Strike Suit Zero torna nella sua versione Director's Cut grazie al programma ID@Xbox. Tra astronavi e mech, cosa ne pensiamo?
Avete sempre sognato, come noi, di poter volare nello spazio e di abbattere qualche astronave nemica? Il primo gioco arrivato su Xbox One grazie al progetto ID@Xbox, dal titolo Strike Suit Zero: Director’s Cut, permette di volare e combattere il nemico a gravità zero! Esplosioni, plasma e mech trasformabili sono gli elementi di questo simulatore di volo spaziale, in salsa occidentale.
Con l’avvio del gioco è immediata l’immersione nel mondo di Strike Suit Zero: Director’s Cut, favorita dall’accattivante narrazione in lingua inglese, seguita dagli utilissimi sottotitoli in italiano. La storia, forse tra le non più originali, ci porta a conoscenza di come l’umanità sia progredita e sviluppata nel corso dei secoli per cercare di trovare la fonte di un segnale alieno. Durante questa lunga ricerca sono stati colonizzati diversi pianeti, ormai uniti fra loro nel tentativo di chiedere l’indipendenza dalla madre Terra! Questa è la ragione per cui si è scatenato questo conflitto su larga scala, capace di coinvolgere ogni pianeta ed IA in tutta la galassia. Gli indipendentisti sono però in possesso di un’arma e una tecnologia sconosciuta, forse originata dal ritrovamento della fonte del segnale alieno. Sarà nostro compito tentar di riportare la pace attraverso le tredici missioni della campagna, già vista in Strike Suit Zero pubblicato ad inizio 2013 su Steam, alle quali si aggiungeranno tredici ulteriori missioni del tutto nuove. È anche presente una vera e propria campagna secondaria, inserita sotto forma di simulatore, con altre cinque missioni che vanno a rinforzare il comparto single player del titolo. Queste faranno da prequel alla campagna canonica.
Tutte le missioni si svolgeranno nello spazio aperto, dove poter sparare e muoversi liberamente. A primo impatto, l’utilizzo del pad risulta essere piuttosto ostico. Volare, sparare ed evitare i colpi nemici non è da subito immediato, ma per imparare i comandi base affronteremo delle brevi missioni tutorial. Nonostante siano di grande aiuto, le preziose spiegazioni non riescono ad evitare la confusione generale dell’azione di gioco e la pressione del tasto sbagliato, ovviamente nel momento sbagliato, è sempre dietro l’angolo ad aspettarci, facendoci pagare amaramente il nostro errore. L’uso delle due levette analogiche ci permetterà di controllare i nostri movimenti nello spazio tridimensionale, mentre il grilletto LT ci farà accelerare; se premuto insieme alla levetta analogica sinistra, attiveremo un propulsore che ci darà ulteriore velocità. Potremmo gestire le armi con la parte destra del joypad. Con RT e RB attiveremo diverse tipologie di armi, sostituibili a loro volta con la freccia direzionale destra e sinistra. Per difenderci dovremo attivare al momento giusto l’impulso elettrico con il tasto Y, capace di disturbare la traiettoria dei missili nemici in arrivo. Ad aumentare la confusione (almeno inizialmente) ci pensa la trasformazione da navicella a mech. Premendo il tasto A cambieremo forma, a favore di maggior capacità offensiva ed elusiva, ma andando a diminuire la nostra velocità massima. Il Mech è utilizzabile solamente per periodi limitati di tempo, avremo a disposizione una barra “flusso” che consumeremo usando la trasformazione in mech, quindi niente battaglie alla Rambo ma solo trasformazioni in momenti precisi o in situazioni di schiacciante superiorità nemica. Anche il robottone ha due tipologie di armi differenti attivabili con RT e RB ma non ha l’impulso elettrico difensivo.
Graficamente il gioco mostra due facce, da una parte troviamo le ambientazioni scarne e vuote, con nemici pressoché sempre identici e piuttosto plasticati. Le esplosioni passano inosservate, tranne nei casi in cui si distrugga qualche astronave ammiraglia nemica. Dall’altra parte troviamo invece sfondi di gran classe, veri e propri tocchi artistici che fanno da contorno ai vari livelli della campagna. Da una nebulosa blu, fino all’esplosione di un pianeta, ogni livello presenta un suo personale stile che farà rimaner meravigliati anche chi non è esattamente un patito di astronomia. Strike Suit Zero: Director’s Cut non è un simulatore di volo ed è bene tenerlo a mente. Il gioco si svolge nello spazio e non sempre si potranno sfruttare punti di riferimento per le nostre acrobazie, inoltre la fisica di gioco non aiuta a capire la nostra velocità e le conseguenti contromisure da adottare; manca un “contachilometri” e l’accelerazione è stata realizzata grossolanamente. Al di fuori degli indicatori di distanza dei nemici non ci sono altri modi per orientarci, essendo inoltre assente una comunissima, ma sempre utile, mappa di gioco.
Tiriamo le somme su Strike Suit Zero: Director’s Cut. Il titolo si presenta con una sola modalità: di fatto, non esiste un comparto multiplayer; tuttavia sono state inserite cinque missioni che formano una vera seconda campagna. Grazie a queste, la longevità complessiva è di circa cinque o sei ore, nel corso delle quali sbloccheremo nuove astronavi utilizzabili successivamente in tutte le missioni già affrontate. Il comparto tecnico si presenta piuttosto sottotono, così come l’audio. Se è facilmente trascurabile la mancanza di un audio completamente doppiato in italiano, a favore di un più coinvolgente doppiaggio in lingua inglese, non è trascurabile l’assenza di una colonna sonora degna di tale nome, dove tracce sottotono e a malapena udibili faranno compagnia al giocatore di turno. Strike Suit Zero: Director’s Cut poteva essere un ottimo titolo, godibile da chiunque, ma si limita a presentarsi come un titolo con diversi elementi assolutamente da rivedere e non perché sia un indie game, ma semplicemente a causa di alcune scelte discutibili eseguite in fase progettuale.
Strike Suit Zero: Director's Cut è un gioco che va saputo apprezzare per quegli scorci di elevata fattura proposti dagli sviluppatori. Tuttavia è palese l'incompletezza del prodotto finale. Gli amanti dei videogiochi che fanno della loro forza i temi fantascientifici dovrebbero comunque tenerlo in considerazione, soprattutto per coloro che sognano di volare in piena libertà nello spazio infinito, sparando qualche colpo alle astronavi nemiche per una battaglia all’ultimo missile.