Un lungo viaggio ci attende nelle lande della Terra di Mezzo, questo paesaggio ci sarà piaciuto?
L’universo creato da Tolkien. Come non amarlo con tutte le sue sfumature di trama e i suoi personaggi? I quali, nel bene e nel male, sono rimasti impressi nella memoria di milioni di fan in tutto il mondo. I videogiochi hanno in qualche modo cercato di ricreare quelle magie. La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor ci prova con le sue location e col nome che porta stampato in copertina, ma sarà riuscito ad emergere tra il tumulto e la massa dedicati a questo magico mondo fantasy? Scopriamolo insieme.
Il nostro viaggio comincia facendoci impersonare Tallion, un ramingo a guardia del Cancello Nero di Mordor a cui è stata sterminata la famiglia a causa della Mano Nera di Sauron (una sorta di sua incarnazione del male). Adesso non cerca altro che la vendetta. In una dimensione spettrale riesce ad incontrare Celebrimbor, l’antico Re degli Elfi che nella Prima Era forgiò gli Anelli del Potere per donarli successivamente sotto inganno al Signore Oscuro. Il gioco fa leva, per quanto riguarda il gameplay, su questa dualità che esiste nel personaggio, ovvero da una parte il guerriero che cerca il suo personale riscatto, dall’altra lo spettro che non ricorda nulla del suo passato, ma che durante l’avanzare della storia scoprirà l’assassino della sua famiglia. La trama è molto semplice e ruota tutta attorno a questo conflitto e alla sete di sangue, ma nonostante tutto è stata sceneggiata molto bene durante gli intermezzi, con delle carrellate di inquadratura che fanno pensare più ad un film di Jackson. Incontreremo sia personaggi nuovi che vecchi, e alcuni molto noti come il sopra citato elfo.
Il gameplay ruota tutto attorno al fantomatico e tanto pubblicizzato Sistema Nemesi, che consiste in un algoritmo che crea in maniera randomica capitani Uruk e tutti i seguaci che li circondano, in modo tale da rendere i nemici davvero vivi e credibili. Pur non brillando dal punto di visto dell’ I.A, non vi capiterà quasi mai d’incontrare un orco che assomiglia ad un altro, il numero di facce e corporature per gli omaccioni verdi è impressionante. Ogni Uruk, specie i capitani, vantano una personalità propria, ognuno con la propria forza e la propria debolezza, per questo motivo nelle prime fasi di gioco sarà essenziale ricavare quante più informazioni possibili da questi spietati guerrieri, in modo tale da poterli affrontare il più efficacemente possibile in battaglia.
Vi sembrerà insomma, di far parte di un mondo vivo grazie a questo innovativo sistema, che risponde a seconda di come vi comportiate all’interno del mondo di gioco. Ad esempio, se alle vostre spalle vantate una sfilza di guerrieri uccisi, i vostri nemici potranno essere ancora più spaventati da voi in battaglia, e durante il combattimento vi elogeranno dicendo che siete inarrestabili. Oppure, se avrete sconfitto un capitano senza ucciderlo, lo si rincontrerà di nuovo danneggiato fisicamente. Esso ovviamente si ricorderà di voi e di quella volta in cui l’avete sconfitto, diventerà quindi la vostra nemesi, il vostro peggior nemico anche in termini di forza, in quanto man mano che lui sopravvive, accrescerà il suo potere diventando sempre più ostico da battere. Se da un lato l’intelligenza artificiale eccelle grazie al Sistema Nemesi che è in grado di creare sempre nuovi intrecci e nuove realtà in gioco, dall’altro si nota una inspiegabile incapacità cronica dei nemici di prestare la dovuta attenzione al giocatore di turno piuttosto che ad altri eventi che si manifestano nelle loro vicinanze. Dopo aver fatto scattare un allarme ci si ritrova circondati da orde di orchi pronti ad eliminare Tallion, tuttavia è sufficiente trovar riparo per pochi secondi e la situazione cambierà drasticamente. Cessato l’allarme ogni nemico tornerà alle sue normali attività, dimenticandosi completamente di ciò che stava inseguendo pochi istanti prima. Non è tutto, per evitare di far scattare l’allarme e quindi di essere scoperti, è necessario uccidere furtivamente il malcapitato orco, l’uccisione furtiva avviene se si prende alle spalle il nemico. O almeno così dovrebbe essere, purtroppo ci si può avvicinare furtivamente da qualsiasi direzione, anche nel caso in cui ci si ritrovi di fronte non è detto che l’orco si accorga di noi e reagisca. Sono carenze che non inficiano sulla qualità del prodotto ma che lasciano spesso l’amaro in bocca, in quanto c’è una forte contrapposizione nella cura messa nel realizzare il sistema Nemesi e la cura riposta nella creazione dell’intelligenza artificiale dei singoli individui.
