Resident Evil è finalmente risorto dalle ceneri, pronto per trasportarvi in un nuovo incubo mai così intenso e reale.
Sin dalla prima apparizione di Resident Evil 7 all’E3 2016 è stato chiaro che qualcosa sarebbe nuovamente cambiato nel profondo della serie. Molti appassionati storici – me compreso – hanno da subito sollevato non pochi dubbi verso quella visuale in prima persona che poteva sembrare una evoluzione totalmente inadatta, oltre che un sostanziale e poco audace adeguamento al comune e moderno trend che ha caratterizzato le recenti avventure horror viste sul mercato negli ultimi tempi.
Oggi possiamo quanto mai affermare di non essere mai stati così felici di esserci sbagliati! Capcom ha servito sul piatto d’argento una delle sue migliori perle risvegliando quell’anima da tempo sopita e riportando ai grandi fasti di un tempo tutte quelle meccaniche care ai suoi fedelissimi che, grazie all’adozione della visuale in soggettiva, ci fanno assaporare il gusto di un Resident Evil moderno visto da un’altra prospettiva, ma di nuovo coerente con le sue origini. Il senso di immersione nelle vicende narrate è pressoché totale e se l’orrore che affronterete non vi sembrerà abbastanza ci penserà PlayStation VR a mettere a dura prova i vostri nervi con quella che possiamo definire la migliore implementazione in realtà virtuale vista sino a questo momento.
Se queste premesse sono riuscite a farvi drizzare le antenne non ci resta che proseguire con la nostra recensione di Resident Evil 7.
Resident Evil 7 è il primo capitolo della saga a discostarsi in maniera più marcata dai suoi volti storici. Nonostante infatti nel corso evolutivo della trama non manchino riferimenti agli eventi narrati nei precedenti episodi, la storia portante di questo titolo assume ben presto connotati ben distinti. In questa nuova avventura vestiremo i panni di Ethan Winters sulle tracce della moglie Mia, scomparsa e creduta morta per anni. Nella speranza di riabbracciare la sua consorte, il nostro alter ego si spingerà fino alle fetide e tetre paludi della Lousiana, completamente ignaro dell’orrore che di li a poco lo avvolgerà in un turbine di malsana pazzia.
L’abitazione dei Baker, che si prostrerà di fronte a voi sin dalle prime battute del gioco, è un concentrato di malvagità e perversione in ogni sua stanza. I suoi labirinti claustrofobici, i suoi passaggi segreti, le sue porte scricchiolanti e le sue atmosfere cupe e tenebrose sono il perfetto scenario per una esperienza che, nonostante strizzi l’occhio ai classici blockbuster cinematografici quali “Non aprite quella porta”, non manca assolutamente di originalità.
Ad accogliervi nell’immensa magione ci penseranno gli inquilini Baker che rappresenteranno per gran parte dell’avventura il vostro incubo più grande. In ogni istante vi sentirete in trappola, braccati dalla follia di Jack, Marguerite e Lucas e non troverete apparente spiegazione all’ondata di eventi che vi travolgeranno; se in un primo momento vi sentirete disorientati e immersi in un incubo inspiegabile, con il procedere della storia vi apparirà ben chiaro come dietro agli orrori di casa Baker non vi sia solo un grave disagio mentale ma qualcosa di ben più minaccioso e inquietante. Per incastrare tutti gli elementi narrativi sarà però necessario procedere in fasi esplorative molto accurate, cercando di rinvenire tutti i documenti sparsi per le ambientazioni di gioco e che in alcuni casi riveleranno informazioni di assoluta importanza che permetteranno al giocatore di comprendere meglio quali siano le origini di questo nuovo incubo; a tal proposito tra le stanze della tenuta Baker troverete anche alcuni VHS i quali, una volta inseriti nei videoregistratori sparsi per la casa, vi offriranno alcuni scorci di eventi avvenuti in passato ad altri poveri malcapitati e che saranno da voi giocabili in prima persona.
