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Recensione

State of Decay: recensione

Arrosto misto di zombie!

State of Decay è stato uno dei titoli rivelazione per Xbox 360, recentemente approdato su PC, bissando ovviamente il fiume di meritati consensi. Ibrido sia come genere che come produzione, noi di KG abbiamo avuto modo di riceverne copia in redazione, spolpando il titolo e consegnando una recensione che speriamo vi possa soddisfare e possa rispondere alle vostre curiosità in merito.

 Gran Mix di Zombie!

State of Decay, come detto ad inizio articolo, è un titolo ibrido sotto tutti i punti di vista. Innanzitutto il genere: survival horror, action, sandbox e, perchè no, anche un poco gdr. Dal punto di vista della produzione, siamo in bilico anche qui: il nome a capo dei neonati Undead Labs è Jeff Strain, lead programmer di WoW, Warcraft III e Diablo. Personaggio di spicco nel mondo della videoludica, ma al tempo stesso approdato nei lidi dell’indie gaming, con un budget tutto sommato limitato, tanto da dover passare per Steam GreenLight per poter essere venduto ufficialmente sulla piattaforma Valve. La qualità del prodotto ad ogni modo, possiamo gia anticiparlo, è assicurata.

State of Decay ha sì una trama, ma è davvero solo un pretesto, tanto è raffazzonata e poco curata. La cosa, se all’inizio può dare fastidio, smette di preoccupare dopo poco: quello che conta sarà sopravvivere, ed ai buchi di trama sopperiscono le dinamiche sandbox e casuali, che rendono ogni partita unica e sempre diversa. La casualità, l’evoluzione randomica delle situazioni di gioco farà da padrona, garantendo esperienze vive ed entusiasmanti. In poche parole, a prescindere dalle missioni principali, riceveremo tonnellate di missioni secondarie o di richieste di aiuto che riempiranno il gioco in maniera organica e soddisfacente. Fulcro del gioco comunque sono gli zombie: essi paiono aver infestato la zona montuosa dove i due iniziali protagonisti stavano trascorrendo una piacevole vacanza. Sarà pertanto necessario sopravvivere con ogni mezzo, a partire dal radunare più sopravvissuti possibile, costruire un rifugio ed accaparrarsi scorte. Fondamentale trovare innanzitutto cibo e medicinali, praticamente indispensabili per evitare che tutti i personaggi a disposizione inizino a perdere morale, fiducia, e magari anche la vita. Il raggruppamento dei personaggi avviene sporadicamente: durante eventuali esplorazioni della vasta mappa di gioco ci capiterà di trovare sopravvissuti. Questi, se abbastanza socievoli, ci chiederanno di unirsi al gruppo. La risposta positiva non è scontata: più gente vuol dire più bocche da sfamare e più letti da mettere a disposizione, rendendo fin troppo presto il nostro rifugio iniziale inadatto. Per fortuna sarà possibile adattare, sempre grazie all’esplorazione, altri edifici a tale scopo.

I personaggi del gruppo non saranno tutti controllabili, ma solo quelli contraddistinti da leadership. Gli altri ci aiuteranno durante le eventuali missioni, o su richiesta. Da segnalare che nessuno dei componenti del party è indispensabile: le morti dopo un po’ saranno davvero frequenti. Altro elemento importantissimo è la valuta di gioco: l’influenza. Divenuti inutili i vecchi dollari ci muoveremo all’interno del mondo di gioco solo grazie all’influenza accumulata durante le missioni andate in porto, le situazioni casuali generate dall’IA o le relazioni sociali. Prendere oggetti facenti parte le scorte comuni, farsi accompagnare da un altro personaggio, quasi tutto costerà influenza. Bisognerà pertanto ricordarsi sempre di adempiere alle proprie mansioni, per non trovarsi mai sguarniti di questa importante risorsa.

Andando al nocciolo del gameplay, come accennato, siamo di fronte ad un gran mix di generi. Quello preponderante è l’action, visto l’uso massiccio del corpo a corpo, delle armi da mischia, della corsa, di salti ed arrampicate; condito con il giusto approccio stealth (soprattutto di notte). Ovviamente però il mondo di gioco è un mondo non lineare, completamente free roaming, nel quale vagheremo alla ricerca di risorse e persone non infette, stando attenti a non disturbare i tantissimi tipi di zombie che cercheranno di farci la pelle. I non morti saranno tanti, a volte troppi, di vario tipo e sempre molto pericolosi. Sensibili al rumore (ma quasi ciechi) spesso sarà conveniente fare attenzione a dove mettere i piedi. Tant’è che le auto (anch’esse un bene prezioso), verranno spesso lasciate parcheggiate, perchè inadatte, rumorose come sono, a viaggi brevi.

