Con il nuovo capitolo di uno dei suoi brand più famosi, Firaxis punta a sfondare nuovamente il botteghino
Quando si parla di strategici a turni, è impossibile non pensare a Sid Meier’s Civilization, famoso brand nato nel 1991 per opera di MicroProse ed ormai famoso in tutto il mondo come uno dei più importanti capisaldi del genere.
Nel corso di oltre vent’anni d’onorato servizio, la serie ha saputo offrire solo ed unicamente nuovi capitoli dall’incredibile livello qualitativo, senza perdersi per strada neanche dopo il triste fallimento del team di sviluppo originale ed il seguente passaggio del marchio a 2K Games e, in particolar modo, ai ragazzi di Firaxis Games.
Nonostante le numerose perplessità e le preoccupazioni generali che attanagliavano tutti i fan storici del brand, i quali vedevano in un così repentino cambio di gestione il temibile pericolo di un potenzialmente disastroso snaturamento dell’opera originale, i talentuosi sviluppatori che presero in mano il progetto riuscirono nel non facile compito d’imporsi nel mercato videoludico a testa alta, non solo sviluppando un titolo che in termini qualitativi aveva ben poco da invidiare ai suoi fratelli maggiori, ma mostrandosi addirittura capaci di migliorarlo con alcune geniali intuizioni che ampliarono ancor di più il bacino d’utenza interessato all’opera senza però scontentare i fan storici che, al contrario, videro il tutto come un piacevole ammodernamento di alcune specifiche meccaniche di gameplay che, nel corso degli anni, erano invecchiate piuttosto male.
Arrivati quindi ai giorni nostri, verso la fine del 2016, ecco che Firaxis Games ritenta il colpaccio con il rilascio di Sid Meier’s Civilization VI, nuovo capitolo del brand che si pone l’arduo compito di mantenere intatti tutti i pregi che in passato entusiasmarono i videogiocatori, limandone però al contempo diverse meccaniche che, per alcuni aspetti più o meno rilevanti, risultavano essere ancora piuttosto acerbe. Dopo aver potuto godere a lungo dell’esperienza di gioco offerta, potete tutti tirare un lungo sospiro di sollievo; Firaxis ha nuovamente centrato il bersaglio.
Quella che caratterizza Civilization VI è una struttura di gameplay apparentemente semplice che però, man mano che si progredisce nella propria partita, riesce a dimostrarsi sempre più complessa e stratificata. Inizialmente, ci ritroveremo catapultati all’interno di un’enorme mappa di gioco rappresentante l’intero pianeta con il preciso compito di far nascere e fiorire la nostra civiltà. Partendo dall’età della pietra, eccoci quindi nella delicatissima fase di posizionamento della nostra capitale, una scelta che avrà pesantissime conseguenze in caso di un’errata valutazione del territorio circostante.
Costruite le fondamenta del vostro impero lì dove le materie prime abbondano ed il vostro popolo potrà prosperare nella ricchezza, piantate radici in un arido terreno e preparatevi a vederlo sprofondare nella miseria. Fiumi, boschi, oro, ferro, pietra, legno e molto altro ancora, le risorse a cui potrete attingere sono davvero molte e tutte vi aiuteranno nella lunga e faticosa scalata al potere che vi attende. Una volta costruito il vostro centro cittadino e creata un’unità di ricognizione con la quale esplorare le zone limitrofe, il tutto attraverso un sistema di gioco a turni in cui i vostri uomini potranno muoversi solo per un numero variabile di caselle esagonali, bisognerà occuparsi del proprio popolo per evitare che il malcontento dilaghi incontrastato portandosi dietro povertà e carestie.
Ecco che quindi si entra quasi subito in contatto con i primi due importanti cambiamenti che i ragazzi di Firaxis Games hanno apportato alla loro creatura. Per poter raccogliere risorse di qualsivoglia tipologia, sarà necessario utilizzare i ben conosciuti costruttori, unità di grande importanza in quanto rappresentanti l’unica manodopera capace di costruire strutture al di fuori della città ma, al contrario dei capitoli precedenti, utilizzabili solo per un numero limitato di volte. Se infatti in passato era possibile portarsi dietro gli stessi costruttori anche per interi millenni, questa volta potrete utilizzarli solo fino ad un massimo di tre volte, dopodiché dovrete realizzarne degli altri.
