Dopo aver realizzato un'apprezzatissima mod per Doom II, Paul Schneider si lancia nel mondo dei videogiochi a tutto tondo
Quello delle mod è un mondo enorme, ricco di possibilità ed in continua espansione. Grazie a questo universo videoludico originariamente nato su PC ed ora in procinto di instaurare radici anche su console, almeno per quanto riguarda Xbox One, milioni di videogiocatori hanno avuto la possibilità di mettere alla prova le proprie abilità sviluppando nuovi contenuti per i propri titoli preferiti.
Dalle semplici mod grafiche, si è passati rapidamente a nuove storie, modalità di gioco e ambientazioni liberamente esplorabili capaci di regalare anche numerose decine d’ore extra di divertimento a chiunque ne potesse essere interessato.
Ne è un esempio Unloved, mod per Doom II sviluppata nel 2010 da Paul Schneider che faceva della violenza e dell’adrenalina i suoi cavalli da battaglia. Il risultato finale venne talmente apprezzato da parte del pubblico che lo sviluppatore decise infine di realizzare un vero e proprio videogioco basato su tale mod, intitolandolo Unloved proprio per commemorare il suo primo lavoro.
Dopo alcuni anni di sviluppo ed una lunga fase di early-access, il gioco è infine arrivato su Steam al prezzo di €8.99 e dopo averci passato numerose ore, è giunto il momento di valutarne la qualità finale.
Alla base di Unloved vi è una struttura di gameplay piuttosto semplice. All’interno di una mappa di gioco più o meno vasta a seconda delle vostre preferenze, dovrete spostarvi di stanza in stanza eliminando orde sempre più nutrite di mostri in solitaria o accompagnati da altri tre giocatori. Nel titolo non è purtroppo presente alcuna campagna single-player capace di aggiungere un pizzico di varietà in più all’opera, la quale deve invece farsi forza con quattro diverse modalità di gioco in realtà ben poco differenti tra loro.
La prima, denominata UltraViolence, rappresenta il cuore pulsante dell’opera e catapulterà il videgiocatore all’interno di una tra quattro diverse mappe con un semplice obiettivo, trovare un certo numero di oggetti cercando di sopravvivere ad ondate di avversari sempre più coriacei, violenti e numerosi.
Le diverse ambientazioni, suddivise in un numero variabile di stanze, andranno a comporre una mappa di gioco decisamente articolata e a tratti dispersiva che andrà a svilupparsi proceduralmente, divisa in colori per indicare quali oggetti vi saranno necessari per proseguire.
Le zone rosse saranno accessibili solo dopo aver ottenuto il “Blood Crest”, le zone blu potranno essere esplorate dopo aver trovato il “Moon Crest”, mentre le zone gialle, rappresentanti le sezioni finali della mappa, si renderanno accessibili a seguito dell’ottenimento del “Sun Crest”. All’interno di queste ultime, in particolare, saranno presenti le sette Blood Machines, le quali potranno essere attivate offrendo una parte della vostra energia vitale; attivate tutte, si raggiunge l’ascensore posto nel punto in cui avremo iniziato la partita, basta attivarlo per concludere la modalità.
Per riuscire nel vostro intento, avrete a vostra disposizione un arsenale tutt’altro che variegato, comprendente le più classiche tra le armi che potreste immaginare. Inizialmente solo una comune e poco utile pistola, ma per la mappa troverete anche un fucile a canne mozze, un fucile d’assalto, una mitraglietta, un fucile laser a colpo singolo ed una gatling. Se già l’armamentario non fa gridare al miracolo, purtroppo, l’assortimento di mostri che tenteranno di farvi la pelle vi farà precipitare in un vortice di rammarico.
Tra clown assassini, spose zombie armate di coltello, creature deformi non dissimili dagli alieni di X-files e molto altro ancora, preparative ad assistere alla fiera del già visto, con mostri che non possiedono un minimo di mordente o personalità e che si comportano tutti allo stesso modo, limitandosi a corrervi in faccia e a colpirvi violentemente con l’arma in loro possesso.
A peggiorare ancor di più una già non poco critica situazione, ci pensano dei respawn avversari completamente abbandonati a sé stessi e che spesso faranno comparire nuovi abomini direttamente davanti ai vostri occhi, con risultati al limite del tragicomico.
Chiudono il tutto le tre modalità aggiuntive, le quali in realtà altri non sono che semplici varianti di UltraViolence. In ArcadeStyle saranno presenti molti più mostri ed oggetti, con quest’ultimi che verranno raccolti istantaneamente, mentre ClassicHorror vi trascinerà invece in una mappa di gioco dove il numero di oggetti e mostri presenti sarà notevolmente ridotto, con questi ultimi che però risulteranno essere estremamente più forti, resistenti e capaci di uccidere in pochi colpi il nostro protagonista che, di contro, si muoverà più lentamente.
HotMode, infine, rappresenta probabilmente la variante più divertente dell’intero pacchetto, mettendovi in una situazione piuttosto similare a quanto visto in Superhot. Di fatto, il mondo di gioco si animerà solo quando anche voi vi muoverete, mentre un imperterrito slow-motion prenderà il sopravvento non appena vi fermerete a riprendere fiato, un ottimo modo per prender bene la mira e per non sprecar pallottole.
Purtroppo, però, ciò non basta a rimpolpare un titolo dalla quantità e qualità dei suoi contenuti decisamente scarna, con modalità fin troppo simili tra loro e capaci di venire a noia anche dopo poche ore di gioco, se non meno.
Da un punto di vista puramente grafico, il titolo sfoggia un comparto tecnico che, al netto di qualche aspetto sufficiente, resta in balia di una certa mediocrità di fondo. L’utilizzo dell’Unreal Engine 4 ha sicuramente giovato all’opera, con texture d’oggetti ed armi piacevoli e giochi di luci ed ombre ben realizzati che però devono fare i conti con animazioni dei mostri semplicemente orride ed effetti particellari dimenticabili.
Terrificante, infine, l’effetto del sangue, capace addirittura di riportare alla mente titoli usciti su Playstation 2.
Il passo da dover compire per passare da modder a sviluppatore non è corto e Paul Schneider l’ha scoperto nel peggiore dei modi, ovvero realizzando un titolo insufficiente sotto qualsiasi punto di vista. Le diverse modalità di gioco offerte si sono rivelate essere poco interessanti e fin troppo simili tra loro, capaci di venire velocemente a noia dopo poche ore di gameplay. La varietà delle armi che il gioco mette in campo è ridicolmente povera di qualsivoglia guizzo creativo e i mostri che si andranno ad affrontare nel corso della partita non sono in grado di mettere in mostra tattiche di combattimento capaci d’impreziosire una struttura di gameplay fin troppo piatta e spoglia, limitandosi invece ad una carica cieca - e spesso suicida - verso il nostro alter-ego digitale. Chiude il tutto un aspetto grafico appena mediocre, che non risulta essere totalmente insufficiente solo grazie all’utilizzo dell’ottimo Unreal Engine 4.