Chiunque sia cresciuto negli anni ‘80 e ‘90 come me e come la maggior parte dei redattori di KingdomGame.it ricorderà sicuramente con piacere tutti quegli anime giapponesi a base di robottoni giganti che difendono l’umanità come Jeeg Robot, Mazinga Z, Gundam, Transformers o i più recenti Gurren Lagann, Evangelion e tanti altri. Tutti questi anime hanno riscosso un enorme successo grazie all’incredibile fascino che i mech hanno sempre esercitato in tutto il mondo. Proprio sulla base di questo travolgente successo la grande industria cinematografica hollywoodiana non è stata a guardare ed ha sfornato lungometraggi ispirati ad opere già esistenti o del tutto originali. L’eterna battaglia tra i robot e i “kaiju” (dal giapponese Bestia Gigante) si è ritagliata un posto d’onore nei cuori degli appassionati e nel 2013, il regista Guillermo del Toro, propone un film basato proprio su questa tematica rileggendola secondo i propri canoni tecnici ed estetici. Esce quindi nelle sale Pacific Rim.
Jaeger VS. Kaiju
Prima di iniziare ad analizzare la pellicola bisogna porsi una domanda: “cos’è Pacific Rim?“. Presto detto. Pacific Rim è un tributo, una rivisitazione in chiave moderna di uno dei filoni narrativi più antichi ed apprezzati, la battaglia tra i robot e le gigantesche bestie aliene dell’immaginario giapponese. Le influenze che hanno permesso la realizzazione di questo film si vedono, si respirano dal primo istante e sono moltissime, a partire dai classici del passato come Godzilla sino ad arrivare al più moderno Evangelion. La seconda domanda che ci si può porre, anche a giudicare dal trailer, è: “questo film sarà l’ennesima commercialata senz’anima basata sugli effetti speciali di cui nessuno si ricorderà più in tempi brevi?”, assolutamente no. Partiamo col parlare del background del regista. Guillermo del Toro è sicuramente uno dei filmmakers più eclettici e visionari del nostro tempo, padre di pellicole come Blade II, Hellboy, Hellboy II: The Golden Army e Il Labirinto del Fauno che ci hanno permesso di saggiare le sue doti artistiche sia visive che tecniche. Quest’anno, dopo 5 anni di assenza dalle scene, Del Toro ritorna sul grande schermo con Pacific Rim, un colossal da 190 milioni di dollari che narra la storia di un mondo sull’orlo della distruzione a causa di un varco dimensionale, nelle acque del Pacifico, che permette a delle creature misteriose e gigantesche di arrivare sulla Terra e distruggere ogni cosa incontrino sul proprio cammino. Gli umani, per far fronte a questa terrificante minaccia, decidono di mettere da parte qualsiasi divergenza politica e culturale e di costruire degli enormi robot, gli Jaeger (dal tedesco, cacciatore ndR.) pilotati da due persone tramite una connessione neurale, capaci di tener testa all’incommensurabile potenza di queste bestie feroci e di dare una nuova speranza al genere umano. Qualcosa, però, sembra cambiare e se inizialmente i Kaiju (questo il nome dei mostri ndR.) arrivavano uno per volta a seminare il panico, adesso sembrano organizzarsi in gruppi e gli umani capitanati da Marshall Pentecost (Idris Elba) si ritrovano in serie difficoltà. Non volendo anticipare nient’altro sulla trama di questo film ci limiteremo a dire che la sceneggiatura è tutt’altro che banale e risulta scorrevole e godibile dal primo all’ultimo momento senza però mai raggiungere vette d’eccellenza, un “male” accettabile se si pensa che si tratta di un film fatto per intrattenere il pubblico, non per suscitare accese discussioni su tematiche importanti.
