Un temerario cecchino, una mira infallibile, degli organi che si disintegrano. Questo è Sniper Elite 3, e...
La figura del cecchino nel mondo videoludico non ha mai ricevuto particolare attenzione, ponendola come un opzione piuttosto che assegnargli il ruolo di protagonista. Recentemente ci ha provato City Interactive con Sniper: Ghost Warrior, cercando miseramente di farci imbracciare il fucile in uno sparatutto in prima persona decisamente poco riuscito. Andando indietro nel tempo, scopriamo l’origine della serie di cui tratteremo oggi. Il primo Sniper Elite uscì su Xbox, Wii e Playstation 2 portandosi appresso dei meriti lodevoli dalle testate che ne elogiarono la qualità. Sette anni dopo vede la luce il capitolo che fece parlare di sé per una sua caratteristica peculiare: la “X Ray Kill Cam”. La tanto pubblicizzata meccanica, entrava in gioco nel momento in cui era necessario sottolineare un colpo ben assestato, mostrandoci il percorso del proiettile fino alla penetrazione nelle carni del malcapitato. Dati alla mano, Rebellion non solo decise di pubblicare due spin-off a base zombie, ma di lanciarsi nello sviluppo di Sniper Elite 3.
Avevamo lasciato il tiratore scelto, Karl Fairburne, a Berlino, negli ultimi giorni della seconda guerra mondiale intenzionato ad eliminare gli scienziati impegnati al progetto V2. L’ultima speranza nazista per porre fine, da vittoriosi, al conflitto ormai agli sgoccioli. Gli episodi a cui ha assistito e partecipato Karl, non lo segneranno al tal punto di decidere di appendere il fucile al chiodo, tutt’altro. Spalle dritte e testa alta, pronto per il prossimo incarico, il quale lo porterà a partecipare alla campagna d’Africa. L’Operazione Crusader, condotta dai britannici, ha avuto l’effetto sperato, Rommel è stato respinto. Per poco, l’Asse continua la sua avanzata lungo il deserto occidentale, preparandosi ad un nuovo attacco contro Tobruk.
Quella che sembra una semplice prima missione con l’obiettivo di difendere la cittadina libica, si rivela in realtà l’inizio della ricerca dei piani dei tedeschi, pronti a costruire l’arma definitiva. Se la narrazione funziona meglio rispetto al precedente capitolo, grazie a scene d’intermezzo che ci aggiornano sulla situazione, la trama rimane il punto debole della produzione. La maggior parte delle volte ci troviamo semplicemente nel nuovo livello con il solo scopo di portarlo a termine, e non perché trascinati da un vero interesse.
La progressione è dettata dai compiti primari che ci vengono assegnati, i quali non sono particolarmente originali. Ci verrà chiesto per esempio di eliminare degli ufficiali per poi raccogliere le informazioni segrete che avevano con sé. Fortunatamente, per raggiungere tali obiettivi, ci viene in aiuto un level design complesso che ci consente diversi approcci e scelte tattiche. La serie Sniper Elite abbraccia da sempre le meccaniche stealth, favorendole come prima opzione rispetto allo sparare all’impazzata. Equipaggiandoci con la Welrod, una pistola silenziata, possiamo eliminare i nemici senza allertarne altri. A questo punto è buona norma nascondere i corpi, in modo da evitare che vengano scoperti. Mentre ci spostiamo teniamo sotto controllo l’indicatore che segnala la probabilità di essere visti. Secondo diversi criteri, esso ci indica se è il caso di cambiare posizione o meno. Nel momento in cui un nemico ci stia guardando, si riempirà un cerchio sulla sua testa, divenuto giallo incomincerà ad indagare sulla nostra posizione. In questo caso possiamo spostarci e nasconderci per sparagli quando vicino, oppure tendergli una trappola con una mina. Insomma, la componente stealth ha ricevuto delle migliorie atte a sottolineare ancora una volta come il cecchino debba essere un fantasma. Agendo di soppiatto per poi nascondersi di nuovo. Una delle meccaniche ruota proprio attorno a questa idea.
