Si ricomincia da zero.
Mirror’s Edge fu una sorpresa per tutti, non solo per i videogiocatori, ma anche per la stessa DICE che, dopo quattro anni di fila di Battlefield ed espansioni varie a seguito dell’acquisizione da parte di EA, si ritrovarono a lavorare ad un progetto completamente nuovo ed originale.
Agli italiani rimase impresso per i motivi sbagliati – vero Asia? -, con quella voce che ancora ci tormenta tutt’oggi nei nostri incubi, ma Mirror’s Edge rimane una perla che riuscì a distinguersi in mezzo agli sparatutto sulla guerra moderna che stavano invadendo le nostre console in quel periodo.
Lo fece nel 2008 e riesce nello stesso esatto compito nel 2016.
Come Overwatch, anche Mirror’s Edge Catalyst si rifiuta di raccontare la storia attraverso il gioco stesso. Catalyst è un completo ripensamento da parte di DICE della trama del titolo, che viene azzerata dovendo quindi ricominciare da zero.
Il plot narrativo, per delle scelte di marketing che ormai vanno di moda nel mondo videoludico, non è incluso nel gioco e – al contrario delle illustrazioni e dei filmati di Overwatch disponibili gratuitamente – per i sei volumi del fumetto intitolato Mirror’s Edge Exordium, dovremo sborsare denaro sonante.
Senza fare questo, semplicemente verremo catapultati in una trama già iniziata in cui i punti di domanda saranno molti dall’inizio alla fine, non che comunque l’interesse per la stessa migliori ad ogni modo.
Faith è stata incarcerata – per un motivo che si scopre solamente leggendo il fumetto, a pagamento, non disponibile da noi se non via Kindle in digitale – per due anni, assistiamo quindi alla sua libera uscita e all’incontro con i Runner. Gli unici ad essere realmente indipendenti e non controllati dalle grandi corporazioni che governano la città di Glass.
Mentre Faith porta a termine un lavoro per ripagare un debito con un poco di buono della zona, scopre che la Kruger Holding – la corporazione più grande di Glass che è a comando anche della sicurezza con le pattuglie che controllano l’intera città – ha sviluppato un virus chiamato “Riflessione”. Questo sarebbe in grado di far controllare le emozioni di ogni singolo individuo.
Neanche a dirlo, il nostro scopo sarà quello di fermarne la diffusione. Seppur l’idea di una città distopica con le corporazioni a farla da padrone ed in grado di controllare le classi sociali sia originale e la trama tenti più volte di sorprenderci con dei colpi di scena, questo non succede. La narrazione non riesce a stupirci e passeremo oltre indifferenti continuando a correre e a correre.
Che è effettivamente quello che riesce meglio al gioco: farci correre. Il gameplay prende le basi del primo Mirror’s Edge portando qualche novità.
Iniziando a muoverci, Faith aumenterà gradualmente velocità, fino al punto in cui avrà raggiunto quella ottimale che manterrà a meno di non rallentare o fare bruschi cambi di direzione. Mantenere “il flow” – continuare a muoverci senza mai rallentare o fermarci – è il nostro obiettivo costante che genera un enorme soddisfazione nel giocatore anche grazie all’estrema fluidità del gameplay.
Saltare, scivolare, cadere per poi riprenderci e continuare a correre non solo è piacevole per noi stessi, ma è anche una meccanica utile ai fini del gameplay. In Catalyst infatti, mantenendo una corsa fluida, generiamo una sorta di scudo – rappresentato da una barra vicino a quella della vita – che ci protegge dai colpi nemici.
Ed ecco che sfruttare al massimo le abilità di Parkour di Faith non è solo una questione personale, ma una vera e propria utilità che ci salverà la vita più di una volta. Vita davvero fragile quella della nostra protagonista, ad ogni colpo perderemo una delle tacche rappresentate sull’HUD, qualche colpo quindi e saremo a terra.
Tralasciando alcune occasioni durante le missioni principali, combattere non è obbligatorio, possiamo tranquillamente filarcela lasciandoci alle spalle il nemico. Possiamo infatti correre ed eseguire un attacco leggerlo che lo andrà a scansare, così da continuare per la nostra strada. Al contrario, è presente un attacco pesante che sbilancia il nemico, ma è più lento da eseguire. Entrambe le tipologie di attacco possono essere eseguite sia da fermo che durante il movimento. Magari dopo uno slancio, o dopo una corsa sul muro, infliggendo così maggiori danni.
Scordatevi le armi da fuoco del primo capitolo, qui, per scelta di DICE, non sono utilizzabili. Effettivamente, non se ne sente la mancanza ed anzi è un’idea più che gradita. Se sceglieremo di fermarci a combattere, dovremo far affidamento alle nostre abilità nel corpo a corpo. Per le poche occasioni in cui capita di sfruttarlo, il combat system risulta gradevole, senza comunque essere comunque profondo od articolato.
L’open world non è invasivo ed anzi aiuta a generare un senso maggiore di libertà al giocatore. Non è invasivo perché comunque la struttura non è enorme ed ha comunque una disposizione lineare. Linearità che si nota soprattutto quando dovremo andare ad accettare le missioni principali, per le quali percorreremo svariate volte la stessa strada.
Mondo aperto che viene sfruttato principalmente per le decine di compiti secondari a disposizione. Niente di eclatante, ma funzionano per tenerci impegnati per un tempo maggiore. Oltre che a farci esplorare una città fantastica con uno stile artistico unico e difficilmente dimenticabile, anche migliore rispetto al primo capitolo.
Avendolo giocato su PC, i timori iniziali erano due: le prestazioni ed i controlli con mouse e tastiera. Sono rimasto stupito di come il Frostbite Engine sia ancora incredibilmente leggero ed ottimizzato. Con un PC che non è decisamente definibile da gioco – i3 3220, 12Gb di RAM ed una GTX 960 – riesco a giocare ad ultra a 1080p poco sotto i 60fps, per un’esperienza decisamente fluida.
Uno strano bug che a quanto pare non è associato alla propria macchina, riguarda i filmati di gioco. In diversi – compreso il sottoscritto – si sono scontrati con delle cut scene a scatti e con il doppiaggio fuori sincro, una patch è già in lavorazione. Anche il layout della tastiera è perfetto, risultando davvero comoda, non sentendo quindi mai la necessità di dover collegare un controller per giocare a Mirror’s Edge Catalyst.
Mirror’s Edge Catalyst ha un grande pregio: avere uno dei gameplay migliori degli ultimi anni. Incredibilmente fluido ed appagante. Le varie meccaniche funzionano a dovere, anche durante le fasi di combattimento, profonde il giusto.
Peccato per una trama tagliata a causa del fumetto, che risulta comunque poco interessante ed un backtracking forzato per le missioni principali.