Dopo l’interessante parentesi di Mad Max, Avalanche Studios riprende in mano il suo brand più famoso per portarlo su next-gen
Quando i ragazzi di Avalanche Studios decisero di dar forma all’ormai famoso brand di Just Cause, lo fecero con ben impressa in mente l’intenzione di rivaleggiare contro quel Grand Theft Auto che decretò la fortuna di Rockstar. Ben presto, però, la software house comprese le difficoltà che sarebbero sorte in una simile “lotta”, preferendo conseguentemente aggiungere un qualche tocco personale che sarebbe stato in grado di differenziare sufficientemente il titolo dall’opera della famosa software house americana. Il team volle esagerare, dando al videogiocatore la possibilità di compiere azioni ben oltre le normali possibilità umane. Il gioco, alla fine, fu un piccolo successo e garantì alla team di sviluppo e allo stesso brand un prospero futuro, con il successivo arrivo di Just Cause 2, titolo che attingeva a piene mani dal primo capitolo ma aggiungendo al tutto ancor più esplosioni ed adrenalina, ed in seguito rivelatosi un successo di critica e pubblico, ancor più di quanto non fosse stato con il fratello maggiore. Arrivati così alla terza iterazione di questo brand, è giunto quindi il momento di giudicare definitivamente il nuovo lavoro di Avalanche Studios, così da capire se il tanto chiacchierato e discusso Just Cause 3 meriti effettivamente il suo prezzo.
La trama che fa da sfondo alle vicende di questo Just Cause 3 prende luogo nell’arcipelago di Medici, isola mediterranea dal sapore vagamente italiano e terra natale del nostro eroe Rico Rodriguez. All’interno di questa meta turistica un tempo paradisiaca, il nostro compito sarà quello di porre fine all’oppressione operata dall’odiato generale Di Ravello, un potente e violento dittatore che incarna alla perfezione il volto di numerosi uomini tristemente noti, da Stalin a Mussolini, ed in grado di utilizzare sapientemente il potere militare e la propaganda per tenere sotto scacco una popolazione assopita ma ancora vogliosa di libertà.
Per attuare il suo piano e sconfiggere la dittatura che sta lentamente ma inesorabilmente distruggendo la sua patria, Rico potrà contare su di un elevato numero di compagni fortemente stereotipati, dall’impacciato ed ingenuo Mario Frigo all’inquietante dottoressa che ci fornirà, di volta in volta, tutti i gadget di cui avremo bisogno per completare le nostre pericolose missioni, senza ovviamente dimenticare il nostro ormai noto mentore Tom Sheldon che, in questa nuova avventura, sembra interessato solo alle possibili ricompense ottenibili dalla guerra in corso piuttosto che agli ideali di libertà e giustizia che muovono il cuore di Rico. In verità, è un peccato dover constatare che la storia che ci accompagnerà dall’inizio fino ai titoli di coda risulta decisamente blanda e monotona, sicuramente non in grado d’intrattenere adeguatamente il videogiocatore.
Gli avvenimenti che si susseguono di volta in volta non riescono mai ad impressionare e la totale mancanza di colpi di scena realmente interessanti rendono il tutto prevedibile e scontato. Neanche i personaggi dell’avventura, sfortunatamente, si dimostrano capaci di rimescolare le carte in tavola, risultando per buona parte del tempo solo delle macchiette che ben poco hanno da offrire alla produzione. Addirittura lo stesso Di Ravello risulta un nemico dal debole spessore, che compare davvero poche volte nel corso del gioco e che, nelle poche occasioni in cui viene visto, non riesce mai a imprimersi con sufficiente carisma nell’immaginario degli utenti. In compenso, fortunatamente, lo stesso Rico e qualche suo compagno d’avventure riescono a ridare un’isperata vitalità all’opera, con battutine divertenti ed in grado di far scappare più di un sorriso.
In piedi su di un aeroplano in volo e con un lanciamissili in mano, ci si ritrova con il compito di dover far saltare in aria tutte le batterie di contraerea che ci stanno bersagliando. Quando però fanno la loro entrata dei pericolosi caccia da combattimento, veniamo violentemente sbalzati via precipitando nel vuoto. Questi sono i primi cinque minuti di gioco riassunti in poche parole, un preambolo videoludico che riesce nell’intento di far capire immediatamente al videogiocatore qual è lo stile di gioco che si dovrà intraprendere nel corso di tutta l’avventura. Just Cause 3 è un titolo ignorante e caciarone dove le leggi della fisica vengono meno in favore di esplosioni spettacolari e strutture militari che crollano rovinosamente sotto i nostri colpi. Quello che ci viene offerto fin dai primissimi istanti è un mondo aperto e totalmente esplorabile all’interno del quale potersi muovere liberamente cercando, al contempo, di eliminare le forze nemiche presenti nella zona.
Le numerose possibilità che di cui possiamo usufruire per assaltare le basi avversarie sono un pregio da non prendere sottogamba e grazie al quale è possibile adottare diverse tattiche d’attacco a seconda dello stile di gioco che si vuole adottare. Sarà quindi possibile assaltare fortezze di varie dimensioni limitandosi all’utilizzo delle proprie armi e, ovviamente, dell’immancabile rampino, oppure si potranno prendere “in prestito” veicoli di varia natura, da carri-armati a caccia armati di tutto punto fino ad arrivare a vere e proprie navi da guerra con le quali dispensare morte e distruzione. Parlando di veicoli, questi sono presenti in gran quantità e varietà ma, nonostante tutto, non risultano essere il metodo più veloce per muoversi in giro per la mappa.
