Sopravvivere al Black Friday non è mai facile, ancor di più durante un'epidemia.
The Division è stato sulla bocca di tutti sin dal suo annuncio all’E3 2013. Per il concept, che ha incuriosito molti, per il suo essere un MMO e per la qualità della build generale mostrata. Dopo essere stato rimandato dal 2014 al 2015 e dal 2015 al 2016, The Division rimane protagonista di molte discussioni. Il gioco è uscito da più di una settimana, dopo più trenta ore di gioco e l’end game raggiunto, è il momento di decidere se il titolo di Ubisoft ha mantenuto le promesse.
Seppur in Italia il Black Friday non sia una ricorrenza praticata, lo conosciamo bene a causa degli sconti che molti e-commerce applicano proprio quel giorno. È l’ultimo momento in cui fare acquisti folli prima di impacchettare i regali per le feste natalizie. Noi lo facciamo comodamente a casa su una sedia, immaginatevi proprio quegli acquisti folli dal vivo, in un negozio.
Decine e decine di persone che si ammassano per comprare una televisione, un telefono, una console alla metà del prezzo. Tante le teste, tanti i soldi che circolano. Un ottimo modo per trasmettere una malattia infettiva. In pochi giorni la maggior parte della popolazione di New York si ammala: cibo, acqua e medicine sono ormai una rarità. Da questa situazione ad un crisi totale il passo è stato breve. I civili cercano aiuto, mentre le forze dell’ordine contrastano le rivolte.
L’umanità è in crisi, è qui che entra in gioco la Divisione. Questa è un’unità creata per controllare il caos e i rivoltosi nati dopo l’epidemia, ne fanno parte persone di ogni tipo, con la volontà di riportare la città al suo vecchio splendore.
L’agente che controlleremo possiamo personalizzarlo in un editor semplice – ancor di più se comparato con quello di Black Desert Online –, con poche possibilità di renderlo unico. Un paio di volti predefiniti, qualche taglio di capelli, tatuaggi e piercing sono gli unici elementi che possono donare un tocco di personalità.
Ci troviamo a Brooklyn, raggiungiamo un rifugio dove veniamo aggiornati sullo stato dei disordini. La situazione è crollata, gli atti di violenza sono aumentati a dismisura. È da qui che inizieremo il nostro lavoro da agente, fermando qualche rivoltoso e aiutando qualche civile. Manhattan però sarà la nostra casa per il resto del tempo.
Qui trova luogo il centro operativo della Divisione. Medicina, sicurezza e tecnologia sono gli elementi cardine sia della campagna single player, sia i tre rami che compongono l’albero delle abilità del giocatore.
Per ognuno di questi elementi avremo delle missioni da completare, portandole a termine potremo migliorare i relativi dipartimenti, di conseguenza sbloccare nuove abilità e scoprirne di più riguardo l’epidemia.
Le missioni principali si svolgono sostanzialmente tutte allo stesso modo. Si arriva sul luogo, si eliminano i primi nemici, si prosegue per qualche metro, si sconfigge la prossima ondata, si prosegue ancora, si eliminano altri nemici e poi si arriva all’ultima fase, quella del boss di turno. Qui non sono permessi respawn, se un compagno muore bisogna rianimarlo, se muore tutto il team si riparte dal checkpoint.
Queste sono le missioni principali, con magari qualche interazione con un terminale, od una valvola da girare ogni tanto, ma il procedimento è sempre lo stesso. Non aspettatevi quindi momenti memorabili o eclatanti, sia nel loro svolgimento, sia nell’evoluzione della trama. Portate a termine, scopriremo di più sul virus e sulle fazioni nemiche che popolano l’ambientazione, niente rivelazioni o colpi di scena.
Seppur le missioni, anche quelle secondarie, non siano propriamente ricche di varietà, vorremo comunque portarle a termine. Questo a causa della natura da RPG del titolo. Centinaia e centinaia sono le armi e le parti dell’equipaggiamento disponibili, contraddistinte da caratteristiche e statistiche diverse, non vorremo far altro quindi che continuare ed esplorare e a portare a termine i compiti assegnati per potenziare a più non posso il nostro personaggio.
