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Recensione

Rise of the Tomb Raider – Recensione della versione PC

Rise of the Tomb Raider non è più un'esclusiva Xbox One, ecco la recensione della sua versione per PC.

Nel 2013 Lara Croft, l’avventuriera più amata e conosciuta dell’intero mondo videoludico, tornava dopo anni di assenza nelle console di tutto il mondo grazie al duro lavoro dei ragazzi di Crystal Dynamics e al sostegno di Square Enix facendo risorgere il mito della cacciatrice di tesori. Due anni e mezzo più tardi il marchio di Tomb Raider diventa un’esclusiva, seppure temporanea, Xbox; interrotta lo scorso 28 gennaio con la pubblicazione della versione PC del gioco ed è proprio questa che oggi andremo a recensire.

“Dimostrerò che mio padre aveva ragione” 

Le vicende protagoniste di Rise of the Tomb Raider prendono luogo dapprima in Siria e successivamente in Siberia, focalizzandosi principalmente su quest’ultima località.

Ritroviamo la nostra bella Lara scossa, ma rafforzata, sia dal punto di vista fisico che psicologico, dagli eventi che hanno coinvolto la nave Endurance un anno prima e ancora concentrata sul suo obiettivo primario: continuare gli studi interrotti dalla prematura morte del padre e riportare in alto il nome dei Croft, caduto in disgrazia poco prima della morte di questo.

La missione di questa spedizione è di dimostrare che l’amato genitore non si era sbagliato e che in giro per il mondo esiste un luogo o manufatto in grado di consentire la vita eterna – chiamato Sorgente Divina – che secoli prima l’aveva concessa ad un misterioso religioso a cui gli antichi scritti si riferiscono chiamandolo “Il Profeta” e che gli aveva permesso di guidare un esercito immortale.

La giovane avventuriera parte quindi per la Siria alla ricerca della tomba del Profeta dove però la trova vuota e scopre di non essere la sola sulle tracce di questa leggenda. Un’associazione militare segreta, la Trinità, brama l’immortalità ed è decisa a mettere le mani per prima sulla Sorgente. Ritornata a casa ed esaminando nuovamente i documenti in suo possesso, Croft capisce che ciò che cerca potrebbe essere rinchiuso tra le rovine dell’antica città perduta di Kitežin, in Siberia.

Parte quindi in questa spedizione assieme all’amico Jonah. Immancabilmente i due si separano molto presto e Lara è costretta a vedersela contro il clima e la fauna ostile, contando esclusivamente sulle proprie forze, senza dimenticare la continua e sempre maggiore presenza dei soldati della Trinità.

Rise of the Tomb Raider - Recensione della versione PC

Per certi versi la trama narrata in Rise of the Tomb Raider segue gli schemi gettati dal precedente Tomb Raider del 2013, con protagonista una Lara Croft giovane, ma questa volta assolutamente non inesperta, desiderosa di riscatto per il nome della sua famiglia disposta ad andare fino in fondo alla propria impresa nonostante le avversità, si ritroverà ben presto ad affrontare nemici al di là delle sue aspettative.

Le vicende presentano poi diversi colpi di scena che vedono protagonisti anche alcuni personaggi parecchio vicini alla famiglia Croft; la Trinità sembra essere inoltre profondamente responsabile della scomparsa del padre dell’avventuriera facendo emergere sempre più misteri man mano che la narrazione avanza. Le vicende riescono quindi a catturare l’attenzione del giocatore che si ritrova fin da subito protagonista di una narrazione, che seppur con qualche nota negativa, è ricca di intrighi e misteri da svelare e che sa intrattenere per almeno nove ore a difficoltà normale.

Datemi una piccozza, un arco e potrò fare qualsiasi cosa 

Se la quantità di ore necessaria per completare la campagna principale può sembrare poca per un action-adventure di questo tipo, va anche detto che queste non sono comprensive dell’eventuale esplorazione della mappa di gioco da parte del giocatore. A questo quantitativo temporale vanno quindi sommate quelle passate ad esplorare le tombe secondarie, completamente facoltative, sparse per tutto il mondo di gioco.

