Dopo For Honor, Ubisoft torna nuovamente sotto i riflettori con un nuovo titolo incentrato su di un’esperienza votata al multiplayer.
Ubisoft rappresenta indubbiamente una delle software house più controverse attualmente presenti all’interno dell’intera industria videoludica. Tra alti e bassi, l’enorme team francese ormai dislocatosi in tutto il mondo è lentamente riuscito a guadagnarsi le attenzioni del pubblico per le sue numerosissime produzioni, di fatto diventando un punto di riferimento agli occhi di una larga fetta d’utenti. Tra serie che hanno fatto la storia degli ultimi anni e nuove IP che vengono annunciate una dietro l’altra in rapida successione, però, non sono mancate le critiche, in buona parte concentratesi sull’eccessivo desiderio di rilasciare nuove opere videoludiche in tempi eccessivamente brevi, con risultati ben poco soddisfacenti in termini di performance, e su di un generale e marcato riciclaggio in termini puramente ludici, con numerose meccaniche di gameplay che tendono a ripetersi di gioco in gioco, di brand in brand. Ubisoft, insomma, ha effettivamente fatto la storia e la sta facendo tutt’ora, ma al contempo non sono pochi i videogiocatori che hanno accusato il team francese di aver letteralmente condannato IP dal grande potenziale al solo fine di spremerle il quanto più possibile, con Assassin’s Creed a rappresentare l’esempio più esemplare di quanto appena detto.
Nonostante le tante critiche ricevute, però, Ubisoft non si è mai persa d’animo ed anche quest’anno non sembra sia intenzionata a disattendere le aspettative. Dopo la parentesi di For Honor, è il nuovo Tom Clancy’s Ghost Recon: Wildlands ha dover essere messo alla prova, un titolo sulle cui spalle gravava un tanto importante quanto pericoloso compito; modificare ciò che da sempre ha rappresentato la base ludica di questa storica IP senza però andare a snaturarla, riuscendo così ad offrire un ibrido tanto riuscito quanto divertente e piacevole da giocare. Gli sviluppatori saranno riuscita nel loro compito? Se non avendo resistito alla tentazione vi siete già lanciati a dare un’occhiata al voto finale, probabilmente avrete già la risposta che stavate cercando, ma se siete curiosi di sapere come mai la nuova fatica targata Ubisoft abbia preso una simile piega, non dovete far altro che continuare a leggere la nostra recensione.
Tom Clancy’s Ghost Recon: Wildlands ci metterà nei panni di una forza speciale inviata nel cuore della Bolivia per eliminare definitivamente il pericoloso cartello della droga Santa Blanca, capitanato dallo spietato El Sueno e rappresentante l’unica vera istituzione avente potere all’interno del paese, anche grazie ai numerosi accordi presi con le forze dell’ordine presenti nella regione, l’Unidad, le quali hanno preferito evitare di rischiare le proprie vite per una guerra alla droga di cui non si vedeva una fine optando, invece, per un conto in banca decisamente più ricco. Ovviamente, quattro soli uomini, per quanto ben addestrati, non potrebbero mai riuscire a mettere fuorigioco un intero governo dell’illegalità ed infatti, nel corso di tutta l’avventura, saremo affiancati dal tanto classico quanto disorganizzato gruppo ribelle desideroso di riportare la Bolivia al suo antico splendore.
Narrativamente parlando, siamo davanti ad un’opera dalle premesse intriganti che purtroppo non sono però state sfruttate a dovere, finendo con il perdersi nella più totale banalità e mancanza d’inventiva. La storia di Wildlands, infatti, sarà costellata di numerosissime informazioni aggiuntive ottenibili dai tanti dossier che sarà possibile scovare in giro per la mappa di gioco, una scelta che se da una parte darà la possibilità a tutti i volenterosi di arricchire con numerosi particolari le vicende narrate nel gioco, rischia dall’altro lato di permettere a chiunque di giungere ai titoli di coda senza avere la benché minima idea di chi si stia affrontando o di cosa stia realmente succedendo. Quello che si denota fin dai primi minuti in-game è che manca un qualche senso di progressione nelle vicende narrate, con invece un fastidioso senso di staticità che finisce con il prendere violentemente ed inesorabilmente il sopravvento, dandoci l’idea che quanto fatto per liberare il paese non stia dando i frutti sperati.
