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Recensione

Perception – Recensione, l’orrore permea la tetra oscurità!

Dopo esserci immersi nell'oscurità della nuova avventura targata Deep End Games, siamo finalmente pronti a dirvi cosa ne pensiamo.

In prima istanza, come apertura per questa recensione, credo sia giusto render noto che le prime comparse al grande pubblico di Perception suscitarono in chi scrive un discreto interesse, complice soprattutto un’idea di fondo tutt’altro che comune nelle produzioni a cui siamo ormai abituati. Quando, poi, trapelò che tra i ragazzi del neo studio indipendente Deep End Games furono annoverati alcuni dei membri che lavorarono in passato a progetti del calibro di Bioshock e Dead Space, la curiosità si fece decisamente più ficcante.

Orrori assordanti

Protagonista della vicenda è Cassie, una ragazza non vedente che decide – in un prologo alquanto raffazzonato e frettoloso – di recarsi in una casa ormai disabitata in Massachussets, ad Echo Buff, per fare chiarezza su alcuni misteri e stranezze che la tormentano nel sonno ormai da molto tempo. Premessa tutt’altro che originale, specie in ambito survival horror. Lo stesso non può dirsi, invece, della scelta da parte del team di sviluppo di portarci un alter-ego non vedente. Ecco, dunque, un escamotage alquanto interessante per giustificare l’oscurità che avvolge il giocatore. Cassie può fare affidamento, principalmente, sul suo udito sovra sviluppato, ed infatti ecco che gli sfuggenti e perimetrali contorni dell’ambiente di gioco vengono improvvisamente scanditi dai suoni. Una radio in funzione, così come una televisione accesa, illumineranno parte dell’ambiente. Sarà possibile in qualsiasi momento, tramite la pressione della barra spaziatrice, battere il bastone di Cassie a terra (o su qualsiasi altra superficie, con conseguente e realistico adeguamento del tonfo) per illuminare momentaneamente ciò che ci circonda. Proprio da questa interessante ed originale premessa, tuttavia, ha inizio lo sciame di controversie di Perception.

Perception - Massachussets, Boston

Sì, perché per quanto l’idea sia indubbiamente buona, la sua messa in atto è ben lungi dal rivelarsi efficace e riuscita, specialmente in termini di coerenza generale. Un colpo di bastone, infatti, rivelerà in maniera nitida pressoché tutto ciò che abbiamo intorno, seppur solo per qualche secondo. A proposito di coerenza, segnaliamo inoltre la possibilità concessa alla protagonista – ed al giocatore – di correre, tramite la pressione del tasto Shift, scelta che ci è parsa un tantino insensata. Il tutto non costituirebbe nemmeno un problema così grosso, a livello di ritmo e di gameplay, se non fosse per l’accoppiata con un livello di sfida assolutamente inesistente. I suoni prodotti dal bastone, dai nostri passi o da altri oggetti presenti all’interno dello scenario dovrebbero attirare un’entità – unica e alquanto anonima – che rappresenta la sola nostra minaccia. Ebbene, per larghi tratti dell’avventura non se ne scorgerà traccia, neanche facendo tutto il baccano di questo mondo. Ne consegue che, vista l’assenza di un pericolo costante che sappia mettere adeguatamente alle strette il giocatore di turno, Perception finisce per fallire in quella che è certamente la ragion d’essere prima di qualsivoglia survival horror: spaventare, o quantomeno generare tensione.

Gli sporadici jumpscares non sono affatto sufficienti a raggiungere lo scopo, così come non lo è un’atmosfera certamente oscura e degna – merito soprattutto di un comparto sonoro di qualità – ma profondamente depauperata da un gameplay non all’altezza. L’avventura perde ben presto di mordente, e la progressione è fortemente compromessa, inoltre, da un altro elemento ludico inserito con superficialità: il sesto senso. Tramite la pressione del tasto Ctrl, Cassie acuirà i suoi sensi sovrasviluppati, e nell’oscurità totale della sua cecità apparirà chiaro e luminoso il prossimo obiettivo, luogo od oggetto da dover raggiungere. Quella che avrebbe dovuto essere una meccanica molto più “leggera” ed ausiliaria, si rivela ben presto, invece, quasi una necessità capace di distruggere completamente la dimensione esplorativa del titolo. Se a quanto detto fino ad ora aggiungiamo anche una linearità e passività dell’avventura davvero molto marcate, in completo stile walking simulator, appare piuttosto chiaro come, sotto un profilo prettamente ludico, Perception non possa che considerarsi un fallimento.

Perception - Fantasmi e cimitero

Il buio tecnico di Perception

Purtroppo, la situazione non migliora nemmeno per quanto concerne il comparto tecnico. L’Unreal Engine 4 dà forma, qui, ad ambientazioni fortemente abbozzate. Certo, ne prendiamo atto: trattasi chiaramente di una scelta stilistica, fortemente legata alla dimensione narrativa e all’originale inserimento di una protagonista non vedente. Trattasi, altrettanto, di un escamotage per sfoltire le ambientazioni, i poligoni e i dettagli che l’engine ha da gestire; poco male. Stiamo analizzando un prodotto di un nuovo team indipendente, e le risorse sono quelle che sono. Quantomeno, vista l’esiguità di situazioni e di dettagli, sarebbe stato più che lecito attendersi un’ottimizzazione di un certo tipo, e invece Perception, in quelle poche circostanze in cui presenta elementi di movimento a schermo o situazioni più concitate, si perde in cali di framerate piuttosto pesanti, in talune circostanze addirittura drastici. Ne abbiamo registrati in modo particolare nella parte finale dell’avventura. A salvare – quantomeno parzialmente – la baracca ci pensano quattro storie interessanti, che hanno saputo colpirci. Narrate attraverso le solite registrazioni, o ricordi legati ad alcuni oggetti o documenti che è possibile analizzare attraverso un apposito dispositivo per non vedenti, le vicende si dipanano ciascuna per ognuno dei quattro capitoli che compongono l’avventura, con la casa come filo comune, per una durata di 6 ore circa. Sotto questo punto di vista, le qualità di sviluppatori che già ebbero modo di lavorare a progetti dalla narrativa certamente di spessore, quali Bioshock e Dead Space, si sono chiaramente scorte, motivo per cui rimaniamo ancor più rammaricati.

I pro

  • Narrativa interessante, capace di colpire
  • Atmosfera con buoni spunti

I Contro

  • Livello di sfida inesistente
  • Progressione estremamente lineare e semplificata
  • Problemi di framerate
  • Non incute tensione

Voto Globale 6

Perception lascia un forte retrogusto amaro in bocca. L'idea di base originale ed un'atmosfera all'altezza lasciavano - a buona ragione - sperare in un prodotto capace di regalare un'esperienza di un certo spessore. Ebbene, sotto un profilo ludico il survival horror di Deep End Games ha totalmente mancato il bersaglio, proponendo un'avventura estremamente passiva, lineare e priva di qualsiasi minaccia e livello di sfida, snaturandosi e discostandosi quasi dal genere cui, di fatto, appartiene. Non aiuta un comparto tecnico tutt'altro che esente da difetti, specie in termini di frame-rate. Una narrativa meritevole di attenzione, interessante ed a tratti ben congegnata non può essere sufficiente per permetterci di premiare una produzione troppo carente per quanto concerne l'aspetto cardine del genere survival horror. Un vero peccato.
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