L’interessante progetto targato Warhorse Studios è finalmente giunto sugli scaffali, ma il risultato finale sarà valso l’attesa?
Kingdom Come: Deliverance rappresenta l’esempio perfetto di titolo nato nel più totale anonimato ma supportato da idee fuori dai binari che gli hanno permesso di ottenere grandi attenzioni da parte di critica e pubblico. L’idea di realizzare un GDR medievale estremamente realistico e brutale nelle sue meccaniche di gioco ha infatti permesso a l’opera di emergere nel marasma di progetti che oramai nascono, crescono e muoiono nel giro di un giorno. Kingdom Come: Deliverance sembrava avere carisma da vendere, al punto tale che successivamente la stessa Deep Silver si fece avanti per supportare il progetto, il quale venne posticipato a data da definirsi per permettere alla software house di ampliarlo in ogni suo aspetto.
Abbiamo dovuto attendere ben quattro anni, ma oggi, nel cuore del 2018, Warhorse Studios è finalmente riuscita a portare la sua nuova creatura sugli scaffali, alla portata di qualsiasi intrepido giocatore che deciderà di lanciarsi in questa enorme avventura. Sono ormai passati diversi giorni da quando anch’io ho potuto mettere le mie mani sul titolo, e dopo averne analizzato attentamente ogni più piccolo dettaglio sono finalmente pronto a darvi il mio giudizio finale. Kingdom Come: Deliverance è veramente la nuova punta di diamante nel panorama videoludico odierno in cui tanti speravano?
Il contesto narrativo in cui verremo catapultati una volta iniziata la nostra partita sarà la Boemia medievale del 1400. In-game vestiremo i panni di Henry, figlio del fabbro che risiede a Skalica, un piccolo paese circondato da campagne e colline. Il sole splende e la brezza primaverile porta con sé i suoi dolci aromi, mentre la vita scorre quotidianamente tra piccoli incarichi lavorativi e pomeriggi alla taverna con i nostri amici; eppure, ad Henry questo non basta. Il nostro fabbro in fasce desidera infatti una vita avventurosa e ricca di scoperte suggellata da grandi vittorie in guerra e damigelle in pericolo portate in salvo. Sogni e speranze che però dovranno scontrarsi con la terribile realtà dei fatti, un tragico susseguirsi d’eventi che, il 23 marzo del 1403, porterà alla distruzione delle nostre amate terre natali.
Da qui avrà quindi inizio la nostra avventura, una storia di vendetta che andrà ben presto ad intricarsi con un violento conflitto fratricida ormai imperversante in tutto il regno. Re Venceslao IV è stato infatti spodestato dal trono e il suo posto è ora occupato dall’ambizioso fratello Sigismondo, desideroso d’ampliare il suo dominio su tutta la Boemia. Un terribile esercito composto da soldati ungheresi, feroci mercenari e barbari cumani dilaga incontrastato, mentre i feudi ancora fedeli a Venceslao cadono uno dopo l’altro sotto i violenti colpi del nemico. Partendo da questo intrigante incipit, avrà quindi inizio una storia che andrà a mescolarsi con gli storici eventi del periodo che il team di sviluppo ha riproposto con la massima attenzione e devozione. Quello di Kingdom Come: Deliverance, bisogna chiarirlo fin da subito, non è il racconto di un impavido eroe pronto a salvare il mondo da pericolose creature demoniache uscite da Dio solo sa dove.
Kingdom Come: Deliverance è la storia di un semplice ragazzo divenuto soldato ed ora costretto a confrontarsi con vicende più grandi di lui, un semplice granello di sabbia in un deserto d’eventi in cui avremo un ruolo assolutamente marginale. Eppure, il tutto funziona alla perfezione, offrendo un intreccio narrativo appagante e galvanizzante, capace di conquistare il cuore del videogiocatore immergendolo nelle profonde e complesse vicende che sconvolsero totalmente le terre di allora. Quella di Henry è una vicenda che seguirete con piacere fino ai titoli di coda, un’esperienza di gran valore che riesce anche a presentare saltuariamente qualche fase di gioco estremamente adrenalinica ed emozionante, un bersaglio decisamente centrato che purtroppo si perde leggermente in un finale volutamente lasciato a metà, con numerose questioni in sospeso che verranno trattate in un futuro seguito.
