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Recensione

Phantom Trigger – Recensione, viaggio nella psiche umana!

Phantom Trigger punta a farvi confrontare con i vostri demoni interiori, infarcendo il tutto con una struttura ludica divertente e frenetica.

Quando Phantom Trigger si mostrò al mondo con i suoi primissimi trailer, in molti associarono erroneamente la nuova opera targata Bread Team ad uno dei tanti action generici in pixel art pensati specificatamente per cercare di attirare quella nutrita fetta di videogiocatori che possono facilmente farsi conquistare da questo genere d’opere, spesso acquistati più per un effetto nostalgia che per meriti effettivi in termini ludici. Io stesso, invero, sono caduto nell’erroneo paragone, e quando ho avviato per la prima volta la piccola creatura del duo ucraino rappresentante il team di sviluppo, avevo ben poche aspettative a riguardo.

Sono però bastati pochi minuti in-game affinché il mio giudizio venisse violentemente stravolto, sorpreso dai numerosi assi nella manica che Phantom Trigger ha saputo sapientemente celare ai nostri occhi. Se insomma pensavate che questa recensione sarebbe andata a stroncare pesantemente l’ennesimo indie da dimenticare velocemente in quel mare in piena di titoli privi di mordente ed inventiva, preparatevi a rimanere stupiti.

Storia di una malattia

Narrativamente parlando, Phantom Trigger mette in campo quelle che sono le basi per un’esperienza profonda e sfaccettata, in particolar modo utilizzando come tema portante quello della malattia. Nel gioco, infatti, impersoneremo i panni di un comune impiegato – tale Stan – che durante la sua quotidiana routine mattutina avrà un improvviso mancamento, finendo con l’accasciarsi a terra privo di sensi. Una volta risvegliatosi in ospedale, scopriremo quindi di essere stati colpiti da un tumore in stato avanzato curabile solo tramite un pericoloso e costoso intervento chirurgico. Messi però alle strette e non in grado di poter sorreggere le enormi spese richiese, finiremo con l’optare per una soluzione sperimentale mai testata prima su un essere umano, una cura che però sembrerebbe presentare controindicazioni ben poco piacevoli.

Phantom Trigger - Un viaggio nel subconscio.

Stan, ben presto, comincia infatti a perdere contatto con la realtà, si dimostra incapace di ricordare il suo passato o anche solo la sua famiglia finendo piuttosto con il rifugiarsi in un universo alternativo e quasi fiabesco, popolato da strane creature minacciate da violenti mostri che il nostro eroe, conosciuto come l’Outsider, dovrà sconfiggere; un intero mondo costruito inconsapevolmente dalla nostra mente per cercare di andare a rappresentare lo svilupparsi della malattia a cui fa da contraltare la dura lotta messa in atto nei suoi confronti. Le due linee narrative con cui entreremo in contatto durante il corso dell’avventura finiranno quindi ben presto con il legarsi tra loro in maniera indissolubile, andando così a formare un lungo filo logico che porterà il protagonista a riflettere su tutta la sua esistenza. Nel mondo creato dalla psiche di Stan, infatti, entreremo in contatto con tutta una serie di personaggi e situazioni che andranno a rievocare individui e momenti specifici della sua vita, mentre paure, dubbi e rimorsi assumeranno le sembianze di temibili esseri demoniaci desiderosi di farci a pezzi.

Con il passare del tempo, si entra sempre più in sintonia e in empatia con il nostro alter-ego digitale, venendo lentamente a conoscerne la sfaccettata personalità ricca di sfumature che il titolo punta a ricreare con maestria. L’aspetto più interessante dell’intera esperienza, però, si può riassumere nell’insieme di scelte che sarà compito dell’utente stesso prendere in esame, di fatto dandogli la piena libertà di modificare pesantemente i rapporti che si verranno a creare tra l’Outsider e i numerosi individui che incontreremo nel corso del nostro viaggio. Quanto appena descritto non si riassume però in una semplice aggiunta secondaria messa lì giusto per far numero, bensì si rivelerà di fondamentale importanza per determinare il finale del gioco ed il destino che spetterà al nostro Stan, un aspetto che rende l’esperienza ampiamente rigiocabile a fronte della non esaltante longevità dell’opera, completabile in circa sette ore. Bread Team è insomma riuscito a mettere sul piatto un racconto vario e mai banale, capace di conquistare ed interessare il videogiocatore per temi trattati e risvolti narrativi imprevedibili, i quali si susseguono uno dietro l’altro in un continuo crescendo d’emozioni capace di mozzare il fiato dalla tensione.

Corri, schiva, colpisci

Nonostante la già ottima narrativa, il vero cuore pulsante di Phantom Trigger è rappresentato dalla sua struttura ludica. Phantom Trigger rientra nel genere degli Action Slasher RPG e fa giocoforza su di un articolato sistema di combo che poggia le basi su tre armi che verranno rese disponibili al protagonista dopo pochi minuti in-game. La spada, mezzo da combattimento perfetto per ogni occasione, veloce, letale e capace di congelare i nemici, rallentandoli e rendendoli conseguentemente facili bersagli. I pugni, tanto lenti quanto devastanti, ottimi per gli avversari più ostici ed in grado di dare alle fiamme chiunque vi si pari davanti. La frusta, ben poco utile come arma per attacchi diretti ma perfetta per avvicinare a sé i nemici o per sfruttare alcuni elementi dell’ambiente circostante. A queste verrà poi affiancato il teletrasporto, essenziale per schivare i fendenti avversari ed uscire d’impiccio da situazioni a dir poco complicate. Il risultato finale è un mix perfetto di combo finemente realizzate e schivate attentamente calcolate nel mentre che raggi laser multicolore tenteranno di farvi la pelle, con ogni colpo andato a segno che si rivelerà inoltre fondamentale per migliorare le proprie capacità.

