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Recensione

Thief – Recensione

Attenti al portafoglio!

Garret torna su console e PC, e lo fa, lo diciamo subito in apertura di articolo, nel migliore dei modi. Eidos Montreal, team di sviluppo del bellissimo Deus Ex: Human Revolution, sforna un prodotto solido e di qualità, con elementi stealth che non si vedevano da tempo e che saranno la gioia degli appassionati del genere. 

L’occasione fa l’uomo Ladro 

Thief (solo Thief, nessun numero, nessun sottotitolo), è il quarto titolo della saga, nel quale impersoniamo ancora una volta il misterioso ladro. In questo capitolo ci ritroveremo in una città (chiamata solo City) oscura e corrotta, dagli evidenti elementi steam-punk e vittoriani. Il rimando al precedente Dishonored purtroppo peserà lungo tutta l’esperienza di gioco, che però saprà darsi una colorazione personale e propria, soprattutto dal lato del gameplay.

La trama è piuttosto complessa e, dispiace dirlo, davvero troppo simile all’ottimo prodotto di casa Bethesda. Garret, assieme ad una vecchia compagna di ruberie, finisce invischiato in uno strano rito magico sopra il tetto di cristallo della casa del Barone. Si sveglierà un anno dopo, dotato di poteri misteriosi ed in una città allo sbando, dilaniata da un misterioso morbo e dalla minacciosa presenza della guardia del Barone, oramai padrone assoluto. Il morbo, il mood ottocentesco, la presenza di un Dittatore corrotto e mosso da fini inspiegabili, nonché gli strani poteri appresi (che saranno però molto meno sviluppati e d’impatto rispetto al concorrente) rendono come già detto Thief indubbiamente simile a Dishonored. C’è da dire che in realtà è Dishonored ad aver preso a piene mani dalla vecchia saga di Garret, nonché – cosa piuttosto curiosa – proprio dal gioco dei ragazzi di Eidos Montreal: Deus Ex: Human Revolution. Ragion per cui questa quarta uscita, pur se sull’onda del successo del genere, non può certo dirsi una mera operazione di copia. Inoltre, similitudini di trama a parte, il gameplay è profondamente diverso.

Thief stealth

Sotto questo punto di vista siamo di fronte ad un vero capolavoro del genere stealth. Visuale in prima persona, indicatore di luminosità, barra della vita e della concentrazione – il “mana” delle nostre abilità più peculiari – ed una decina di gadget ed altri aggeggi da scassinatore: queste le caratteristiche del semplice HUD di gioco. Una minimappa, piuttosto minimale, come un po’ tutti gli spostamenti, vincolati ad un solo mezzo di locomozione: i nostri piedi.

L’arma principale sarà l’arco, dotato di diversi tipi di frecce, quasi tutte non letali. Frecce spuntate, per interagire a distanza, ad acqua per spegnere le torce – ma non si potrà nulla contro le luci elettriche -, incendiarie, seghettate e così via. A questo aggiungiamo poi delle bombe accecanti, il nostro fido randello, l’artiglio – strumento con il quale arrampicarsi su muri, grate e simili -, le pinze tagliafili, i cacciavite e gli inseparabili grimaldelli. Inoltre abbiamo un range piuttosto ampio di utensili con il quale interagire con l’ambiente di gioco. Garret rifugge la violenza se non strettamente necessaria, inoltre allertare le guardie o i passanti comporterà battaglie spesso risolvibili solo con la fuga. Si capisce subito come il gameplay sia improntato giustamente allo stealth ed all’essere più silenziosi possibile. I poteri della concentrazione si potranno invece aumentare ed imparare sfruttando i punti concentrazione datici dalla Regina dei Mendicanti a fronte di un corrispettivo di denaro o semplicemente trovandoli durante il gioco. La concentrazione, se attivata, ci evidenzierà tracce, sentieri, punti di appiglio, nonché – con le giuste scelte – i rumori prodotti dai personaggi. Come accennato quindi si tratterà di vantaggi essenziali nell’ambito dello sviluppo del nostro approccio ma sicuramente non pesanti e ingombranti come in Dishonored.

