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Recensione

The Crew – Recensione, Coast to Coast in compagnia

L'abbiamo atteso con l'hype alle stelle, abbiamo modificato la nostra auto, ci siamo messi al volante e abbiamo attraversato gli Stati Uniti. Il risultato?

Di The Crew, qui sulle nostre pagine virtuali, ne abbiamo sempre parlato molto. Dal suo annuncio, passando dalla closed beta, fino alla prova con tanto di volante alla GamesWeek. L’abbiamo seguito sempre con interesse, ci ha incuriosito dal primo trailer. Ci siamo entusiasmati quando siamo venuti a sapere dell’enormità della mappa, ma soprattutto di un ritorno che aspettavamo da anni: quello del tuning. Insomma, per noi The Crew non solo era il titolo Ubisoft più interessante tra quelli in uscita, ma anche il racing game che più attendavamo quest’anno, o meglio, che attendavamo da anni. L’hype alle stelle è stato colmato mantenendo la qualità sperata?

Most Wanted

L’inizio della nostra gita negli Stati Uniti inizia come ve lo avevamo raccontato nella nostra prova della beta. Impersonando un certo Alex, ci ritroviamo con svariate volanti della polizia alle nostre calcagna, non sappiamo cosa abbiamo combinato, ma è certo che non dobbiamo togliere il piede dall’acceleratore. Il Ford Raptor che stiamo guidando è perfetto per scendere dalle ripide colline della periferia di Detroit, con un pickup non facciamo di certo fatica ad attraversarle, assieme alle svariate fattorie che seguono. Un primo approccio al mondo di gioco perfetto e adrenalinico. Sfuggiti ai piedi piatti, un nostro amico, ci segnala una gara che avverrà in città. Non possiamo certo presentarci con un fuoristrada.

Ci mettiamo quindi alla guida di una musclecar e ci dirigiamo in centro. Ancora una volta, questi cambiamenti servono per metterci in testa che le varie tipologie di veicoli hanno un loro habitat naturale ed un loro comportamento diverso in base al terreno. Con quest’ultima infatti ci ritroviamo dalla terrà all’asfalto delle superstrade dove possiamo liberare tutta la sua potenza.

The Crew recensione next gen playstation 4

Arrivati a Detroit e vinta la gara, ci incontriamo con nostro fratello, il quale ci chiede un passaggio. Lo dovremo accompagnare dal capo dei 5-10, un club del quale lui fa parte. Da semplici chauffeur, ci trasformiamo in detenuti. Alex viene infatti incastrato e reso colpevole della morte del fratello. Cinque anni dopo ci viene offerta la possibilità di vendicarci, l’FBI ci propone la possibilità di lavorare sotto copertura per scalare i ranghi dei 5-10 per avvicinarci a Shiv, il loro capo.

Insomma, dopo anni, The Crew torna ad essere uno di quei giochi di guida che cerca di mettere sul piatto una trama. Fortunatamente, non ci ritroviamo a dover completare solo una serie di gare di fila senza motivo. Siamo spinti dalla curiosità a scoprire come procedono le faccende. Peccato che, dopo il colpo di scena iniziale, la trama fatichi ad evolversi. Ma ciò basta per tenerci incollati, con la voglia di completare una gara dopo l’altra.

Hot Pursuit

Quando The Crew venne presentato, la nostra voglia nel mettere le mani sul gioco veniva dal trailer di annuncio. Questo infatti metteva subito in primo piano la sua caratteristica principale: il tuning. Dopo svariati titoli dello stesso genere dove le vetture dovevano essere guidate immacolate, così come erano uscite dalla fabbrica, il titolo di Ivory Tower prometteva di voler fare l’esatto contrario.

Prendere le quattro ruote e smontarle pezzo per pezzo per poi rimontarle trasformate. Ed è proprio così, questa è la sua meccanica base, la cui getta le fondamenta per le varie gare. Ogni auto presente può montare uno o più starter kit. Questi possono essere per esempio: tuning, extreme, off road e via dicendo. Il primo punta sulla velocità e sulla maneggevolezza, dove invece il kit off road è il più versatile, adatto a diversi tipi di terreno.

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Per ogni gara sarà richiesto un kit particolare, per questo dovremo aver preparato le vetture in possesso in base ai terreni che ci attendono. Ci capiterà di sfiorare il traffico nel centro cittadino di New York, o di percorrere delle strade sterrate al tramonto vicino al mare. Il gameplay però, è il punto più debole della produzione. Seppur il livello qualitativo possa essere discutibile, gli ultimi Need For Speed hanno cambiato completamente un aspetto che nel genere dei giochi di guida arcade era considerata la normalità. In questi, le vetture hanno un peso ed una loro precisa fisicità. Il che è davvero un piacere, ed il feeling è ottimo. Ecco, così non è nel titolo Ubisoft. Le vetture sono fogli di carta, leggere quindi, fin troppo. Non abbiamo la sensazione di stare al volante, non abbiamo alcun tipo di feedback. Il che azzera qualsiasi tipo di piacere di guida.

Arcade quindi, fino all’osso, si rimane incollati alla strada e si predilige l’uso del freno a mano per entrare in curva a tutta velocità, senza il rischio di ritrovarci in testacoda. A meno che di non toccare, o meglio, sfiorare, un qualsiasi elemento dello scenario. Ed è qui che The Crew mostra tutta la classicità del genere, aspetto che non è sicuro positivo. Come detto, toccando un guardrail, o un altro veicolo che sia, ci si ritrova a girare su se stessi, oppure ballonzolati tra diversi elementi. Tutto questo porta a rovinare il divertimento di una gara, arrivando anche alla frustrazione.

