Pochi giorni fa Disney Company ha indetto una riunione finanziaria relativa ai piani per il secondo trimestre del 2016. Un meeting come un altro che nessuno avrebbe mai immaginato potesse concludersi con una decisione così drastica: l’azienda di Topolino ha deciso di ritirarsi dal mercato videoludico, Disney Infinity 4.0 non vedrà mai la luce e Avalanche Software chiuderà i battenti, mandando a casa la bellezza di trecento dipendenti.
I motivi di questa scelta, che ha spiazzato tutti gli appassionati dei brand targati Disney, ovviamente sono economici: gli incassi di Disney Infinity sono stati inferiori alle aspettative, con un calo sulle vendite del 2% e dell’8% del risultato operativo.
Tradotto in soldoni: Disney Company non ha incassato quanto sperava e questa “buonuscita” di Infinity dal mercato videoludico costerà all’azienda 147 milioni di dollari, oltre al già citato licenziamento di trecento persone, le quali – lo ha promesso Disney – almeno dovrebbero ricevere piena assistenza economica, lavorativa e sociale.
Un addio definitivo al mondo dei videogiochi? Ma ovviamente no: Disney non sarà più publisher, ma continuerà a svolgere attività di licensing vendendo i propri prodotti ad altri sviluppatori – per intenderci, l’esempio più recente è DICE con Star Wars: Battlefront, ma anche il buon Tetsuya Nomura con Kingdom Hearts, TT Games con i videogiochi LEGO, Telltale con l’avventura grafica sugli eroi Marvel annunciata alcuni mesi fa e così via.
A farne le spese, però, è Disney Infinity. L’idea dei “toys to life” – in verità non proprio innovativa al massimo, ci aveva già pensato la serie Skylander a brevettare l’IP sul grande mercato videoludico – con la possibilità di mescolare i vari mondi Disney e farli interagire tra loro nasce nell’estate 2013. Il primo pacchetto di personaggi conteneva tre mondi di gioco dedicati a Pirati Dei Caraibi, Gli Incredibili e Monster University.
Successivamente l’universo si è espanso con una miriade di personaggi ed eroi, da quelli classici a quelli Pixar, passando per i vari live action come Lone Ranger e i supereroi Marvel fino ai personaggi delle saghe di Star Wars. I Pack continueranno fino al 30 giugno: gli ultimi, prima della chiusura, riguarderanno “Alice attraverso lo specchio” e “Alla ricerca di Dory”.
In un periodo in cui gli Amiibo di Nintendo hanno riscosso un successo discreto viene da pensare dove abbia sbagliato Disney Company. La verità è che Disney Infinity non ha mai davvero convinto fino in fondo. Questo perché si tratta di una proprietà intellettuale che, già in partenza, non era innovativa e anche in corso d’opera non ha mai provato a proporre qualcosa di nuovo. In più era un titolo concepito per un target prevalentemente infantile – il quale, si sa, non rappresenta il grande pubblico nel mercato dei videogiochi, un’industria che negli ultimi 10-15 anni si è proiettata verso una concezione artistica più matura.
Aggiungiamo che i videogiocatori più nostalgici, per i motivi sopra citati, hanno sempre guardato con scetticismo a Disney Infinity: personalmente ho sempre preferito giocare e rigiocare fino alla nausea Kingdom Hearts piuttosto che collezionare le statuine interattive, che peraltro anche in termini di spazio fisico richiedono un certo impegno se le si vuole collezionare in abbondanza. Eppure i numeri sono controversi: in Italia il mercato dei giocattoli videoludici ha avuto decisamente più fortuna, con un incremento del valore del 18% e un ricavo di 83 milioni di euro, una cifra tuttavia irrisoria per il mercato globale a cui punta Disney.
Siamo davvero sicuri che l’addio di Disney Company sia davvero un male? Io dico di no: diamo a Cesare quel che è di Cesare, ma bisogna ammettere anche i propri limiti. Disney è uno dei più grandi colossi economici a livello mondiale, al punto da esser riuscita a vendere i suoi marchi in ogni mercato culturale e ludico.
Forse, però, è il caso di ammettere che l’industria dei videogiochi è un altro discorso e che Disney magari dovrebbe tornare a occuparsi dei settori cinematografici e televisivi. Le licenze targate col Topo continueranno a proiettare i propri personaggi su console e PC, magari proponendo quell’elemento di innovazione che è mancato a Disney Infinity.
Durante lo Star Wars Day del 4 maggio, ad esempio, Respawn Entertainment ha annunciato lo sviluppo di un videogioco action adventure in terza persona ispirato a Star Wars, così come DICE continuerà a supportare il suo Battlefront con nuovi contenuti. Come già detto Telltale svilupperà un videogioco targato Marvel Studios – intanto godiamoci quello su Batman, in arrivo quest’anno – e non dimentichiamoci che Nomura-sensei da dieci anni ha, con il suo pubblico, un debito enorme che porta il nome di Kingdom Hearts III.
LucasFilm, Marvel Studios, Pixar e quant’altro possono comunque dormire sogni tranquilli, e pure noi. Gli Avengers, Obi Wan e Kylo Ren, Jack Sparrow, Inside Out, le principesse Disney e soci non diranno addio al mercato dei videogiochi. Dispiace in ogni caso che una proprietà intellettuale venga stroncata in questo modo, specie quando comporta il licenziamento di centinaia di lavoratori, a cui va tutta la mia solidarietà e appoggio. Ma l’economia è un killer e, quando non si è al passo coi tempi, diventarne una vittima è di una facilità disarmante.