Ecco il nostro verdetto su Injustice 2, il nuovo titolo di NetherRealm Studios arrivato nei negozi il 16 maggio 2017.
Era comprensibile che più di qualcuno sospettasse che Injustice 2 potesse rivelarsi come un semplice reskin di quel Mortal Kombat X che, uscito nel 2015, aveva pienamente convinto sia critica che pubblico. D’altronde, dal punto di vista grafico e tecnico le somiglianze sembravano essere molte fin dall’annuncio. Inutile invece dire che, alla prova dei fatti, la realtà non poteva essere più distante da tali timori. Injustice 2 è, senza se e senza ma, un prodotto con una propria identità, che prende e migliora i molti punti di forza del precedente lavoro di NetherRealm Studios integrandoli in un contesto ben più articolato e profondo.
Se l’impianto narrativo di Gods Among Us aveva lasciato qualche linea narrativa in sospeso e non era riuscito ad introdurre con particolare originalità il concetto (oramai ampliamente abusato nel panorama fumettistico) di multiverso, il lavoro compiuto in questa occasione dal team di sviluppo è ancora più interessante. Pur mantenendo un’impostazione di fondo che non si allontana poi molto dal solco della tradizione, il lavoro svolto nella condensazione in poche ore di una narrativa coerente e coesa appare più che ottimo; dopotutto, l’impostazione degli story mode targati NetherRealm Studios, presuppone già di per sé un livello di sfida ben più alto del normale. Il rischio, tenendo conto soprattutto dei precedenti lavori, è quello di limitarsi a proporre una semplice sfilata il cui unico pregio sia la presenza di tutti i personaggi disponibili all’interno del gioco.
Injustice 2 invece riesce nel portare sullo schermo una lotta corale che non solo ci permette di mettere mano su gran parte dei supereroi più celebri appartenenti all’universo DC (al netto di qualche mancanza che verrà probabilmente sopperita tramite futuri DLC) ma crea un contesto narrativo originale in cui la battaglia per la sopravvivenza della Terra e del genere umano si unisce a dissidi e scontri interni alla Justice League.
Non per niente, il titolo va a riprendere con forza la già sorprendente premessa sulla quale si basava il precedente Gods Among Us. Superman, in seguito alla morte della moglie Lois e del figlio che portava in grembo, impazzisce ed inizia ad inseguire un pericoloso principio di giustizia assoluta che, insieme ad altri membri della Justice League, lo porterà a instaurare una vera e propria tirannia sulla popolazione comune. La deriva dell’Uomo d’Acciaio causa una ribellione che porterà poi alla sua cattura e prigionia ad opera proprio di Batman, nonché al ritorno ad una tanto anelata quanto momentanea tranquillità.
E’ facile capire il perché fin dai primi trailer diffusi l’idea alla base del gioco sia sembrata interessante sia ai fan più accaniti che a chi non segue assiduamente i fumetti DC; se infatti nel recente e criticato cinecomic Batman v Superman la minaccia del kryptoniano rimaneva per lunghi tratti solamente potenziale, in Injustice 2 essa è degenerata fino ai punti sopra descritti, dando vita a due vere e proprie fazioni interne alla “comunità” dei metaumani, tanto opposte l’una all’altra quanto obbligate a collaborare per riuscire a proteggere l’intera umanità.
Se le notizie iniziano ad essere buone già dal punto di vista narrativo non si può nascondere che siano ancora più soddisfacenti nel momento in cui il focus della discussione inizia ad essere il gameplay. Injustice 2 è, senza alcun’ombra di dubbio, un picchiaduro profondo, articolato, ma soprattutto divertente. Lo è perché a differenza di altri importanti esponenti del genere, ha una curva di apprendimento più progressiva e semplice da scalare anche per chi non si è mai cimentato con un fighting game in vita propria. Lo è perché, con un roster ampissimo che abbraccia (quasi) tutte le più grandi personalità dell’universo DC, non cade nel fatale errore di proporre un numero enorme di personaggi differenti tra loro solo per apparenze esterne.
Portare Batman sul campo di battaglia è quindi diverso dall’affidarsi alla violenza di Bane, così come Supergirl e Catwoman condividono ben poco tra di loro. L’impostazione dei personaggi fa sì che ad essere fondamentale in uno scontro non sia solo la bravura del giocatore e la sua conoscenza di mosse e combo ma anche la strategia necessaria nella preparazione dei vari match-up.
In tal senso, bisogna stare molto attenti non solo alle proprie performance ma anche alle scelte dell’avversario. E’ questa una caratteristica intuibile fin dai primi momenti passati in compagnia dl titolo di NetherRealm Studios. Così, per esempio, affrontare Deadshot con Black Canary non è solo una mossa particolarmente coraggiosa, ma anche insensata dal punto di vista tattico. Ciò perché il personaggio interpretato da Will Smith nell’ultimo Suicide Squad è estremamente pericoloso sia per il grande numero di mosse possibili nella lunga distanza (Black Canary può al contrario contare su un solo attacco dalla media distanza) sia per la sua possibilità di coniugare combo corpo a corpo con colpi utili a ristabilire uno spazio sicuro dal proprio avversario.
