L’indie di Honor Code punta a ritagliarsi un suo piccolo ma importante spazio nel vastissimo mercato dei survival horror, ma ne sarà all'altezza?
Quello di Narcosis potrebbe sembrare, a prima vista, l’ennesimo tentativo da parte di una piccola software house di lanciare sul mercato l’ennesimo indie privo di carisma che vorrebbe trarre in inganno qualche sprovveduto videogiocatore, come ormai capita fin troppo spesso in questa pericolosa giungla quasi priva di controllo che è l’industria videoludica indipendente; il piccolo survival horror di Honor Code, però, è di tutt’altra fattura. Nato come progetto scolastico, l’opera ancora in sviluppo è stata poi infatti successivamente affiancata da alcune delle menti che hanno portato alla luce grandi perle del calibro di Metal Gear Solid, Remember Me ed Assassin’s Creed, capaci sviluppatori dell’industria desiderosi di sfornare un’altra opera di successo. Una stazione mineraria, un’incidente imprevisto e l’oscurità marina sono il mix di un titolo che punta a tenerci perennemente con il cuore in gola, ma il risultato finale sarà valso il costo del biglietto?
Come detto poco sopra, Narcosis è ambientato nelle oscure profondità dell’Oceano Pacifico, lì dove è stata costruita un’enorme base finalizzata all’estrazione di metano ghiacciato con l’aiuto d’investimenti multimiliardari. Oceanova, questo il nome della struttura, ospita al suo interno un equipaggio di venti membri tra ricercatori, ingegneri e sommozzatori, ed è stata pensata per riuscire a resistere alle terribili condizioni che l’ambiente marino è in grado d’offrire, una lunga serie d’imprevisti ed insidie che però, alle volte, possono rivelarsi talmente violente e devastanti da andare ben oltre qualsivoglia prevenzione umana.
Staremo vestendo i panni di un sommozzatore esperto immerso nella sua missione quando, di fatto, tale cataclisma si manifesterà in tutta la sua terribile potenza. Un violentissimo terremoto colpisce infatti la base, facendoci perdere ogni contatto con il resto della nostra squadra e lasciandoci soli, immersi nel nulla più assoluto e con una sola missione da dover portare a compimento; raggiungere la superficie il quanto più velocemente possibile. Questo è, in breve, l’incipit narrativo di un’avventura che, nel corso delle sue 4-5 ore circa di durata, si rivelerà in grado d’intrigare il videogiocatore in un’esperienza inquietante e soffocante, alla disperata ricerca di qualsivoglia fonte di salvezza.
Volendoci concentrare sull’aspetto più propriamente ludico del titolo, Narcosis ci vedrà all’interno di una pesantissima tuta da subacqueo danneggiata, ormai incapace di trattenere al suo interno il prezioso ossigeno che ancora ci mantiene in vita, mentre ci muoveremo in ambientazioni più o meno aperte, alla continua ricerca di nuove bombole d’ossigeno attraverso le quali allungare di qualche breve ma importantissimo minuto la nostra sopravvivenza dentro e fuori dalla stazione, il tutto nel mentre che terrificanti visioni e violenti animali marini tenteranno di sopraffarci. Narcosis è, insomma, un titolo che non punta molto sulla complessità, preferendo piuttosto basarsi su poche ma riuscite meccaniche capaci di rendere l’esperienza di gioco piacevole ed appagante; recuperare risorse per sopravvivere, sfuggire alla fauna locale e trovare nuovi dati sui diversi membri della vostra squadra riassume, in breve, tutto ciò che dovrete fare nel titolo, ma gli sviluppatori hanno sapientemente messo in difficoltà il videogiocatore offrendogli un mezzo di sopravvivenza – la tuta – tanto utile quanto ingombrante e problematico.
