Un altro simbolo della grande qualità italiana anche in termini videoludici
Dopo Hyperdrive Massacre, uscito su Xbox One e PC, 34BigThings, studio di sviluppo indipendente torinese, ha da poco rilasciato Redout. Dopo tante sessioni di prova nel corso delle fiere e degli eventi stampa, dopo anni di sviluppo e di solido impegno, finalmente i videogiocatori possono mettere in saccoccia un ulteriore esempio di qualità italiana. Che sia arrivato davvero il momento anche per la nostra penisola di essere riconosciuta in questo settore? La produzione di videogames è più florida che mai.
Redout è stato rilasciato su Steam il 2 settembre e ripropone una tipologia di gioco ben conosciuta dalla generazione PlayStation 1, riprendendo i punti principali da un titolo che purtroppo negli anni aveva lasciato dietro di sé un vuoto incolmato nel genere dei racing games. Ciò di cui stiamo parlando è indubbiamente Wipeout, ma non è il solo titolo ad aver appassionato e ispirato le menti di questi sviluppatori emergenti.
Caposaldo della produzione è senza dubbio la velocità. Redout punta tutto su questo elemento, spingendo le sue vetture oltre ai 1000 Km/h senza neanche badarci troppo.
Manovrare questi bolidi a tale velocità non è un’impresa semplice e per farlo il gioco ci mette a disposizione un sistema di guida intuitivo ma impegnativo, dove oltre ai classici grilletti che fungono da accelleratore e freno – è molto probabile che vi rifiuterete di premerlo – possiamo anche utilizzare la levetta destra per inclinare maggiormente la navetta durante le curve o le salite, evitando che strisci sulla pista, attivare turbo ricaricabili e sfruttare i potenziamenti attivi per disturbare la corsa dei nostri avversari.
Una delle grandi pecche di Redout è che tutte queste meccaniche di movimento non vengono spiegate in modo vero e proprio, il sistema di guida è sì intuitivo ma il giocatore deve apprendere da solo che, per esempio, nel caso di una discesa è meglio inclinare la nave verso il basso in modo da non perdere aderenza con la pista e quindi velocità. Questo problema può rivelarsi dannoso per le prime fasi di gioco nelle quali il giocatore potrebbe sentirsi spaesato e demoralizzato, a causa anche di una IA davvero combattiva e che riesce a dare del filo da torcere in ogni situazione.
Procedendo con le gare le meccaniche si apprendono con l’esperienza, nella continua ricerca del giro perfetto, qualche dubbio però, rimane comunque. A tal proposito sarebbe stata gradita una prima gara assistita ed esplicativa delle meccaniche. Anche perché prima di correre per la prima volta viene richiesto l’acquisto di una navicella tra differenti scuderie ognuna con delle statistiche ben precise che al primo avvio del gioco il giocatore non riesce a leggere.
Come detto, questa dimenticanza viene colmata dall’esperienza e dal tempo passato su gioco, tempo speso nella continua miglioria della propria traiettoria, al raggiungimento della velocità massima e alla messa a punto della propria vettura in base al proprio stile di guida.
All’interno dei giochi di corse attuali, la messa a punto della vettura è il modo migliore per ottenere prestazioni al massimo, ma Redout è ambientato in un lontano futuro, pressione delle gomme e corvengenza delle stesse sono termini ormai scomparsi. Come si può quindi personalizzare la propria navicella?
Ancor prima di parlarne, è bene specificare che a disposizione dell’utente vengono messe ben ventiquattro differenti navicelle da corsa divise in sei differenti scuderie e a loro volta in quattro classi a indicarne la potenza. Ogni evento della campagna richiede una precisa classe per essere giocato.
Fatta quindi l’importante selezione della vettura si hanno poi a disposizione, all’interno del garage, quattro differenti potenziamenti per ognuna di esse in grado di migliorare l’energia, l’accelerazione, la struttura e l’aderenza. Questi sono potenziamenti vincolati esclusivamente al mezzo scelto e vanno ad influire direttamente sulle statistiche base.
Tutta un’altra cosa sono invece i power-up, acquistabili in uno shop dedicato, si dividono in passivi e attivi e fungono nel complesso da potenziatori delle proprie abilità (turbo aggiuntivo, accelerazione aumentata e via dicendo) oppure da sistemi offensivi da usare contro gli altri piloti, scordatevi però missili o mine, qui si parla di esplosioni EMP per scombussolare gli avversari o prosciugamenti della loro barra dell’energia.
