Ad un anno e pochi giorni dalla sua commercializzazione a livello mondiale, Nintendo Switch si è dimostrato un successo totale. Discutiamo e svisceriamo le motivazioni dell'ennesimo centro della grande N.
Una data che, in futuro, potremmo ricordare e rimarcare. Tutti noi. Semplici fruitori ed amanti del medium, addetti ai lavori, l’industria videoludica tutta. Il titolo di questo speciale, del resto, non è affatto casuale, sebbene celi un barlume di soggettività nella sua prima parte. Ma ci arriveremo in seguito.
Quando Nintendo Switch fu presentata, la curiosità impazzava. La voglia di mettere le mani sulla nuova creatura della casa di Kyoto fu difficile da nascondere, ancor più a seguito dei vari e densi mesi di rumors che la anticiparono. Ciò nonostante, persino quello che pareva prospettarsi come un successo già annunciato non riuscì a sottrarsi ad alcune ficcanti perplessità. Più che alcune furono per l’esattezza due: il prezzo e la line up di lancio. Quei 329 euro da cui ancor oggi si fa fatica a scendere parvero a più di qualcuno quantomeno ingenerosi da scucire per una console che è stata, di fatto, pubblicizzata come una portatile. In special modo la cifra destò perplessità al cospetto di una scheda tecnica tutt’altro che innovativa sul lato hardware. Le incertezze legate all’aspetto economico vennero accompagnate e supportate dalla prospettiva di un lancio povero – quantitativamente, badate bene! – sul fronte software. Acquistare Switch al lancio avrebbe significato The Legend of Zelda: Breath of the Wild e praticamente null’altro per qualche mese. Dubbi leciti, per carità, che hanno investito in primis chi vi scrive. Tuttavia, dubbi decisamente ingenui.
Le perplessità di cui sopra si incrinano leggermente ad un primo contatto con la console. L’estetica, l’ergonomia, la cura nella realizzazione e la qualità generale traspaiono chiaramente ad una prima, quantomai fluida navigazione tra i menu di sistema. Comincia fin da subito ad assumere una prospettiva differente, quel prezzo di listino. Non dilunghiamoci, tuttavia, su ciò. In fondo non si acquista certo una nuova console per un design particolarmente ispirato, o per un feeling estremamente positivo. Come la storia ci insegna, il successo di un hardware lo determina il software. E che Switch sia stato un successo, in questo primo anno di vita, è un fatto piuttosto evidente. Del resto, parlano i numeri. Al 31 Dicembre 2017, la console ha venduto 14,86 milioni di copie in tutto il mondo. E pensare che la sciagurata “sorella minore” Wii U di copie ne ha vendute circa 1 milione in meno (13,91), in ben cinque anni. Risulta altrettanto evidente come i dubbi si siano diradati di volata al cospetto di una formula vincente che parte dall’innovazione prettamente legata alla fruibilità, per congiungersi alla solita e certosina qualità del software esclusivo targato Nintendo.
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Come si diceva, il titolo della trattazione non è affatto casuale. Nintendo Switch è una meraviglia del panorama videoludico. Concedetemi questa singola e concisa affermazione forse più personale, meno asettica – ma forse anche no. Il successo del gioiellino Nintendo è, dapprima, figlio di estrema competenza, passione, ricerca, conoscenza e amore. Nell’ideazione e nella creazione dei videogiochi, primariamente. Perché, in fondo, il motivo principale del successo di Switch risiede nel fatto che non possederla equivale a non vivere due esperienze dallo spessore incredibile, quasi inarrivato nel settore. Avete compreso perfettamente ciò di cui stiamo parlando, è certo.
La meraviglia di Nintendo Switch non risiede certo esclusivamente nella magnificenza ludica e artistica del software in esclusiva che la accompagna. L’apertura – questa volta più decisa – di Nintendo nei confronti degli sviluppatori third party ha permesso di portare sulla piattaforma ibrida un considerevole quantitativo di produzioni disponibili anche presso la concorrenza, rendendone il parco titoli più arioso e completo. Publisher come Bethesda ed Electronic Arts hanno saggiamente investito sin da subito su Switch, portandovi brand di rilievo quali The Elder Scrolls e FIFA, con edizioni che nulla hanno da invidiare a quelle “maggiori”. Il volersi sostituire in toto ad altre piattaforme in veste di home console definitiva è un passo ancora grande, forse. Ciò nonostante Switch è la prima, vera console Nintendo che dà l’impressione di voler provare ad offrire un’esperienza quanto più completa possibile, aprendo a brand e sviluppatori che poco o niente hanno avuto a che fare con la casa di Kyoto prima, e portando un concept coraggioso ed inedito, chiave ulteriore del suo incredibile successo.
Una piattaforma che inglobasse i due principali modi di fruizione del videogame, Nintendo aveva già tentato di realizzarla qualche anno prima. Wii U, in concreto, fu tutto, tranne che una console ibrida. I vari limiti del paddone, tra cui la limitata portata ed una fluidità generale pessima, accompagnavano quella che, comunque, era un’esperienza portatile già di base troncata. Nintendo Switch si è rivelato il progetto che ha portato a totale compimento il passaggio all’ibridazione. Un progetto rivoluzionario nel mondo della tecnologia, e dell’industria videoludica. Non è affatto un’esagerazione affermare ciò, in quanto Switch rivoluziona letteralmente il modo di videogiocare. La possibilità di passare senza soluzione di continuità – e di qualità – da un sorprendente pannello portatile a 720p alla TV del salotto è una caratteristica che impatta direttamente sull’esperienza ludica e quotidiana di un videogiocatore. Liberare il televisore senza dover interrompere immediatamente la partita è una feature indubbiamente affascinante. Così come il potersi godere ovunque dei piccoli, grandi gioielli.
Con Nintendo Switch, più che mai il divario tra home console e portabilità si è ridotto, aprendo ad una concezione della dimensione videoludica differente, innovativa ed affascinante. Il merito di un successo così netto nel solo primo anno di vita è congiunto alla competenza di sempre targata Nintendo, che si dimostra anno dopo anno maestra nell’ideazione e nello sviluppo di un’infrastruttura ludica sempre fresca, brillante ed unica nel suo genere. Certo, i margini di miglioramento ci sono, specie nell’ammodernamento e nella concezione di alcuni aspetti legati ai servizi – qualcuno ha detto comparto online?
Quel che è certo, è che di Switch ci ricorderemo, in futuro. Se non dovesse essere in quanto punto di svolta ed evoluzione focale nell’intera industria, quantomeno come l’ennesimo centro di un’azienda poderosa.