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Recensione

Murdered: Soul Suspect – Recensione

Siamo morti. Sarebbe troppo semplice se finisse qui. Le vicende iniziano tra un turbinio di eventi e colpi di scena, ma...

Pochi mesi fa vi avevamo parlato di Murdered: Soul Suspect, grazie alla nostra anteprima in attesa dell’uscita del gioco. Eravamo davvero entusiasti di raccontare per la prima volta di un titolo del tutto particolare, curioso ed intrigante. Già a suo tempo non vedevamo l’ora di scoprire di più del protagonista, Ronan, della città di Salem, ma soprattutto… del nostro omicidio.

Ricordi indelebili

Noi impersoniamo i panni di Ronan O’Connor, detective con un passato oscuro e difficile. Le sue scelte sono dipinte indelebilmente sul suo corpo con decine di tatuaggi, ognuno con un proprio significato. A questi si aggiungono nuovi memoriali: sette fori di proiettile. Gli stessi che ne hanno dichiarato la sua morte. Prima che questo accadesse era in procinto di seguire le tracce di un misterioso assassino seriale denominato “il killer della campana” a causa del simbolo che disegna sulle scene del crimine. Ronan si è portato all’ultimo piano di un appartamento, sicuro che quella volta sarebbe stata la sua occasione di catturare lo spietato criminale. Quello che il nostro protagonista non si aspetta è la determinazione e la forza di chi ha davanti.

Murdered: Soul Suspect

Gettati dalla finestra, veniamo raggiunti e uccisi con la nostra stessa pistola. Quella che sembra la fine di una drammatica vicenda, si rivela in realtà l’inizio di un indagine che ci porta a scandagliare la città di Salem alla ricerca di indizi e prove che ci portino a scoprire l’identità del nostro omicida. Siamo infatti intrappolati in un limbo sotto forma di identità spettrale, dobbiamo fare luce sul caso e fermare il killer della campana. La trama prosegue con rivelazioni e colpi di scena che ci hanno stupito, faremo la conoscenza di diversi personaggi che però, purtroppo, non sono definiti e studiati tanto quanto il nostro protagonista. Peccato anche che questi non subiscano un evoluzione con il passare del tempo. La progressione è semplicistica, Salem fa da HUB centrale per collegare le missioni collocate in vari luoghi che dovremo raggiungere sgambettando per la cittadina americana.

Indagando l’omicidio dello stealth

Giunti a destinazione dovremo esplorare l’ambientazione alla ricerca della zona dove iniziare le nostre ricerche investigative. Qui dovremo esaminare la scena in modo da ricomporre il puzzle andato in mille pezzi. Per fare questo basta avvicinarsi a ciò che riteniamo pertinente, premuto il tasto dedicato il nostro dossier si aggiorna con le informazioni raccolte. In alcuni casi a schermo compaiono diverse parole, noi dovremo scegliere le più opportune in base a ciò che ci troviamo davanti. E qui iniziano i punti deboli della produzione. Non esiste il modo di sbagliare o di interpretare a nostro modo le indagini. Nel momento in cui facciamo una scelta non definita dal gioco, semplicemente non veniamo puniti in nessun modo, allo stesso tempo non ci è concesso libertà di scelta o di interpretazione. Delineando così un corridoio predefinito dove il giocatore, volendo, può premere il tasto azione senza criterio, evitando di ingegnarsi nella risoluzione. Trovati tutti gli indizi è ora di congiungere tutti i pezzi, selezionando le tesi più valide in grado di rispondere alle nostre domande. A questo punto assistiamo ad un flashback che ci chiarisce la situazione sull’accaduto. Le indagini sono piacevoli grazie alla trama che ci incuriosisce e ci invoglia a proseguire fino alla fine. Soprattutto grazie ad un tema – che vi lasciamo scoprire da soli – davvero poco sfruttato nel panorama videoludico. Un peccato che il tutto sia delineato e guidato, così come i dialoghi che non permettono scelte in grado di virare gli eventi a seguire. Chi ci fa cambiare strada sono i Demoni, citando la nostra anteprima: “Simili ai Dissennatori visti in Harry Potter, i Demoni sono i nemici di Murdered: Soul Suspect. Non solo l’aspetto è simile a quello con cui ha avuto a che fare il maghetto, ma anche le loro intenzioni”. In certe situazioni ci compariranno sul nostro cammino, intralciandoci la strada. È impossibile affrontarli a testa alta, in men che non si dica si impossesseranno della nostra anima. Dovremo quindi adottare un approccio stealth e, anche qui, il tutto è semplicistico, con poche possibilità e vie di risoluzione. Dovremo evitare il contatto visivo cercando di avvicinarci di soppiatto, per fare ciò possiamo prendere il controllo dei vivi o delle anime intrappolate nel luogo in cui ci troviamo. Loro sono i nostri nascondigli che ci permettono di rimanere nascosti fino al momento in cui non avremo a tiro un nemico. A questo punto dovremo tenere premuto il tasto dedicato per poi eseguire la combinazione che compare a schermo. Fine. Non esistono particolari strategie da pianificare, tanto meno il level design permette approcci diversi, anzi, solitamente è uno e uno solo.

