For Honor è la novità di Ubisoft che non ci aspettavamo assolutamente di vedere. Durante la conferenza in questo passato E3 2015 lo sviluppatore francese ci aveva colto di sorpresa mostrando un gioco completamente nuovo, anche se c’è chi dice che l’idea sia stata in parte “rubata” dall’ormai noto Chivalry.
Vi assicuriamo però che non è così, For Honor è un gioco completamente nuovo che mai avevamo visto su nessuna console: meccaniche classiche dei MOBA, combattimenti alla strenua di un picchiaduro e un ambientazione medievale realizzata perfettamente fanno di For Honor un vero e proprio nuovo genere videoludico.
Come se non bastasse, il gameplay offerto è al tempo stesso semplice (il combattimento non necessita grandi combinazioni di tasti e tempo per essere appreso) e divertente offrendo al tempo stesso una buona dose di sfida anche contro l’IA che al momento ci è sembrata parecchio agguerrita. I motivi che si hanno spinto quindi a premiare For Honor come migliore gioco della fiera sono sostanzialmente due: qualità (pur essendo stato annunciato per la prima volta solo alcuni mesi fa abbiamo avuto tra le mani una build già solida) e originalità (come già detto For Honor sembra proprio essere qualcosa di unico).
Rapportato alle altre anteprime presenti in fiera For Honor è l’unica che non appartiene a nessun brand già esistente o che semplicemente migliora solo alcune meccaniche, ma finalmente ne crea di nuove in un panorama videoludico talmente vasto nel quale creare qualcosa di nuovo è ormai diventato difficile e soprattutto rischioso a livello di marketing. Lo sviluppatoreha dimostrato che non crea giochi solo per denaro, ma pensa anche al volere di ogni videogiocatore, ben fatto Ubisoft, questo premio è tutto per te.
Citando un nostro lettore: “Con Street Fighter V in giro avete fatto una scelta coraggiosa.”. Esattamente, avremmo potuto dare il premio di miglior picchiaduro della fiera ad uno dei franchise più grandi e amati di sempre dell’universo di questo genere rischiando poco e nulla ma non l’abbiamo fatto. Naruto Shippuden Ultimate Ninja Storm è un franchise in costante aggiornamento che ha dimostrato di offrire sempre nuove meccaniche e anche ad essere disposto a tornare sui propri passi per far felici i suoi fan. Non solo offre di anno in anno un aumento sostanziale dei personaggi giocabili ma ogni volta aggiunge nuove meccaniche come sostituzioni limitate, risvegli particolari e con Ninja Storm 4 anche la possibilità di effettuare il tag con un personaggio di supporto.
Il quarto capitolo della saga sembra proprio aver toccato l’apice della perfezione riguardo ai picchiaduro tridimensionali offrendo un esagerata velocità di azione, bellezza visiva ed anche una profondità di gameplay che richiede tempo per essere assimilata nel caso si voglia diventare davvero bravi nel gioco. Non era la prima volta che provavamo Naruto ma la classica modalità vs era per noi una novità. Il sistema di danno da fuoco, il danneggiamento dei vestiti, i nuovi personaggi e il già citato sistema di tag confermano che CyberConnect2 ha saputo lavorare bene anche questa volta, creando un titolo che nulla ha da invidiare agli altri big del settore.
Sono fiducioso del fatto che Naruto verrà sempre più spesso preso seriamente in considerazione anche nell’ambito dei tornei e degli esports perché è in grado di soddisfare i requisiti di qualsiasi giocatore dal più casual al più hardcore offrendo al tempo stesso una spettacolarità da fare invidia a chiunque.
A cura di Matteo Bruno
Pensandoci, è sorprendente come siano già passati due anni da quando Ubisoft ha presentato The Division. Nel 2015 finalmente abbiamo avuto modo di provarlo. L’esperienza è stata sicuramente la più appagante di tutte, complice la divisione in squadre composte da tre giocatori. Peccato l’impossibilità di comunicare con i compagni durante questa prova in fiera, ma ci ha sicuramente dato l’idea di come funzioneranno le cose a gioco completo.