In tal senso, gravosa pecca dell’intera esperienza narrativa è rappresentata da tutto il cartello di Santa Blanca, ricca di personaggi sfortunatamente incapaci di mettere in mostra il minimo carisma, con il solo El Sueno che, nelle sue brevissime e timidissime apparizioni, riuscirà a darci un’idea della sua mentalità priva di scrupoli, senza però riuscire mai a conquistare l’interesse dell’utente che perderà velocemente interesse nei confronti di quanto accadrà su schermo. Wildlands manca, insomma, di un nemico capace di farsi odiare, di un qualsivoglia personaggio che riesca a spiccare dalla mediocrità per trasportarci all’interno di un’appassionante caccia all’uomo ricca di eventi mozzafiato e situazioni dall’alto tasso adrenalinico; se speravate in una storia intensa e ricca d’avvenimenti, siete avvisati, preparatevi a raggiungere bruscamente i titoli di coda con un forte retrogusto amaro in bocca.
Ludicamente parlando, Ubisoft ha puntato sulla ricostruzione di un’enorme mappa di gioco liberamente esplorabile rappresentante la Bolivia in ogni suo più piccolo particolare, un obiettivo lodevole che però non ha dato i risultati sperati. Non fraintendeteci, l’attenzione nell’andare a ricreare le tante ambientazioni del paese in cui potremo muoverci merita più di un plauso, ma ben presto si finisce con il constatare quanto ogni ambientazione sia piuttosto povera d’attività praticabili. Dopo poche ore in-game, il piacere di girare per la Bolivia ricostruita da Ubisoft si trasforma in fastidio, costretti a dovervi muovere per interi minuti senza che succeda assolutamente nulla e con il solo ed unico obiettivo di raggiungere la prossima missione. Dispiace però dover ammettere che anche sotto quest’ultimo aspetto il gioco non è riuscito a stupirci ed anzi, ci ha lasciati quantomeno amareggiati.
Di base, infatti, il titolo ci metterà nella situazione di poter scegliere liberamente secondo quale ordine completare le numerose missioni principali dell’avventura, una decisione presa al fine di dare al videgiocatore l’idea di avere il pieno controllo sull’intera esperienza di gioco. Ciò che però non è riuscito a convincerci deriva proprio dalla varietà di situazioni che le missioni principali ci porteranno ad affrontare, tutte fin troppo simili tra loro e prive di guizzi creativi realmente interessanti. In tal senso, di certo non aiutano i tantissimi compiti secondari che, in termini di ripetitività, sono riusciti a colpirci in maniera ancor più negativa, con giusto tre o quattro tipologie d’incarichi che andranno poi a ripetersi per decine e decine di volte, facendo perdere all’utente di turno qualsiasi interesse a riguardo. Decisamente più interessante si è rivelata essere l’ossatura di gameplay pura e semplice, la quale offre la possibilità di sfruttare tattiche dal forte gusto stealth o, nel caso non si abbia la pazienza necessaria, di caricare a testa bassa il nemico in un tripudio di esplosioni e proiettili.
Il gioco offre poi anche un albero delle abilità che, livello dopo livello, ci permetterà di ottenere gadget e bonus passivi capaci di semplificarci la vita nelle situazioni più complesse. Nota di demerito, invece, per quanto riguarda il sistema di guida che, per certi aspetti, ci ha vagamente ricordato quanto già visto ai tempi del primo Watch Dogs, con mezzi che non rispondono prontamente ai nostri comandi rendendo diverse fasi di gioco piuttosto frustranti. Infine, bisogna necessariamente aprire una piccola ma doverosa parentesi per quanto riguarda la differenziazione presente tra single-player e multiplayer. Come sicuramente saprete, il cuore dell’esperienza che Wildlands punta ad offrire si basa sulla coop, con fino ad un massimo di quattro giocatori che potranno darsi manforte per superare i numerosi ostacoli che dovranno affrontare.
Ebbene, è proprio in coop, quando si gioca con altri tre amici, che il nuovo Open-World di casa Ubisoft riesce a dare il meglio di sé, mettendoci nella condizione di poter andare a sviluppare intricate e piacevolissime tattiche di combattimento ed infiltramento che si baseranno interamente sulla coordinazione che riusciremo ad avere con i nostri compagni di squadra, capaci di farci provare un palpabile senso di soddisfazione nel caso in cui dovessimo essere stati in grado di completare il nostro compito senza essere mai scoperti. Ciò detto, non dobbiamo però dimenticarsi che Ghost Recon: Wildlands può anche essere giocato interamente in single-player, con l’intelligenza artificiale che andrà a prendere il posto degli altri tre compagni che ci seguiranno nel corso delle nostre scorribande.