L’unico aspetto poco approfondito dalla narrazione riguarda proprio il protagonista che, a conti fatti, appare più una comparsa che un personaggio destinato a lasciare il segno nella saga ma non necessariamente ciò è da considerare un male. Tutti gli altri personaggi si apprezzano per una magistrale caratterizzazione, con tratti unici e distintivi che stimoleranno il vostro approccio al gioco in modi totalmente differenti grazie anche ad un motore grafico in grado di esaltare alla perfezione ogni singolo dettaglio dei volti e delle espressioni, aumentando notevolmente il livello di credibilità del personaggio stesso.
Quello di cui siamo certi è che Capcom ha architettato un plot narrativo davvero ben congeniato, credibile e coerente con la storyline della saga ma che getta al contempo solidi presupposti per un nuovo inizio.
Dimenticate la frenesia e l’approccio shooter dei recenti capitoli perché in questo nuovo titolo si torna finalmente a ritmi più lenti e compassati, oltre che a quelle sensazioni di grande timore e angoscia vissute nei primi tre capitoli. Ritornano anche molti degli elementi di contorno storici che tanto hanno caratterizzato il gameplay della saga, oltre alle cupe ambientazioni che ricalcano nella loro struttura e aspetto le tetre stanze di Villa Spencer.
Dovremo infatti farci strada tra porte scricchiolanti, stanze buie e stretti cunicoli maleodoranti per raccogliere chiavi, indizi e superare i diversi enigmi proposti dal gioco i quali, nonostante la fantasia, non sono certamente irresistibili. Come in passato disporremo di un inventario limitato che, oltre a mostrare la nostra salute mediante un dispositivo indossato al polso dal protagonista, ci consentirà di equipaggiare una buona vastità di armi, obbligandoci al contempo a prestare la massima attenzione a quello che porteremo con noi. Per fortuna nel corso del gioco incontreremo diverse stanze sicure nelle quali potremo depositare in una cassa tutti gli oggetti di cui non necessitiamo ma che potremmo dover riutilizzare in futuro. In queste zone franche ci sarà anche possibile salvare la partita grazie ai mangianastri, sostituti delle ormai vetuste macchine da scrivere; tuttavia è presente anche un sistema di salvataggio automatico che ci consentirà, in caso di morte, di ripartire da un determinato checkpoint.
Quello che in maniera positiva ci ha colti di sorpresa è quanto Capcom sia riuscita a riproporre l’esperienza di gioco tipica della saga in una chiave molto più moderna e attuale senza snaturare quelli che sono i dettami e i ritmi esplorativi dei gloriosi esordi. La visuale in prima persona, grande spada di Damocle che pendeva sulla testa di questo nuovo capitolo, ha rappresentato la più positiva svolta di Capcom negli ultimi anni, capace di proporre finalmente un Resident Evil mai così vicino al giocatore che verrà catapultato in maniera più profonda nell’avventura, spingendolo ad immedesimarsi maggiormente nel personaggio di Ethan e facendolo sentire anch’esso parte del suo incubo. A differenza dei recenti titoli horror in prima persona, dove il giocatore è prevalentemente obbligato ad adottare meccaniche stealth per superare i nemici (il riferimento ad Outlast non è casuale), qui spareremo e lo faremo con frequenza trovandoci a fronteggiare non solo i temibili Baker ma anche mostri e creature immonde di ogni tipo, sulle cui origini non faremo spoiler per lasciarvi il magnifico gusto della scoperta.
Nonostante l’adozione della visuale in soggettiva, il sistema di combattimento prende bene le distanze da quelli ad alti ritmi tipici di un FPS; saprà mettervi in difficoltà in molte situazioni nelle quali, chiusi nello stretto, sarete obbligati a divincolarvi da gruppi di nemici nel tentativo di respingerli con le vostre armi. Se la vostra salute inizierà a calare sotto i colpi nemici potrete curarvi rapidamente grazie alle pozioni che otterrete mescolando le immancabili erbe verdi con alcuni fluidi, disponibili in buona quantità durante tutta la vostra avventura. Le numerose boss fight presenti offrono un discreto livello di sfida e vi costringeranno ad approcci più frenetici e meno ragionati a causa di nemici che non vi lasceranno mai un attimo di respiro.
