A qualche mese di distanza dal suo approdo su PC, Season After Fall arriva anche su console. Abbiamo approfittato di questa occasione per darvi le nostre impressioni sul titolo di Swing Swing Submarine.
Gli ultimi anni, soprattutto in ambiente indipendente, sono stati un vero e proprio momento di fioritura per tutte quelle produzioni che hanno messo al centro della propria essenza il lato artistico. Dal rinnovato amore per la pixel art a mondi fantastici costruiti con arte e passione, numerosi sono gli esempi che si potrebbero fare in questo ambito. Tra i generi che di più hanno beneficiato di questa nuova attenzione verso l’estetica e l’impatto visivo vi è quello dei platform. Recentemente ne abbiamo avuto prova con titoli come Owlboy, Inside, Shovel Knight. Seasons After Fall cerca di proseguire in questo tracciato, puntando fortemente su uno stile particolare ed affascinante. Purtroppo però la bellezza da sola non basta e questo la produzione di Swing Swing Submarine non sembra comprenderlo appieno. Ecco perché.
Non è particolarmente complicata da comprendere la storia che sta alla base di Seasons After Fall. E’ una narrazione che rivolge intorno al ruolo imprescindibile della Natura, alla sua importanza ed alla necessità di un suo dolce e calmo fluire. Lo fa trasportando la magia di un racconto per bambini, di quelli che hanno accompagnato ognuno di noi durante la propria infanzia, e riproducendola in un medium totalmente diverso, per struttura e finalità. Eppure da questo punto di visto l’obiettivo del team di sviluppo è stato raggiunto, sebbene con qualche leggero inciampo.
La storia è quella di un semino, una non precisata entità che fin dai primi momenti della sua esistenza viene guidata nel proprio cammino. Quale sia lo scopo del suo leggero incedere all’inizio non è precisato, ed il giocatore sarà accompagnato solamente da una vivace voce femminile. La stessa voce che ci indicherà la necessità di visitare tutti e quattro i guardiani delle stagioni, per prendere in dote un frammento del loro potere e riuscire così nella conduzione di un altrettanto imprecisato rituale. Ma il semino, così viene chiamato ripetutamente dal mentore fuori campo, non può portare a termine questo incarico con le sole proprie forze; attraversare la foresta è pericoloso ed estenuante. Ed è per questo che deve prendere letteralmente possesso di una volpe, al suo contrario veloce ed agile, animale perfetto per esplorare ogni selvatico ambiente.
Tuttavia, ogni frammento narrativo che il team di sviluppo ha deciso di infondere nella sua produzione, appare ben più isolato di quanto ci si potrebbe aspettare. A partire da un particolare punto del gioco infatti, le parentesi di dialogo, le spiegazioni, le istruzioni, scompariranno improvvisamente per lasciare spazio ad un racconto più serioso su ciò che la Natura deve essere e l’importanza del suo incontrastato procedere. Un piacevole e parziale cambio di rotta troppo sottotono però per aggiungere una qualche sostanziale ombra di contenuto in più.
Prendere possesso dei frammenti di ognuno dei quattro animali guardiani ci garantirà un differente potere, ossia il controllo della stagione ad esso corrispondente. Con la pressione di un tasto si avrà quindi la possibilità di far letteralmente cambiare l’ambiente intorno a noi, piegando a nostro piacimento lo scorrere della Natura. Gli alberi perderanno le proprie foglie, ruscelli e pozzanghere si geleranno, oppure al contrario sbocceranno bellissimi fiori ed il sole illuminerà ogni anfratto degli scenari. Tutto subordinato al volere del giocatore.
Nascono in questo modo i puzzle ambientali inseriti all’interno del titolo, enigmi che costituiscono la colonna vertebrale del suo gameplay. Per superare alcune sezioni sarà infatti necessario manipolare con arguzia gli elementi dell’ambiente, approfittando delle loro caratteristiche. Particolari vegetali che sputano palle di neve permetteranno di raggiungere appigli più alti, piccoli rami germoglieranno per permetterci salti ancora più lontani.
Solo questo però ha da offrire la creatura a cui ha dato vita il team di sviluppo, che manca totalmente di qualsiasi altra parvenza di sfida. Non esistono avversari, minacce o pericoli oltre a quello (parecchio improbabile) di rimanere impantanati in un enigma ambientale. Appare questa come una precisa scelta della software house per non rendere ancora più singhiozzante il fluire della trama o per non angustiare con complessità accessorie quei giocatori non particolarmente desiderosi di affrontare ulteriori difficoltà. Il progressivo incedere verso il finale non ha ostacoli, fatta eccezione per la noia e l’irritazione verso un livello di backtracking che costringe a ripercorrere più volte i propri passi.
Ciò che però abbaglia fin dal primo istante in Seasons After Fall è un comparto artistico unico. Se la comparazione con i libri illustrati per bambini può, di primo acchito, sembrare ingiuriosa per qualcuno, bisogna tenere a mente la qualità artistica che molti di essi sono stati capaci di raggiungere. E’ probabilmente proprio per questo interessante l’apparenza del gioco, per il suo essere un continuo rimando, un persistente occhiolino a tempi in cui anche le storie più semplici erano in grado di farci emozionare.
E’ dolce in tutta la sua essenza la produzione di Swing Swing Submarines. Lo è come abbiamo detto precedentemente nell’incedere delle sue meccaniche nonché nelle sue sembianze. La palette cromatica leggera, le tonalità poco sature utilizzate, nonché i tratti simili a quelli di un’affascinante illustrazione ad acquerello lo rendono piacevole da osservare per ogni secondo delle 5/6 ore necessarie al suo completamento. Un lasso di tempo in cui l’arte e la bellezza della natura saranno costantemente presenti.
Certo è che non si tratta comunque di una delle esperienze visivamente più soddisfacenti a cui ci siamo trovati di fronte negli ultimi tempi. A remare contro un concept interessantissimo per ideazione vi è una complessità degli ambienti piuttosto risicata ed un’avvertibile ripetitività di particolari elementi la cui riconoscibilità si rendeva necessaria per il completamento degli enigmi.
Non sono molte le parole necessarie per descrivere Season After Fall. Non sono molte, in realtà, nemmeno le parole propriamente pronunciate all'interno del gioco. Questo perché il meglio di sé stesso il titolo lo dà attraverso l’immagine, convogliando sensazioni e magnificenze in un’efficace ed elegante maniera. E’ anche vero però che siamo lontani dai picchi di bellezza che abbiamo potuto sperimentare per esempio con Ori and The Blind Forest. Se a ciò aggiungiamo una componente di gameplay e di narrazione piuttosto basilare e poco articolata, purtroppo l’impatto complessivo del gioco è ben lontano dalle sue affascinanti prime impressioni.