Lo scafandro che si parerà letteralmente tra voi ed una prematura morte si rivelerà infatti fin da subito estremamente pesante e problematica nel permettervi di gestire le diverse situazioni in cui vi muoverete; camminare o anche solo girarsi si rivelerà essere, insomma, un’impresa di non poco conto, una peculiarità in termini di gameplay che, se da una parte, riesce ad infondere nel giocatore un forte senso di incapacità e d’inadeguatezza, di fatto impedendogli di poter compiere speditamente le proprie azioni, dall’altro lato rende estremamente macchinoso ogni singolo secondo in-game, in particolar modo quando vi ritroverete a dover affrontare qualche fase più propriamente action, tra lanci di razzi segnaletici e coltellate lanciate a destra e a manca nella vana speranza di colpire qualcosa.
Ciò in cui però Narcosis soffre maggiormente, riguarda la sua elevata monotonia di fondo, costretti a dover semplicemente muovervi passo dopo passo in ambientazioni a dir poco similari tra loro con giusto qualche evento indubbiamente ben orchestrato che, di tanto in tanto, andrà a rimescolare le carte in tavola. Ciò su cui l’opera di Honor Code vuole chiaramente puntare si riassume nella sua capacità di coinvolgere il giocatore nel suo oscuro mondo irto di pericoli, impossibilitati a vedere ciò che si parerà a pochi metri da noi e ponendoci in uno stato di estrema apprensione, consapevoli che qualsiasi cosa si trovi intorno a noi potrebbe tranquillamente porre fine alla nostra fragile vita. Per giustizia di cronaca, bisognerebbe precisare che il titolo è fruibile utilizzando anche un visore per la realtà aumentata, un’aggiunta indubbiamente non indifferente per un titolo che punta tutto sull’immersività ma che, purtroppo, non abbiamo potuto testare con mano per la mancanza di un Oculus Rift o di un HTC Vive.
Tecnicamente parlando, Narcosis vive di alti e bassi, dimostrandosi capace di riportare alla memoria le splendide ambientazioni di SOMA senza però mai raggiungerne le vette qualitative. Quando ci si ritrova in campo aperto, l’opprimente oscurità che andrà a farla da padrone si rivelerà in grado di nascondere i limiti grafici di un’opera sviluppata senza il supporto di grandi investimenti monetari, ma il colpo d’occhio risulta essere comunque di buon livello, soprattutto grazie ad un art-design ispirato che riesce ad offrire alcuni scorci di gran livello.
Meno piacevoli da esplorare si sono rivelate essere invece le strutture scientifiche con cui ci ritroveremo ad entrare in contatto più volte nel corso dell’avventura, tutte fin troppo statiche e prive di dettagli rilevanti, facilmente riassumibili in una lunga serie di corridoi ben poco diversificati tra loro. Ad aggravare il tutto ci pensano, infine, una qualità delle texture non entusiasmante e giochi di luci ed ombre ben poco impressionanti, seppur una credibile fisica degli oggetti vada a migliorare in parte la situazione. Di ottima fattura, invece, si è dimostrato essere il comparto audio del titolo, tra un doppiaggio inglese con sottotitoli in italiano di pregevole fattura ed una campionatura dei tanti suoni ambientali di buon livello.
Quella di Narcosis è indubbiamente un’esperienza diversa dal solito e che, proprio a causa di ciò, soffre di alcune magagne che non riescono a renderlo l’ambito capolavoro che gli sviluppatori avevano progettato di realizzare. Il titolo riesce nel suo compito di opprimere e mettere a disagio il videogiocatore ponendolo in una situazione apparentemente disperata, in particolar modo grazie al sostegno di un’ambientazione che nella sua immensa oscurità saprà mettere a dura prova i nervi di chiunque deciderà di provare con mano questa gustosa esperienza, il tutto impreziosito da un comparto narrativo di gran livello che, al netto di una premessa piuttosto banale, riesce ad intrattenere e ad appassionare per tutta la sua durata. Di contro, però, l’esperienza ludica risente di una certa macchinosità di fondo a cui fa capolino una monotonia non indifferente che colpirà, in particolar modo, tutti coloro che non riusciranno a sentirsi immersi nelle vicende narrate all'interno dell’opera. A chiudere il cerchio ci pensa, infine, un comparto tecnico non esaltante, sofferente di un budget tutt'altro che stellare, ed una qualità audio di ottimo livello, tra un doppiaggio inglese di buona fattura ed una realizzazione certosina dei suoni ambientali.