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Recensione

Sniper Ghost Warrior 3 – Recensione, è giunta l’ora di liberare il cecchino che è in voi!

I ragazzi di CI Games ripartono da un titolo open-world con un grande focus sulle meccaniche di gioco per rilanciare la serie Sniper Ghost Warrior.

Scopriamo fin da subito tutte le nostre carte, la beta pubblica di Sniper Ghost Warrior 3 ci aveva tutt’altro che entusiasmati. Afflitta da problemi tecnici difficilmente sorvolabili, anche su configurazioni medio-alte, la prima comparsata del titolo di CI Games riservò ben più di qualche dubbio a riguardo di una sua fruttuosa commercializzazione futura. Flash-forward di un paio di mesi ed ecco però che molte delle incertezze tecniche sono state risolte, con gli sviluppatori che hanno riservato ai giocatori la possibilità di cimentarsi con un prodotto più rifinito e particolarmente interessante. Vediamo quindi insieme quali sono i punti di forza del nuovo capitolo del brand Sniper Ghost Warrior. 

Sniper/Ghost/Warrior

Come probabilmente è molto facile evincere dal nome che contrassegna questo franchise, l’idea che circonda la produzione CI Games è quella di offrire un’opera estremamente variegata nel suo gameplay, in grado di essere plasmato dalle abilità e preferenze dei singoli giocatori; è quello a cui gli sviluppatori hanno puntato con i due precedenti capitoli (riuscendoci solo parzialmente) ed è lo stesso principio che sta alla base di questo Sniper Ghost Warrior 3.

Sniper Ghost Warrior 3

Se da una parte abbiamo un sistema di gioco che vuole conquistare l’utente di turno in termini di possibilità offerte, dall’altro lato dovremo scontrarci con una componente narrativa ed una profondità generale del racconto che sembra voler fare poi molto per distanziarsi dai topoi più comuni del genere bellico. Scenario che fa da sfondo alle vicende sono i freddi territori della Georgia, ormai in balia di nutriti e spietati gruppi di criminali e separatisti pesantemente armati; in queste terre tutt’altro che ospitali, la nostra missione sarà quindi quella di porre un freno alla crescente spirale di violenza e anarchia che regna da oramai parecchio tempo in codeste lande desolate, in una one-man mission che ricorda per caratteristiche più i film di John Cena dei primi anni duemila che un racconto di guerra almeno parzialmente realistico.

Tra affascinanti aiutanti in tutine attillate (chi l’avrebbe mai detto?), vecchie fiamme che oramai ci odiano a morte e drammi familiari che si attorcigliano con i nostri compiti principali, la trama procede tuttavia in modo piuttosto spedito fino alla sua conclusione, senza particolari inciampi oltre alla sua insita banalità. Stessa cosa non si può invece dire per la recitazione e la scrittura di dialoghi e scambi di battute, poco ispirati e in più occasioni addirittura patetici. Rari incontri (per fortuna) con una filosofia da b-movie ben poco adatta anche ad una produzione i cui focus principali risiedono più nella componente ludica che non in quella narrativa.

Il colpo più lungo

Come affermato in precedenza, l’idea di poter variare il proprio approccio in relazione alle missioni a proprio piacimento è ciò che realmente ha permesso a questo franchise di ritagliarsi una comunque nutrita schiera di appassionati, obiettivo di non poco conto se si tiene in considerazione che i due precedenti capitoli furono incapaci di convincere appieno sia critica che pubblico. Il lavoro svolto in tal senso dal team di sviluppo è qui ancora maggiore e più interessante di quanto visto in passato, con un titolo che oltre a riprendere caratteristiche già esistenti, ne approfondisce molte altre e non risulta nemmeno troppo parco di novità.

Entrando più nello specifico, esistono tre stili generali con cui interfacciarsi alle missioni offerte dal titolo: Sniper racchiude tutti gli accorgimenti che permetteranno ai giocatori più riservati di colpire da lontano, rimanendo così sempre al riparo nelle proprie posizioni e rischiando raramente la pelle, Ghost si confà maggiormente a chi cerca infiltrazioni che facciano del silenzio e dell’ombra i propri highlights principali, eliminando le minacce senza destare alcun tipo di allarme, mentre Warrior è riservato a chi fin da piccolo ha sempre visto in Rambo il proprio supereroe personale.

Tutti e tre questi stili di gameplay hanno poi delle abilità originali che si sbloccheranno a seconda della tipologia di giocatore che vorrete essere all’interno del titolo. Fare affidamento solamente sul proprio fucile da cecchino ci consentirà quindi sì di ottenere le abilità ad esso relative (per esempio trattenere il respiro più a lungo) ma al tempo stesso ci precluderà altre opzioni.

