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Recensione

Resident Evil: Operation Raccoon City: Recensione e analisi

 

La generazione videoludica attuale ha visto rovesciarsi molte delle precedenti consuetudini che, negli anni, si sono instaurate nell’immaginario comune. Tra queste salta subito all’occhio un innegabile declino dell’industria videoludica Giapponese che in passato aveva partorito dei titoli che sono ancor oggi il pilastro dell’intero media come l’immortale saga di Final Fantasy, quella di Silent Hill e quella di Resident Evil, dettato, forse, da un evoluzione del gusto per i videogiochi che privilegia esperienze veloci, adrenaliniche, spettacolari e soprattutto multiplayer a scapito, talvolta, della trama, del gameplay o della durata. Proprio a causa di questo momento difficile (a detta degli stessi sviluppatori del paese del Sol Levante), le Software House più importanti hanno deciso di affidare alle sapienti mani di alcuni team occidentali i loro brand più famosi. La stessa Capcom aveva provato in passato un esperimento del genere con Dead Rising 2, un progetto portato avanti dai canadesi Blue Castle Games con risultati tutto sommato positivi. A distanza di due anni, la compagnia di Osaka ha deciso di spingersi oltre ed incaricare uno studio come quello di Slant Six Games (autori, tra le altre cose, di SOCOM, lo sparatutto militare in esclusiva Playstation) di produrre uno Spin-off di una delle sue punte di diamante: Resident Evil. Nasce così, parallelamente al sesto capitolo della saga, Resident Evil: Operation Raccon City, un titolo che si distacca fortemente dagli stilemi che i fan hanno imparato ad amare (e a contestare) nel corso degli anni proponendo una formula da sparatutto cooperativo in terza persona.

 

Ritorno a Raccoon City

 

Trattandosi di uno Spin-off, Slant Six Games ha potuto sperimentare una serie di fattori completamente nuovi alla serie. Innanzitutto fin dalle prime battute si nota come l’atmosfera di angoscia derivante dalla solitudine provata nei capitoli antecedenti al quarto episodio viene completamente meno in quanto il giocatore farà parte di una squadra composta da quattro elementi selezionabili in un team di agenti aventi diverse caratteristiche. Il “Branco”, questo il nome del gruppo, è stato incaricato dalla Umbrella Corporation di cancellare le tracce di un proprio coinvolgimento nel disastro di Raccoon City che ha portato ad un’invasione di zombie e creature mostruose. A mettere loro i bastoni tra le ruote, però, ci penseranno le Forze Speciali Governative, armate fino ai denti ed inviate sul posto per far fronte all’infezione. Dal punto di vista contenutistico si nota come la Software House americana abbia volutamente introdotto alcune situazioni e personaggi dal passato della serie per provocare un senso di nostalgia (riuscito) nei fan. Ogni centimetro delle strade di Raccoon City, infatti, riporteranno alla mente le prime ansiogene incarnazioni della serie grazie alla riproduzione di scenari tipici come l’ospedale, la stazione di polizia e l’”alveare” ed anche grazie all’introduzione di nemici storici come gli Hunters, i Lickers ed il mostruoso Nemesis. Anche alcuni dei personaggi principali sono stati reintrodotti facendoci ritrovare faccia a faccia con Hunk, Ada, Leon S. Kennedy e Claire svelando, a volte, anche nuovi particolari, che sebbene non incisivi a livello di trama, ampliano quello che è il terrificante universo ideato da Capcom.

 

Survival Horror? No, grazie.

 

