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Recensione

Max Payne 3: Recensione e Analisi

 

Nonostante i primi due capitoli avessero ottenuto riscontri favorevoli da critica e pubblico, quasi nove lunghi anni sono dovuti trascorrere affinché il terzo episodio di Max Payne vedesse la luce del sole. Con i Remedy Entertainment ormai alle prese con gli incubi di Alan Wake è toccato ai ragazzi di Rockstar Vancouver occuparsi di Max Payne 3. Vediamo insieme se il loro impegno è servito qualcosa o è stato un mero spreco di tempo.

 

Una nuova vita

 

Dopo anni trascorsi scaldando gli sgabelli dei bar, scolandosi bottiglie di whiskey una dopo l’altra e imbottendosi di antidolorifici per dimenticare la perdita della sua famiglia, il nostro eroe viene convinto da un ex compagno di accademia e dal precipitare degli eventi a trasferirsi a San Paolo, città brasiliana dove ricchezza e povertà sono due facce della stessa medaglia, con i grattacieli che sovrastano estese favelas abitate da reietti e delinquenti. Il nuovo lavoro di Max consiste nel fare da guardia del corpo per un personaggio in vista della città e la sua famiglia.. Apparentemente un lavoretto tranquillo e ben pagato, tra feste private e discoteche, che si trasforma in un incubo quando una banda armata rapisce la giovane moglie del suo cliente mentre Max è, come sempre, sotto l’effetto stordente di alcol e medicinali. Pronto a tutto per recuperare la donna e la propria autostima, Max si troverà contro poliziotti corrotti, bande criminali, squadroni della morte, organizzazioni paramilitari ed altre (s)piacevoli sorprese offerte da San Paolo.

 

 

Una vecchia giocabilità

Ciò che colpisce di Max Payne 3 una volta impugnato il pad è la totale assenza di innovazione sul fronte del gameplay. Ci si trova a giocare uno shooter in terza persona fin troppo classico: avanzando lungo gli scenari, molto più lineari rispetto al secondo episodio, si fanno fuori i nemici, di cui l’ultimo di ogni zona muore trapassato dai proiettili, con tanto di effetto moviola, giusto per segnalarci che abbiamo finito per il momento, si raccolgono munizioni e nuove armi, si cercano antidolorifici per curarsi e si ricomincia fino alla fine del capitolo. Oltre al ritorno scontato del bullet time e dello shootdodge, veri marchi di fabbrica della serie, i programmatori hanno implementato un semplice ma funzionale sistema di copertura, ormai standard per i giochi del genere, e qualche raro quick time event mentre è ancora presente la sagoma che ci mostra la salute di Max, col rosso che sale ad ogni proiettile ricevuto. Occhio però ai colpi mortali, capaci di uccidere all’istante, anche se, a volte, avendo almeno un antidolorifico ci viene concessa la possibilità di salvarci dalla morte eliminando velocemente il nemico che ci ha appena sparato. Restando in tema di nemici bisogna segnalare il loro quoziente intellettivo sotto la media. Rimangono impassibili nelle loro posizioni o attaccano come kamikaze divenendo dei facili bersagli ma hanno la capacità di incassare diversi proiettili al corpo rialzandosi senza problemi. A cambiare è anche la gestione delle armi, ora affidata ad un intuitivo menù a forma di ruota, simile a quello utilizzato in Red Dead Redemption, che ci permette di selezionare facilmente l’arma preferita fra le tre in nostro possesso o di impugnare contemporaneamente le due armi piccole. A differenza di Max Payne 2 non c’è la possibilità di usare granate ed altri esplosivi, come non è contemplata la raccolta e il lancio delle bombole di gas che si trovano lungo lo scenario, da far poi esplodere con un proiettile come in Uncharted. Max Payne 3 è tutto fuorché innovativo, anzi a dire il vero i primi due capitoli sono anche monotoni, ma il gioco è sena dubbio divertente e migliora col tempo, il dipanarsi della storia, che nulla ha da invidiare ad un film, fa il resto, incollando al pad il giocatore per sapere cosa succederà nel capitolo successivo. E come succede per i giochi che ti prendono, Max Payne 3 finisce troppo presto, anche se 8-9 ore per terminare i 14 capitoli sono nella media per un gioco del genere. Se non volete ri giocarlo per sbloccare tutti gli obiettivi o per trovare le varie parti delle armi d’oro, come aggiunta, i programmatori hanno pensato bene di inserire due modalità arcade: la prima è la Sfida a punti, che permette di riaffrontare i livelli completati della storia per ottenere il punteggio migliore. L’altra, chiamata Ultimo respiro, è una sorta di time attack, già presente nei capitoli precedenti, in cui al minuto di gioco inizialmente a nostra disposizione viene aggiunto tempo supplementare ad ogni uccisione effettuata. Facendo segnare buoni tempi si sbloccano nuovi personaggi da utilizzare online.

