Torniamo a salpare i mari in questo RPG nudo e crudo, accompagnati da giovani donzelle, rum e bende sugli occhi... letteralmente.
Alla sua uscita, Risen 2 fece parlare di sé per la caratterizzazione piratesca data al titolo, una novità per un gioco sviluppato da Piranha Bytes, ormai abituati alle classiche ambientazioni fantasy con cavalieri, castelli e cavalli, sin dai tempi di Gothic. Scambiare questi tipici elementi con fucili, rum e navi attirò l’attenzione su un titolo che, seppur non senza critiche, non dispiacque a critica e pubblico. Il terzo capitolo riprende sia i tratti dei fantasy classici sia quelli marinareschi, per un mix del tutto sorprendente. Se in bene o in male lo scoprirete nella nostra recensione.
La nostra avventura inizia ricordandoci Risen 2, ci ritroviamo impersonando l’Eroe a bordo della nostra nave attaccata da una flotta nemica. Insieme a nostra sorella Patty (che ritorna dal secondo capitolo) aiutiamo la ciurma a respingere l’attacco facendoci strada tra mozzi decisamente poco cordiali, fino ad incontrare il capitano fantasma. Esso ci scaglierà addosso un mostro marino dalle dimensioni decisamente generose. A questo punto veniamo svegliati da Patty, scoprendo come il tutto sia stato solo un incubo, siamo in rotta verso un’isola vicina, pronti a salpare. Arrivati la nostra compagna di viaggio ci indica un tempio non molto lontano, protettore di un generoso tesoro dei pirati bramato da molti. Non perdiamo tempo e ci facciamo strada tra nemici e animali selvatici in direzione del ricco bottino. Nel nostro cammino però qualcosa, o meglio, qualcuno, si palesa di fronte a noi. È chiaramente il capitano fantasma, lo stesso visto nel sogno di poco prima, evidentemente ciò che pensavamo essere solo frutto della nostra immaginazione si sta rivelando realtà. Scopriremo meglio ciò che sta accadendo una volta giunti al vecchio tempio.
Qui veniamo attaccati da una creatura misteriosa e potente, non possiamo che soccombere ed abbracciare la morte. Nostra sorella riversa in lacrime nel mentre sotterra il nostro corpo. Nel momento in cui sembra che sia giunta la fine per il nostro personaggio, un losco figuro si avvicina alla tomba, ci dissotterra e pronuncia parole a noi sconosciute. Ma ci basta sapere che sono state in grado di riportarci in vita. Bones, questo il nome dello sciamano, ci rivela che alle Ombre non andiamo a genio, ed è per questo che ci hanno condotto con la morte nel Regno delle Tenebre. Inizia così la missione alla ricerca del nostro spirito perduto, scandita da una progressione che ci vede viaggiare da un’isola all’altra completando le missioni principali assegnateci, approfondendo sempre più l’oscura situazione in cui versa il mondo di gioco, sempre più invaso dalle Ombre. Una trama che, anche se non memorabile, così come la narrazione, svolge il compito di tenerci incollati al gioco dall’inizio alla fine.
Mentre avanziamo nella nostra avventura dovremo affrontare gli agguerriti nemici che popolano il mondo di gioco. Iniziamo subito dicendo che Risen 3, come l’intera saga, non è per chi vuole una passeggiatina a cuor leggero. Più che ai novizi del genere, il gioco si rivolge agli amanti degli RPG nudi e crudi, dove sono le statistiche, l’equipaggiamento e le abilità acquisite a fare la differenza piuttosto che la pressione convulsa dei tasti del pad. Il combat system rimane il punto debole della serie, a causa della ripetitività dell’azione, delle poche possibilità d’attacco e dei pattern limitati dei nemici, i quali escludono un qualsiasi tipo di tattica o stratagemma nell’affrontarli, rivolgendosi, come detto poco sopra, unicamente agli elementi da gioco di ruolo. Gli scontri sono sì difficili, e l’elemento sfida dona il pepe necessario all’azione in modo da renderla appagante e soddisfacente, arriva però a risultare, in certe occasioni, frustrante. Anche a causa di in autoaiming non perfetto, che ci fa colpire chi non vorremmo, anche gli NPC che ci stavano aiutando, rendendoli così ostili. Non a caso, è il gioco stesso a consigliare di salvare spesso.
A meno di non fuggire a gambe levate, per ingaggiare il nemico dobbiamo prima estrarre la nostra spada, inquadreremo così il nostro oppositore. Cerchiamo di resistere ai colpi inflitti parandoci, tenendo presente che questi potrebbero sbilanciarci, esponendoci ad eventuali danni. Riponiamo quindi alla schivata, che ci permette di evadere dal raggio d’azione per poi sfoderare l’offensiva. Possiamo concatenare tre attacchi di fila, in modo da creare una sorta di combo in grado di infliggere sempre maggiori danni, con in aggiunta la possibilità di atterrare i nemici più deboli, rendendoli inoffensivi. Per fare ciò il tasto attacco va premuto nel momento in cui colpiamo il nemico, seguendo quindi un particolare ritmo, il button smashing è quindi vietato, a meno di non voler limitarsi ad una serie di deboli attacchi.
Ritornano le armi da fuoco, a due mani in sostituzione dell’arma bianca o estraibili in combattimento per cercare un colpo dalla distanza, il quale non è detto che vada a segno. Se la fortuna ci assiste possiamo comunque infliggere danni importanti. Dobbiamo comunque tenere a conto i proiettili che abbiamo con noi per evitare di rimanere senza nei momenti critici e di necessario bisogno. Dopo un secondo capitolo che lasciava spazio al solo voodoo, in Risen 3 torna anche la magia. Possiamo prendere parte a una delle diverse fazioni presenti nel gioco, se vogliamo assicurarci i guanti dei cristalli che ci donano la possibilità di lanciare incantesimi, dovremo unirci ai Guardiani, i protettori dei maghi.
