Bastano Arnold e Steve Austin a rendere WWE 2K16 il miglior gioco di wrestling di sempre?
Ancora una volta, è arrivato il momento dell’anno dove ci togliamo i noiosi e banali abiti di tutti i giorni ed indossiamo il nostro completo da superstar WWE. Che sia il costume di The Rock, i jeans di Dead Ambrose o la maschera di Sin Cara.
Ultimamente lo show di Mr. McMahon sta dando il meglio di sé: si ritorna a spaccare tavoli grazie a Bubba Ray e D-Von Dudley, Kane finalmente è tornato nella sua versione malefica mentre i New Day portano un po’ di ironia e divertimento che non guastano di certo.
Mentre lo show sembra aver trovato la retta via, la serie videoludica avrà fatto lo stesso?
L’anno scorso, nella recensione di WWE 2K15, vi avevo parlato davvero con entusiasmo de “La mia carriera”. Era una novità, un’altra modalità che si affiancava alle più classiche 2K Showcase e WWE Universe. In WWE 2K16 torna “La mia carriera”, con qualche novità e cambiamento rispetto l’anno passato.
Ancora una volta, qui il protagonista è la nostra superstar creata con l’editor di gioco. Realizzato il nostro lottatore dei sogni, arriviamo al Performance Centre della NXT con l’ex A-Train, ora conosciuto come Jason Albert, che ci consiglia di andarci a preparare, iniziano infatti i nostri allenamenti.
Impariamo quindi le nozioni base necessarie per iniziare la nostra carriera. Siamo un pivello ancora, dovremo farci strada nella NXT fronteggiando le sue superstar e puntando al titolo. Fatto questo, avremo la strada spianata per partecipare agli show principali.
La mia carriera in WWE 2K16 si toglie di dosso tutti i fronzoli del precedente capitolo, niente interviste, incontri, film da girare che vanno fissati nei vari giorni pre-match. Qui si va dritti al sodo, selezionato a quale titolo vogliamo puntare, il nostro scopo è quello di scalare la classifica dei contendenti guadagnando fama match dopo match, fino ad arrivare all’incontro titolato.
Insomma, la progressione è incentrata principalmente sui combattimenti, lasciando in disparte tutto il contorno visto in passato. Durante la nostra carriera le relazioni con le altre superstar muteranno. Se siamo amichevoli con uno di loro, esso potrebbe diventare il nostro partner nei tag team, al contrario inasprendo le relazioni avremo un rivale. A questo punto inizieranno i battibecchi e le interferenze durante i match.
Sia il nostro rivale che noi potremo decidere quando invadere gli incontri, determinando il risultato e quindi peggiorando le relazioni. Vera novità sono le interviste di Renee Young che si incentreranno proprio sulle relazioni con le superstar. Possiamo rispondere alle domande con diverse risposte possibili che andranno a cambiare il nostro atteggiamento. Seppur l’idea è azzeccata, si nota come il tutto sia molto limitato e le domande tendano a ripetersi. Così come il sistema di rivalità.
In generale, è la modalità stessa risulta monotona dopo qualche ora, anche a causa della povertà di possibilità che ci vengono date nel costruire una storia unica, o in generale è la stessa a non offrire varietà o momenti interessanti.
Dopo averci raccontato l’Attitude Era e la rivalità tra Triple H e Shawn Michaels, 2K Showcase in WWE 2K16 vuole mostrarci la nascita del “Rattlesnake”, Steve Austin. La sua carriera da Stone Cold inizia a King of the Ring ’96 dove affronta un Jake Roberts devastato in precedenza da Vader. Ed è da qui che anche noi dovremo cominciare. Il punto più debole della modalità è sicuramente come, ancora una volta, i match siano impostati. Per completarli dovremo per forza rispettare gli obiettivi imposti, pena il fallimento dell’incontro. Il che, dopo tre anni, inizia a diventare ridondante.
WWE Universe è sicuramente la modalità che più sente il peso degli anni, permette sì ancora la massima libertà, permettendoci di creare un calendario con i nostri show personali, ma merita sicuramente di essere rinfrescata, se non addirittura rimossa nei prossimi capitoli.
In generale, il gameplay non si differenzia molto rispetto a quello di WWE2K15, ma non è privo di migliorie atte a renderlo più godibile. Avevo infatti sottolineato come gli incontri spesso sfociassero nella frustrazione a causa di un bilanciamento non proprio corretto della difficoltà e per il sistema di contrattacco poco chiaro.
2K ha corretto queste criticità bilanciando al meglio i tempi per i contrattacchi, ora più facilmente eseguibili. I match offrono sì una sfida, ma facendoci sudare al punto giusto. L’IA è agguerrita, ma la soddisfazione a fine match è sempre alta. Mi sono capitati momenti davvero vicini allo show come “drammaticità”, per esempio l’avversario che dopo due finisher sfugge al “conto di tre” per un soffio, oppure schienare mentre il rivale afferra le corde. Tutti momenti esaltanti che possono realmente capitare, segno che 2K ha preso la sua strada, ben lontana da quella arcade dei capitoli THQ.
I match non vanno presi alla leggera, la barra della stamina torna ed è più importante che mai. Possiamo decidere di menare le mani a ripetizione, infliggendo sì danni, ma facendo rimanere noi senza fiato. Il che non è detto sia una strategia corretta. A stamina finita i nostri colpi saranno più lenti e più facilmente contrattaccabili. A proposito di contrattacchi, ora questi hanno un numero finito, rappresentati da un’apposita barra che si ricarica nel tempo.
Cambia il minigioco durante lo schienamento, decisamente più semplice rispetto alla vecchia barra orizzontale, ora sostituita da un cerchio. Pessimo invece quello durante le sottomissioni.
Se in generale il gameplay è migliore, più godibile rispetto lo scorso anno, non sono stati rari momenti in cui il personaggio scelto si “incastrava”, non sapeva come posizionarsi per eseguire una manovra, in altri istanti semplicemente non eseguiva il comando impartito.
Elemento di spicco della serie, l’editor torna con qualche miglioria interessante, ma anche con molte limitazioni. È possibile ora regolare i vari muscoli del corpo in modo distinto, inoltre ogni elemento facciale può essere modellato con un sistema finalmente nuovo, senza più le classiche barre a scorrimento, ma con una rappresentazione visiva e immediata.
Di negativo però è l’impossibilità, per qualche ragione, di avere un’anteprima immediata di capelli, barba e altro, rendendo ancora una volta macchinosa la creazione del personaggio. Come lo scorso anno, la maggior parte dell’abbigliamento è ripreso dai precedenti capitoli.
L’editor dell’entrata, rimane limitato a causa dell’assenza di contenuti originali, video del titatron, canzoni e via dicendo sono quelli delle superstar WWE, non permettendo quindi una creazione unica e originale.
Per quando riguarda le fattezze del roster – davvero ampio, con superstar attive e non -, abbiamo un ottimo lavoro per quanto riguarda la maggior parte degli atleti: Randy Orton, Cesaro, i membri del New Day, Sting e via dicendo.
WWE 2K16 migliora l’esperienza generale con un gameplay migliorato, più appagante, meglio bilanciato e levandosi di dosso quella frustrazione che facilmente generava il precedente capitolo. Peccato per il minigioco delle sottomissioni semplicemente inspiegabile e i problemi, ad oggi, decisamente gravi che riguardano la risposta dei comandi. Le modalità di gioco hanno inoltre bisogno di una svecchiata, il peso degli anni si fa sentire e diventa presto tutto ripetitivo portandoci ben presto ad abbandonare il titolo.