È una di quelle esperienze tanto divertenti ed appaganti quanto più si gioca con i propri amici. Nella New York innevata di The Division, siamo passati dalla Green Zone, la parte di città PVE dove abbiamo affrontato altri superstiti controllati dall’IA, fino alla Dark Zone. Qui la pacchia finisce e si fa sul serio: il fuoco amico viene attivato potendo quindi ferire sì i membri degli altri team, ma anche i nostri compagni.
Need for Speed è tornato. Questa volta lo posso dire con una certezza in più rispetto agli articoli passati, come quello dedicato ad Underground 2. A me, come a molti di voi, è mancato.
La demo presente alla Milan Games Week 2015 era strutturata nel miglior modo possibile. Un paio di minuti disponibili per il tuning meccanico ed estetico della vettura mettendo già a disposizione un buon numero di personalizzazioni (ancora una volta senza far vedere direttamente la selezione dei vinili), una gara ed i restanti minuti per girovagare nel mondo aperto.
Divertente, immediato ed adrenalinico. Serve aggiungere altro?
Link è sempre stato da solo nelle sue avventure alla ricerca di Zelda e, come ben sappiamo, è pericoloso muoversi in solitaria! Perché Link non può essere accompagnato da altri… Link?
Basta cambiare il colore del suo famoso completo ed il gioco è fatto. I tre protagonisti si danno una mano a vicenda per superare gli intricati dungeon, che si riescano a completare o meno, le risate sono assicurate!
A cura di Riccardo Rossi
Nel corso della Games Week, ho potuto provare anche Halo 5: Guardians, l’atteso nuovo capitolo della saga sviluppato da 343 Industries. Nelle tre missioni giocabili nella versione di prova è stato possibile testare finalmente con mano le novità apportate al gameplay rispetto ai titoli precedenti.
Halo 5: Guardians riesce a portare una bella ventata d’aria fresca all’interno della serie, aggiungendo nuovissime funzionalità. Ad esempio, come detto anche nella recente anteprima, ogni singolo conflitto è risolvibile in molti modi diversi ora che abbiamo persino l’abilità di impartire degli ordini ai nostri compagni di squadra controllati dall’IA.
Abbiamo dunque deciso di premiare l’ultima fatica di 343 Industries come miglior sparatutto e migliore esclusiva Xbox presente alla Games Week. Un riconoscimento più che meritato considerando che il gioco contiene tutti gli elementi per essere considerato un ottimo sparatutto, dalle situazioni più frenetiche in cui non smetteremo mai di sparare a quelle in cui potremmo scegliere di agire diversamente usando la testa e non solo il fucile.
Oltre a ciò, le diverse possibilità per superare un ostacolo farà sì che un livello di gioco non sia sempre la stessa zuppa ogni volta, continuando a divertire anche se rigiocato più volte in modo diverso. Un altro aspetto importante è senz’altro il comparto tecnico, del quale abbiamo potuto osservare in prima persona i sessanta fotogrammi al secondo, i quali sembrano non variare nemmeno nelle situazioni più concitate garantendo una fluidità molto piacevole anche a 1080p. Ora non ci resta altro che testare il gioco completo per dare un giudizio più approfondito e riconfermare tutti gli aspetti positivi descritti finora.
A cura di Roberto Antoniello
Padrone dello stand Playstation della Games Week è stato senz’altro lo stand riservato alla tecnologia Virtual Reality di Playstation, ovvero Playstation VR, meglio conosciuto fin’ora come “Project Morpheus”.
Sebbene ancora in fase di prototipo e con ancora alcuni mesi di progettazione prima della sua uscita, è stato possibile provare il nuovo visore Sony, e non solo con una scena prerenderizzata, ma con ben cinque giochi che affiancheranno l’uscita del visore sul mercato nel 2016.
I generi presenti spaziavano da sportivi, come Headmaster, in cui usare la testa e quindi il visore per colpire una palla virtuale, horror come Kitchen, dove potevamo sperimentare su noi stessi la sensazione di essere legati ad una sedia con una inquietante strana presenza. In The London Heist: Getaway ci si ritrova all’interno di un furgone inseguito da delle auto e si deve interagire con l’abitacolo per rendere possibile la fuga; The Deep è perfetto per gli amanti delle profondità marine, grazie al quale potranno esplorarle e sentirsi dei veri palombari.
