Quando Demon’s Souls uscì, in esclusiva PS3, nell’ormai lontano 2009, in pochi si accorsero della sua presenza. Non che sia stato un fiasco, e neanche un titolo misconosciuto, ma rispetto alle qualità ed alle potenzialità non ricevette sicuramente le attenzioni dovute. Colpa anche di una pubblicizzazione scarna, quasi che il publisher non avesse voluto commercializzare il prodotto, Demon’s Souls riuscì ad erodere la barriera dei grandi concorrenti, acquistando una fetta di mercato importante e meritando così un bellissimo seguito, quasi esclusivamente per merito del “tam tam” degli aficionados. Si iniziò a spargere la voce: pareva che esistesse un gioco capace di regalare grandi emozioni e grandissima frustrazione. Perché D.S. fu soprattutto questo: difficile!
Harder than a rock!
Caratteristica principe del titolo è la sua quasi impossibilità. A ciò si accompagna una trama scarna, un’assenza di interfacce tutorial, una generale mancanza di aiuti di qualsiasi tipo. Fattori rarissimi in un action-rpg, soprattutto se complesso e vasto come questo. Sono proprio questi elementi quasi ostili per il giocatore, a rendere il gioco un capolavoro. La trama è sicuramente interessante. Essa viene presentata dal video iniziale e da qualche dialogo sparso: il Re di Boletaria (il regno dove ci troviamo), cercando di donare prosperità al suo popolo con l’utilizzo delle anime, ha liberato il Demone Antico. Questa bestia immonda, di solito intrappolata nel Nexus (il luogo ove le anime arrivano, una volta separate dal corpo del loro proprietario; insomma una volta morti), è ora libera di scorrazzare per il mondo. Ecco quindi spiegato perché, una volta uccisi, arriveremo nel Nexus, e saremo comunque in grado di tornare nel mondo dei “vivi”: proprio perché ormai il tessuto della realtà è lacerato. Componente fondamentale del gameplay sarà proprio morire: raramente giocheremo nella forma umana, la difficoltà degli scontri, e l’ingente costo di anime che questa comporta, ci costringerà molto spesso ad affrontare gran parte del gioco nella forma spirituale (che è generalmente più debole).
Tralasciando gli altri elementi del gioco (più adatti ad una recensione che ad uno speciale) concentriamoci sulle particolarità di Demon’s Souls.
La trama innanzitutto non è solo scarna, è quasi assente. Il suo creatore ha volontariamente sviluppato un rpg anomalo, nel quale gli sviluppi della nostra avventura (spesso anche complicati e di difficile comprensione) sono appena accennati. Non esistono schermate delle quest, elenchi di oggetti da recuperare, indicatori di posizione. Non esistono pergamene di missione, aiuti o dettagliatissimi diari che ci possano tracciare la strada da seguire. Unico aiuto, se siamo collegati su internet, è dato dalle scritte lasciate dagli altri giocatori. L’intenzione degli sviluppatori era quella di inserirci in un mondo distrutto ed oramai “fratturato” nella sua stessa essenza: un mondo scarno, violento e quasi silenzioso. Un’esperienza onirica indimenticabile. Non esisteranno neanche png chiave: uccidere qualcuno, fare la scelta sbagliata cambierà realmente i risvolti, ma in maniera che non ci aspettiamo. Ricordo ancora quando, dopo poche ore di gioco, incontrai un cavaliere che scrutava l’orizzonte. Lo pugnalai alle spalle e lo gettai giù dalla terrazza dove si trovava. Fui fortunato, un mio amico più esperto mi avvertì di cosa avevo fatto al Re di Boletaria (era il Re!). Se non me lo avesse detto la mia partita sarebbe continuata per ore, fino a che non mi fossi ritrovato con la necessità di parlare con il Re. Re che però a quel punto era già bello che deceduto. Non esiste quindi game over, non c’è un filtro a ciò che possiamo o non possiamo fare. Come in un sogno, come in una vera avventura fantasy, il giocatore sarà libero di fare quello che vuole. Allo stesso modo anche il percorso di gioco non è lineare, nessuna strada sarà la strada giusta. A volte in realtà non sapremo neanche dove stiamo andando e perché, figuriamoci se ci potrà importare del tragitto.
Il sistema di combattimento non si lascia però intimidire dalla complessità di trama ed interfaccia. Ad esclusione di due frasi in sovraimpressione, che ci spiegheranno come attaccare e parare, saremo soli con il nostro personaggio. La sua creazione, ad inizio gioco, sancirà il nostro stile di avventura per il resto della storia. Anche in questo caso solo l’esperienza ci farà da maestra: le nostre skill cambieranno moltissimo in base alla nostra classe, ma questo non ci impedirà di usare qualsiasi cosa. Perché mai un mago non può impugnare lo spadone di un guerriero? Ovviamente può, ma allo stesso modo lo brandirà come se fosse una canna da pesca, menando un fendente al minuto. E sancendo la sua repentina morte. Potremo scegliere di impugnare due armi, o di impugnarne una qualsiasi a due mani (aumentandone il danno e la manovrabilità). Potremo vestirci di tutto punto (e diventeremo lenti, molto lenti!), oppure optare per una mise più leggera e confortevole. Anche qui insomma siamo di fronte ad una libertà talmente grande da spiazzare. Il numero poi di equipaggiamenti e di tesori da trovare e, volendo, migliorare, è degno di un grande rpg.
Il punto di riflessione maggiore però non sta nella difficoltà in se. Demon’s Souls non è un capolavoro solo perché oggettivamente impossibile. Sebbene sia si una componente fondamentale, che ha conquistato subito gli hardcore gamers, contenti di trovare pane per i loro denti, non ne è il punto focale. La vera forza del gioco sta nell’origine della difficoltà: la libertà. Demon’s Souls, nonostante i limiti della trama, nonostante il gameplay quasi esclusivamente action, ci lascia effettivamente liberi. Per fortuna, grazie all’interazione online, non saremo soli, ma la libertà rimane grande. Liberi di scegliere il nostro percorso, liberi di sbagliare, liberi di uccidere chiunque o di risparmiare tutti, liberi di non seguire il filo logico che, in realtà, non esiste. Liberi di giocare male, di usare in maniera poco ortodossa gli strumenti, liberi di morire a ripetizione. Semplicemente donandoci questa libertà gli sviluppatori hanno creato un “mostro” di difficoltà, un osso così duro da rodere che molti lo sconsigliano a chi non è pronto per fare un passo del genere.
E forse è proprio questo aspetto così ostico il quale scaturisce dall’essere privi di catene e di vincoli, che spesso e volentieri porta alla creazione di giochi che sono solo una pallida imitazione del libero arbitrio. Essere senza controllo è bello, ma è davvero complicato. Chiunque si lamenta delle trame lineari o dei free roaming “finti” è meglio che faccia un giro su Demon’s Souls (tra l’altro oggetto proprio in questi giorni di una vantaggiosa offerta su Playstation Plus). Oltre a poter godere di un vero capolavoro forse capirà anche quanto è dura sopravvivere in un mondo privo di vincoli…