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Recensione

Murasaki Baby – Recensione

Abbiamo preso per mano Baby per accompagnarla in un'avventura che ci ha lasciato con l'amaro in bocca.

Con la nostra recensione di Child of Light, vi avevamo fatto capire quanto amiamo quelle avventure che si discostano dai canoni classici dei videogiochi. Quelle esperienze che stupiscono al primo impatto per il loro stile grafico peculiare, che non sia il solito “wow, che belle texture ultra definite” ma più “finalmente un mondo nuovo ed unico”. Espressione che non ci è mancata durante il nostro impersonare di Aurora nel titolo Ubisoft. Questa volta abbiamo indossato i panni di un’altra bambina, o meglio, questa volta la protagonista l’abbiamo presa per mano piuttosto che prenderne il controllo diretto. Alla presentazione di Ovosonico di Murasaki Baby alla Gamescom 2013, eravamo davvero estasiati di quanto visto. Finalmente il team di Massimo Guarini svelò il loro primo progetto, non vedevamo l’ora di metterci le mani sopra. Murasaki Baby è ora disponibile, scopriamo insieme se l’attesa è stata ripagata o meno.

Mano nella mano

La protagonista è proprio Baby, una bambina che tiene costantemente in mano un palloncino viola a forma di cuore. Questo è di vitale importanza per lei, le stampa quel sorriso sulla testa (letteralmente) che le dona speranza e gioia mentre prosegue il cammino verso il suo obiettivo. Ritrovare sua mamma. Essa è sparita, non sappiamo dove si trova, ma dobbiamo trovarla. Baby si risveglia in un mondo tetro, cupo, formato dagli incubi degli altri bambini. Siamo soli ma allo stesso tempo accompagnati dalle storie di altri personaggi.

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Proseguendo il nostro viaggio incontreremo degli strambi individui la cui storia ci verrà svelata a fine livello. Queste sono curiose e folli, peccato che non lo sia altrettanto quella principale. Non esiste una narrazione vera e propria, questa è limitata dai versi della bambina che esclamerà “mommy! Mommy!”, piangerà o riderà in base alle situazioni. Manca in oltre un evoluzione della trama, o della bambina stessa. Ci sarebbe piaciuto un suo cambiamento nel tempo, sia estetico che di carattere. Che imparasse da quanto vissuto, da quanto insegnato da parte nostra. Questo porta ad una linearità generale, siamo propensi ad avanzare con la sola curiosità di scoprire se Baby troverà o meno la madre.  

Cambierò il mondo con un dito

Come abbiamo detto nell’introduzione, non impersoniamo la protagonista, ma piuttosto un suo compagno d’avventure che ha il compito di prenderla per mano ed evitare che si metta nei guai. Non abbiamo quindi il controllo diretto su di lei. Con il touchscreen anteriore dobbiamo quindi tirare la sua mano verso la direzione desiderata, più tiriamo e più essa corre veloce. Attenzione che se esageriamo non riuscirà a starci dietro, mollando la presa e cadendo. I veri protagonisti del gameplay sono i fondali, ad ognuno di essi determina un’interazione con il mondo di gioco o con il nostro palloncino.

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Queste sono fondamentali per completare i puzzle e quindi per proseguire con l’avventura. Per esempio, nel primo livello abbiamo dovuto usare lo sfondo blu con dei nuvoloni all’orizzonte che presagivano un temporale da lì a poco, tappando sul trackpad posteriore abbiamo fatto piovere a dirotto. In questo modo il fosso che ci ostruiva la strada è diventato un passaggio per poter usare una barchetta e raggiungere l’altro lato. Man mano che proseguiamo sbloccheremo altri fondali, andando così a sfruttarne più di uno in una singola situazione. Non si arriverà comunque a situazioni estremamente complesse dovute da questi in tutta la sua breve durata, ma piuttosto a situazioni frustranti a causa dei controlli. Tutto è affidato all’accoppiata touchscreen più touchpad, questo ci ha portato in diverse occasioni a domandarci quali dita usare e come posizionarle. Anche perché non sempre le azioni che vogliamo eseguire vengono rilevate correttamente. Un gameplay che, seppur originale, trova come ostacolo la scelta di non sfruttare i comandi fisici. Inoltre le interazioni e i vari fondali non portano ad un’esperienza soddisfacente o piacevole che sia.

Murasaki Burton

Se in Child of Light ci eravamo complimentati per il lato artistico, denunciando però un character design privo di originalità, in Murasaki Baby troviamo un’eccellenza generale. Artisticamente è davvero unico e originale, con l’ambiente in primo piano in bianco con degli schizzi di matita per delineare le ombre, mentre i fondali di una tonalità unica per determinarne il “carattere”. Fiore all’occhiello i personaggi che popolano il mondo di incubi che dobbiamo esplorare. Folli ma con una loro storia. Baby però non riesce a diventare la protagonista di spicco che pensavamo, sembra quasi un disegno uscito dalla mente di Burton, il quale però non riesce a risaltare sopra agli altri a causa del poco carisma. Un plauso a Gianni Ricciardi per la piacevolissima soundtrack composta, diversa per ogni sfondo e ottimamente adattata ad ogni situazione. 

I pro

  • Artisticamente originale
  • Personaggi unici e con una loro storia…
  • Gameplay diverso dal solito…

I Contro

  • Progressione semplice e priva di evoluzioni
  • …peccato che non si possa dire altrettanto di Baby
  • …ma frustrante

Voto Globale 6.5

Murasaki Baby è l’intento italiano di creare una perla indie come lo è Braid e tanti altri. Un titolo che spiccasse non solo per un lato artistico originale, ma anche per il suo gameplay atipico. Se sul lato visivo il risultato è stato raggiunto, per quanto riguarda la vera e propria esperienza ludica decisamente no. Il cercare di proporre un gameplay basato nella sua maggioranza sui controlli tattili ha portato ad incrementare le criticità del titolo, che per la maggior parte si basano proprio su questo aspetto. Senza tralasciare una progressione scarna e priva di evoluzioni, che si tratti di trama o di gameplay. 

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