In questo caso, però è indubbio che l’esperienza di gameplay ne risenta pesantemente, di fatto mettendo totalmente in secondo piano il lavoro di squadra che dovrebbe rappresentare il corpus dell’intera offerta ludica in favore di un approccio meno tattico e maggiormente diretto. In single-player, infatti, i nostri compagni saranno quasi sempre inutili e ben presto finiremo con il dimenticarci totalmente della loro presenza, un fattore da non dover prendere assolutamente sottogamba nel caso in cui foste intenzionati a comprare il titolo al fine di giocarlo in solitaria in quanto, così facendo, finireste indubbiamente con il perdervi una fetta davvero consistente di ciò che Wildlands può offrire.
Tecnicamente parlando, Ghost Recon: Wildlands non è purtroppo riuscito ad impressionarci ed anzi, il titolo mostra i fianchi a diverse criticità da non poter mettere in secondo piano. Innanzitutto, bisogna assolutamente precisare che, una volta avviata la propria partita, avrete la possibilità di esplorare l’intera, immensa mappa di gioco senza dover affrontare caricamenti di alcuna sorta, un particolare lodevole che però, purtroppo, deve necessariamente pagare alcune carenze grafiche. Se infatti il colpo d’occhio generale riesce a regalare splendidi scorci, basta semplicemente avvicinarsi ai tanti oggetti presenti nello scenario per constatare come il castello di carte crolli miseramente su sé stesso. La combinazione di texture poco rifinite, modelli poligonali ripetuti e scarsamente dettagliati, un’effettistica generale dimenticabile, giochi di luci ed ombre incapaci di sorprendere ed animazioni fin troppo legnose, ha infatti dato vita ad un lavoro mediocre e piuttosto insoddisfacente.
Al tutto, però, bisogna poi affiancare due altri particolari a dir poco allarmanti e che peggiorano ancor di più una situazione già dì per sé critica. Innanzitutto, Ghost Recon: Wildlands soffre di gravosi e costanti cali di frame-rate incredibilmente invadenti. Nonostante sia infatti stato utilizzato un PC contenente una GTX 970, 16GB di Ram ed un i7 4970k, mi sono visto costretto a bloccare il titolo a 30FPS per riuscire a giocare quantomeno decentemente, con l’opera che nelle fasi più concitate può scendere per qualche breve istante anche al disotto dei 20 frame per secondo, un risultato a dir poco imbarazzante che oggigiorno non dovrebbe assolutamente verificarsi. Aggiungete poi al tutto una miriade di bug, glitch grafici e problemi di ogni sorta dovuti ad una scarsa rifinitura del tutto ed avrete un quadro dettagliato della situazione in cui versa il comparto tecnico di Wildlans. Di tutt’altro livello, invece, il sonoro, che grazie ad una piacevole colonna sonora e, soprattutto, ad un doppiaggio italiano di grande livello, riesce in parte a risollevare una situazione a dir poco desolante.
Con Tom Clancy's Ghost Recon: Wildlands, Ubisoft ha compiuto quello che si potrebbe definire il passo più lungo della gamba. La software house francese ha infatti tentato di portare sui nostri schermi un’opera immensa, ma che proprio a causa delle sue incredibili ambizioni non è riuscito ad eccellere sotto alcun aspetto. Partendo da delle basi indubbiamente interessanti, Wildlands si perde quasi immediatamente in una narrativa scialba e priva di mordente unita ad una ripetitività generale disarmante. Bisogna inoltre precisare che il titolo è evidentemente stato pensato per il multiplayer, riuscendo a dare il meglio di sé proprio nel momento in cui si decide di giocare in compagnia di altri tre amici, ma finendo irrimediabilmente con il non riuscire ad appassionare nel caso in cui si prediliga il single-player. A chiudere il tutto, infine, ci pensa un comparto tecnico insufficiente ed afflitto da gravi problematiche di stabilità, quantomeno su PC, unito ad un doppiaggio italiano di gran livello e, forse, quasi sprecato per un titolo incapace di conquistare il videogiocatore nel suo enorme ma piuttosto scarno mondo di gioco.