La componente sandbox del titolo, tanto decantata, è sicuramente presente in misura molto più lieve. Anche se alcuni spunti sono interessanti (raccogliere risorse, creare nuove basi o avamposti che forniscono a seconda della loro natura cibo od altre materie prime) manca una certa spigliatezza ed oggettiva libertà di crafting, a nostro avviso necessaria per poter definire un titolo sandbox. Alcune risorse facilmente reperibili in natura (come bastoni, clave, rami), dovranno essere per forza trovate durante i saccheggi nei luoghi prestabiliti, così come tutti gli altri elementi droppabili e non. Anche il crafting è piuttosto scarno, e poco soddisfacente. In realtà la modalità di gioco, molto libera ed a tratti quasi “gestionale”, soprattutto in merito ai rapporti personali tra pg e png e strutture, è già complessa di suo, senza dover scomodare un sandbox che non c’è e di cui non si sente certo la mancanza.

martelliamo finestre... e pure zombie!

State of Decay non è comunque certo finito qui. Bisogna segnalare innanzitutto la bellissima modalità giorno/notte, che cambierà radicalmente l’esperienza di gioco: il giorno, caldo e piacevole, la notte piena di zombie famelici, con scarsa visibilità e tanta, ma tanta, paura. Indubbiamente una delle cose meglio riuscite del lavoro degli Undead Labs è proprio la compenetrazione del giocatore nell’infetto mondo di gioco, che ci metterà spesso in condizione di urlare per la frustrazione ed il terrore di venire uccisi dallo zombie di turno.

Per finire il lato gdr del gioco non è da sottovalutare. Ogni personaggio avrà le sue caratteristiche, in termini sia di abilità che di carattere. Le prime, che si svilupperanno con il tempo e l’uso, faranno in modo che il gruppo si evolva, trasformando i vari giocatori in esperti combattenti, o attenti ninja, od infaticabili raccoglitori di risorse. Il secondo aspetto, prettamente sociale, importerà soprattutto in merito alle relazioni che si potranno stringere durante la partita, e che potranno aiutare o meno il morale del gruppo.

Il gioco, che anche su PC supporta solo il joypad per Xbox 360, è sviluppato per un’esperienza esclusivamente joypad, che risulterà effettivamente essere comodo e ben implementato in ogni azione. Ricordiamo ai nostri lettori che ad esclusione della pausa di gioco vera e propria consultare diario, mappa e via dicendo non fermerà il tempo di gioco, e nemmeno gli zombie!

  Zombie rozzi ma efficaci

Tecnicamente il titolo è ben realizzato, sebbene con qualche difetto. Le textures sono piacevoli e piuttosto realistiche, l’impatto dei corpi e dei colpi è indubbiamente soddisfacente, sebbene a volte le azioni più concitate siano decisamente irrealistiche e troppo legnose. I giochi di luci ed ombre, nonché il cambiamento tra la fase diurna e quella notturna è di grande qualità. Meno di qualità le ambientazioni e le skin degli ambienti interni, molto spesso ripetitive e troppo “fisse” al fondale. Si registrano inoltre dei significativi cali di frame rate durante le corse in macchina e le ondate di zombie più numerose. Insomma è ovvio che qualche sbavatura è presente, ma vista la mole di elementi e di qualità del titolo, si può soprassedere senza problemi. Sviluppato tra l’altro molto bene il lato social della mappa e del diario, ben implementato con lo stile di gioco e dinamico al punto giusto, facendo in modo che possa effettivamente sembrare plausibile per il personaggio utilizzare in real time i dati di gioco esaminati.

uno screenshot della schermata delle provviste generali

Il lato audio è il meno affascinante, con delle musiche adatte, ma piuttosto scontate, ed un main theme che non si sforza di impressionare o di venire memorizzato, ed infatti passa nel dimenticatoio fin troppo presto. 

Insomma, State of Decay è un grande gioco, un titolo appassionante, economico, ben fatto e soprattutto sui generis: non solo perchè ne mescola tanti, ma soprattutto perchè riesce a far vedere il mondo oramai sovrasfruttato dei non morti in maniera diversa, divertente, complessa, completa e di indubbio impatto, sia a livello di giocabilità che di simulazione. Probabilmente se l’apocalisse zombie fosse alle porte, ci comporteremmo proprio come in State of Decay.

I pro

  • Action, gestionale e gdr in un unico gioco
  • Finalmente un gioco di zombie alternativo
  • Completo e vasto

I Contro

  • Multiplayer assente
  • Cali di frame rate frequenti
  • Trama assente

Voto Globale 8.5

State of Decay è un grande titolo per tutti i tipi di giocatore. Il suo grande pregio, cioè la mole di oggetti, missioni, cose da fare e tipologie di gioco, è forse anche il suo vero difetto, mancando di una identità ben delineata. A volte potremo lamentarci del fatto che sovente manchi un filo conduttore o qualche caratteristica più approfondita e meglio sviluppata, ma alla fine dei conti il prodotto è di indubbia qualità.

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