A fare da contraltare a questa scelta, la quale potrebbe far storcere il naso a più di un giocatore, vi è l’incredibile efficienza dell’unità stessa che, al contrario di quanto avveniva in passato, sarà capace di costruire qualsiasi struttura in un solo turno, aspetto da non prendere assolutamente sottogamba in quanto capace di velocizzare non di poco l’espansione dei nostri confini, i quali hanno anch’essi subito un importante variazione.
Se in passato, infatti, ciò che era presente intorno alla nostra città veniva visto solo ed unicamente come mera risorsa, con la possibilità di poter costruire strutture più “articolate” ed imponenti solo all’interno del nucleo urbano, con Civilization VI ecco invece comparire i distretti, costruibili intorno alle nostre zone abitate e capaci d’introdurre alcune succulente varianti nella formula di gioco originale.
Ogni distretto può essere specializzato in un qualche campo specifico, dallo snodo commerciale alla base militare, fino ad arrivare a luoghi religiosi e campus universitari, rivelandosi capace di fornire alcuni importanti bonus in grado di giovare alla vostra intera civiltà, con truppe più veloci e resistenti o commercianti in grado di entrare in contatto con più città per stipulare tratte commerciali.
Oltre a ciò, ogni distretto potrà possedere alcuni specifici edifici capaci di velocizzare il nostro avanzamento tecnologico nei diversi campi che ci competeranno, come biblioteche nei campus e banche negli snodi commerciali, costringendoci così a dover ponderare con attenzione in che modo sfruttare i diversi distretti in nostro possesso.
Per evitare che il giocatore si potesse ritrovare con città dalle enormi dimensioni, infatti, gli sviluppatori hanno dato forma a specifici limiti dettati dal numero di abitanti e dalla conformazione stessa del territorio, con alcuni particolari distretti che, ad esempio, potranno essere posizionati solo in zone adiacenti a boschi o montagne.
Oltre a tutto ciò, inoltre, non bisogna assolutamente dimenticarsi delle Meraviglie, imponenti costruzioni che, non dissimilmente dai distretti, occuperanno una casella della mappa ed offriranno alcuni benefici utili soprattutto nelle fasi più avanzate della partita.
Il tutto rappresenta un meccanismo perfettamente integrato nella struttura di gioco che permette la creazione di città fortemente diversificate tra loro e pensate per specifici scopi che gli sviluppatori sono riusciti a sfruttare perfettamente per il loro fine ultimo, creare quella magica sensazione di avere il totale controllo su quanto accade su schermo mettendoci però, al contempo, nella complicata situazione di dover sorreggere un pesante fardello.
Non importa quanto il vostro impero prospererà, non conta il numero di unità armate in vostro possesso o la quantità di denaro contenuto nelle vostre casse ormai traboccanti di lucenti monete; basterà un singolo errore e tutto ciò che avrete faticosamente creato crollerà miseramente come un castello di carte.
Nel mentre che stavate espandendo i vostri domini, ecco che l’esploratore inizialmente inviato in avanscoperta entra in contatto con un popolo a noi sconosciuto ma propenso al dialogo. Da questo momento potremo decidere in che modo rapportarci ai nostri vicini, valutando se un’azione diplomatica sia la giusta mossa o se, forse, un attacco su vasta scala non possa portare a maggiori benefici.
Nel caso in cui doveste intraprendere la strada del dialogo, sappiate che il sistema diplomatico visto in passato è stato in buona parte migliorato, seppur presenti ancora alcune lacune. In tal senso, qualsiasi giocatore avvezzo al brand rammenterà sicuramente i comportamenti non sempre coerenti dei diversi capi di stato con cui entravamo in contatto nel corso della nostra avventura.