Non sono presenti classi predefinite, ma un sistema più libero basato sugli elementi su cui si basa anche la campagna: medicina, sicurezza e tecnologia. Siamo liberi di scegliere in quale albero specializzarci, oppure possiamo creare una classe mista mischiandone le varie abilità. Inutile dire che investendo nel primo ramo saremo in grado di curare gli alleati, mentre con le abilità di tecnologia possiamo schierare una torretta o aumentare i danni inflitti. Sicurezza invece permette di migliorare i ripari ed aumentare la nostra difesa fisica.
The Division è uno sparatutto in terza persona con un gameplay davvero gratificante, il feedback dei colpi e le sensazioni trasmesse al giocatore sono al massimo dei livelli. È impossibile però sottovalutare la componente RPG del titolo, semplicemente perché se non ci si adegua migliorando il nostro equipaggiamento, la nostra sopravvivenza sarà davvero misera. Tener conto dei danni per secondo inflitti, dei nostri punti vita e di altre statistiche è semplicemente fondamentale.
La Manhattan di The Division è divisa in due zone: la “green zone” e la Dark Zone. “Green zone” tra virgolette perché è un luogo tutt’altro che sicuro. Questa è la zona per il giocatore singolo e per la cooperativa, possiamo svolgere le missioni principali e quelle secondarie in solitaria oppure in compagnia di altri tre giocatori con un matchmaking che fa il suo dovere, la maggior parte delle volte sono riuscito a trovare dei compagni di gioco in poco tempo. Peccato però per delle disconnessioni dal server capitate fin troppo spesso, anche durante una missione principale, che mi ha costretto a tornare nel menu principale.
La Dark Zone è un’esperienza di gioco totalmente diversa, il tutto si fa più serio e cupo. Non prendete alla leggera la decisione di avventurarvi qui. Questa è una zona di Manhattan abbandonata a sé stessa, la contaminazione è al massimo dei livelli, nessuno osa intervenire per ristabilire l’ordine. Nessun civile, nessuna forza dell’ordine a darci una mano. Chi la popola sono solo gli sciacalli pronti ad arraffare qualsiasi cosa trovino. Qui ogni strada è pattugliata da nemici pronti a farvi la pelle, non prendeteli sottogamba. La sfida è alta, ma anche le ricompense. Qui troviamo equipaggiamento di alto livello, ottenerne di raro è più probabile che nella green zone.
Peccato che ogni oggetto qui presente sia contaminato, non possiamo semplicemente equipaggiare subito ciò che troviamo, dovremo prima estrarlo. Per farlo dovremo raggiungere delle zone dedicate, chiamare un elicottero ed attendere che arrivi. In questo momento tutto può succedere. Non solo attireremo l’attenzione dei nemici, ma anche degli altri giocatori. Qui le loro intenzioni possono essere sia buone che malvagie. Possono decidere di aiutarci eliminando i ribelli, oppure di farci fuori per prendere il nostro bottino.
Fortunatamente, al contrario di quello che accade in DayZ, H1Z1 e simili, qui difficilmente capita che i giocatori si eliminino a vicenda, è molto più probabile che vengano in nostro soccorso. Nel caso in cui volessimo diventare dei fuorilegge, appena eliminato un altro giocatore, verremo marchiati come traditori ed avremo una taglia sulla nostra testa. La morte, a prescindere se siamo traditori o meno, viene punita con la perdita di quanto raccolto.
Uno dei punti deboli di The Division è l’end game. Una volta finite le missioni principali e raggiunto il level cap fissato a trenta, c’è gran poco che ci spinga a continuare a giocare. Le missioni secondarie e i collezionabili non bastano a farci avviare il gioco ancora una volta, soprattutto per la loro ripetitività. Per questo, sarà necessario un supporto continuo da parte degli sviluppatori, con nuovi contenuti, si spera, anche gratuiti.
The Division è in grado di rapirci per una trentina di ore grazie alla componente RPG profonda e al suo gameplay gratificante. Peccato per una trama ed una narrazione scialba e di contenuti end game praticamente assenti. Il voto è sulla fiducia, lo sviluppatore dovrà necessariamente supportare e aggiornare il gioco con nuove missioni.