 

Ti ammazzo al rallentatore

 

Novità assoluta per la serie è infatti la possibilità di affrontare altri giocatori online grazie alla modalità multiplayer.

Il multiplayer è composto da varie modalità: Payne killer, Guerriglia, Deathmatch, Deathmatch a squadre, Deathmatch a squadre (16g) e Deathmatch (16g).

La modalità Payne killer, una sorta di modalità VIP dove il primo ad uccidere potrà prende le sembianze di Max, mentre il primo a morire giocherà nei panni di Passos: a questo punto entrambi devono sopravvivere e cercare di abbattere i predatori. Una volta morti, i ruoli vengono sostituiti da altri giocatori e così via fino a decretare il vincitore che avrà raccolto più punti del resto dei giocatori. Guerriglia, riprende gli eventi della storia, in pratica un deathmatch a squadre però all’interno della campagna in single. Poi il resto delle modalità già le conosciamo bene perché già viste in molti giochi Fps. Una particolarità già vista in Cod, è la possibilità di personalizzare il nostro Altre Ego a nostro piacimento, in più ad ogni termine di uno scontro online o anche nella modalità arcade quindi in single, aumenterà di livello così anche le armi in nostro possesso. Potremo personalizzare il nostro equipaggiamento e man mano che progrediamo con le armi, avremo la possibilità di montare silenziatori, caricatori maggiorati e così via. Per concludere, potremo creare una gang con i nostri amici, ma non potrete crearla dal gioco ma tramite questo link: http://socialclub.rockstargames.com/.

 

 

Al passo coi tempi

 

Come gli altri titoli targati Rockstar, come L.A. Noire, GTA IV e Red Dead Redemption, Max Payne 3 sfrutta il motore grafico proprietario RAGE, certamente non il migliore ma altrettanto sicuramente uno dei più flessibili e adattabili in circolazione, visto che muove anche due titoli diametralmente opposti come Midnight Club: Los Angeles e Table Tennis. In questo caso siamo comunque di fronte ad una versione perfezionata che non sfigura di fronte ad engine grafici più blasonati. Come per la giocabilità l’inizio non è comunque dei migliori. Le scene d’intermezzo dei primi livelli sono piene di effetti grafici, come lo sdoppiamento dell’immagine o alterazione dei colori, atti a restituire lo stato di confusione mentale di Max. E ci riescono fin troppo bene perché risultano veramente fastidiosi. Fortunatamente con Max che inizia a rimanere sobrio questi irritanti effetti scompaiono insieme ai mal di testa che riescono a provocare. Dal quinto capitolo in poi c’è una vera e propria impennata qualitativa, i livelli iniziano ad essere all’aperto e l’innata capacità di Rockstar di regalare scenari indimenticabili inizia a dare i suoi frutti. I livelli ambientati nella favelas sono assolutamente fantastici ma anche gli altri non sfigurano di certo, favoriti anche dalla possibilità di sforacchiare e distruggere quasi tutto quello che ci circonda. La cura per il dettaglio è quasi maniacale, un esempio per tutti è il vestito piegato e stropicciato di Max che stona con i completi perfettamente stirati del capo e della sua famiglia. Peccato solo per il carattere usato per i sottotitoli, che è complimento definire piccolo e poco definito. Ma voi direte che non è un particolare interessante, visto che Max Payne 3, al pari del suo predecessore, sarà totalmente doppiato in italiano. Purtroppo vi sbagliate, mentre la stessa Capcom sta pensando di localizzare il prossimo Resident Evil 6 per i vari mercati, alla Rockstar hanno fatto il percorso inverso, decidendo di includere solo la lingua inglese in Max Payne 3. Un vero sacrilegio per alcuni, un sospiro di sollievo per gli altri, quelli che ai doppiaggi multilingua mal fatti preferiscono quello di buona fattura in inglese. E quello di Max Payne 3 non è solo buono, è favoloso, però sono dell’avviso che un titolo di questa importanza doveva essere localizzato in italiano con un doppiaggio curato da professionisti.

 

I pro

  • Molto divertente da giocare
  • Trama che incolla alla tv
  • Doppiaggio in inglese molto curato
  • Comparto multiplayer molto divertente

I Contro

  • Gameplay molto semplice
  • Mancanza doppiaggio in italiano
  • Sottotitoli quasi illeggibili

Voto Globale 8.5

Atteso da tanto, troppo tempo, Max Payne 3 rischia di deludere chi si aspettava grosse novità. Se la realizzazione tecnica è al passo coi tempi, come giocabilità questo terzo capitolo della serie sembra essersi fermato al 2005. Nessuna concessione o quasi alle innovazioni che hanno caratterizzato il genere in questi anni ma solo azione incessante e divertimento assicurato tra sparatorie e bullet time. Max Payne 3 non sarà ricordato come un capolavoro ma, a dispetto di una partenza ad handicap (i primi livelli sono una sofferenza da vedere e giocare), di certo è un titolo di molto sopra la media, curato, immediato, violento il giusto ed immensamente divertente da giocare.

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