Ludicamente parlando, le prime ore in-game sono semplicemente spiazzanti. Il team di Warhorse Studios ha infatti posto la massima attenzione non solo alla ricostruzione di un periodo storico il quanto più credibile e realistico possibile, ma si è anche adoperato per dar forma ad una creatura dal gameplay estremamente vario e complesso. Inizialmente, ve lo diciamo fin da subito, sarete disorientati e confusi, assaliti alla gola da infinite statistiche, menù e tutorial di ogni genere che contribuiranno solo a complicarvi la vita. Quello che Kingdom Come: Deliverance sembra trasmettere nelle sue prime fasi è un feeling apparentemente macchinoso e a tratti legnoso, una frustrante esperienza che potrebbe portarvi a commettere il più grave degli errori possibili: abbandonare il titolo.
Se inizialmente è infatti vero che rimarrete quasi storditi dinnanzi a quanto il gioco saprà mostrarvi, proseguendo nell’avventura tutta la struttura ludica vi diventerà quasi naturale, quella di Henry sarà per voi una seconda pelle che non avrete difficoltà a indossare. Il vero colpo da maestro che Warhorse Studios ha saputo inanellare si riassume in un incredibile crescendo delle proprie abilità che verranno a formarsi man mano che sbaglierete. I complicati minigiochi di scassinamento e borseggio diventeranno sempre più semplici e immediati, l’inutilizzabile accoppiata composta da arco e frecce si rivelerà invece un’arma micidiale per combattere e cacciare, le difficoltà nel dialogare con classi sociali differenti verranno improvvisamente meno e molto altro ancora. In pratica, gli esasperanti momenti vissuti nelle prime fasi di gioco verranno sostituiti da dozzine d’ore di puro divertimento. Così facendo, il titolo riesce ad acquisire una sua reale dimensione e ad imporsi davanti agli occhi esterrefatti del giocatore con magistrale forza, offrendo situazioni indimenticabili adornate da un mondo di gioco che sarà un piacere da esplorare.
Uno degli aspetti indubbiamente meglio riusciti di Kingdom Come: Deliverance è rappresentato dalla vastissima varietà d’approcci adottabili per completare obiettivi e missioni secondarie, presenti in gran numero e molto spesso estremamente piacevoli da portare a compimento. Warhorse Studios non tenta mai di prendere per mano il giocatore e anzi, lo incoraggia a seguire la sua personale strada, a puntare verso nuovi orizzonti. Come detto poco sopra, Henry sarà caratterizzato da una gran quantità di statistiche, ognuna delle quali avrà un risvolto nelle azioni che potremo compire. I nostri livelli di dialogo e forza, ad esempio, potrebbero permetterci di raggiungere il nostro obiettivo senza versare una goccia di sangue o, al contrario, dando il via a un violento scontro; o ancora, il nostro abbigliamento e la nostra igiene modificheranno il modo in cui verremo visto dal popolo, composto da mercanti, soldati, straccioni, nobili e popolani, tutti con le proprie caratteristiche e sempre molto attenti al nostro aspetto e atteggiamento.
In tal senso, sarà molto importante provare con mano tutto ciò che il gioco potrà offrirci. L’acquisizione e il miglioramento delle proprie abilità si basa infatti su di un riuscito sistema che ricorda da vicino quanto visto ai tempi con Skyrim. Andare a cavallo migliorerà il nostro livello d’equitazione, spuntare buoni prezzi al mercato migliorerà il nostro carisma, creare pozioni potenzierà le nostre conoscenze della flora locale, e fino ad ora abbiamo appena scalfito solo la punta di un immenso iceberg tutto da scoprire. Già a una prima occhiata risulta insomma chiaro che il team di sviluppo si è sbizzarrito al fine di portare alla luce un’opera che fosse davvero in grado di dare al giocatore una sensazione di totale libertà, un compito che è stato portato avanti con grande dedizione e che, alla fine dei conti, ha indubbiamente dato i suoi frutti.
Anche in termini di combat-system, Kingdom Come: Deliverance si discosta violentemente da qualsiasi altro gioco recentemente uscito sul mercato, rivelandosi profondo, soddisfacente ed estremamente stratificato. Anche in questo caso, saranno infatti molti gli elementi potenzialmente capaci di farci giungere a un’appagante vittoria o a una desolante sconfitta. Ogni strato del nostro equipaggiamento – per un totale di 14 slot utilizzabili per il vestiario – determinerà bonus in difesa e in attacco per specifiche categorie di danno chiaramente legate al tipo di arma impugnata da noi e dal nemico.
