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Playstation 4 Pro vs Xbox One X: chi vincerà lo scontro?

PlayStation 4 Pro, la nuova console di casa Sony arrivata sul mercato parecchi mesi fa, si prepara ad affrontare una dura battaglia con Xbox One X. Non si tratta di una mera console war, quanto piuttosto di un’analisi sulle differenti strategie messe in campo dai due colossi dei videogiochi, per cercare di capire in che modo possa evolversi il mercato nel prossimo futuro. Quindi sediamoci, rilassiamoci e vediamo che cosa di buono e cattivo hanno fatto Microsoft e Sony per attirare l’attenzione dei consumatori.

Un pubblico non completamente interessato

Partiamo col dire che per entrambe, l’annuncio delle nuove macchine non ha esattamente riscosso il successo sperato. È vero, sia a Redmond che a Tokyo il management si è faticosamente impegnato a nascondersi dietro le dichiarazioni ragionate e di facciata. Phil Spencer dopo le prime perplessità paventate da stampa e pubblico riguardo al prezzo scelto, ha affermato che Xbox One X è stato pensato per un target enthusiast piuttosto che sulla massa mentre, dall’altro lato Sony ha invece continuano a tirar fuori dal cilindro dati e statistiche sulle vendite di Playstation 4 Pro (1 ogni cinque Playstation 4), che pur essendo un dato di tutto rispetto appare piuttosto ridimensionante se paragonato agli iniziali proclami su quanto l’obiettivo di fondo fosse quello di creare un dispositivo 4K aperto alla massa, capace di arrivare nella casa di ogni videogiocatore.

Sembra quindi che il mercato sia stato piuttosto chiaro su un particolare punto. Alla maggior parte dei giocatori non interessa ancora un dispositivo che possa gestire risoluzioni superiori al Full HD. Questo però non significa, come hanno invece scritto in molti, che la potenza e la qualità tecnica hanno perso il loro appeal, quanto più che il 4K non è ancora riuscito a diventare uno standard. Non ci è riuscito perché in termini di gaming comporta una serie di spese che non si limitano solamente ad una nuova console ma comprendono anche l’acquisto di un nuovo televisore.

Playstation 4 Pro è (attualmente) la console ammiraglia di Sony.

Certo, è doveroso precisare che i primi segnali positivi hanno già iniziato a palesarsi. Oramai il costo di pannelli di qualità medio-bassa è sceso a livelli piuttosto appetibili per chiunque, soprattutto viste le migliorie che esso comporta, eppure ci vorrà ancora tempo prima che la “cultura dell’alta definizione” si stabilisca pienamente nelle nostre vite e comprenda non solo console e televisori, ma anche computer, notebook e smartphone. Nel frattempo, queste meraviglie tecniche sono appannaggio degli utenti più facoltosi o di quelli enthusiast, che però non possono, per questioni di numero, garantire sufficiente rilevanza alle vendite.

Ecco perché entrambe le strategie adottate da Sony e Microsoft sono risultate un parziale buco nell’acqua. Ne avevamo parlato in questo articolo, sottolineando quanto entrambe le compagnie, soprattutto all’inizio delle campagne di marketing, si fossero totalmente dimenticate di quella larga fetta d’utenza per cui il 4K non è ancora una priorità. Sbagliando. Sony però nei mesi successivi al reveal di Playstation 4 Pro avvenuto il settembre scorso, aveva in parte corretto il tiro, sottolineando tutte le implementazioni utilizzabili a discrezione degli sviluppatori. Implementazioni in molti casi ben recepite da stampa specializzata e pubblico, come accaduto per esempio con Nioh o Rise Of The Tomb Raider. 

Sono fondamentali i 4K nativi?

Nonostante l’E3 2017 sia invece passato oramai da qualche tempo, Phil Spencer ha deciso di perseguire la propria strategia, continuando a basarsi su messaggi pubblicitari e dichiarazioni fortemente incentrati su 4K e potenza bruta, al fine di conquistare e convincere coloro che adorano questo tipo di performance. Eppure di segnali chiari e comprensibili ce ne sono stati parecchi, in aggiunta a tutta la trafila che la concorrenza ha già dovuto superare qualche mese fa. La nave Xbox continua invece a veleggiare nella stessa direzione, in apparente balia di un tipo di comunicazione fallimentare che non fa che sottolineare sempre di più l’inadeguatezza di un simile progetto.

Sia chiaro però, Xbox One X non è una brutta console. Lo abbiamo spiegato con chiarezza nel pezzo sopracitato. E’ anzi il device più tecnologicamente avanzato e riuscito nel contesto di riferimento, per meriti tecnici ed estetici (che non guastano mai visti i recenti flop della multinazionale). È però al tempo stesso un prodotto che, viste le sue caratteristiche, arriva nel momento più sbagliato possibile. Un momento in cui tutti gli interessati al fenomeno 4K si sono oramai abituati ad uno standard, in ambito console, che non è quello dei 2160p nativi ma di una serie di accorgimenti tecnici basati sul paradigma della risoluzione variabile. E’ quindi diventato per Microsoft ancora più difficile comunicare al proprio bacino d’utenza le effettive differenze tra l’Ultra HD nativo e quello ottenuto tramite il checkerboard rendering. Anche perché queste ultime sono praticamente impercettibili a meno che non si stia sfruttando un pannello di alta qualità. 

