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Metal Gear: come tutto ebbe inizio

Come tutti coloro che si fregiano del titolo di videogamers sanno, la saga di Metal Gear è una delle più appassionanti e belle di sempre. Con questo speciale cercheremo di analizzarla da un punto di vista il più obiettivo possibile, per capire che futuro ci riserverà il prossimo Metal Gear: questo brand potrà continuare a fregiarsi dell’epiteto di capolavoro o, come succede spesso, sta scendendo lentamente la china? Ovviamente rispondere a questi quesiti, lasciandosi trasportare dall’affetto e dall’entusiasmo quasi da fanboy, non potrà portare a nulla di buono. Esorto il lettore a riscoprire Metal Gear in una luce diversa, più tecnica ed analitica. Sperando che questo articolo by KingdomGame.it possa aiutarvi. Aggiungiamo poi che, se volete qualche info direttamente su Metal Gear Solid V potete passare direttamente all’ultimo paragrafo dello speciale, sebbene vi consigliamo caldamente l’intera lettura.

Ascesa: dal Metal al Solid 

Inutile parlare in maniera troppo lunga e complessa della grande trama di gioco dei titoli. La saga si contraddistingue da sempre per una storyline emozionante e di grande spessore. Tutto parte con la recluta Solid Snake, che verrà mandata a salvare il compagno Grey Fox, ostaggio di un gruppo di mercenari. Da sfondo la presenza aleggiante del metal gear, arma di distruzione di massa bipede, che sta per essere costruita dai terroristi. Il finale del primo capitolo vede Snake affrontare Big Boss (padre genetico del protagonista), svelatosi essere la mente dietro tutta la macchinazione. Far saltare in aria tutta la struttura non servirà: Metal Gear 2 vede come rivale ancora lui, e come eroe ancora Solid Snake. Stavolta il serpente ucciderà il nemico armato solo di spray ed accendino, fuggendo poi a fine gioco dal destino designato di “super soldato genetico”, verso l’Alaska.

Ovviamente questo primo binomio di prodotti, il primo per snes, il secondo per MSX-2 (home computer giapponese), avevano un grande potenziale in fatto di trama e storia, nonché un gameplay intrigante, ma sicuramente ancora limitato rispetto alle potenzialità che, di li a poco, verranno sprigionate dalla playstation 1. Grafica bidimensionale a visuale d’uccello, limitazioni audio ed una certa scarsità di abilità rendono la serie Metal Gear sicuramente importante e ben realizzata, ma ad oggi fruibile solo dai retrogamers e gli appassionati.

La serie Solid parte invece subito con il botto: grafica 3D avveniristica per l’epoca, caratterizzazione dei personaggi e della trama incredibili, abilità e gameplay a dir poco strabilianti. Metal Gear Solid è il gioco della generazione playstation: è duro, è accattivante, è emozionante ed è semplicemente bello. Solid Snake affronterà alcuni dei nemici più famosi di sempre (tra cui Revolver Ocelot ed il fratello genetico Liquid Snake, destinato a divenire il suo più acerrimo nemico), in una spirale di violenza, relazioni sentimentali ed intrecci politici degni di un romanzo di Ellroy. Si inizia a delineare un antieroe, un personaggio di difficile comprensione psicologica: buono e coraggioso, ma capace anche di essere spietato ed inflessibile, nonché a tratti cinico ed egoista.

Come già detto tecnicamente MGS è ineccepibile. La grafica, ad oggi sicuramente passata e poligonale, era eccezionale. Dettagli come le orme sulla neve, i giochi di luce e di ombre, la dinamica dei proiettili, la possibilità di nascondersi, di agire in maniera furtiva. Ci si sentiva incredibilmente immersi in quello che è forse il miglior action stealth game dell’epoca. Incredibile poi la capacità di compenetrazione creata dal titolo, che, quasi sempre usando dinamiche di gioco, conversazioni telefoniche e pochi ma mirati video, apparecchia un’esperienza ludica e narrativa impeccabile. 

