Dai polacchi Bloober Team, autori di Layers of Fear, arriva su PC, PS4 e Xbox One un nuovo survival horror dalle interessanti tinte cyberpunk!
Le informazioni gradualmente rilasciate sul titolo, così come i vari trailer che si sono succeduti, hanno destato non poco l’interesse della platea, complice un’ambientazione ed un’atmosfera all’apparenza davvero promettenti. Riesumando la psichedelia e la visionaria psicosi prerogativa del precedente operato, il team polacco ha dato forma ad un universo sci-fi futuristico interessante, immerso in una dimensione distopica di chiara matrice orwelliana ed in cui umanità e tecnologia coesistono, quasi fino ad accorparsi l’una nell’altra. Siete pronti a catapultarvi negli orrori reconditi della mente umana rappresentata in Observer?
In una Cracovia consunta, vittima esanime del morbo della Nanofagia – epidemia digitale che ha infettato e ucciso la gran parte degli esseri umani dotati di impianti cibernetici – corre l’anno 2084. I pochi superstiti vivono isolati, chiusi nelle loro abitazioni, schiavi di droga e tecnologia. La città è in mano alla Chiron Corporation, una multinazionale che ha istituito un organo di polizia composto dagli observer. Trattasi di ibridazioni umane e cibernetiche in grado di hackerare la mente di soggetti – vivi o morti – per poterne tenere sotto controllo in prima persona pensieri, emozioni ed esperienze, arginando così potenziali criminali ed ottenendo preziose informazioni dai recessi mnestici delle vittime. Daniel Lazarski è un observer, classica trasposizione dell’investigatore vissuto e stanco del proprio mestiere. Quando il nostro alter ego – cui presta corpo e voce l’attore Rutger Hauer, presente anche in alcuni dei film cui l’opera si ispira sensibilmente quali Blade Runner e Detective Stone – riceve una strana comunicazione dal figlio Adam, di cui si erano perse le tracce da anni. E’ proprio così che ha inizio l’avventura.
Da queste interessanti premesse, per quanto di matrice tutt’altro che originale, si dipana una narrativa sorprendentemente umana, a dispetto della tematica del transumanesimo che permea l’intera produzione. Uno dei maggiori pregi di Observer, difatti, risiede in una riuscita ed armoniosa commistione tra elementi cyberpunk/sci-fi ed una dimensione narrativa fortemente personale, “familiare”, a tratti profonda. A tal proposito è doveroso sottolineare la capacità del titolo di discostarsi – quantomeno parzialmente – dai cliché narrativo-tematici tipici del genere cui appartiene, per merito di un background dipinto egregiamente e di un paio di ottime trovate. Proferirsi in merito ad un comparto narrativo come quello di Observer senza ricadere nella spiacevole circostanza di rivelare qualche dettaglio è compito assai arduo. Motivo per cui ci limiteremo ad aggiungere che, senza dubbio alcuno, ci troviamo di fronte ad un racconto di qualità, capace di coinvolgere e di far riflettere, complice la sua non indifferente carica introspettiva. Mutazione genetica, omicidio, relazioni familiari ed oppressione socio-politica sono alcune delle tematiche che vi accompagneranno per le circa 8-10 ore necessarie a portare a termine l’avventura.
Sotto il profilo prettamente ludico, contrariamente alla dimensione narrativo-tematica, la questione si rende notevolmente più semplicistica e meno rosea. Per quanto gli ambienti di gioco siano ottimamente ricreati e dimensionati, nonché liberamente esplorabili, l’intera avventura rimane piuttosto guidata, grazie a indizi e segnali sempre evidenti. In termini stilistici e di gameplay, la scelta di consentire liberamente al giocatore di interfacciarsi con altri inquilini dell’ampia zona abitativa alla ricerca d’informazioni ed indizi – con la possibilità d’imbattersi in brevi sotto-trame o di ampliare considerevolmente il background del mondo di gioco – si rivela azzeccata, e viene impreziosita dalla trovata di gestire le comunicazioni ed i rapporti interlocutori tra i personaggi principalmente attraverso dei videocitofoni. Scelta, questa, che enfatizza la dimensione di isolamento, quasi distacco sociale, e che dà lustro al senso di oppressione e degrado in cui la città di Cracovia è caduta.
