Arriva finalmente nei negozi Steep, nuovo titolo di Ubisoft dedicato agli sport d'alta quota. Ecco la nostra recensione!
E’ la velocità l’ingrediente fondamentale di Steep, titolo di Ubisoft Annecy annunciato a sorpresa alla fine della conferenza del publisher francese dello scorso E3. Un raro atto d’amore verso l’adrenalina e gli sport invernali che arriva dopo anni di vuoto nel mercato videoludico. E se per molti viene già visto come l’erede spirituale dello storico franchise SSX di EA, in realtà il gioco ha in sé qualcosa di molto diverso da offrire, nonché un pubblico differente a cui puntare. La domanda è ovviamente una sola, si tratta di un acquisto imprescindibile per i fan della montagna e delle emozioni forti? E la risposta è affermativa, più per scarsità di offerte però che per l’effettiva qualità del gioco. Perché Steep di difetti se ne trascina purtroppo dietro molti, vediamoli quindi insieme in questa recensione.
A duemila metri di altezza è raro fare incontri casuali, a dominare è la solitudine e l’unico rapporto possibile è quello con la montagna. Un ambiente affascinante e pericoloso, che regala quel brivido lungo la schiena che in molti ricercano per lunghi tratti della propria vita. E se tra distese di candido bianco, strapiombi rocciosi e silenziosi ghiacciai si nascondono tutti gli ingredienti necessari a farlo diventare un parco dei divertimenti dominato dall’adrenalina e dal coraggio, ecco che allora abbiamo trovato il panorama perfetto per ambientare un titolo come Steep.
Gli sviluppatori lo sanno, avendo deciso di offrire ai giocatori una mappa di gioco che abbraccia le più belle cime di Italia, Francia e Svizzera. Monte Bianco e Monte Rosa sono quindi solo alcuni dei picchi che ci ritroveremo a discendere in snowboard, sci, tuta alare o parapendio. Passando per piccoli villaggi coperti dalla neve, parchi artificiali dedicati al freestyle e scoscesi dirupi, le aree presenti sono varie ma purtroppo non caratteristiche. Manca infatti in Steep uno degli elementi che più ci si aspetterebbe di trovare in un titolo così focalizzato sull’aspetto open world: il piacere della scoperta. Reali differenziazioni tra le varie sezioni di gioco non esistono e già dopo poco tempo si avverte una pesante sensazione di ripetitività nell’esplorazione dei territori. Le stesse piante, la stessa conformazione di pendii e ghiacciai tolgono in breve tempo la sorpresa che ambienti del genere dovrebbero al contrario regalare, non riuscendo nemmeno ad offrire scorci realmente maestosi o spettacolari.
Si tratta quindi di un omaggio incompleto alla potenza e alla meraviglia che la Natura sprigiona nelle montagne incontaminate. E’ un compromesso che sacrifica la bellezza di territori unici, la magnificenza di una delle Sette Sommità, da sempre ammirata e venerata per il suo pericoloso fascino. Non bastano in tal senso i racconti della montagna, particolari sezioni in cui la discesa a valle è accompagnata da un racconto a tratti melenso che dovrebbe celebrare la storia millenaria degli scenari proposti.
Non dipende dalla mancanza di una vera e propria story-line, aspetto che nessuno si attendeva in un titolo del genere, ma dalla fallace valorizzazione di un elemento che a maggior ragione avrebbe dovuto diventare il protagonista indiscusso di quest’esperienza, l’ambiente montano. Anche perché di attività Steep non ne propone poi moltissime. Tutte queste girano intorno ad un basico sistema di progressione che permette di sbloccare – col progredire del tempo e dei livelli – nuove zone, nuove prove ed equipaggiamenti inediti. Manca però uno scopo all’interno del gioco. E’ una continua corsa che si esaurisce nel semplice miglioramento delle proprie abilità quella provata dall’utente, senza una reale gratificazione che possa giustificare le ore di allenamento passate davanti allo schermo.
Quattro sono essenzialmente le proposte che Steep mette sulla tavola quando si presenta al giocatore. Sci, snowboard, tuta alare e parapendio saranno i compagni d’avventure che condurranno per mano chiunque decida di immergersi nei freddi panorami alpini disegnati da Ubisoft. Discipline che da anni abitano l’immaginario popolare, e che a livello generale sembrano ben implementate all’interno del gioco. In realtà, appare invece ovvio che già dopo poco tempo la predilezione della maggior parte dell’utenza vada a bussare alla porta (ricca di adrenalina) di sport veloci e talvolta pericolosi come lo snowboard, penalizzando sfide meno riuscite ed entusiasmanti come le gare tra parapendii.
Ciò che però accomuna ogni attività è la mancanza di un vero e proprio tecnicismo dietro ad essa. Elemento che in sport in cui la minima rotazione in eccesso o difetto può far la differenza tra un atterraggio perfetto oppure una dolorosa caduta fa storcere particolarmente il naso. Il sistema di controllo è da questo punto di vista troppo basilare, soprattutto in particolari frangenti. La sua immediatezza ed intuitività è apprezzabile nelle sfide di velocità, in discese a rotta di collo in cui l’importante è evitare gli ostacoli e approfittare della conformazione naturale degli ambienti. Quando però ci si inizia a cimentare in scenari che prevedono una maggiore padronanza del personaggio, quali possono essere gare freestyle, allora iniziano a venire a galla i primi nodi.