Insomma Redout offre una buona gamma di scelta e personalizzazione che permette al giocatore di cambiare power-up e vettura ad ogni evento,in continua ricerca della combinazione perfetta rapportata a quella specifica gara. Basti anche pensare che il gioco offre ben dieci differenti tipologie di corse.
Come già anticipato, anche in questo titolo è presente una modalità campagna, per quanto si limiti ad essere una serie di eventi e gare in continuo aumento di difficoltà. Questo è il metodo principale di gioco che sprona i giocatori a sfidare più e più volte l’IA aumentando di livello, diventando sempre più bravi e sbloccando di conseguenza le classi superiori di navicelle disponibili.
Nel complesso le gare si compongono sempre di due o tre giri in gruppi da sei o otto piloti e a seconda del tipo, permettono di utilizzare i power-up acqusitati oppure no.
Nonostante le differenti statistiche che vanno da vettura a vettura e la presenza di un’IA davvero combattiva, è rassicurante vedere come il gruppo di piloti, salvo rari casi, rimanga sempre abbastanza compatto continuando a darsi battaglia dal primo secondo di gara all’ultimo, facendo provare davvero l’adrenalina della corsa e ancora una volta amplificando il desiderio di raggiungere la massima velocità. Dato proprio quest’ultimo fattore, il numero limitato di giri negli eventi a volte risulta un handicap e spesso si desidererebbe avere più tempo a disposizione nelle proprie gare che invece terminano in un batter d’occhio.
Degna di nota è anche la presenza del multiplayer online che in un titolo indie non è mai un elemento scontato: purtroppo le partite attive sono ancora poche e non abbiamo potuto testare in fondo questa modalità ma a parte qualche raro crash della sessione, non ho rilevato nessun lag importante o deficienza da parte del prodotto. A tutto questo si aggiunge infine anche la semplice corsa rapida per destreggiarsi nella modalità desiderata sul proprio tracciato preferito alla ricerca del risultato ideale.
L’Unreal Engine 4 resta ancora un piacevole mistero, per quanto le sue altissime potenzialità siano ormai note a tutti, sono ancora pochi i giochi che lo sfruttano come si deve regalando una grafica sopra gli standard… Redout è uno di questi. La modellazione low-poly crea un’ottima ambientazione squadrata e perfetta per il tema futuristico alla quale si aggiunge una lunga serie di shaders realizzati in modo impeccabile sia per quanto riguarda le vetture, le piste e tutto il mondo di gioco.
Semplicemente non si può che rimanere abbagliati dalla quantità di colore, effetti luminosi, effetti atmosferici e qualità generale di ciò che viene mostrato a schermo, tant’è che la velocità tanto desiderata a volte gioca un ruolo da avversario rispetto al giocatore che preferirebbe godersi almeno un po’ quello splendido panorama.
Redout vanta un framerate granitico a 60 fps – su una macchina con i7 6700HQ, 16GB di RAM e una GTX 980M – ma può essere sbloccato fino al raggiungimento dei 120 frame per secondo e la possibilità di essere giocato con indosso un visore VR che sia Oculus Rift o HTC Vive.
Purtroppo quest’ultima feature non abbiamo potuto testarla in quanto sprovvisti delle periferiche, ma non possiamo che chiederci come sarebbe la sensazione di guidare le velocissime navicelle di Redout in Realtà Virtuale, sperando di non stare male nelle curve. Infine la musica, composta appositamente per l’occasione, offre melodie di vario genere che fungono da accompagnamento in modo impeccabile e incalzano senza pausa il giocatore nel dare il suo meglio nel rapido e sfrenato futuro di Redout.
Redout è sicuramente una delle poche produzioni indipendenti con un livello qualitativo finale alla pari quasi di un titolo tripla A. Gli sviluppatori hanno saputo colmare un vuoto videoludico lasciato incompleto per anni offrendo un titolo che non riporta solo alla mente tanti buoni ricordi ma offre una sfida reale, ben strutturata e divertente. La sensazione di velocità è espressa in maniera impeccabile grazie anche all’utilizzo di un motore grafico al massimo delle sue capacità e una resa grafica complessiva sopra agli standard.
Le numerose modalità e chance di personalizzazione presenti in gioco permettono inoltre di cimentarsi in eventi sempre nuovi rendendo pari a zero la sensazione di monotonia. Impossibile poi non citare come questo titolo indipendente offra un'intelligenza artificale davvero ostica in grado di regalare sfide intriganti anche quando non si è coinvolti nella modalità multiplayer.