Dal dichiararci guerra senza alcun motivo apparente fino al chiedere una pace totalmente inaspettata anche in situazioni per noi fortemente svantaggiose, sono davvero tanti i casi in cui i passati Civilization si sono rivelati essere poco rifiniti sotto l’aspetto più squisitamente diplomatico e pragmatico. Con Civilization VI, Firaxis ha quindi puntato a perfezionare l’intero sistema nel suo insieme ponendosi come obiettivo il compito di farci meglio interpretare intenzioni e motivazioni dei nostri avversari.
In tal senso il risultato finale si è rivelato essere ben più soddisfacente di quanto non fosse in passato, con imperi che ci fanno capire chiaramente quando una nostra azione od una qualche peculiarità del nostro popolo risulta poco gradita od estremamente apprezzata riuscendo però, al contempo, a rivelarsi ben più attenti nella gestione dei rapporti, sfruttando le occasioni propizie a proprio favore e cercando di metterci il classico bastone nelle ruote lì dove se ne dovesse presentare l’opportunità.
Detto questo, non si può purtroppo nascondere come capiti ancora piuttosto frequentemente che le azioni più o meno bellicose dei diversi capi di stato che dovremo affrontare non sempre risultino coerenti con quanto fatto fino ad allora, con improvvise dichiarazioni di guerra dovute al numero di Meraviglie presenti sul nostro territorio ed inaspettate rotture di accordi commerciali a seguito di un qualche semplice regalo non apprezzato, un sistema a tratti legnoso e che necessiterebbe ancora di qualche oculata limatura. Superato lo scoglio della diplomazia, non bisogna dimenticare che anche l’aspetto più belligerante può dare i suoi frutti, se sfruttato saggiamente.
Nel momento in cui, infatti, i confini del nostro regno dovessero starci un po’ troppo stretti, dovremo necessariamente puntare alle città stato di un qualche impero a noi vicino, il tutto sfruttando una formula di gioco che non varia di una virgola quanto visto in passato.
Dopo aver prodotto un buon numero di unità da combattimento cercando di variegare quanto più possibile il nostro esercito, tra spadaccini, arcieri, cavalieri, macchine d’assedio e molto altro ancora, sarà giunto il momento di partire alla conquista del nostro nemico, con la tuonante voce dell’imperatore di turno inizialmente carica d’ira e d’orgoglio che però, ben presto, verrà spezzata dai nostri uomini, una vittoria alla volta.
In queste fasi del gioco, l’intelligenza artificiale non sempre si è dimostrata capace di rispondere efficacemente alle nostre manovre, finendo con l’incartarsi in più di un’occasione in disastrosi assalti suicidi facilmente evitabili. In qualche caso più raro, inoltre, è capitato di assistere a rocambolesche e violente cariche nemiche che, però, dopo avermi assestato qualche duro colpo mettendomi con le spalle al muro, si sono concluse con un’inspiegabile ritirata nemica dai miei territori rivelatasi perfetta per darmi la possibilità di riprender fiato.
Non parliamo di problematiche capaci di rovinare l’esperienza di gioco, ma è indubbio che una maggior cura in tal senso avrebbe potuto dar vita a scontri ben più appassionanti e complessi.
Ad un’offerta ludica già bella corposa, bisogna poi aggiungere anche i due alberi delle scoperte, uno in ambito scientifico ed uno in ambito culturale. Come in ogni Civilization che si rispetti, un impero fossilizzato solo in determinati campi non avrebbe alcuna possibilità di resistere all’inarrestabile forza del tempo, ed è per questo che sarà nostro preciso compito quello di eseguire quante più ricerche possibili.
Dalla ruota alla scrittura fino all’allevamento, l’agricoltura, le armi da fuoco, l’energia atomica e molto altro ancora, ogni ricerca che porteremo a compimento avrà un duplice scopo.
Da una parte permetterà la creazione di nuove strutture ed unità da mandare in battaglia, dall’altro lato aiuterà la vostra civiltà ad avanzare nelle diverse epoche storiche per raggiungere traguardi sempre più rilevanti. L’albero culturale, in particolar modo, rappresenterà un elemento di gameplay estremamente importante e da non poter assolutamente lasciare in secondo piano, rivelandosi infatti come ciò che andrà a determinare l’assetto politico e culturale del vostro popolo, utile per raggiungere la vittoria in uno dei possibili campi intraprendibili, da quello militare a quello scientifico.