La gestione approssimativa delle evoluzioni appare più come una scommessa (talvolta persa in partenza) che come una vera e propria prova di abilità. Non di rado, infatti, ci si ritroverà a fallire particolari trick, perché il sistema di controllo non è riuscito a registrare con successo i vari imput dati dal giocatore al controller. Le varie mosse da effettuare in aria vengono infatti gestite tramite l’inclinazione dell’analogico sinistro, che ne regola il numero e l’inizio. Per completarle occorre però anche portare a termine un atterraggio pulito, in modo da scaricare efficacemente la forza derivante dalla caduta da altezze così elevate. In Steep non esiste però un modo per raddrizzare il proprio personaggio in modo da mediare la violenza del colpo ed evitare una rovinosa caduta. Paradossalmente, il mezzo migliore per non rischiare di mandare a monte una serie di complicate evoluzioni consiste nell’appoggiare il controller sul tavolo ed affidarsi completamente al gioco, che riporterà in automatico il personaggio in una posizione che faciliti il suo atterraggio.
Questo difetto acquista ancora più importanza se si riflette sulla filosofia che dovrebbe stare alla base di una produzione simile. In molti, infatti, non sono ancora del tutto sopiti i ricordi di titoli come i vari SSX oppure i primi Tony Hawk. Giochi in cui le combinazioni di tasti e le abilità nel calcolo del tempismo erano i sovrani assoluti dell’esperienza. Steep appare più come una continua mediazione, molto ben realizzata in alcuni aspetti, che riesce sì a trasmettere gran parte della passione che circonda l’ambiente degli sport invernali ed estremi, ma che strizza l’occhio a così tante cose da non riuscire a stabilire in toto una propria identità. Ammicca all’esplorazione ed agli scenari sandbox senza però valorizzarne le caratteristiche e le magnificenze, dichiara un amore viscerale verso il panorama sportivo invernale senza approfondirne il tecnicismo, riprende aspetti quasi ruolistici come la progressione del personaggio, limitandone però l’utilità ad un mero unlock di aree inedite e oggetti aggiuntivi.
Eppure ci sono numerosi momenti in cui Steep riesce a stupire positivamente. Seppure non riesca a regalare panorami mozzafiato o scorci dall’eccellente valore estetico ciò in cui riesce è la creazione di un vastissimo ambiente che sia funzionale al gameplay proposto nel gioco. Non si tratta di un titolo incredibile dal punto di vista tecnico, data l’eccessiva ripetitività di modelli ed ambientazioni, ma nondimeno la realizzazione generale appare più che solida. Più che sulle ambientazioni sorprende l’eccezionale lavoro compiuto su elementi accessori come equipaggiamento e vestiario. Il poter beneficiare di licenze importanti come Red Bull, Solomon e The North Face ha permesso agli sviluppatori di sbizzarrirsi con la fantasia.
La stessa fantasia che, purtroppo, permea anche la fisica del titolo. Atterraggi rovinosi che si protraggono per centinaia di metri, semplici cambi di direzione che danno origine a violenti capitomboli sono alcuni dei problemi che affliggono il gioco. E che aggiungendosi all’incompleto sistema di controllo azzerano spesso la soddisfazione provata dal giocatore. Se a ciò aggiungiamo forti problemi riscontrati su PC per quanto riguarda compenetrazioni ed improvvisi freeze del gioco su Uplay (più volte siamo stati costretti a forzarne la chiusura) il panorama offerto appare più gelido che mai.
Certo è che però framerate e stabilità generale dell’online (non è possibile giocare senza connessione internet) non sono in discussione. Non ci è capitato praticamente in nessuna occasione di assistere a repentini cali nel conto dei fotogrammi o a lunghe attese a causa del protrarsi eterno dei tempi di caricamento.
Il prodotto dei ragazzi di Ubisoft Annecy riesce inoltre a regalare qualche importante chicca che risolleva la bontà tecnica del titolo. Dalla resa della neve, curata come in nessun gioco fino ad ora, all’accentuazione del senso di velocità tramite un’ottima effettistica, non sono affatto rari i punti di forza di una produzione che seppure non ecceda nella magnificenza estetica offre senza se e senza ma un colpo d’occhio impressionante per qualità generale ed orizzonte visivo.
Steep non è esattamente ciò che ci attendevamo. Non è l'annuncio bomba che in molti si aspettavano alla fine della conferenza Ubisoft di questo E3 e non è l'omaggio agli sport ad alta quota che in molti speravano si rivelasse. E' invece molte cose allo stesso tempo e nessuna in particolare, cercando di abbracciare simultaneamente un approccio sandbox che pone la libertà d'azione in primo piano ed uno più tecnico che invece mostra ampie lacune alla prova dei fatti. Non lo si può però bollare come un mero fallimento, perché Steep è soprattutto una grande prova di coraggio del publisher francese, che ha deciso di riportare ancora una volta sui nostri PC e sulle nostre console un genere da molto tempo assente, ed un esperimento che se portato avanti in futuro può solamente migliorare, magari riuscendo a riparare alle proprie storture e a migliorare gli esistenti punti di forza. Rimane per ora uno dei pochi giochi dedicati ad un pubblico spesso bistratto, nella storia videoludica odierna, come quello degli amanti degli sport estremi ed invernali, ed in tal senso si prefigura come un acquisto obbligato. Anche perché una buona dose di amore per tali discipline è fondamentale per apprezzare a fondo questo titolo, nel bene e nel male.