Magnificenza Tecnica
Quello in cui il film eccelle, invece, è proprio il lato puramente tecnico e artistico. Guillermo del Toro e il suo team, infatti, sono riusciti a dare credibilità sia agli Jaeger che ai Kaiju caratterizzandoli in maniera magistrale e non facendoli stonare rispetto all’ambiente circostante. Sia ben chiaro, quando si lavora su una materia così “fantascientifica” e “cartoonesca” è molto semplice sbagliare il tiro e trasformare i propri sforzi in un film trash e quasi caricaturale ma il regista messicano è riuscito nell’intento di rendere verosimile il tutto e di dare coerenza alla trama senza particolari buchi in termini di sceneggiatura. Gli Jager sono 5, tutti diversi tra loro (li analizzeremo in seguito, uno per volta ndR.), disegnati con cura e animati con maestria, discorso analogo a quello che si potrebbe fare sui Kaiju, tutti distinti tra loro e tutti con le proprie caratteristiche. Anche i combattimenti sono di eccellente fattura: si tratta di scontri tra creature colossali e sarebbe stato semplice renderli confusionari ed incomprensibili. Lo staff è riuscito comunque, tramite la scelta di inquadrature adatte ed a coreografie eccellenti, a trasporli in modo credibile e chiaro in un tripudio di devastazione fisica e viscerale ( diametralmente opposta a quella proposta da Michael Bay nella serie Transformers, fatta di sparatorie ed esplosioni ) che farà sicuramente la gioia di ogni appassionato di fantascienza.
Gli Jaeger
In questo paragrafo analizzeremo gli Jaeger visti nel film per dare ulteriore profondità all’analisi dell’universo immaginato dal regista e dagli sceneggiatori.
Gipsy Danger (U.S.A.)
Come non cominciare con il robot “protagonista” del film? Gipsy Danger appartiene alla terza generazione di Jaeger, pilotato dai due fratelli Raleigh e Yancy Becket, è mosso da un generatore nucleare ed è equipaggiato con cannoni al plasma e tante altre armi che non anticiperemo per laciare intatto il fattore sorpresa agli spettatori. Si tratta di un robot che fa della lotta fisica il suo cavallo di battaglia e si è distinto per aver ucciso numerosi Kaiju di varie dimensioni.
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Striker Eureka (Australia):
Disegnato e costruito per difendere le coste australiane, Striker Eureka è il primo e unico Jaeger di quinta generazione, pilotato da Herc e Chuck Hansen, padre e figlio. Striker Eureka è dotato di due lame a tenaglia poste sui polsi e dei lanciamissili sul torace, è un ottimo combattente grazie anche al fatto che è lo Jaeger più veloce e agile esistente.
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Cherno Alpha (Russia):
Pilotato da Sasha Kaidonovsky e suo marito Aleksis, Cherno Alpha è uno Jaeger russo di prima generazione, il più vecchio Jaeger ancora attivo. Grazie alla sua corazza resistentissima e al suo peso incredibilmente elevato, Cherno Alpha ha difeso la costa russa dagli attacchi Kaiju per oltre sei anni. E’ dotato di un reattore nucleare che ne consente il movimento nonostante le oltre 6000 tonnellate di peso ed è costruito nell’ottica della difesa piuttosto che in quella dell’attacco.
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Crimson Typhoon (Cina):
Unico Jaeger pilotato da 3 persone, Crimson Typhoon è un robot di quarta generazione dalle notevoli doti di combattimento. L’esperienza nelle arti marziali dei fratelli Wei gli consente di essere incredibilmente performante sia dalla corta che dalla lunga distanza grazie anche al cannone al plasma posto sulla testa e alle lame rotanti sulle mani.
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Coyote Tango (Giappone):
Unico Jaeger ad essere stato pilotato da un solo pilota, Coyote Tango è un robot di prima generazione armato unicamente di due mortai posti sulla schiena e che fa della lotta fisica il principale strumento di offesa. Su questo particolare Jaeger non ci dilunghiamo oltre per rischio spoiler.
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In conclusione:
Per concludere il discorso su questo film ritorniamo alla domanda principale: “Che cos’è Pacific Rim?”. Pacific Rim è, come abbiamo detto, un tributo all’animazione giapponese e alla fantascienza, un film esteticamente superbo e con una trama scorrevole e piacevole in cui gli scontri fisici e viscerali degli Jaeger contro i Kaiju faranno rivivere agli spettatori tutti quei momenti di pura esaltazione già vissuti da piccoli guardando i propri anime preferiti. Guillermo del Toro ha reso omaggio a tutto questo rivisitandolo in chiave personale, permettendoci di ritornare bambini e di riassaporare quelle atmosfere tipiche dell’epoca. Un film consigliatissimo a tutti gli appassionati del genere per cui il regista messicano si è guadagnato la mia eterna gratitudine.