Discesa: apice tecnico ma frustrazione narrativa 

Con il seguito, Metal Gear Solid 2, le cose si fanno più complicate. La trama ci vede seguire le orme di un nuovo eroe: Raiden, che nel quarto capitolo diventerà un ninja cyborg in pieno stile Gray Fox. Già questa fu una scelta sicuramente discutibile, ma utile per rinfrescare la serie, che poteva essere un po’ stantia, ponendo al centro dell’attenzione l’infallibile Snake. Ad una trama di contorno e di contestualizzazione molto intricata (che nel finale raggiungerà livelli quasi onirici, con complotti assurdi, tonnellate di metal gear sparsi per il globo, e non si sa bene cos’altro) si accoda un gameplay pedissequamente tratto dal precedente capitolo. I boss agiscono con le stesse dinamiche del primo episodio, cambiando solo nome. Tecnicamente invece i miglioramenti ci sono, essendo passati alla nuova generazione Playstation 2, con una grafica intrigante, un approccio più dinamico (Raiden potrà arrampicarsi sulle balaustre, spiccare piccoli tuffi, prendere in ostaggio gli avversari) che mantiene comunque la natura stealth del brand. Natura stealth minacciata dalla presenza della mira manuale per ogni tipo di arma (al contrario di MGS, dove non si poteva mirare in automatico quasi con niente), approccio sicuramente più dinamico ma ovviamente molto meno tattico.

Metal Gear Solid 3 è invece un prequel: la cosa da un lato porta una ventata d’aria fresca a quello che, con il secondo capitolo, sembrava essere un marchio infilatosi in un vicolo cieco, ma dall’altro inizia ad allontanarsi clamorosamente dalla natura stealth del titolo. In questo terzo episodio seguiremo la nascita di Big Boss: giovane soldato, inviato in una missione di recupero nella giungla. Dovremo affrontare una trama sicuramente complessa, ma meno cervellotica del 2, grazie alla quale ci verranno spiegate molte delle dinamiche future e dei risvolti narrativi caratterizzanti gli episodi ambientati nel periodo di Solid Snake. MGS3 è un titolo mastodontico, complesso, tecnicamente migliorato, nonostante la piattaforma fosse la stessa, vario, pieno di easter eggs, oggetti, armi, abilità. L’ambientazione è sicuramente valida e i personaggi sono ben caratterizzati e plausibili. Le dinamiche di gioco si sono fatte però clamorosamente action, se non fps: Big Boss si trova in piena giungla, dovrà procacciarsi cibo, munizioni ed armi, combattere contro orde di nemici e, fin troppo spesso, sparare in maniera caotica. Come in molti affermano lo stealth è possibile, ma il punto focale della discussione è che la “possibilità” dovrebbe essere in realtà “obbligo”. La struttura di gioco di MGS, difficile ed a volte fin troppo complessa, portava il giocatore a nascondersi, a preferire le ombre allo scontro, a rendere lo stealth necessario. In MGS3 questo aspetto è ufficialmente superato: l’introduzione del CQC (il combattimento dinamico, sicuramente spettacolare e superbamente realizzato) e degli armamentari a visuale in prima persona, segnano una svolta. Il brand Metal Gear Solid abbandona l’approccio solo stealth, a favore dell’action/fps in terza persona. Anche l’impatto narrativo conferma la tesi: video piuttosto lunghi, tagli cinematografici e musiche che ricordano pericolosamente un film di 007. Non si tratta di una critica – bisogna riconoscere che è tutto ben contestualizzato, e che le ambientazioni non sono altro che un richiamo alla spy story anni 60, il periodo in cui è ambientato il gioco – ma un dato di fatto. Sicuramente il titolo è valido, emozionante e curato sotto ogni aspetto, ritornando ai fasti del capostipite ma, necessariamente, cambiando radicalmente approccio.

Metal Gear Solid 4 è per il sottoscritto una delusione. Oltre alla debacle del 2, i primi tre capitoli sono sicuramente l’arco crescente di una parabola caratterizzata da un costante intreccio narrativo, ma un indubbio cambiamento di gioco. In MGS4 si vedono le pesanti avvisaglie di un comparto narrativo frusto e poco dinamico, sposato con un gameplay tecnicamente eccezionale ma forse troppo caotico.