Queste rappresentano il vero spirito di un titolo Tomb Raider: un bottino da raggiungere in grado di offrire a Lara abilità speciali, nascosto e protetto da rompicapo più o meno complessi in grado di mettere alla prova qualsiasi giocatore. Alle tombe vanno poi sommate le ore che ogni giocatore trascorre alla ricerca dei collezionabili e soprattutto dei materiali per il crafting delle armi.

È infatti presente un sistema che permette di migliorarne le caratteristiche, molto simile a quello già visto nel capitolo passato, che sfrutta i vari elementi che si possono trovare nel mondo di gioco: pelli degli animali, legname, bende, ingranaggi e quanto altro.

Rise of the Tomb Raider - Recensione della versione PC

Lara non sarà proprio sola in tutto il suo lungo cammino verso la Sorgente; i guardiani (una popolazione che da secoli protegge l’ingresso alla città di Kitež) daranno una mano alla nostra eroina chiedendo però un tornaconto. All’interno del mondo di gioco troveremo quindi molto spesso NPC facenti parte di questa “tribù” pronti ad assegnare piccole missioni secondarie alla nostra giovane avventuriera in cambio di pezzi per il crafting, ed esperienza che potrà essere utilizzata ai vari campi sparsi per la mappa per imparare nuove abilità, da uno dei tre rami presenti.

Le avventure che ogni giocatore vivrà giocando a questo titolo si spezzetteranno in vari segmenti dove l’esplorazione e la risoluzione di piccoli enigmi saranno alternati a fasi frenetiche di fuga oppure di combattimento stealth o, ancora, classiche sparatorie. Nel complesso, sotto questi punti di vista il gioco funziona. Le fasi stealth riescono davvero ad intrattenere presentando dei nemici che seppur muovendosi secondo schemi predefiniti reagiscono in modo a ciò che succede loro intorno e riescono non poco a mettere i bastoni tra le ruote alla nostra Lara.

Purtroppo in caso si venga scoperti e lo scontro a fuoco diventi l’unica opzione, questi frangenti non regalano grandi soddisfazione: poche tipologie di nemici, uniti all’immensità di proiettili sparsi per il mondo di gioco e alla super potenza dell’accoppiata arco-piccozza renderanno questi scontri fin troppo semplici e poco entusiasmanti.

Rise of the Tomb Raider - Recensione della versione PC

Un’ultima nota è d’obbligo per le Spedizioni, una modalità alternativa alla campagna principale che permette di rigiocare piccoli pezzi di quest’ultima, o anche missioni a sè stanti, in modo completamente diverso grazie ad una serie di potenziamenti e modificatori che andranno a cambiare radicalmente l’esperienza di gioco. Un notevole passatempo che offre quel tocco in più a questo già notevole comparto single player.

La fredda Siberia 

Come detto prima le vicende principali si svolgono in Siberia all’interno di tre macro aree, ognuna delle quali offre scorci davvero mozzafiato: il ghiacciaio sovietico usato come gulag nel ‘900, la valle geotermica ricca di vegetazione e abitata dai guardiani della Sorgente e infine la perduta, dimenticata e in parte distrutta da una remota guerra, città di Kitež.

Come già aveva dimostrato di saper fare, Crystal Dynamics ha saputo collegare tra loro diverse tipologie di ambientazioni che offrono come risultato un’esperienza visiva ricca e appagante e ovviamente maggiore rispetto al suo gemello rilasciato per Xbox One. Gli ambienti che potranno essere visitati in questo secondo episodio della saga reboot presentano inoltre diversi dettagli ispirati alle diverse culture che hanno dato origine alla leggenda della Sorgente Divina, in un unico gioco sembrerà quindi di fare un breve viaggio, a cavallo delle terre bizantine e delle remote lande innevate Russe, restando comunque in uno spazio ristretto e consone alle vicende narrate nella campagna single player.

Rise of the Tomb Raider - Recensione della versione PC

Degna di nota anche la presenza ricca di fauna e flora all’interno delle aree appena citate, lupi, orsi, cervi e piccoli animali non mancheranno mai all’interno della partita rendendo di fatto il mondo vivo, arricchito di strutture consone e che rispecchiano la storia del luogo.

