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Dark Souls 3 – The Ringed City e la chiusura del cerchio

Che la lore nell’universo di Dark Souls fosse importante non è cosa ignota ai molti. La predilezione di Hidetaka Miyazaki per una narrativa di forte carattere ambientale è diventata oramai uno degli argomenti di dibattito che più frequentemente fanno la propria comparsa in relazione ai prodotti From Software. Per quanto non si possa definire come una vera e propria trama, elemento invece manchevole sia in tutta la serie dei Souls che nell’esclusiva Playstation 4 Bloodborne, questo discusso modo di approcciarsi ai videogiochi ha comunque permesso la creazione di uno degli universi fantasy più interessanti degli ultimi anni.

Come in ogni cosa è però fondamentale soprattutto la coerenza generale, aspetto che ha il compito di tenere unito uno strumento narrativo incredibilmente complesso e, di conseguenza, particolarmente incline a buchi di trama ed incertezze. Per quanto sia vero che mai, dal 2011 ad oggi, gli sviluppatori si siano dati pena alcuna per spiegare o diradare le folti nebbie che circondano alcuni dei principali eventi interni alla lore, sono spesso bastati semplici indizi per permettere alla community di chiarificare ciò che ad un primo impatto appariva incomprensibile.

Un ciclo che giunge alla fine?

Era quindi importantissimo per “The Ringed City”, ultimo contenuto annunciato per la serie, chiudere il cerchio iniziato oramai sei anni fa e rispondere almeno parzialmente ad alcune importantissime domande sospese nell’aria da fin troppo tempo. Pur trattandosi di un contenuto aggiuntivo, e quindi non fruibile dall’utenza senza un ulteriore esborso economico, vista l’inconcludenza in tale ambito del terzo capitolo era comunque necessaria l’introduzione di importanti contenuti narrativi. 

Vi anticipiamo che visti gli argomenti trattati è consigliabile aver portato a termine l’esperienza di gioco sia del contenuto base che di entrambi i DLC considerata la necessità di analizzare alcuni particolari momenti narrativi che potrebbero costituire elemento di spoiler.

Purtroppo però, almeno quanto a rivelazioni importanti, non possiamo segnalare nulla di veramente incredibile. Questo perché la seconda espansione di Dark Souls III non porta sul tavolo nessuna inedita o scottante verità. Ciò che fa invece è fornire ulteriori indizi su alcune teorie che già da tempo circolavano tra gli appassionati, tramite qualche interessante dialogo e descrizione di oggetti.

Quello che riesce ad offrire al giocatore non è un’incredibile rivelazione sull’origine dell’Anima Oscura o la risoluzione di molte delle linee narrative lasciate in sospeso (Gwynevere, il primo Pygmy) ma l’ennesima prova che a scrivere la storia sono sempre e solamente i vincitori. Certo è che se si decidesse di approcciare “The Ringed City” con alte aspettative in merito alla lore, il contenuto pensato da Miyazaki appare più come un confuso insieme di cocenti delusioni che come qualcosa di narrativamente immancabile.

Se a ciò aggiungiamo poi che il finale “segreto” dell’espansione richiede il possesso anche del primo contenuto aggiuntivo e che apre letteralmente le porte ad un futuro ritorno degli sviluppatori sulla serie capiamo perché in molti tra i fan siano rimasti interdetti.

Una verità scomoda

Ma cosa aggiunge il DLC all’universo narrativo della serie Dark Souls? Esso ci conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che tutte le leggende che circondano Gwyn e la sua figura possono essere oggetto di una lettura ben diversa. Così come in Artorias Of The Abyss avevamo capito a nostre spese che non tutti i miti corrispondono a realtà così numerosi elementi in tutta le circa otto ore di gioco ci fanno comprendere quella che in un certo senso era la futile natura di colui che per primo aveva ravvivato la Fiamma.

Abbiamo infatti modo di interfacciarci con più personaggi che probabilmente hanno partecipato agli sforzi degli Dei nella guerra contro i draghi. Si tratta dei cavalieri che proteggono la città (i cui scudi sono forgiati con le teste della prole dei draghi), nonché molto probabilmente di Gael (a giudicare dalla balestra e dai dardi infusi col fulmine che possiede). Di entrambi però non vi è traccia nella storia, dominata invece dalla figura del Lord of Sunlight.. Gwyn ha infatti spazzato via dagli annali la gran parte di coloro che ricoprirono un ruolo (seppur minore rispetto al suo) nella vittoria degli Dei all’indomani dell’inizio dell’Età del Fuoco.

Alla luce di questo, più di qualche dubbio sorge in merito alla descrizione che si fa della Città ad Anelli. Indicata come un regalo proprio di Gwyn ai pygmies, e protetta da numerosi cavalieri, è più probabilmente un’elaborata prigione, intesa per confinare e “tenere a bada” l’Anima Oscura. Alla fine del nostro viaggio troviamo infatti i troni dei vari Re della città, a testimoniare la presenza della loro stirpe in quel luogo.

L’unico frutto del DLC sembra quindi essere un nuovo accento sul revisionismo di una delle figure più importanti di tutta la serie, che col passare del tempo perde molte delle sue caratteristiche positive.

Nuove aggiunte, poche risposte

Come già detto precedentemente, nessun filo narrativo lasciato fino ad ora in sospeso trova la sua conclusione tra le rovine di The Ringed City. Anzi, Miyazaki ha inspiegabilmente deciso di aggiungere ulteriore carne al fuoco, introducendo addirittura una nuova figlia di Gwyn di cui non eravamo ancora a conoscenza. Pur interessante come incontro, la figura di Filianore non possiede alcuna profondità narrativa vista la sua repentina apparizione.

Conosciamo il suo compito, o perlomeno l’utilità in relazione alla Città ad Anelli. Il suo sonno sembra infatti aver preservato tale luogo dal progredire delle epoche, salvandolo dal pericoloso ammassarsi e dal confluire di mondi. Sarà proprio il brusco risveglio causatole dal nostro arrivo a far bussare la fine dei tempi alle porte del rifugio dei pygmies.

Certo è che insieme a lei potrebbe far storcere il naso anche la decisione di conferire al personaggio di Gael (che come in molti si ricorderanno aveva fatto la propria comparsa nella precedente espansione) una tale importanza. Non è certo il motivo per cui secondo Hidetaka Miyazaki la conclusione del gioco sarebbe dovuta essere ritmata dai colpi della pesante spada del cavaliere schiavo. Il fatto che egli sia alla ricerca dell’Anima Oscura ed abbia divorato i cadaveri dei Re dei pygmies ci fornisce però l’ultima certezza sul fatto che gli esseri umani siano loro diretti discendenti (non sappiamo tuttavia in che modo) e che in ogni individuo alberghi proprio un frammento della tanto famigerata Dark Souls. A confermalo è il fatto che Gael, voglia uccidere anche noi, in modo da recuperare quanto più di essa sia possibile. 

Sono queste insomma le aggiunte che potremo aspettarci tra le meravigliose rovine di “The Ringed City”. Non tante, non grandi eppure non scontate. Nonostante questo, non convince fino in fondo la chiusura scelta dalla software house, così come la scelta di aprire ulteriori spiragli narrativi con nuovi personaggi o il ritorno di altri. Non c’è però molto da dire; la serie di Dark Souls è finita, almeno per ora, e questo finale agrodolce sarà nostro compito mandarlo giù, in un modo o nell’altro.

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