Sparato il primo colpo con il nostro fucile, i nemici non avranno ancora chiara la nostra posizione, al contrario con il secondo, nel quale inizieranno le indagini, al terzo invece verremo attaccati. La nostra ultima posizione nota viene segnata sulla mappa ed a schermo con una silhouette, questo ci permette di cambiare posizione, sparare di nuovo per sorprendere i nemici, spostarci e via dicendo. Una tattica che se sfruttata per bene ci permette di eliminare l’intera presenza ostile con poca fatica. A questo punto siamo stati scoperti, fucile alla mano calcoliamo la distanza che ci divide dal nostro bersaglio e premiamo il grilletto. Più siamo lontani e più dovremo compensare. Se a livello di difficoltà normale ciò è abbastanza semplice, ad “autentico” la simulazione del vento e della caduta del proiettile ci mettono i bastoni tra le ruote. In nostro aiuto non possiamo che sfruttare il marchio di fabbrica della serie: lo svuota polmoni. Questa ci permette di trattenere il respiro, rallentare il tempo e prendere la mira con calma. Sul reticolo della lente, un rombo ci segnala dove il nostro colpo andrà ad impattare, permettendoci di mirare ciò che vogliamo con facilità. Premuto il grilletto inizia la X Ray Kill Cam, la quale segue il proiettile, per poi mostrarci lo scheletro del nostro bersaglio. A questo punto assisteremo, letteralmente, alla distruzione del cranio, delle ossa o degli organi interni: polmoni, fegato o stomaco che sia. Anche qui sono state apportate delle migliorie, ora la struttura interna è stata arricchita con i muscoli e il sistema cardiovascolare. Questa entra in gioco anche nel momento in cui colpiamo le parti deboli dei veicoli, con la kill cam che ci mostra l’interno del motore, seguita dall’esplosione che si espande fino all’esterno di esso.
I punti guadagnati dalle nostre azioni hanno ora un’utilità, è infatti presente un livello legato alla nostra partita, il quale aumenta con l’esperienza accumulata. Sblocchiamo così armi ed equipaggiamento da dotare al nostro armamento, attrezzandoci nel modo più opportuno in base alla missione corrente. Livello che viene condiviso per tutte le modalità di gioco, dal singleplayer, alla cooperativa fino al multiplayer competitivo. Possiamo giocare insieme ad un amico alla campagna, oppure dedicarci a delle sfide dedicate, affrontando ondate di nemici. Peccato che non esista il matchmaking, siamo costretti ad invitare la nostra lista amici. Al contrario, possiamo buttarci nel multigiocatore dove sfidare sconosciuti nelle più classiche modalità, nulla di innovativo, ma farà piacere a chi ama il conflitto dalla lunga distanza.
Seppur non si tratti di un mondo aperto, Rebellion ha sopperito all’estrema linearità del secondo capitolo con delle mappe decisamente più ampie. Queste ci permettono di scegliere come agire e a quale obiettivo dirigerci per prima. Peccato per obiettivi opzionali senza alcun mordente e mancanti di una vera motivazione per cui dovremmo portarli a termine. Non comportano nessuna variazione alla missione, alla storia e tanto meno verremo ricompensati. L’ambientazione è ispirata e piacevole a vedersi, peccato che, nella versione Playstation 3 da noi testata, il caricamento delle texture sia fin troppo lungo, rivelando alla conclusione una qualità non elevata di queste. Vero difetto sono i diversi bug riscontrati, come la moltiplicazione e la comparsa di diversi soldati nemici in posti improbabili. Anche il ragdoll ci ha fatto sorridere in diverse occasioni, con corpi sbalzati in aria dopo un colpo inferto, seguite da compenetrazioni allo spostamento del cadavere. A livello uditivo Sniper Elite 3 non propone nulla di indimenticabile, il doppiaggio italiano di Karl è piacevole, peccato per le risicate linee di dialogo, che diminuiscono a causa del sonoro che sparisce in determinate cutscene.
Rebellion è riuscita nel compito di proporre un nuovo titolo della serie, migliorando nettamente un secondo capitolo per certi aspetti dimenticabile. Sniper Elite 3 intrattiene dall’inizio alla fine risultando un ottimo passatempo, ma senza proporre momenti indimenticabili, tanto meno missioni originali. Arriverete alla conclusione dopo circa dieci ore di gioco senza il dispiacere di aver concluso una trama scialba e di aver salutato Karl. Durante questo percorso però avrete apprezzato le profonde meccaniche stealth e i vari organi massacrati con la kill cam. Davvero un peccato la mancanza del matchmaking nelle modalità cooperative.