Sniper Ghost Warrior 3

La scelta dello stile di gioco sta quindi interamente nelle mani del giocatore, anche se in ogni caso è garantito un livello di sfida piuttosto basilare. Sia chiaro, Sniper Ghost Warrior non è un gioco difficile, almeno non più della media odierna, ma nondimeno possiede un’intelligenza artificiale che seppur troppo scolastica risulta efficace. Chi pensa quindi che basti posizionarsi a distanza di sicurezza per non correre più alcun rischio dovrà ricredersi in fretta visto che, in caso di qualche colpo sbagliato, i nemici non ci metteranno molto per risalire alla nostra posizione, o comunque si metteranno al riparo costringendoci a cercare un nuovo punto d’approccio.

In tal senso, aiuta sicuramente il grande numero di armamenti e gadget a disposizione del giocatore, che vanno dai fucili (da cecchino e d’assalto) alle granate fino alle mine e ai coltelli da lancio, senza poi dimenticare tutti gli optional da poter installare negli slot delle proprie macchine di morte. Un’importanza fondamentale la ricopre però il drone, che permette senza troppi problemi di eseguire uno scan delle aree di gioco, in modo da evidenziare eventuali nemici e punti di interesse. Tutta la dotazione in nostro possesso verrà poi decisa nel nostro rifugio, da cui sarà necessario selezionare missioni ed armamenti, con in aggiunta la possibilità di visualizzare la mappa, ricca di attività secondarie e sotto-quest minori che aggiungono non poche ore di gioco alla campagna principale.

Tra alti e bassi

Sniper Ghost Warrior 3 non è all’apparenza un brutto titolo ed anzi, tecnicamente parlando il colpo d’occhio generale si posiziona nella media che popola il mercato odierno, in particolar modo grazie ad una mappa vasta e piena di contenuti che solo raramente mostra il fianco ad aree realizzate con una minore cura generale. Il dettaglio degli ambienti e il sistema d’illuminazione (che nella beta era stato uno dei primi condannati) rendono poi piuttosto piacevole l’estetica dell’opera, soprattutto negli scenari esterni in cui la ricchezza della vegetazione e delle conformazioni naturali la fa da padrone. Vi è poi da considerare la non troppo vasta gamma di settaggi offerti nella versione PC del titolo che, nonostante presenti le classiche impostazioni a cui tutti siamo ormai abituati da anni (ombre, shader, dettaglio oggetti, ecc…) manca di un qualsiasi riferimento ad anti-aliasing e texture.

Sniper Ghost Warrior 3

A ciò si vanno poi ad aggiungere una serie di problematiche tecniche e limitazioni che inficiano il verdetto finale, a partire da un motore grafico utilizzato (il CryEngine) piuttosto pesante e non performante su tutte le configurazioni. Evidente poi il caricamento in ritardo delle texture in alta definizione, con numerosi (e talvolta piuttosto gravi) casi di pop-up di interi oggetti ed elementi a schermo. Incomprensibile inoltre la realizzazione delle rare scene d’intermezzo, afflitte da una modellazione poligonale dei personaggi piuttosto approssimativa e da una palette cromatica quasi “slavata”, tanto da apparire in una risoluzione ben minore rispetto al resto del gioco.

I pro

  • Grande libertà d'approccio
  • Numerosi gadget ed armi a disposizione

I Contro

  • Tecnicamente afflitto da gravi problematiche
  • Missioni non sempre ispirate
  • Trama e dialoghi presi a forza dai peggiori film degli anni '90

Voto Globale 6.5

Sniper Ghost Warrior è una buona prosecuzione per il franchise di CI Games, un titolo interessante grazie al principio intorno al quale si fonda e alla cura con cui sono state realizzate le meccaniche di gioco. Persino la sua virata verso un approccio open-world è risultata ben ragionata, grazie all'introduzione di una lunga lista di attività secondarie, da side mission all'eliminazione di accampamenti nemici, che rimpinguano il già positivo computo delle ore di gioco. Non riesce però a scrollarsi di dosso alcune delle perplessità e dei difetti che avevano appesantito anche i suoi predecessori, a partire da un comparto narrativo banale e scontato. La realizzazione tecnica poi, seppure buona per gran parte dell’esperienza, supera a malapena la sufficienza per numerosi problemi minori e per una qualità di audio e doppiaggio ben lontana dagli standard odierni.

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