Inoltre, a seconda dell’assetto di governo prescelto e, conseguentemente, alle decisioni politiche intraprese, sarà possibile ricevere delle particolari carte capaci di farci ottenere degli utili bonus da poter sfruttare nel corso della propria partita.
A chiudere il tutto ci pensa, infine, la religione, la quale continua a rappresentare un aspetto rilevante nella struttura di gioco dell’intera opera. Fondando una religione e creando specifici luoghi di culto, infatti, sarà possibile realizzare unità specializzate capaci di diffondere il proprio culto, essenziale per ottenere sempre più fede, utilizzabile per espandere maggiormente le proprie ideologie e necessaria in enormi quantità nel caso in cui si volesse puntare alla vittoria religiosa.
Tecnicamente parlando, Firaxis ha voluto cambiare totalmente regime preferendo abbandonare i toni più realistici dei vecchi capitoli per optare, piuttosto, su di una componente grafica dallo stile fortemente cartoon. Nonostante le numerose proteste avanzate da parte dei fan a seguito della decisione presa, Firaxis è riuscita a realizzare un titolo estremamente piacevole da guardare, con unità, strutture ed ambienti circostanti ottimamente realizzati.
Il mondo di gioco è poi ricco di dettagli, tutti i capi di stato sono stati creati con grande dovizia di particolari, i giochi di luci ed ombre sono di pregevole fattura e gli effetti particellari, seppur non facciano gridare al miracolo, si guardano con estremo piacere.
Se poi, al tutto, aggiungiamo anche un’ottimizzazione del titolo sublime, che su un PC con una GTX 970, 16GB di Ram ed un i7 4790K viaggia a 60 frame al secondo fissi, e la quasi totale mancanza di qualsivoglia bug capace di compromettere gravemente la propria persona avventura verso il potere assoluto, risulta impossibile non applaudire ai ragazzi di Firaxis, i quali sono riusciti a portare sui nostri schermi un titolo graficamente ineccepibile.
Chiude il tutto un ottimo comparto audio, con una colonna sonora ricca di tracce estremamente piacevoli capaci d’accompagnare perfettamente il giocatore nel corso della partita, unita ad un doppiaggio italiano di buona fattura.
Con Sid Meier’s Civilization VI, Firaxis è nuovamente riuscita a superarsi, sviluppando un titolo dall’incredibile livello qualitativo che, sfruttando tutti gli aspetti già perfettamente implementati nella struttura di gioco ed aggiungendo o limando numerosi dettagli che in passato non convinsero pienamente l’utenza, saprà convincere sia i fan più accaniti che i giocatori alle prime armi. La struttura di gameplay, a prima vista piuttosto semplice, finisce ben presto con lo stratificarsi in sempre più aspetti che necessitano di essere attentamente gestiti per giungere all’agognata vittoria finale, ottenibile solo a patto che le vostre strategie di gioco riescano ad intrecciarsi perfettamente con lo stile di governo adottato per il vostro impero. Le numerose migliorie apportate ad aspetti quali la diplomazia, lo sviluppo delle proprie città e la pratica religiosa riescono poi ad arricchire notevolmente il gameplay, capace di tenere incollato allo schermo il videogiocatore anche per decine e decine d'ore di gioco intenso. Di ottima fattura si è rivelato essere anche il comparto tecnico, affiancato ad un’ottimizzazione generale di gran pregio che saprà sfruttare nel modo giusto sia i sistemi più performanti che quelli meno avanzati. In tal senso, è un vero peccato che un’IA ancora piuttosto lacunosa ed una certa incongruenza nei comportamenti diplomatici messi in moto dai propri avversari non permettano di far raggiungere al titolo l’eccellenza assoluta, ma resta il fatto che qualsiasi amante di strategici a turni non dovrebbe in alcun modo lasciarsi scappare l’opportunità di giocare questa piccola perla del panorama videoludico attuale.