A cambiare all’interno del roster sono poi le mosse speciali e le combo, che permettono una varietà di attacchi davvero invidiabile. Certo è che non tutti i supereroi presenti nel gioco possono vantare lo stesso numero di azioni offensive, eppure ognuno di essi ha possibilità pressoché enormi nella combinazione di mosse e serie; non per niente, così come era stato per Mortal Kombat X, le settimane successive all’uscita del titolo saranno fondamentali proprio per l’individuazione delle migliori e più letali combo da usare poi nei match online o contro i propri amici. Quello che ci è parso di vedere durante la nostra prova è la possibilità di combinare con tutti i personaggi una lunga serie di mosse in modo da dare vita a vere e proprie streak capaci quasi di azzerare larghe porzioni di barre d’energia. Così, infatti, particolari attacchi che se presi in esame singolarmente non costituiscono grande materia d’interesse, acquisiscono maggiore valore se concatenati tra di loro.
Le combo non sono però l’unica cosa a cui stare attenti in un match di Injustice 2. Ritornano infatti le arene interattive, in cui elementi dello scenario diventano fondamentali sia per manovre di evasione che come veri e propri attacchi; il loro posizionamento sembra poi essere stato studiato appositamente per fornire al giocatore in posizione di svantaggio un’ulteriore possibilità di rivalsa se assediato in prossimità dei limiti laterali delle mappe. Insieme alle arene interattive torna anche la gestione delle barre speciali sia nell’ottica delle mosse speciali che del redivivo clash system, un particolare scontro “a scommessa”. Si tratta infatti di un momento successivo al break-up di una combo in cui una brevissima cinematica ci introduce ad una mischia corpo a corpo in cui ognuno dei due giocatori avrà la possibilità di scommettere letteralmente ognuna delle quattro sezioni che compongono la barra speciale.
Dal punto di vista tecnico Injustice 2 non si differenzia poi molto dalla precedente produzione NetherRealm. Pur non raggiungendo mai vette di complessità particolarmente proibitive a causa del genere cui appartiene, la confezione che racchiude i deliziosi contenuti del gioco appare più che solida. Lascia invece qualcosa a desiderare la modellazione poligonale di alcuni personaggi, soprattutto in corrispondenza di cutscene particolarmente lunghe e ricche di primi piani. Ottimo invece il lavoro svolto su effettistica ed animazioni dei personaggi, che risultano fluide sia in corrispondenza delle cinematiche che di normali sezioni di gioco. E’ indubbio però che, vista la natura del prodotto dinanzi al quale ci troviamo, i principali focus siano stati quelli di garantire ai giocatori un gameplay vario ed una notevole varietà di modalità di gioco. Obiettivi riusciti entrambi, visto che di attività presenti all’interno del gioco ce ne sono veramente tante.
Una volta conclusa la propria avventura con la storia (che terminerà nel giro di una manciata di ore), ci si potrà cimentare con altre modalità in singolo, tra le quali l’interessantissimo multiverso, ossia un generatore casuale di mondi e di scontri che permette al giocatore di affrontare con un singolo personaggio una serie di battaglie in successione. Si tratta di un’aggiunta che però non può garantire longevità sulla lunga distanza vista la sua struttura ripetitiva. Per tale obiettivo sono fondamentali invece le modalità online, da sempre le più apprezzate all’interno dei picchiaduro; elementi che si fondono con delle meccaniche di personalizzazione dei personaggi particolarmente approfondite, soprattutto per quanto riguarda armature e vestiario. Se infatti scompare, ahimè, completamente, l’implementazione delle diverse varianti di uno stesso personaggio che avevamo particolarmente apprezzato in Mortal Kombat X, queste addizioni vanno sia a ricoprire un’importanza fondamentale negli scontri online, sia a contribuire alle statistiche del personaggio e alle possibilità di vittoria.
Se qualcuno provasse a giudicare la situazione odierna dalla bontà dei picchiaduro usciti negli ultimi tempi, potrebbe tranquillamente affermare che nel mercato videoludico è arrivata una nuova età dell’oro per i fighting-game. Injustice 2, in particolare, rappresenta la degna prosecuzione del lavoro svolto negli ultimi anni da NetherRealm Studios, capace di rivelarsi come la sintesi perfetta tra l’universo fumettistico portato nei videogiochi con il primo Gods Among Us ed il gameplay profondo e variegato apprezzato in Mortal Kombat X. A questo gli sviluppatori hanno aggiunto una marea di contenuti, tra modalità di gioco e personalizzazione dei personaggi; sarebbe davvero difficile chiedere qualcosa in più.