Murdered: Soul Suspect

Nel nostro precedente articolo, vi avevamo preannunciato di come i fenomeni paranormali, i cosiddetti poltergeist, sarebbero stati un punto chiave dell’esperienza in Murdered: Soul Suspect. O meglio, così il team di sviluppo ci aveva fatto vedere. Evidentemente in fase di sviluppo diversi aspetti sono stati ridimensionati, questa meccanica è una di quelli. Durante l’esplorazione possiamo attivare elettrodomestici, televisioni e quant’altro, peccato che non abbiano nessuna funzione specifica, neanche gli umani si accorgeranno di una stampante impazzita o di una televisione che si accende e si spegne da sola. La meccanica si attiva solo in sezioni dedicate dove dovremo creare dei poltergeist per distrarre i vivi. Anche qui, lo diciamo ancora una volta, il tutto è fin troppo semplicistico e guidato, con un IA che non si accorge della ragazzina che dobbiamo scortare ad un palmo dal loro naso e sotto i loro occhi.

“Vivi” a Salem

Salem, seppur di dimensioni ridotte, ha una sua personalità, una sua storia. Per le strade della cittadina e negli edifici troviamo decine e decine di collezionabili atti a delineare il suo cupo passato e quello dei suoi abitanti. Alcuni di questi li ritroveremo nella loro forma spettrale, ormai morti vogliono capire il motivo della loro dipartita. A noi il compito di investigare in quelle che sono le missioni secondarie. Ciò che davvero funziona è l’atmosfera creata dal team, i toni cupi ben si sposano con la presenza delle identità spettrali che campeggiano in ogni luogo che visiteremo. Peccato non aver sfruttato meglio il tema, gli sviluppatori avrebbero potuto sfruttare meglio i racconti e le teorie tipiche dei fenomeni paranormali. Visivamente il gioco non stupisce, semplicemente riesce nel compito di rendere d’atmosfera la città che ospita gli eventi. Tecnicamente il gioco soffre di lunghi caricamenti che si completano con delle texture che impiegano ancora diversi secondi per essere visualizzate nella loro completezza, rendendo lo scenario in quel frangente decisamente poco piacevole da vedere. Il framerate non è stabile e in diverse occasioni ci siamo imbattuti in veri e propri freeze consecutivi durante le cutscene della durata di qualche millesimo di secondo. Questo nella versione Playstation 3, in quella Playstation 4 invece non abbiamo notato questo tipo di problemi. Il framerate è bloccato a 30fps e la risoluzione passa a 1080p rispetto i 720p della versione oldgen. Il modello del protagonista e dei comprimari sono accettabili, peccato per un doppiaggio italiano, in certi frangenti, non consono con l’atmosfera del titolo, condito da una sceneggiatura generale che poteva essere migliore.

Versione Playstation 4 testata da Marino D’Angelo

I pro

  • Trama intrigante e temi originali…
  • Dura il giusto per non far perdere attrattiva nel giocatore…

I Contro

  • … ma trattati in modo superficiale
  • …ma i motivi per rigiocarlo sono praticamente nulli
  • Gameplay povero e fasi investigative superficiali
  • Diverse magagne tecniche

Voto Globale 6

Giù il cappello d’innanzi ad Airtight Games per aver proposto un gioco diverso dal solito, tentando la strada dell’originalità grazie a tematiche rare nel panorama videoludico. Peccato che il tutto risulti semplicistico e guidato. Queste sono le parole d’ordine di Murdered: Soul Suspect. La trama è intrigante, ma la progressione è lineare. I casi da risolvere destano il nostro interesse, ma sono troppo guidati. I Demoni sono idealmente interessanti, ma il gameplay stealth è di una povertà estrema. E ci dispiace, lasciando una libertà maggiore al giocatore e dando ai Demoni una reale funzione all’interno del gioco, condito da uno stealth con le meccaniche rodate che conosciamo, Murdered: Soul Suspect poteva ambire a risultati ben migliori.

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