Tutto questo inoltre si ricollega al sistema di combattimento che prende a piene mani dalla serie Batman Arkham, in quanto per attaccare e per contrattaccare basteranno solo due tasti, da alternare poi in sequenze di combo a secondo delle varie mosse che si sbloccheranno nel gioco. Queste comprendono il ramo delle abilità del ramingo e dello spettro, quest’ultimo concentrato su caratteristiche che vanno ad aumentare in particolare le abilità negli attacchi a distanza e i Colpi d’Ombra, che uccideranno il nemico in un istante concatenando diverse combo. Le armi per tutto il corso del gioco saranno solo tre: la spada, il pugnale e l’arco elfico. Non sarà possibile cambiarle ma potenziarle attraverso delle rune che cadranno dai vari nemici uccisi. Se da un lato il sistema di combattimento ricorda la serie Batman Arkham, per quanto concerne le animazioni salta subito all’occhio una spiccata somiglianza con la saga degli assassini. Movimenti, corsa, salti ricordano molto da vicino ciò che si è visto in Assassin’s Creed, inoltre è presente una sorta di “Vista dell’aquila” in cui si cambia personaggio usato. Da Tallion si passa all’Elfo Celebrimbor, grazie a questo dualismo si attiverà la visione spettrale tramite la quale si possono identificare i nemici, oggetti elfici, erbe rare o curative, ed è possibile in alcuni casi seguire le tracce dei personaggi in gioco. Inoltre, lungo l’avanzare si devono ripristinare delle antiche forge di una civiltà perduta – che ricordano, forse troppo, i punti d’osservazione da scalare nei vari capitoli della serie di Assassin’s Creed – in modo tale cosi da rivelare la mappa a poco a poco, e i vari punti d’interesse al fine del completamento di determinate missioni. Un gameplay che prende a piene mani da altre saghe, ma che tuttavia si adatta perfettamente all’oscuro universo Tolkeniano in cui l’abilità di passare da Tallion al defunto elfo è parte integrante nonché vitale del motore di gioco. Nota d’onore per il passaggio tra un personaggio e l’altro in quanto avviene senza alcun rallentamento ed in modo fluido e rapido in qualsiasi circostanza e indipendentemente dalla quantità di nemici a schermo.
Tra le varie attività che è possibile fare all’interno del gioco vi è quella di reclutare nuovi seguaci che ad un certo punto della trama diventano essenziali e radunare il vostro esercito di orchi è la vostra prima prerogativa per motivi di trama che ovviamente non stiamo qui a spoilerare. Vi basti sapere tuttavia che è possibile gestire da dietro le quinte, un Uruk posseduto da noi che all’inizio ha un rango di grado inferiore ma facendolo salire di grado e seguirlo passo passo, ci da la possibilità di farlo diventare magari non solo comandante e svettare sulla gerarchia di potere che esiste tra orchi, ma farlo diventare anche la guardia del corpo personale di un comandante per poi dare l’ordine di pugnalare alle spalle quest’ultimo e arrivare noi stessi in cima alla scacchiera, facendo posizionare in quel posto vacante il nostro pupillo. Esistono anche delle lotte di potere tra i vari, che permettono ai nostri capitani posseduti di poter sfidare altri capitani non controllati da noi, e far diventare ancora più forte il nostro facendolo avanzare di grado e di posizione, una scelta insomma che dona anche un certo tatticismo nelle scelte da compiere per quanto riguarda il nostro esercito personale e che denota un vasto panorama di possibile vie per raggiungere lo scopo designato. Non solo una via, non solo una tattica ma piuttosto un ventaglio d’opportunità tra cui scegliere grazie al sistema Nemesi che crea ogni volta situazioni nuove ed inaspettate.
Per quanto riguarda il mondo di gioco è suddiviso in due macro aree completamente esplorabili, in cui è possibile trovare missioni secondarie, manufatti, e Ithildin, antichi simboli della civiltà elfica. Tuttavia, l’ambientazione risulta essere sottotono, bella da guardare al primo colpo d’occhio, ma poi si fa sentire la natura cross gen e la presenza di un motore grafico che eccelle in alcuni casi ma pecca in altri. Difatti, quando piove o grandina tutto è riprodotto fisicamente molto bene ed è possibile notare il rimbalzo di ogni goccia, o di ogni chicco di grandine, tuttavia molte roccaforti e stili architettonici sanno di già visto, e i paesaggi sono per lo più lande vuote in cui correre. Altro elemento in cui invece il motore grafico, e gli sviluppatori, mostrano i muscoli, è la riproduzione in gioco delle creature della Terra di Mezzo. Dai Craug, bestie colossali alte otto metri che distruggono tutto ciò che hanno attorno e particolarmente utili in battaglia, ai Caragor, bestie feroci simili a grossi lupi che è possibile domare, passando per gli Uruk. Ogni orco è riprodotto impeccabilmente e con segni distintivi piuttosto particolari come cicatrici, bozze o armature. Peccato perché ci aspettavamo un paesaggio di più ampio respiro, pur restando apprezzabile da guardare.
Il comparto audio è molto buono e presenta musiche che, seppur non memorabili, attinenti al contesto di gioco e in certi momenti epiche. Una soundtrack che sottolinea l’importanza o la pericolosità di particolari momenti, come durante un combattimento impegnativo. Per non parlare delle voci degli Uruk che inneggiano al loro comandante quando questi sta per entrare in campo, con un coro ed un inno che si stende tutto intorno, creando l’atmosfera epica che Tolkien avrebbe desiderato. Buono il doppiaggio seppur non eccellente, in quanto purtroppo fuori sincro, o addirittura in alcuni casi manchi totalmente l’animazione della bocca del personaggio parlante.
Nonostante nel titolo prevalga una serie di dejà vu a livello di gameplay, con diverse similitudini con le serie di Batman Arkham e quella di Assassin’s Creed, i ragazzi di Monolith sono riusciti ad amalgamare tutto per bene donando al titolo qualcosa di unico. Questo soprattutto grazie al Nemesis System, che è in grado di creare un mondo vivo che cambia a seconda di come il giocatore si comporta nel mondo di gioco, donando un’immedesimazione che è un qualcosa di completamente nuovo per un gioco d’azione, e che sa davvero di next gen. Non importa se siete amanti delle opere di J.R.R. Tolkien, questo è sicuramente uno degli action più belli che abbiamo avuto modo di giocare, e che rende giustizia al mondo fantasy per eccellenza, costellato da produzioni videoludiche mediocri. Siamo sicuri che non ve ne pentirete.