Va segnalato tuttavia come i primi livelli di difficoltà non risultino mai eccessivamente ostici; vi capiterà talvolta di morire ma le varie fasi di gioco non vi appariranno mai insormontabili, rendendo quindi il titolo maggiormente aperto ad un ventaglio di pubblico decisamente più ampio; per i puristi della saga però non c’è da preoccuparsi perché Capcom ha pensato anche a loro. Sarà infatti possibile affrontare il gioco nella modalità manicomio che vi renderà la vita un vero inferno con nemici più ostici che non solo saranno nettamente più forti ma richiederanno, in molti casi, anche un approccio di tipo più evasivo a causa della scarsa quantità di munizioni che troverete sulla vostra strada. Anche gli elementi curativi scarseggeranno, così come le possibilità di salvare la partita che saranno limitate e vi obbligheranno, complice l’assenza dei checkpoint, a ponderare i salvataggi con estrema cura.
Le componenti tecniche, artistiche e sonore del gioco sono quanto di meglio non si potesse chiedere da un titolo videoludico moderno. Il level design e le ambientazioni rappresentano davvero l’eccellenza grazie alla cura dei dettagli ed ai fantastici giochi di luce che donano alle location un aspetto davvero macabro ma allo stesso tempo mozzafiato. Certamente non sono mancate alcune piccole sbavature che risultano tuttavia assolutamente trascurabili e non pregiudicano la qualità dell’impatto visivo finale. Il motore grafico RE Engine è davvero impeccabile, molto ben ottimizzato e capace di garantire un livello di dettaglio che, specialmente con la versione PC, raggiunge risultati semplicemente foto realistici grazie a modelli poligonali davvero ben realizzati e performance assolutamente soddisfacenti, con un framerate roccioso che non mostra mai alcun segno di cedimento.
Resident Evil 7 rappresenta anche il vero punto di svolta nel mondo della realtà virtuale; grazie al visore di Sony per PlayStation 4 sarà infatti possibile affrontare il titolo interamente in realtà virtuale, con un livello di immersione davvero senza precedenti e che costituisce una vera killer application della home console giapponese, alla quale speriamo verrà dato seguito nei mesi a venire.
La scelte compositive della soundtrack sono sempre molto ben studiate e si adattano in maniera impeccabile ad ogni situazione, trasmettendo costantemente le giuste sensazioni di ansia e angoscia al giocatore che sarà spinto a compiere ogni passo con il timore incessante che qualcosa di inaspettato possa accadere in ogni istante. La perfetta caratterizzazione di tutti i protagonisti di questa avventura passa anche da un fantastico doppiaggio in Italiano che si fa sempre apprezzare in tutte le cutscenes e scorci di gioco.
C’è davvero poco da criticare a Resident Evil 7. E’ un titolo maturo, solido e capace finalmente di guardare al suo passato con rispetto, ma che allo stesso tempo riesce a modernizzare in maniera convincente quelle meccaniche che risulterebbero ormai datate e poco attuali.
Capcom ci ha finalmente consegnato il titolo che tutti aspettavamo da parecchi anni, periodo in cui ormai del nome Resident Evil rimaneva solo un pallido ricordo, sbiadito e deformato da scelte stilistiche confuse e poco entusiasmanti. Questo capitolo rappresenta il vero ritorno alle origini a lungo promesso da Capcom ma al contempo rappresenta anche un nuovo inizio. Se prima la strada del franchise era avvolta in una fitta nebbia quest’oggi possiamo affermare che la strada giusta è stata ritrovata, lasciando una ferma convinzione; Resident Evil è finalmente tornato.
Se ancora siete in dubbio sull'acquisto potete sciogliere ogni riserva. Resident evil 7 è un titolo che i veri puristi della saga non possono assolutamente farsi mancare e che trova nella visuale in soggettiva il suo maggiore punto di forza. Tutto quello che avete sempre amato e allo stesso tempo temuto di Resident Evil ora è più reale e vi farà sentire in tutto e per tutto partecipi dell’incubo di Ethan che, proprio grazie alla sua natura più lontana dal super poliziotto tipico della saga, crea un senso di immedesimazione ancora maggiore rispetto al passato. Sarete voi ad aprire quelle dannate porte e il senso di inquietudine e paura continui saranno la sensazioni più vere e palpabili che proverete a casa Baker, sensazioni che a lungo ci sono mancate e alle quali non possiamo che dare un caloroso bentornato.