Crystal Dynamics è riuscita nell’intento di creare una seconda versione del gioco migliorata rispetto a quella di Xbox One e l’ha fatto egregiamente, a livello grafico sono tanti i particolari aggiunti per la piattaforma PC che può vantare anche una buona ottimizzazione grazie anche ai driver forniti da NVIDIA creati appositamente per il gioco. Il titolo può essere giocato in Full HD, abbassandosi a qualche compromesso di framerate e dettaglio, anche con una scheda grafica GTX 960 con 2 GB di VRAM presentando però un framerate instabile.

A livello grafico spicca soprattutto l’illuminazione, che in ogni momento riesce a ricreare la perfetta atmosfera indipendentemente dal luogo in cui Lara si trova grazie a numerosi fasci di luce e all’uso di dovuti filtri e particellari. Anche i modelli poligonali non sono da trascurare; con un livello di dettaglio e di espressione, soprattutto all’interno delle cutscene, davvero notevole.

Meglio sistemarsi i capelli 

Vera chicca di Rise of the Tomb Raider sono i dettagli. Come nell’episodio del 2013 dove Lara reagiva in maniera attiva agli elementi che le stavano intorno, anche questa volta troveremo l’avventuriera che si muove in maniera fluida e reagisce a seconda di dove si trova.

Sono presenti tante piccole animazioni che rendono il tutto più realistico, come ad esempio il fatto che all’interno delle grotte molto spesso Lara si appoggi alle pareti oppure che dopo essere emersa da uno specchio d’acqua si sistemi i capelli e altro ancora; purtroppo la ricerca del dettaglio ha forse fatto perdere di vista le animazioni basilari del gioco che spesso risultano legnose, ampiamente già scriptate, automatiche e quindi poco realistiche. Proprio per la presenza massiccia di azioni già scriptate anche il senso della fisica a volte sembra scomparire rovinando il mood generale di realismo che questo gioco riesce a mantenere in maniera quasi costante.

Rise of the Tomb Raider - Recensione della versione PC

Anche il comparto sonoro insegue la via del realismo e della ricerca al dettaglio con un doppiaggio eseguito in maniera impeccabile (voci chiare e ben distribuite sui vari personaggi), musiche che si amalgamano perfettamente alla scena presente in video ed effetti generali ben realizzati.

I pro

  • Graficamente suggestivo grazie alla presenza di diverse tipologie di ambientazioni
  • Trama interessante
  • Le tombe opzionali offrono la quantità di enigmi che tutti si aspettano da un Tomb Raider
  • Comparto sonoro ben realizzato
  • Ampia gamma di collezionabili e potenziamenti da craftare...

I Contro

  • ...anche se stimoli all'esplorazione sono pochi.
  • Fisica e animazioni non sempre fluide e/o realistiche
  • Bilanciamento delle armi da rivalutare

Voto Globale 8

Rise of the Tomb Raider è il giusto seguito del precedente capitolo datato 2013. Lara Croft, ricca dell'esperienza fatta a bordo dell'Endurance è ormai un'avventuriera provetta e decisa più che mai a ritrovare il manufatto che aveva portato suo padre e il nome dei Croft in disgrazia. Il gameplay fortemente ripreso dal predecessore, offre buone meccaniche sia di esplorazione che di combattimento, limando qua e là alcuni problemi riscontrati con il precedente gioco ma non riuscendo a offrire una componente sparatutto molto entusiasmante. Se le ore necessarie a completare il gioco possono sembrare poche, il tutto è arricchito dalla presenza di numerose missioni secondarie e tombe opzionali tutte da scoprire che sapranno allungare la longevità del titolo grazie anche ad una seconda modalità di gioco.
Il comparto grafico offre ovviamente delle migliorie rispetto alla versione Xbox One presentando delle ambientazioni ricche e suggestive arricchite da un'illuminazione decisamente riuscita. Molto buono anche il comparto sonoro in grado di essere la ciliegina su questa ottima torta firmata Crystal Dynamics.

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