L’ultimo, quello che ho provato, è stato Battle Zone di Rebellion, un gioco a tema futuristico nel quale ci ritroviamo nell’abitacolo di un carro armato all’interno di una arena virtuale: nostro scopo distruggere carri nemici, torrette e uno stormo di droni d’assalto. A nostra disposizione due armi, dei missili o una mitragliatrice. Il gioco in sé è molto semplice, consiste nello sparare a tutti i nemici ed evitare i loro colpi; l’integrazione con il VR potrebbe sembrare limitata, in quanto all’interno di un carro si vede solo ciò che sta davanti e si spara ad ogni cosa che si muove, invece devo dire che la sensazione resa è stata esattamente quella voluta: noi non siamo un carro armato, noi siamo il tizio che guida il carro, muovendo la testa, infatti, guardiamo la strumentazione, il radar e varie “spie luminose” che rendono molto bene l’immedesimazione nel pilota del mezzo.
Tecnicamente parlando la prova non è stata entusiasmante, nel mio caso, a causa della montatura degli occhiali, è stato abbastanza scomodo, la qualità visiva non è il massimo, la risoluzione bassa e talvolta si perdeva il fuoco con ciò che si vedeva. Nonostante questo l’esperienza è stata come doveva essere: divertente.
Miglior hardware della fiera? La scelta non è stata semplice: se da una parte aziende come ASUS e MSI hanno portato delle ottime macchine, perlopiù portatili di ogni tipo, dall’altra abbiamo avuto modo di provare anche alcune periferiche davvero interessanti: HTC Vive e PlaystationVR.
La lista era così lunga che abbiamo dovuto sfoltirla subito, riducendola a quattro candidati: il portatile ROG G501, un vero portatile da gaming con i7HQ e 960M dallo spessore incredibilmente ridotto; l’assemblato AK Rig UMB Extreme Edition, dalla potenza bruta semplicemente esagerata, con un i7 5930K e uno SLI di ben tre Titan X che ha depennato dalla classifica il portatile ROG GX700, dotato di raffreddamento a liquido e componenti di fascia realmente desktop, per il fatto che, avendo bisogno di tale potenza era necessario collegarlo alla dock station comprensiva di radiatori e GTX 980, divenendo di fatto un desktop.
Gli ultimi due slot sono stati riempiti con delle periferiche, ma non le classiche mouse/tastiera: abbiamo preso in considerazione HTC Vive e Playstation VR, i visori per la realtà virtuale di Valve/HTC e di Sony.
La scelta divenne ardua: come è possibile scegliere tra un pezzo di vero hardware come il portatile o l’assemblato, rispetto ad una mera periferica?
In realtà dopo qualche minuto di riflessione la scelta è stata ovvia, il premio hardware di Kingdomgame.it spetta di diritto ad HTC Vive.
Premiare un portatile o un assemblato esagerato è facile, premiare una tecnologia ancora in bilico tra la nicchia e il futuro non lo è, ma basta provare suddetta tecnologia per schiarirsi la mente e decidere.
Perché HTC e non Sony? È vero, la demo di Vive era solo visiva, mentre con l’ex Project Morpheus si poteva effettivamente giocare, ammetto che Battle Zone in VR è stato dannatamente divertente, ma alcuni aspetti ci hanno fatto preferire la prima proposta.
Prima tra tutti la qualità della simulazione: PsVR era sì interattiva, ma dalla nostra visuale era possibile scorgere i bordi del visore e l’immagine risultava talvolta sfocata o a bassa risoluzione, inoltre l’utilizzo con gli occhiali ha dato qualche grattacapo, d’altro canto Vive non dava spazio alla realtà, ci avvolgeva al 100% con la sua simulazione, la qualità video era fenomenale, non dava particolari problemi ai portatori di occhiali e l’esperienza è difficile da spiegare a parole, sensazione di profondità, di interazione con la periferica ausiliaria e di immersione nell’ambientazione erano insuperabili, provare per credere.
Mi sento comunque di ricordare che PlaystationVR era ancora in una versione prototipo che non rispecchia né per fattezze né per qualità visiva il prodotto finale in uscita per il 2016, semplicemente allo stato attuale HTC/Valve hanno realizzato qualcosa di davvero fenomenale, Sony è sulla buona strada per realizzare qualcosa di divertente.
A cura di Francesco Mogavino