La trama di questo ultimo capitolo è ai limiti del delirio: tonnellate di personaggi, intrecci politici oramai spinti fino all’inverosimile, vecchie conoscenze sbucate dal nulla. La Terra è un continuo ribollire di guerre e campi di battaglia, la tecnologia in pochi anni ha compiuto passi in avanti quasi preoccupanti. L’unico capace di risolvere la situazione è proprio il vecchio Solid Snake. Vecchio in tutti i sensi, la malattia genetica del Fox Hound lo sta facendo invecchiare precocemente, rendendo il nostro antieroe tale non solo di mentalità, ma anche di fisico. La cosa può essere disturbante, ma è indubbiamente una scelta di copione coraggiosa. Ad ogni modo sicuramente queste considerazioni sono suscettibili dei giudizi personali di ognuno di noi: sebbene non abbia apprezzato a pieno la storia del quarto capitolo, bisogna ammettere che rimane confermato lo standard qualitativo dei precedenti episodi e che in ogni caso gli eventi di gioco sono coinvolgenti ed emozionanti. A queste peculiarità si aggiunge però un fastidioso approccio (molto japan), votato ad un abuso dei filmati e delle scene non giocate, che per molti estimatori old-school ha fatto di MGS4 un bel film, dove ogni tanto spingere qualche tasto. Si tratta ovviamente di un’esagerazione ma, a ben vedere, con elementi di fondo veritieri. Innanzitutto il gameplay è passato totalmente a meccaniche action, lasciando lo stealth solo a chi, armato di pazienza ed autocontrollo, si limiti a non usare le innumerevoli features a disposizione. Come già detto per il terzo capitolo non si tratta di una critica, ma di un cambio di rotta drastico. Se si aggiunge però uno stile narrativo lento e troppo arzigogolato, ben lontano dai fasti del primo episodio, è normale affermare che l’ultimo prodotto ideato da Kojima sia indubbiamente un gioiello tecnico, ma in netto calo qualitativo rispetto alle idee originarie del brand.

 Futuro: ritorno al classico o svolta definitiva? 

Di Metal Gear Solid V si sa ancora relativamente poco. Innanzitutto il trolling di Hideo: Phantom Pain o Ground Zeroes? Due giochi separati o semplicemente due capitoli del tanto atteso numero V? In realtà lo stesso Kojima ha rilasciato dichiarazioni piuttosto sibilline, sebbene nei video di gameplay si possa notare come la sezione Ground Zeroes sia selezionabile. Interessa tutto sommato poco: probabilmente si tratterà, come per MGS2, di due parti distinte di un unico prodotto. Quello che conta sono le caratteristiche tecniche e la trama.

Per quanto riguarda quest’ultima, in base al video di 9 minuti, introduzione di GZ, pare che il protagonista sia il vecchio Big Boss, in un contesto temporale che potrebbe andare dagli eventi di Peace Walker a quelli di Outer Haven (1974/1994), sebbene a giudicare dal mood ambientale presentato si è propensi agli inizi anni 80 (nel video compare un walkman, rilasciato per la prima volta nel 1979 ed un Black Hawk, anch’esso di quell’anno).

Per quanto riguarda i dettagli tecnici è abbastanza recente la presenza di ben due video di gameplay (molto lunghi e dettagliati), uno in notturna e l’altro in diurna, i quali ci permettono, se non di capire le dinamiche totali del gioco, alcune features interessanti. Innanzitutto le dinamiche stealth, riproposte con forza grazie ad una difficoltà latente nel reperire informazioni logistiche e tattiche. Non avremo mappe o radar, ma solo un congegno elettronico che “tagga” i nemici, previa individuazione ottica con binocolo. Un approccio insomma molto più prudente e studiato. Pare che sarà necessario interrogare spesso i soldati colti alla sprovvista, e porre loro le domande giuste per potersi orientare nell’ostile mondo di gioco. A queste peculiarità si aggiungono tante novità: Big Boss potrà saltare ed arrampicarsi, rendendo sicuramente il gioco diverso dall’approccio più statico dei primi Metal Gear, inoltre (almeno nella modalità very easy, giocata nella demo) non ci sarà la barra della vita, a favore di un sistema di recupero moderno (basta attendere senza essere colpiti).

Sicuramente però i veri colpi di scena saranno dati dal mondo di gioco: Kojima ha dichiarato di aver creato vari mondi, in pieno stile open world: ci sarà la possibilità di viaggiare in elicottero, di usare lo stesso durante le missioni, nonché la possibilità di tornare in una vera e propria base fisica, nella quale attrezzarsi ed evolvere i propri oggetti. Come possiamo notare stiamo parlando di un cambiamento di regime a dir poco drastico. Che possa essere il futuro di una serie un po’ ingolfata? Indubbiamente creare un open world e renderlo stealth come vorrebbero i fan non è compito facile (visti anche gli accenni un po’ troppo action dati dall’elicottero, le azioni dinamiche e così via), ma i presupposti per un grande lavoro rimangono. Kojima dal canto suo a dichiarato: “E’ difficile comparare Ground Zeroes a qualsiasi altro gioco disponibile ora sul mercato”, cosa che, se veritiera, rappresenterà forse una nuova nascita per Metal Gear, e l’affermazione di un nuovo capolavoro; ma se disattesa confermerà probabilmente la fine di un era.

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