The run

Sì, la mappa di gioco è davvero enorme, anche solo viaggiare da uno stato all’altro ci si impiega decine di minuti. È davvero una gioia passare dai grattacieli di New York alle spiagge di Miami, il tutto godendosi il cambiamento di panorama che avviene percorrendo le strade che portano alle due città. Il mondo di gioco è riempito non solo dalle missioni principali, ma anche dalle sfide rapide che possiamo affrontare semplicemente toccando l’icona presente per strada. Il da farsi è davvero tanto, e per scoprire il tutto vi ci vorranno davvero decine e decine di ore. In un mondo così vasto non possiamo essere gli unici piloti che viaggiano per gli States.

The Crew recensione next gen playstation 4

The Crew è infatti un titolo solo online, dobbiamo rimanere connessi per poter giocare, poi se collaborare o meno con i presenti è una nostra scelta. Infatti, per ogni gara presente, possiamo scegliere se partecipare in solitaria o in compagnia. Per formare le famose crew basta mandare un invito direttamente dalla lista dei giocatori presente in gioco. Se questi accettano formeremo una squadra con cui poterci muovere insieme e dominare le sfide.

Dobbiamo però dire che questo aspetto, che dovrebbe essere la parte fondamentale del titolo, non è poi così profonda. Formare una crew passa in secondo piano, non ci sono classifiche o particolari statistiche che ci invoglino a crearne una. Semplicemente fungono da squadre per cooperare insieme. Così come questo aspetto è secondario, anche tutta la componente social lo è. Non ci è infatti concesso comunicare o interagire in qualsiasi modo con gli altri giocatori che incontriamo per la mappa. Inoltre non capita di rado giocare in completa solitudine, per un motivo o per un altro il gioco non trova altri giocatori da abbinare alla nostra sessione.

Oltre al PvE è presente anche un PvP messo in piedi grazie alle rivalità tra le fazioni che dominano le varie regioni della mappa. Scelto chi rappresentare, correremo con la nostra squadra in gare 4vs4. Visto che il gioco è appena uscito nei negozi, per ora non ci lamentiamo della difficoltà nel trovare altri piloti nel matchmaking. Tranne qualche lag, in generale le partite a cui abbiamo partecipato le abbiamo trovate fluide e piacevoli.

Underground

Ad ogni competizione portata a termine, verremo premiati con i Bucks, la moneta sonante del gioco, con esperienza, e con dei pezzi prestazionali da montare alla nostra vettura. Non solo è infatti presente il livello del pilota, ma anche quello delle nostre vetture. Un sistema di crescita quest’ultimo decisamente funzionale, che ci porta sempre a voler continuare a gareggiare per potenziare al massimo il nostro bolide. Ovviamente i Bucks ci servono per comprare le nuove vetture dai vari garage presenti sulla mappa. Ma non solo, vi abbiamo parlato prima delle modifiche meccaniche, ma non di quelle estetiche. Finalmente torna la possibilità di rendere unica la nostra vettura, non solo con un cambio di vernice. Possiamo scegliere tra svariate decalcomanie, scegliere l’aspetto degli interni, cambiare il cofano, le minigonne, i paraurti e via dicendo.

The Crew recensione next gen playstation 4

Parlando dell’aspetto tecnico, oltre alla fisica di cui vi abbiamo parlato poco sopra, è nella sua completezza che The Crew ci ha lasciato con l’amaro in bocca. La realizzazione delle vetture è buona, ma ben lontana dagli ultimi titoli dello stesso genere usciti negli scorsi mesi. L’aliasing sporca un’immagine generale di per se poco pulita. Oggi come oggi, vedere gli specchietti che non riflettono l’immagine alle nostre spalle, fa storcere leggermente il naso. È anche vero che, come già detto, la mappa di gioco è davvero immensa e dettagliata a non finire, ma purtroppo i paesaggi non riescono a lasciarci a bocca aperta. Un plauso va ai danni delle vetture e alla sporcizia che ricopre l’auto quando guidiamo fuoristrada. 

I pro

  • Finalmente, il ritorno della personalizzazione estetica
  • Lodevole la scelta di inserire una trama che ci invogli a proseguire
  • La mappa è immensa e viaggiare da uno stato all’altro è una gioia…

I Contro

  • Parte social scialba…
  • …così come le crew sono una componente di secondo piano
  • La fisica e il relativo effetto flipper portano alla frustrazione
  • Ora come ora il matchmaking è problematico
  • …peccato per l’aspetto tecnico arretrato

Voto Globale 7.5

Un plauso va ad Ivory Tower che ha cercato di riportare in auge gli aspetti classici del genere che hanno reso famose alcune delle pietre miliari che ben conosciamo. Il tutto unendolo agli aspetti moderni legati al social in un contesto affascinante come quello degli Stati Uniti. Peccato che tutte queste idee ed elementi siano stati evidentemente troppi per il team, il quale non è riuscito ad eccellere in nessuno di questi. La parte sociale e le crew non sono messe in risalto e le interazioni possibili sono ridotte all’osso. Il gameplay e la fisica sanno di retrò, quest’ultima semplicemente rende il gioco frustrante. Lodiamo l’enorme lavoro dietro alla realizzazione degli States nella loro interezza, peccato però per un aspetto tecnico decisamente obsoleto. 

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