Abbiamo giocato a Milanoir, la prima produzione videoludica di Italo Games. Scopri che cosa ne pensiamo nella nostra recensione!
La trama si snoda attorno all’antieroe Piero Sacchi, uno sgherro di alto rango del boss siciliano Lanzetta. Ambientato nella Milano degli anni 70, Milanoir punta ad una narrazione in pieno stile hard boiled, rifacendosi alla tradizione nostrana del poliziesco proprio di quegli anni (Milano città violenta, Milano odia: la polizia non può sparare e via di questo passo). Purtroppo il filo rosso seguito dagli sviluppatori pesca a piene mani non tanto dagli esempi di stile quanto dai cliché di questi prodotti. Non è certo un pregio, considerando anche che, senza velleità di critica cinematografica, l’importanza di quelle pellicole spesso si ferma al coraggio narrativo del tema della violenza nuda e cruda, tralasciando intrecci di una certa complessità.
Il gioco insomma, dopo un inizio sicuramente frizzante, si appiattisce su standard prevedibili e poco entusiasmanti, acuiti da una certa mancanza di spessore nei personaggi proposti. In più il livello dei testi, al netto delle carneficine di cui la storia è piena, stona clamorosamente con il contesto, con un effetto sgradevolmente straniante.
Dal punto di vista del gameplay Milanoir cerca di proporre uno stile a metà tra il twin stick e l’action arcade. Questa ibridazione riesce solo parzialmente, probabilmente complice anche la scelta di spostare il punto di vista dalla classica visuale dall’alto (in pieno stile Hotline Miami) a quella frontale. Il giocatore si muove quindi all’interno dei livelli di gioco spostandosi liberamente lungo le canoniche quattro direzioni, aiutandosi nella contestualizzazione spaziale grazie alla dinamicità dei fondali, che diventano trasparenti a seconda delle esigenze. Purtroppo la risposta del movimento del personaggio ai comandi è spesso imprecisa, comportando fastidiosissimi problemi nel cercare coperture durante le sparatorie, nel capire se un oggetto costituisce o meno un ostacolo e più in generale nel muoversi con fluidità all’interno del gioco.
Anche le hitbox degli oggetti, sempre a causa della claudicante proposta visiva, daranno grosso fastidio nel corso della giocata. Ancora, il sistema prettamente di combattimento, fondato sull’utilizzo della pistola o dello strangolamento di soppiatto, oltre a mostrare una certa banalità, si complica ulteriormente a causa della scelta di utilizzare lo stick destro come un vero e proprio mirino a scorrimento. Appare evidente il limite di questa scelta: se con il mouse il puntamento è fin troppo semplice, con il pad diventa al contrario farraginoso. Pur essendo presente un auto lock, quest’ultimo scatta solo in prossimità del bersaglio, costringendo il fruitore a massacranti sessioni di utilizzo della levetta. Una decisione, quella di proporre un twin stick anomalo, forse dettata dalla volontà di discostarsi dai colossi del genere, i quali però, adottando un più rapido puntamento direzionale (eliminando quindi il mirino a scorrimento), presentano un gameplay più dinamico ed appagante.
Infine una critica va mossa anche alla mappatura dei tasti, troppo condensata attorno al click di pochissimi bottoni. Una configurazione che non aiuta, neanche artatamente, il giocatore a credere di poter “fare” molto più di quanto effettivamente il videogame non offra. Milanoir snoda comunque la sua esperienza ludica lungo diverse direttrici, che vanno dalla semplice esplorazione, passando per sessioni pseudo-stealth ad altre chiaramente action ed infine arcade (come le sparatorie sui veicoli). La varietà della proposta smorza i grossi difetti fin qui evidenziati, pur non riuscendo certo a nasconderli o eluderli.
Per quanto concerne l’aspetto grafico, il titolo dimostra invece una cura ed un dettaglio notevolmente maggiori. La Milano violenta del film di Lenzi si ritrova sugli schermi dei videogiocatori, grazie ad una scelta azzeccatissima dei colori, delle luci, delle textures ed in generale dell’ambientazione. Palazzi, strade, macchine, personaggi: tutti gli elementi visivi di Milanoir rimandano all’immaginario noir del poliziesco anni ‘70, senza però allontanarsi troppo da quelle che sono le caratteristiche intrinseche della città meneghina di quei tempi. Un risultato insomma più che soddisfacente, il quale aiuta tantissimo a stimolare il giocatore nel continuare un’esperienza che altrimenti sarebbe semplicemente fallimentare.
Considerazioni analoghe anche per le musiche di gioco, ben orchestrate e congeniate, con scelte ritmiche e di ambiente che ingenerano un sincero coinvolgimento all’interno della trama di gioco, supportando il fascino quasi magnetico che, almeno dal punto di vista grafico, Milanoir riesce a sprigionare.
Milanoir è ora disponibile per PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch e PC.