Xbox One X e il 4k nativo.

Risulta ancora più difficile alla luce delle informazioni emerse online negli ultimi tempi che vogliono una fitta schiera di titoli terze parti incapace o non interessata a implementare una tale funzione. E’ il caso di Assassin’s Creed Origins, uno dei pilastri della lineup videoludica di questo autunno, o di Destiny 2, che pur potendo utilizzare potenza aggiuntiva girerà comunque a 30 fps. Entrambi due titoli che alla luce del numero di giocatori capaci di raccogliere rischiano di minare seriamente il marketing scelto da Microsoft.

Legarsi così a doppia mandata al concetto di 4K nativi e potenza bruta rischia alla lunga di creare più danni che altro all’azienda americana. Soprattutto perché quando una compagnia nello stato di quella di Phil Spencer (impegnata a rincorrere i competitor da più di 3 anni) compie delle promesse, deve necessariamente tenere fede alla propria parola, soprattutto in contingenza a elementi fondamentali della propria comunicazione come questi.

Se tali promesse non venissero mantenute prenderebbe ancora più corpo l’interrogativo che attanaglia tutti gli interessati dalla presentazione di Xbox One X. “Perché dovrei comprare un simile dispositivo?” è infatti la domanda che in molti si pongono dallo scorso 11 giugno. Già le differenze tra 2160p nativi ed upscalati non sono sufficienti come giustificazione e, se queste non esistessero neppure, Microsoft non avrebbe nulla a cui appellarsi al di fuori delle proprie esclusive attualmente in sviluppo.

Povertà di esclusive

A giudicare posteriormente lo show che Sony ha messo in campo durante l’E3 2017, con una presentazione piuttosto “normale” e priva di succose novità (mancavano all’appello From Software, Sucker Punch e The Last Of Us 2), appare ancor più un’occasione persa quella in possesso di Microsoft. Al di là di Crackdown 3 e Forza Motorsport 7 non vi saranno infatti esclusive di peso questo autunno per i possessori Xbox. Stessa situazione di Sony potrebbe dire qualcuno, se non fosse che nei primi mesi del 2017 su Playstation 4 sono sbarcati titoli come Nioh, Horizon Zero Dawn e Persona 5.

E’ facile quindi comprendere il problema. Quando le attese più importanti per i giocatori sono titoli molto promettenti come Sea Of Thieves e State Of Decay 2, che però arriveranno comunque nel corso del 2018, mentre la concorrenza può vantare esclusive del calibro di God Of WarSpidermanDays GoneThe Last Of Us 2, oltre ad una lunga serie di accordi commerciali con le terze parti, non sorprende che in termini numerici il conto sia favorevole al Sol Levante.

Sea of Thives promette miracoli.

Phil Spencer si è affrettato a tranquillizzare i propri utenti affermando che sono attualmente in lavorazione ulteriori esclusive per la console (si parla di un open world sviluppato da Playground Games), ma fino ad ora si tratta solamente di annunci senza alcuna prova empirica a sostegno. Forse stavolta conveniva mettere in atto quella tattica che in molti ci sentiamo di criticare eppure che ha garantito a Playstation lo spotlight negli ultimi E3, ossia far sognare il giocatore servendosi di trailer di molto anteriori rispetto alla possibile data di uscita del gioco. Probabilmente i problemi avuti con Scalebound hanno frenato l’entusiasmo in quel di Redmond, eppure numerosi esempi, a partire da Death Stranding, passando per tutte quelle esclusive Sony di cui sentiamo parlare da anni e che non abbiamo avuto ancora occasione di provare, suggeriscono che una strategia simile garantisca almeno una visibilità non indifferente per il proprio prodotto.

A garantire visibilità ad Xbox One X è stato invece un semplice fattore, oltre a tutte le caratteristiche tecniche che ne mettono in luce potenza ed ingegnerizzazione; stiamo parlando del prezzo! Quest’ultimo, seppur giustificato alla luce delle magnificenze offerte, appare tuttavia proibitivo per un mercato in cui la soglia psicologica è fissata ai 399 euro, necessari per portarsi a casa Playstation 4 Pro. Il prezzo di acquisto di quest’ultima potrebbe presto diventare 349, qualora ai piani alti di Tokyo decidessero di premere ulteriormente il piede sull’acceleratore ed effettuare un taglio di prezzo in corrispondenza delle festività natalizie.

Concludendo…

Sono queste le problematiche che deve affrontare Xbox One X. E non sono problematiche di poco conto, visto che a partire dal prezzo, passando per la mancanza di esclusive di peso, sono molti gli indizi o i campanelli d’allarme che fanno tentennare i possibili acquirenti. Ora resta ai giocatori decidere se in questo caso vale o meno la pena di dare fiducia agli sforzi di Microsoft nel creare una console unica per potenza e capacità, ma anche per prezzo. 

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