Just Cause 3 fa infatti utilizzo di una curiosa quanto funzionale accoppiata tra rampino, paracadute e tuta alare. Quest’ultima in particolare, vera novità dell’intera produzione, si è dimostrata essere tanto divertente quanto semplice da utilizzare; acquisendo un po’ di pratica, l’uso della tuta alare abbinata al rampino per riacquistare quota si rivela come una delle meccaniche meglio riuscite del gioco. Forse non si è ancora capito appieno, quindi trovo doveroso rimarcarlo con ancora più insistenza, Just Cause 3 è un titolo enorme, un immenso parco dei divertimenti in cui l’unico vero obiettivo affidato al videogiocatore è quello di divertirsi girovagando per la mappa nella più totale spensieratezza e facendo più danni possibili.
Purtroppo, però, è proprio a questo punto che entrano in gioco tutta una serie di problematiche che tendono ad abbassare vertiginosamente il livello generale dell’intera produzione. In particolare, già dopo qualche ora di gioco intenso, sarà possibile evidenziare una sostanziale ripetitività della struttura di gameplay che, sostanzialmente, ci porterà a compiere le stesse azioni in maniera ciclica. Per poter dare inizio alle diverse missioni che compongono la campagna principale, infatti, bisognerà liberare un certo numero di territori posseduti dalle forze armate di Ravello tramite un semplice processo di eliminazione delle basi avversarie. In ogni provincia della mappa di gioco sono presenti un certo numero di fortezze da dover conquistare tramite la distruzione di specifiche strutture facilmente individuabili grazie alla preponderanza del colore rosso che le contraddistingue, da antenne radio a statue fino ai giganteschi impianti di gas capaci di dar vita a strepitose reazioni a catena di grande impatto.
Ben presto, però, ci si accorge che il titolo non cambia mai la sua formula di gioco e, purtroppo, anche le stesse missioni principali, salvo rari casi, si riducono ad un semplice muoversi da un punto all’altro della mappa distruggendo le strutture militari interessate, risultando poco coinvolgenti ed interessanti. Il titolo è anche costellato di missioni secondarie di diverso genere sicuramente divertenti ma che, alla lunga, perdono di mordente e non riescono ad intrattenere sufficientemente il videogiocatore. Va però detto che Just Cause 3, proprio grazie alla libertà che è in grado d’offrire, riesce comunque a divertire per tutta la sua durata seppur non sia mai capace di stupire, un vero peccato se si pensa alle enormi opportunità che un simile titolo avrebbe potuto proporre se sviluppato con maggior cura.
Sotto un punto di vista puramente tecnico, il gioco risulta molto piacevole ma non riesce mai a sorprendere. Da una parte, infatti, ci ritroveremo con una mappa praticamente sterminata ed in grado di regalare alcuni scorci decisamente ben riusciti, tra spiagge cristalline, fitte foreste, montagne innevate e piccole cittadine, ma dall’altro lato nessuno di questi ambienti appare sufficientemente caratterizzato ed anzi, il tutto risulta piuttosto anonimo, con in particolare le piccole zone urbane che tendono ad assomigliarsi tutte tra loro.
Purtroppo non si è mai invogliati ad esplorare una qualche zona del gioco e già dopo un paio d’ore si tende ad utilizzare molto spesso il viaggio rapido per poter raggiungere la prossima missione il più velocemente possibile. Al tutto vanno aggiunte texture poco rifinite e modelli poligonali di strutture e soldati piuttosto poveri di dettagli, con quest’ultimi che risultano tutti prettamente identici tra loro, una situazione quantomeno drammatica che però torna alla ribalta grazie ad effetti di luci ed ombre di elevata qualità, con le esplosioni che ovviamente la fanno da padrone, il tutto accompagnato da un valido modello fisico, soprattutto per quanto riguarda i crolli delle strutture più grandi. Chiude il quadro un buon doppiaggio italiano che, al netto di una buona resa delle voci, sacrifica pesantemente i caratteristici accenti dei diversi personaggi.
Just Cause 3 si è rivelato essere un titolo incredibilmente frenetico ed in grado di regalare numerose ore di divertimento nella più totale spensieratezza. Le numerose possibilità che ci vengono offerte per attaccare gli avamposti nemici unite alla triplice accoppiata tra rampino, paracadute e tuta alare danno forma ad un gioco dove è l’ignoranza a farla da padrone ed in cui le leggi fisiche lasciano il posto a pirotecniche esplosioni ed evoluzioni varie al limite della follia. Purtroppo, però, si denota che il risultato finale è ben lontano dalla perfezione in cui tutti speravano, con un comparto narrativo estremamente scialbo, missioni principali tutt'altro che indimenticabili e, più in generale, una struttura di gioco estremamente ripetitiva che potrebbe deludere tutti coloro che si aspettavano qualcosa in più dall'ultima opera di Avalanche Studios.