Come accennato in precedenza questo nuovo episodio di Resident Evil condivide ben poco con quelli del passato se non il suo setting ed alcuni personaggi ripensando completamente le meccaniche di gameplay. L’esperienza del team nello sviluppo di sparatutto a squadre si fa notare da subito. Il gioco infatti si configura come uno shooter in terza persona fortemente votato alla cooperativa affrontabile in 4 giocatori online, esperienza caldamente consigliata poiché dal punto di vista dell’ intelligenza artificiale va rimarcata una certa “stupidità” dei propri compagni di squadra che si limiteranno a sparare alla cieca senza un minimo di strategia. La struttura di gioco ricorda molto da vicino quanto visto nel kolossal di Epic Games, Gears of War, in quanto sarà presente un sistema di coperture utile, se non vitale, per uscire indenni dai furiosi scontri proposti eliminando, però, quasi del tutto, le capriole e le schivate presenti nel titolo dedicato alle gesta di Marcus Fenix e soci probabilmente per rendere più importante la meditazione prima di compiere qualsiasi tipo di attacco. Introdotto per l’occasione un tasto per il combattimento corpo a corpo che sebbene non si presenti particolarmente incisivo andrà ad aggiungere spettacolarità alla formula dato che sarà possibile, per esempio, placcare gli avversari, eseguire mosse finali letali, usarli come scudi umani o semplicemente scrollarseli di dosso usando il coltello. Altro fattore, realmente innovativo, pensato dai ragazzi di Slant Six sarà la possibilità di essere feriti al punto di farci sanguinare con il conseguente aumento di attenzione da parte degli zombie nei nostri confronti e la possibilità di essere infettati col rischio di essere trasformati in non-morti a nostra volta per essere poi uccisi dai nostri stessi compagni. Eliminato, inoltre, qualsiasi sistema di inventario a favore di una più semplice gestione degli oggetti tramite D-Pad. Infine va detto che è presente un sistema di crediti per personalizzare il nostro personaggio preferito acquistando abilità, potenziandole ed equipaggiandoli scegliendo tra le numerose bocche da fuoco messe a disposizione.

 

La luce, (non) vedo la luce!

 

Dal punto di vista tecnico il lavoro svolto da Slant Six si attesta su livelli buoni. I modelli poligonali dei protagonisti e la loro caratterizzazione è di buona fattura così come la realizzazione degli effetti di luce risulta godibile senza far gridare al miracolo. Il level design, dal canto suo, sposa le meccaniche da sparatutto in terza persona fornendo ampi spazi dove scatenare tutta la nostra potenza di fuoco farciti di un numero elevatissimo di nemici che tenteranno in ogni modo di farci la pelle traducendosi in uno spasmodico concatenarsi di scontri che, a scapito dell’horror puro, regaleranno un esperienza esplosiva ed adrenalinica. Anche le animazioni risultano realizzate con cura e la possibilità di sparare a determinate parti del corpo dei nemici e vederle saltare via forniranno la consueta dose di soddisfazione. Unico neo, dal punto di vista tecnico, è la quasi totale oscurità degli scenari che non rendono giustizia agli ambienti che andremo a visitare facendoci sforzare la vista in più di un occasione.
La longevità, infine, risulta piuttosto deludente visto che per portare a termine la campagna principale saranno sufficienti sei ore o poco più, un elemento che seppur coadiuvato dalla presenza di numerose modalità multiplayer online ha il sapore di uno sviluppo frettoloso da parte del team. Divertenti, comunque, le stipulazioni multiplayer che sapranno divertire chiunque dia loro una possibilità.

 

Zombies multiplayer!

 

Le modalità multiplayer saranno diverse:

  • HEROES: Una modalità in cui le due squadre si fronteggiano per uccidere il Leader della squadra avversaria che sarà impersonato da alcune delle vecchie conoscenze del brand come Leon, Jill, Claire, Hunk, Carlos, Nikoali ecc…

  • BIOHAZARD: Simile al Cattura la Bandiera ma con le fiale contenenti il G-VIRUS.

  • SURVIVORS: Una modalità in cui bisogna resistere 7 minuti fino all’arrivo di un elicottero in un punto della mappa che porterà al sicuro i sopravvissuti

I pro

  • Molto divertente in co-op
  • Gameplay solido
  • Svariate modalità multigiocatore

I Contro

  • L'impostazione da sparatutto a squadre potrebbe non piacere a tutti
  • Alcune imperfezioni grafiche
  • I.A. scarsa

Voto Globale 8

Per concludere, Operation Raccon City si configura come un valido sparatutto in terza persona che, pur non avendo molte connessioni col nome che porta, si dimostra solido e soprattutto divertente oltre a rappresentare un tuffo nel passato che farà la gioia di tuti gli appassionati. Le modalità multiplayer funzionano a dovere e la scelta di affidare questa nuova incarnazione del brand ai creatori di SOCOM ha di sicuro pagato. Peccato per una durata in singolo mediocre e per l’intelligenza artificiale fallata che però non inficiano la godibilità del titolo.

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