Il mondo di gioco è una grande mappa esplorabile attraverso un free roaming che non pretende nulla, ma che piace sia ai fini del gameplay che nel dare alla storia ed al personaggio la giusta credibilità. Sparsi per la mappa ci saranno PNG con qualche side quest intrigante e sempre piuttosto curiosa dal punto di vista della sottotrama; a questi si aggiungono i mercanti, dai quali comprare oggetti che aumenteranno le prestazioni del nostro arsenale.

Tendenzialmente ci accorgeremo subito di quanto Thief sia old school, difficile forse per i giocatori più morbidi. La vita e la concentrazione si ripristinano solo con il cibo ed i papaveri, i combattimenti ci vedranno spesso perire e soccombere, aggirarsi nelle ombre è difficile ed ancora più difficile è ottenere e rubare tutto il rubabile. Non si tratterà solo di soddisfazione però: gli oggetti trafugati si trasformeranno subito in gold – la moneta sonante del gioco -, necessario per acquistare risorse ed utensili vitali per poter proseguire con soddisfazione lungo gli eventi propostici. In poche parole il gioco è bilanciato, impegnativo e non scontato: non si tratterà di una passeggiata verso la fine della storia. Consigliamo caldamente le missioni secondarie, che aumentano notevolmente la longevità di gioco e servono ad immagazzinare l’oro necessario a pompare al massimo le skills di Garret.

Ombre in alta definizione 

Graficamente Thief non delude. Textures ad alta definizione, dettagli curati ed un’ottima caratterizzazione del paesaggio e degli interni. A volte si noterà, bisogna ammetterlo, una certa fretta nella realizzazione di alcuni oggetti di gioco, nonché una cattiva realizzazione della animazioni in terza persona – piuttosto inutili onestamente – durante le quali il nostro eroe sembrerà più che un inafferrabile ladro un goffo scaricatore di porto. L’ambientazione rimane ad ogni modo davvero bellissima, contraddistinta dalla grande resa di Garret, un eroe a tutto tondo, che ama nascondersi nelle ombre, nascondendo anche un animo piuttosto buono e gentile (a suo modo). Allo stesso tempo i dialoghi e la realizzazione di tanti PNG secondari non risulterà vincente e di pregevole fattura. Le ombre rimangono comunque il piatto forte: quasi tutti i giochi di luce, fondamentali a livello gameplay, dimostreranno la grande potenza del comparto tecnico.

Thief combat system

Il sonoro è di livello, ma carente dal punto di vista del volume delle voci, che a volte è tarato in maniera vistosamente errata, nonché nei doppiaggi forse privi del giusto mordente in alcuni momenti chiave della trama. Le musiche di gioco fanno il loro sporco lavoro, manca forse qualche riferimento musicale al periodo dell’epoca (che ovviamente è un periodo storico fittizio ma simile al nostro diciannovesimo secolo), e non c’è un gran bilanciamento delle stesse durante le azioni stealth, durante le quali il silenzio sarebbe cosa gradita (un ladro deve sentire i passi dei nemici nelle vicinanze, non delle sofisticate soundtrack d’atmosfera!).

Tirando le somme, cos’è questo Thief? E’ uno stealth game solido, intrigante, funzionale e ben costruito. Piace soprattutto perché è un prodotto di vecchia scuola, capace di dare al giocatore soddisfazioni incredibili in particolar modo per quanto riguarda il gameplay e dell’azione di gioco in se. Certo non è né rivoluzionario né innovatore del genere, anche dal punto di vista della trama, plausibile ma già vista.  

I pro

  • Graficamente ineccepibile.
  • Gameplay stealth eccezionale.
  • Ambientazione di qualità.

I Contro

  • Trama non originalissima.
  • Doppiaggio a volte poco emozionante.
  • Spezzoni in terza persona evitabili

Voto Globale 8.5

Thief è uno dei migliori reboot di sempre. Sebbene non spaventi certo per l'originalità della trama o di gioco presenta caratteristiche solide, divertenti e di grandissima qualità. Un esempio di come anche nel campo videoludico la tradizione e la classicità, sposate ad un comparto tecnico ovviamente adeguato, possano regalare ancora grandi emozioni.

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