Il primo Unravel riuscì ad impressionare per level design, gameplay ma sopratutto per la voglia di comunicare qualcosa di bello e melanconico, ci sarà riuscito anche questo secondo capitolo?
Si trattava di un platform dal gameplay classico, magari non innovativo, ma che riuscì grazie ad una storia raccontata in maniera molto romantica e suggestiva, a regalarci qualche ora rilassante ed in grado di emozionarci durante il corso della sua narrazione. Quando, il 9 giugno 2018, sul palco dell’EA Play durante L’E3 Losangelino venne annunciato Unravel 2 con possibilità di download immediato, tanti di noi furono pervasi da un atavico desiderio, in grado (almeno come capitato al sottoscritto) di farci comprare immediatamente questo secondo capitolo, con la speranza che fosse in grado di farci entrare, con la stessa romanticità, in quel mondo fatto di fili colorati, di lucette scintillanti e di tanta, tanta magia.
Unravel 2 è stato sviluppato dai ragazzi di Coldwood Interactive e prodotto da EA. Niente di nuovo sotto il sole quindi, soprattutto se si pensa a quanti premi era stato candidato il primo capitolo, tutti inerenti il sublime comparto artistico.
Se il primo Unravel ci aveva raccontato di un viaggio dove andavamo a rivivere i ricordi di un’anziana signora, questo Unravel 2 tenta di farci soffermare a riflettere sul concetto di amicizia.
Il protagonista anche questa volta sarà Yarny, piccolo pupazzo di filo che, a seguito di un naufragio, farà la conoscenza di un suo simile, sbucato da un baule approdato sulla riva dopo essere stato in balia delle onde. Diverse sembianze, diverso colore ma stessa paura. I due, sin da subito, creeranno un legame molto forte e capiranno immediatamente che per fuggire da quella situazione non solo dovranno seguire la solita, magica, lucetta scintillante, ma lo dovranno fare insieme. Un’unione sia fisica (i fili dei due si uniranno in maniera definitiva) che mentale. Capiranno che solo insieme, solo aiutandosi a vicenda potranno proseguire la loro avventura, un’avventura forse meno toccante rispetto a quella precedente, ma in ogni caso sempre in grado di far riflettere il videogiocatore.
L’incipit iniziale non è chiarissimo, sappiamo solo, dopo un naufragio, di essere ai piedi di un faro che fungerà da “punto di ritorno” ogni qualvolta termineremo un capitolo della storia, analogamente a quello che succedeva con la casa del primo Unravel, ma questa volta non si parlerà di ricordi bensì del rapporto fra adulti e ragazzi, fatto spesso da angherie, incomprensioni e momenti carichi di tensione.
L’importanza dell’amicizia è il tema principale di Unravel 2!
I nostri due omini lanosi faranno da contraltare a due ragazzini veri che agiranno sullo sfondo e ci racconteranno la storia di un’amicizia (o di un amore per i più romantici), dove il mondo dei grandi viene dipinto con toni cupi, sia come palette cromatica che come successione di eventi.
Yarny ed il suo nuovo amico rivivranno le stesse vicissitudini dei due ragazzi in carne ed ossa, solamente in chiave “più piccola”, dove ogni cosa all’apparenza innocua (come un sassolino o le foglie di un ruscello) potrà diventare pericolosa, se rapportata alla dimensione mignon dei due personaggi.
È qui che i ragazzi di Coldwood hanno cercato di dare un’impronta differente rispetto al primo Unravel. Non più solo un pupazzo rosso da gestire ma ben due, che potranno essere personalizzati sia in termini di colori che di forma. Non si tratta di modifiche particolareggiate o numerose sia chiaro, ma in ogni caso risulta gradevole poter personalizzare i due piccoli amici.
La scelta di poter interagire con due protagonisti, spalanca la porta a diverse tipologie di approccio al gameplay. Potremo giocare in solitaria, skippando da un omino all’altro oppure potremo giocare in coop locale ed apprezzare il reale senso di questa avventura. Personalmente ho affrontato entrambe le tipologie e devo ammettere che, per quanto sia bello anche da giocare in single player, in due le cose si fanno dannatamente divertenti.
Legati da un filo indissolubile!
Unravel 2 è un platform classico dove dovremo andare dal punto A al punto B superando ostacoli, risolvendo enigmi ambientali e sfuggendo dai nemici che via via si pareranno innanzi a noi.