Partendo da questo presupposto, è insomma facile capire che affrontare un povero brigante armato di bastano porterà a uno scontro totalmente differente rispetto a quello che verrà a crearsi nel caso in cui dovessimo affrontare un soldato equipaggiato di tutto punto. Volendoci concentrare sul sistema di combattimento nudo e crudo, il team di Warhorse Studios ha ricreato un’ esperienza che per certi versi mescola sapientemente quanto già visto con For Honor e Chivarly: Medieval Warfare al fine di proporre un qualcosa di totalmente inedito e, curiosamente, immediatamente facile da comprendere. Sembrerà paradossale, ma i complessi duelli che andrete a ingaggiare nelle prime ore di gioco si riveleranno essere facilmente leggibili e dalle regole relativamente semplici da assimilare.
Sia chiaro che ciò non vuol certo dire che vincere uno scontro si rivelerà una passeggiata e anzi, preparatevi ad affrontare lunghe battaglie estremamente tese ed emozionanti in cui sarà necessario mettere in campo tutte la vostra abilità per spuntarla, parandosi al momento più opportuno e colpendo i punti scoperti dell’avversario quando questo avrà abbassato la guardia. Il risultato è un riuscito mix di fendenti, schivate e parate che funziona magistralmente negli scontri 1vs1 ma che finisce con il trasformarsi in un caos quando ci si trova ad affrontare più nemici contemporaneamente, in particolare a causa di una telecamera che rivelerà tutta la sua difficoltà nel riuscire a seguire degnamente quanto starà accadendo su schermo.
Quello che rappresenta indubbiamente il punto debole dell’intera produzione, si riassume purtroppo nel terribile lavoro tecnico che è stato posto nei suoi confronti. Nonostante il finissimo lavoro ricercato nella realizzazione di uno spettacolare ambiente di gioco, tra magnifici boschi, indimenticabili zone cittadine e lussureggianti pianure erbose, bastano pochi istanti per constatare come Warhorse Studios non sia stata in grado di ottimizzare dignitosamente la sua opera, sulle cui spalle pesavano un motore tecnico estremamente ostico e un investimento tutt’altro che stellare. Goduto su di un PC con una GTX970, 16GB di Ram e un i7 4790k, è stato infatti necessario giocare parecchio con le impostazioni video prima che si presentasse un frame-rate sufficientemente stabile.
Texture di buona qualità, un’ottima effettistica e una conta poligonale soddisfacente si scontrano con animazioni legnose unite a gravi problemi di caricamento che hanno gravato su tutta l’esperienza ludica. Se da un lato è infatti corretto affermare che sarà potenzialmente possibile visitare ogni zona del mondo di gioco – compresi gl’interni di qualsiasi edificio – senza la necessità di dover attendere qualche caricamento, dall’altro lato è altrettanto disarmante constatare come, per poter dialogare con un qualsiasi NPC, sarà prima necessario attendere qualche secondo, una problematica che porterà rapidamente all’esasperazione.
Peggio ancora, Kingdom Come: Deliverance soffre di gravi problematiche nel caricamento in tempo reale delle texture, una palpabile incertezza grafica che si presenterà costantemente nel corso di tutta la vostra avventura. In particolare, nel caso in cui decideste di galoppare in sella al vostro cavallo, preparatevi ad assistere a uno spettacolo semplicemente agghiacciante, costretti a dover osservare per numerosi secondi personaggi senza testa e arti, texture di edifici in bassissima risoluzione, strade invisibili sotto le quali si staglierà il nulla assoluto e molto altro ancora. A chiudere questo terribile quadro, ci pensano infine una moltitudine di glitch e bug più o meno gravi, tra simpatiche scenette che vivrete con un sorriso e disastrose situazioni in cui sarà addirittura necessario caricare un vecchio salvataggio. Se poi si pensa al fatto che proprio il salvataggio stesso non è automatico e anzi, richiede di dormire in specifici luoghi o di bere le limitate Fiaschette del Viaggiatore in vostro possesso, risulta ancora più chiaro quanto la situazione risulti potenzialmente disastrosa.
In tal senso, però, è giusto precisare che molte problematiche verranno indubbiamente risolte tramite varie patch che si susseguiranno nel corso dei mesi, senza contare le infinite mod che vedremo giungere in futuro, le quali sicuramente amplieranno e miglioreranno ancor di più l’opera. Di ottimo livello si sono invece rivelati il doppiaggio inglese, sufficientemente carismatico e capace di dare diverse sfumature ai personaggi che incontreremo, e la colonna sonora, composta da numerose tracce che sapranno accompagnare degnamente il giocatore di turno.