Il potenziamento del nostro personaggio è relegato ai Punti Gloria, meglio conosciuti nel mondo dei giochi di ruolo come punti esperienza, guadagnabili uccidendo i nemici o completando le missioni che ci vengono assegnate. Questi li possiamo spendere per aumentare i nostri attributi. Se vogliamo diventare degli abili spadaccini sarà il caso di dedicarli alla nostra abilità negli attacchi in mischia, al contrario se il nostro desiderio è quello di diventare dei potenti maghi li investiremo nella magia. Da buon gioco di ruolo, non è importante solo essere capaci di menare le mani, ma anche di saper comunicare e borseggiare. Aumentando queste statistiche avremo soluzioni di dialogo uniche, nonché più soldi in tasca. È importante parlare con gli NPC presenti nel mondo di gioco poiché questi potrebbero insegnarci abilità uniche, da apprendere solo grazie al loro insegnamento. L’oro guadagnato è saggio spenderlo per dotarci a dovere, nell’inventario possiamo infatti procedere equipaggiandoci in prospettiva dei prossimi scontri. Ogni parte del corpo ha riservato uno slot. La mano destra impugna un’arma bianca oppure una magia, invece quella sinistra una bocca da fuoco. Testa, corpo, gambe e piedi sono separati, permettendoci di scegliere la combinazione migliore dei vestiti che abbiamo a disposizione, prediligendo magari la protezione ai danni da impatto, piuttosto che quelli magici. Si passa poi allo spazio dedicato all’orecchino, l’amuleto e all’anello, ognuno ci dona dei benefici particolari. Insomma, tutte componenti RPG profonde e complete, che lasciano al giocatore la massima libertà di scelta e di personalizzazione in base al proprio stile di gioco.
Meccaniche che continuano con la presenza della possibilità di creare armi, equipaggiamento e pozioni, il tutto se in possesso degli schemi di costruzioni specifici, dell’abilità e dei materiali richiesti. Poco sopra abbiamo detto quanto i combattimenti siano complessi, questo anche a causa dell’energia che non viene rigenerata in automatico. Per curarci dovremo mangiare del cibo, il quale ci cura nel tempo e non immediatamente, esponendoci così agli attacchi successivi. Piranha Bytes ha sfruttato la trama per inserire delle scelte morali nei dialoghi. Queste non sono profonde e non stravolgono gli avvenimenti come i titoli di Bioware sanno fare. Nel momento in cui rispondiamo in malo modo ad un NPC i nostri punti anima caleranno, al contrario rivolgendoci gentilmente questi aumenteranno. Nel primo caso sarà per noi più difficile essere trattati in modo cordiale e diverremo schiavi delle ombre, nel secondo saremo rispettati.
In apertura di articolo vi abbiamo scritto come la trama sia in grado di tenerci incollati allo schermo, riesce a fare ciò grazie alle innumerevoli missioni che ci vengono assegnate. Non facciamo in tempo a completarne una che, esplorando ed indagando, ne accettiamo altre. Dall’aiutare un fabbro a ritrovare il tirocinante scomparso, fino alla pulizia di una grotta infestata da ghoul malefici. Seppur non estremamente vari ed originali, i compiti che ci vengono assegnati li porteremo a termine senza lamentele di sorta, scoprendo come siano già passate svariate ore di gioco. Ore di gioco passate ad esplorare le grandi isole che in realtà, per la maggior parte, sono quelle già viste in Risen 2. Ed è questo uno degli aspetti che più ci ha deluso, la mancanza di ambientazioni davvero inedite, qualche leggero cambio nel design non ci è bastato per convincerci che stavamo ripercorrendo strade diverse da quelle solcate qualche anno prima.
L’aspetto tecnico è il vero tallone d’Achille della produzione, a gioco avviato veniamo letteralmente presi a pugni in faccia da magagne che ci stavamo lentamente dimenticando della loro esistenza, soprattutto grazie alle nuove console. Aliasing marcato, texture e modelli di bassa qualità, pop-up degli elementi a schermo e varie mancanze come le ombre e l’occlusione ambientale rendono la scena poco gradevole alla vista. Un altro problema riscontrato nella versione Playstation 3 da noi testata è il framerate decisamente poco stabile il quale non riesce a rendere l’azione fluida, i cali sotto i 30fps sono la norma e in alcune circostanze, fortunatamente più rare e per pochi secondi, si scende intorno ai 5-10fps. Ciò ci viene difficile da giustificare, anche a causa dei pochi nemici su schermo contemporaneamente. Finite le critiche all’aspetto visivo, facciamo un plauso a quello uditivo, che offre piacevoli tracce audio ed un apprezzatissimo doppiaggio inglese, accompagnato dai sottotitoli in italiano.
Risen 3 è una manna dal cielo per chi vuole un’avventura fantasy con meccaniche RPG profonde. Il tutto si basa sui punti abilità, sull’equipaggiamento e sulla nostra bravura di creare un personaggio che sfrutti i Punti Gloria spesi adeguatamente. Tantissime le missioni da svolgere che ci impegneranno per decine e decine di ore. Peccato che il terzo capitolo della serie di Piranha Bytes sappia di “copia-incolla”, le meccaniche, il mondo di gioco e il gameplay, con tutti i suoi problemi, sono stati ripresi con poche modifiche e solo qualche miglioramento. L’aspetto visivo arretrato è digeribile, decisamente meno il framerate.