Il fulcro di tutto, anche questa volta, sarà il filo di lana, in grado di avvolgere oggetti, farci balzare su piattaforme sopraelevate mediante dei salti, fare nodi intelligenti su determinati appigli e trasformare il filo in una specie di trampolino ed arrivare in posti altrimenti inaccessibili. La semplicità nell’utilizzo del filo va a pareggiare una difficoltà degli enigmi decisamente superiore rispetto al primo capitolo (anche se sarà presente la possibilità di abbassare il livello di difficoltà grazie all’utilizzo di particolari suggerimenti che verranno mostrati a video).
Una delle cose che più avevo apprezzato del primo Unravel era quella di avere una quantità di filo limitata per poter superare gli ostacoli, il che aumentava sensibilmente la difficoltà del gioco e ci portava, in più di una circostanza a dover ricominciare daccapo l’enigma poiché avevamo utilizzato la quantità di filo nella maniera errata.
In questo caso però avendo due omini, questa difficoltà è pressoché sparita. Mi è capitato solamente una volta di aver esaurito la quantità di filo a disposizione. Inutile dirvi che in questo modo le cose si semplificano…e di molto. Scelta che personalmente non condivido ma va anche detto che la fascia di età alla quale è rivolto questo gioco, sicuramente non contempla i quarantenni…
Il comparto artistico di questo Unravel 2 è davvero qualcosa di bello. Ovviamente manca l’effetto novità che avevamo avuto nel 2016 ma se lo guardiamo con l’occhio imparziale, non possiamo che restare ammaliati dalla dolcezza fisica dei due pupazzetti, dalle movenze a volte sgraziate ma sempre in grado di strapparci un sorriso.
In primo piano avremo i nostri due protagonisti che saranno accompagnati dal mondo di gioco vero e proprio, nemici ed enigmi compresi. Sullo sfondo ci sarà il mondo “reale”, che muterà di pari passo con l’evolversi della nostra storia.
Ho trovato bella e di impatto la scelta di non dare dei tratti fisici netti e definiti per le persone che compariranno sullo sfondo, quasi a sottolineare il fatto che potrebbe trattarsi di chiunque di noi.
Da che parte stare, se nel mondo (fisico ma soprattutto psicologico) dei due ragazzini oppure in quello degli adulti, non lo decideremo noi, ma solamente la nostra età anagrafica.
L’assenza quasi totale della musica – se si escludono i rumori ambientali e qualche accenno leggero di note che ci accompagneranno – permette al giocatore di restare concentrato su quello che accade a schermo. Personalmente resto convinto che una buona musica sia importante come una bella trama, ma in questo caso non posso che applaudire la scelta degli sviluppatori, perché il risultato finale viene comunque raggiunto. Sono stato letteralmente rapito dall’inizio alla fine dell’avventura.
Chi ha giocato il primo Unravel lo sapeva, chi mastica un pochino di mercato videoludico anche. Unravel 2 non è un gioco longevo. Unravel 2 dura una manciata di ore. Unravel 2 non poteva durare di più.
Per dovere di cronaca vi dico che avrete 7 livelli da completare per vedere i titoli di coda, con l’aggiunta di mini giochi che – teoricamente – dovrebbero allungare un pochino il tutto ma che, alla resa dei conti, non mi hanno convinto più di tanto.
Le motivazioni di questa durata limitata vanno ricercate in diverse direzioni. Parliamo di un gioco Indie, parliamo di un gioco che al lancio costava 19.99 euro, parliamo di un gioco uscito solamente in versione digitale.
Ci troviamo al cospetto di un’opera che si traveste da fiaba e lo sappiamo, le fiabe durano qualche battito di ciglia perché vogliono comunicare qualcosa in un tempo ristretto. E Unravel 2 vuole essere così, un videogioco che si mette gli abiti giusti per approcciarsi nel migliore dei modi a chi avrà la voglia di provarlo.
Già, provarlo….ma alla fine questo titolo a chi è indirizzato?
È indirizzato ai bambini per far capire loro il valore di un’amicizia, per farli ridere quando Yarny viene mangiato da un pesce, per farli restare pensierosi nelle fasi più “adulte” che si mostrano a sfondo. Ma è indirizzato anche a chi ha voglia di giocare a qualcosa di meno impegnativo a livello tecnico ma più pressante a livello mentale, facendo emergere delle domande ai più maturi di noi, domande sulla nostra visione della vita e su come questa visione sia diametralmente cambiata da quella che avevamo da ragazzini. Era meglio la visione sbarazzina e senza pensieri di allora, più romantica certo ma così lontana dalla realtà o è meglio quella “dei grandi”, più realista ovviamente ma priva di quella aura magica che perdiamo troppo presto solo perché siamo cresciuti troppo in fretta?