temporali che non fanno godere appieno l’esperienza del protagonista: si continua a guardare le puntate partecipando in maniera piuttosto passiva (anche se si deve ammettere che l’incontro con Sakaki è stato il più avvincente avvenuto finora), forse anche perché per essere coinvolti non c’è tempo: venti minuti, arrivati alla terza puntata, si rivelano davvero pochi per potersi godere appieno queste puntate che, potenzialmente, potevano rivelarsi un capolavoro. Rimane l’ultimo capitolo di questo speciale dedicato a Pokémon Origins, l’ultima parte dell’avventura di Red… sarà pronto ad affrontare cosa gli riserva il futuro?

Antonina Truglio

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