Phantom Trigger - anche il videgiocatore più navigato dovrà sudare per portare a casa la vittoria

Ogni qualvolta che utilizzeremo una delle tre armi a nostra disposizione, infatti, otterremo preziosissimi punti esperienza grazie ai quali far salire di livello quest’ultime, così da poter ottenere nuove e devastanti combo con cui eliminare sempre più efficacemente qualsiasi pericolo ci si parerà davanti. Altro punto di fondamentale importanza per giudicare l’esperienza finale di Phantom Trigger riguarda la sua difficoltà. Dì per sé, l’avventura di Bread Team saprà sempre mettervi in situazioni decisamente complicate per numero di nemici da dover affrontare contemporaneamente e proiettili che volano in ogni direzione da dover schivare minuziosamente, rivelandosi quindi perfetta per chiunque voglia mettere alla prova le proprie capacità. Quella vasta fetta di pubblico che tanto ama definirsi “hardcore” troverà insomma pane per i suoi denti in questo titolo e non potrà far altro che rimanere estasiato dalla velocità dell’azione, finendo con il lasciarsi ben presto trasportare nell’adrenalinica carneficina che caratterizzerà ogni singolo scontro.

Al contempo, però, il team di sviluppo sembra quasi aver volutamente forzato la mano per complicare il più possibile l’esperienza ludica. Soprassedendo sulla totale mancanza di qualsivoglia tutorial o minimappa, e non tenendo conto di un’impostazione della difficoltà impostata di default su “hard” – vecchie volpi -, uno degli aspetti indubbiamente più criticabili dell’intera opera riguarda proprio la schivata in nostro possesso, la quale potrà essere eseguita solo nel caso in cui l’animazione di nostri eventuali attacchi precedenti sia giunta al termine. L’ovvio risultato è quello di dover fronteggiare numerosi Game-Over che sopraggiungono non tanto per incapacità dell’utente, quanto piuttosto per un’opinabile scelta presa in sede di sviluppo che complica non di poco ogni combattimento, in particolar modo quando il titolo non cerca neanche più di nascondere la sua volutamente eccessiva crudeltà, chiudendovi in piccole arene dove si devono affrontare contemporaneamente dozzine e dozzine di avversari di ogni specie e tipologia. Anche gli scontri con i boss presenti alla fine di ogni nuovo dungeon non riescono a stupire poiché caratterizzati da un unico punto debole da dover sfruttare a proprio vantaggio dall’inizio alla fine della battaglia, senza mai incappare in un minimo di varietà durante la lotta.

Phantom Trigger - Preparatevi ad incontrare creature di ogni genere e dimensione.

Di ottima fattura si sono invece rivelate le ambientazioni in cui bisognerà muoversi, tutte sufficientemente articolate senza però diventare mai troppo confusionarie e dispersive, sempre ricche di segreti e collezionabili necessari al fine di poter continuare le diverse quest secondarie che vi si pareranno davanti; ogni tanto sarà anche possibile incontrare qualche semplice puzzle ambientale basato sulla pressione di pulsanti o su giochi di memoria che offrono un simpatico diversivo dai continui combattimenti che dovrete affrontare, ma non capiterà mai di rimanere bloccati in tali situazioni né tanto meno dovrete spremervi le meningi per superarle. Tecnicamente parlando, lo squisito stile artistico in pixel-art sfoggiato dall’opera si sposa alla perfezione con i forti colori al neon chi si mostrano in tutto il loro splendore ad ogni singolo attacco, con vere e proprie esplosioni di rosso acceso che si palesano nei momenti più concitati. Di tutt’altro livello si è invece rivelato essere il comparto sonoro di Phantom Trigger, con una soundtrack assolutamente dimenticabile che non lascerà alcuna memoria di sé al videogiocatore, rivelandosi poco più di un accompagnamento nel corso dei vostri massacri. Chiude infine il cerchio la triste mancanza della localizzazione in italiano, la quale potrebbe allontanare qualche giocatore meno ferrato in materia.

Potete acquistare Phantom Trigger da Steam.

I pro

  • Saprà mettere a dura prova le vostre capacità…
  • Narrativamente intrigante e ben scritto
  • Sistema di combo ben realizzato
  • Gameplay estremamente divertente ed efficace

I Contro

  • …in alcuni casi anche troppo
  • Comparto sonoro dimenticabile
  • Scontri con i boss non particolarmente riusciti
  • Mancata localizzazione italiana

Voto Globale 7.5

Victor Solodilov e Denis Novikov – questi i nomi dei due membri di Bread Team – sono riusciti a realizzare una piccola perla nel campo indie che non manca di stupire sia dal lato narrativo che da quello più puramente ludico. Ad una storia intrigante, decisamente ben narrata e capace di tenere alto l’interesse del videogiocatore, in parte anche grazie alle numerose scelte lasciategli in mano, fa capolino una struttura in-game divertente ed appassionante, capace di mettere alla prova anche l’utente più navigato per la sua elevata difficoltà, a tratti forse però addirittura eccessivamente punitiva. Peccato solo per alcuni dettagli non sufficientemente limati, quali la presenza di boss-fight poco ispirate ed una colonna sonora facilmente dimenticabile, a cui bisogna poi aggiungere anche una longevità non proprio esaltante nel caso in cui non foste interessati a rivivere più volte l’esperienza. Se siete in cerca di un action RPG d’indubbia qualità, Phantom Trigger è ciò che fa per voi, un’opera che saprà sicuramente intrattenervi ma sfortunatamente incapace di raggiungere l’eccellenza per una serie di dettagli che avrebbero indubbiamente meritato maggior attenzione.
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