Vi mancano i bei platform di una volta? Date un'occhiata alla nostra recensione di The Last Tinker allora!
The Last Tinker: City of Colors è un action platform di stampo classico, con poche velleità di innovazione, ma con una grande ambientazione ed una massiccia volontà di riportare in auge il bello del passato. Riuscendoci sicuramente senza problemi. Vediamo nel dettaglio le caratteristiche di questo prodotto umile ma ingegnoso.
La trama di questo arcade è sicuramente semplice, quasi banale, ma considerando il target di pubblico che, un po’ come nei puzzle, va dai 5 ai 99 anni, capiamo subito come non sia tanto l’intreccio narrativo a dover colpire, quanto la caratterizzazione dei personaggi e l’ambientazione di gioco. Ci troveremo quindi in una città dove tutto è possibile, dove oggetti e persone vengono create con carta ed inchiostro. L’idillio è rotto dalle prime discussioni su quale dei tre colori (il verde, il blu ed il rosso) sia il migliore. Così come nelle società moderne, anche nel mondo di gioco vedremo perciò i colorati abitanti sfogarsi nella monocromia, attraverso un processo di sostanziale xenofobia, che sfocerà poi nel vero e proprio razzismo. Il protagonista però, un Tinker – ovvero una scimmia piuttosto brutta -, sarà l’unico capace di riportare il proprio mondo alla pace che lo contraddistingueva, collezionando gli spiriti dei tre Colori.
I nostri lettori noteranno subito quindi come la trama segua dei binari piuttosto prestabiliti, fornendo una storia che faccia da spunto per il gameplay per i più grandicelli, e che possa essere anche educativa ed intrigante per i più piccoli. La modalità di gioco è anch’essa un connubio di stili, che si rifanno tutti alla grande tradizione degli arcade, di quelli che siamo stati abituati a giocare su playstation 1, oramai tempo fa. Parliamo perciò di una visuale in terza persona, telecamera a 360°, mix di azione frenetica ed enigmi, nonché le sessioni di percorsi impossibili. Tutti questi aspetti vengono implementati con eleganza e senza grandi stravolgimenti, regalando all’utente un ottimo feedback, ed una certa soddisfazione in ogni momento. Tendenzialmente i comandi sono molto semplici: stick di movimento, schivata, pugno, corsa e tasto azione. Con il tasto corsa ci occuperemo anche del salto. Quando dovremo superare i vari ostacoli e muoverci lungo le spinose sessioni di percorso fondamentale, più che pigiare in maniera particolare i tasti, sarà capire il contorto “filo rosso” da seguire, ovviamente con il giusto tempismo. Anche gli enigmi e le quest di gioco saranno sempre delle sfide piuttosto impegnative, sebbene non impossibili. In questo caso ci faremo aiutare da due simpatici amici: Biggs e Bomber. Questi due funghi di dimensioni diametralmente opposte, saranno fondamentali per risolvere alcuni rompicapi, mai troppo ostici, ma sempre di grande soddisfazione. Sicuramente la presenza di altre due variabili nell’equazione dei quiz dinamici è elemento essenziale per la buona riuscita del prodotto finale. In realtà, se proprio si deve trovare qualche difetto nel gameplay, che rimane come già detto, semplicissimo ma solido e divertente, è proprio nel combat system. Il quale sfrutta un lock automatico dei nemici, sensibile alla semplice variazione dello stick nel momento del colpo (pensate alla serie dei Batman firmata Rocksteady), ma allo stesso tempo non solo non offre molta varietà nei colpi (i poteri che otterremo dagli Spiriti si riveleranno presto inutili), ma risulta alla lunga monotono e troppo facile. Cambiare difficoltà allungherà solo il brodo, ma non trasformerà le sessioni action più divertenti dello standard offerto.
Non che il motore grafico Unity sia di scarsa qualità, ma certo il prodotto finale un po’ stupisce, vista la complessità grafica e la grande ampiezza di colori, di luci e di ombre. Lo stile dell’opera è piuttosto cartoon, con delle texture molto morbide e di grande attrattiva, soprattutto per i piccini. Non che gli adulti possano lamentarsi, nel contesto fiabesco di The Last Tinker la scelta grafica è sicuramente azzeccata. Ottima la realizzazione dei simpatici abitanti del mondo del videogioco, fantastiche le luci ed i colori, tutti rigorosamente pastello, presi di sana pianta dalla tavolozza di un pittore. Stupiscono in un ambiente, quello dei platform, poco avvezzo a lussi del genere soprattutto le musiche: intrigantissimi i motivi country blues che molto spesso ci accompagneranno lungo le peripezie del protagonista, con un sound che si sposa incredibilmente bene con l’intero comparto visivo, a fronte di una palese eterogeneità dei contesti.
Nel complesso, questa Città dei Colori ci è piaciuta, grazie alla sua onestà ed alla sua manifesta semplicità. Abituati oramai ai roboanti proclama delle software house, sviluppatrici di giochi e prodotti che troppo spesso sono solo “chiacchiere e distintivo”, questo software invece fa benissimo il suo lavoro, riuscendo ad appassionare una grande fetta di pubblico. Certo, l’innovazione manca, ed anche il combat system è fin troppo monotono, influenzando parecchio il voto finale. Bisogna però contestualizzare il tutto: la trama si adatta a tutte le età, lo sviluppo tecnico è ineccepibile e la caratterizzazione dei personaggi buona, così come le sessioni platform. Di più non si può chiedere.
The Last Tinker: City of Colors è un titolo poco impegnativo, ma sviluppato con onestà, grande capacità tecnica e buone idee, soprattutto per quanto concerne le sessioni puramente platform. Manca purtroppo di quella grande profusione di oggetti e power up, nonché di subquest, a cui molti altri arcade ci avevano abituato, ma per essere un prodotto sbarazzino ed adatto a tutti, siamo largamente sopra la sufficienza.