Fondamentalmente, possiamo suddividere l’esperienza ludica di Observer in due “fasi” che si alternano nel corso dell’avventura: una fase investigativa – decisamente più riuscita – in cui il detective potrà analizzare ed esplorare le scene del crimine o qualsivoglia ambiente di gioco (“reale”) per rilevare tracce biologiche o tecnologiche alla caccia del prossimo indizio e della prossima meta, ed una seconda fase – decisamente più frustrante e confusionaria – che coincide con le sezioni di infiltramento neurale. In determinate situazioni, difatti, ci sarà richiesto di infiltrarci nella mente di alcuni soggetti, alla ricerca d’importanti informazioni, ed è proprio qui che Observer, in termini di ritmo e di gestione, si perde per strada. Per quanto queste sezioni di infiltrazione neurale siano indubbiamente le più ispirate sotto il profilo scenografico, con effetti visivi e sonori notevoli, spesso il caos la fa da padrone, e l’azione del giocatore si riduce al semplice e frustrante vagare casualmente in un loop di corridoi o aree aperte monotonamente dispersive e prive di ogni senso logico.
Inoltre, l’espediente utilizzato per generare tensione, o sorprendere il giocatore, in queste sezioni, è il più classico e abusato del genere survival horror, con guizzi musicali e comparse a schermo repentine che – diciamolo – oramai falliscono totalmente nell’intento. Discorso diametralmente opposto per il resto dell’avventura, che si dimostra in grado di coinvolgere il giocatore grazie ad un’atmosfera ottimamente ricreata e che genera apprensione e coinvolgimento costanti. Da segnalare, infine, la spiacevole e piuttosto ricorrente quasi totale assenza di un livello di sfida. Ne prendiamo atto, queste avventure in soggettiva vogliono, con tutta probabilità, puntare ad offrire un’esperienza passiva per scelta stilistica e narrativa. Tuttavia il voler infondere tensione esclusivamente attraverso elementi scriptati a schermo, rinunciando ad una minaccia costante ed oppressiva capace di portarci alla scritta game over, si è rivelato alla lunga inefficace in quello che dovrebbe essere il primo obiettivo di qualsivoglia survival-horror: incutere tensione. La manciata di circostanze in cui si palesa una reale entità che minaccia la nostra partita non ci sono sembrate affatto sufficienti a garantire un livello di sfida degno.
Per quanto concerne il comparto tecnico, Observer non fa certo gridare al miracolo. L’impressione è quella che le potenzialità di un engine pulito e prestante come l’Unreal Engine 4 non siano state sfruttate appieno, complice anche una evidente limitazione in termini di budget. La mole poligonale risulta, in generale, piuttosto scarna, così come non appare meticoloso il livello di dettaglio. Non manca, inoltre, qualche sporadico fenomeno di aliasing, per nulla compromettente, ma comunque riscontrabile. In generale, ad ogni modo, l’impatto visivo del titolo non sfigura, merito di una gestione della luce invece ottima, capace di sopperire illusoriamente alla pochezza in termini di qualità delle texture. Notevoli anche i meriti artistici della produzione, con un background distopico sci-fi/cyberpunk ricreato attraverso scelte cromatiche prevalentemente dark e alcune sezioni contraddistinte da glitch visivi deliranti e psichedelici che denotano una acquisita maturità da parte del team di sviluppo. Il tutto in accordo con una colonna sonora composta da Arkadiusz Reikowski davvero di qualità, capace di accompagnare e sospingere le sezioni più concitate in maniera sontuosa.