Un puzzle games in prima persona basato sulla magia nel quale ogni incantesimo viene lanciato con l'ausilio della propria stessa voce!
In questo ultimo periodo l’industria del videogioco sta cercando sempre più spesso di abbattere la barriera imposta dall’utilizzo di uno schermo, aumentando l’immedesimazione del giocatore nel proprio personaggio. Anche la nostra nazione ha deciso di stare al passo e grazie ai ragazzi di Indomitus Games è ormai disponibile, da quasi un mese, il loro gioco: In Verbis Virtus. Un puzzle game in prima persona con una caratteristica speciale. Peculiarità di questo titolo sono i comandi vocali, fondamentali e sempre presenti all’interno del gioco che vogliono aumentare l’immersione nel racconto e al tempo stesso offrire un’esperienza di gioco divertente e non troppo comune. Per prima cosa dunque, procuratevi un microfono. Nota interessante da sapere riguardo a questo gioco è il fatto che tutto sia nato come un progetto universitario del Politecnico di Milano, ma noi tratteremo In Verbis Virtus in assoluta oggettività.
In Verbis Virtus ci porta in un mondo fantastico, pieno di misteri, circondato da una mitologia e da una storia antica e oscura. Il nostro protagonista, uno studioso archeologo, si lancia in una personale e solitaria impresa alla ricerca di verità, ma si ritrova presto coinvolto in qualcosa di più grande e di non previsto. I suoi studi lo portano ad arrancare esausto in un indefinito deserto torrido fino al raggiungimento di una grotta che sembra essere l’entrata di un tempio sotterraneo dimenticato.
Al suo interno si trovano i segni inconfutabili della civiltà da cui deriva il linguaggio Maha’ki, una lingua perduta e magica in grado di compiere piccoli incantesimi con il solo pronunciare determinate formule. Gli studi del nostro ricercatore gli permettono fin da subito di comprendere questo linguaggio e impossessarsi del potere di questa lingua.
Il tempio inizia piano piano a raccontare di sé e della sua civiltà al misterioso viaggiatore tramite scritture incise sul muro con una strana scrittura cuneiforme. Una narrazione quindi non diretta e precisa, basata su testi più o meno lunghi ottenibili interagendo sulle pareti o tramite il diario, svelerà i segreti del tempio fino ad un proverbiale incontro. Il nostro avventuriero si troverà al cospetto di Veritas, una misteriosa divinità che sceglie il nostro protagonista quale suo protetto e al quale affida un’importante missione da portare a termine, permettendogli di viaggiare in luoghi inesplorati dall’uomo verso un duplice finale. Il viaggio porterà il nostro protagonista a tramutarsi in un vero e proprio stregone in grado di generare luce, teletrasportarsi o creare il fuoco; il tutto grazie alle scritture del tempio e sopratutto alla voce del giocatore.
Le meccaniche sulle quali si basa In Verbis Virtus sono abbastanza semplici, il giocatore tramite la propria voce è in grado di richiamare alcuni incantesimi che gli permettono di interagire con l’ambiente circostante e risolvere quindi i vari enigmi ai quali verrà sottoposto il nostro ricercatore. È possibile esclamare l’incantesimo in due differenti lingue: inglese o Maha’ Ki.
Quest’ultimo è il linguaggio fantastico inventato proprio dal team di sviluppo appositamente per il gioco e quindi non possiamo che raccomandarvi quest’ultima scelta. Le varie formule non sono difficili da pronunciare e l’utilizzo di questa lingua permette una immedesimazione ancor maggior in quello che si dice. Fatte queste precisazioni c’è da dire che il sistema di riconoscimento vocale, pilastro principale di In Verbis Virtus, è ben solido. Pur avendolo giocato con un microfono da una decina di euro circa, il riconoscimento degli incantesimi si è confuso solo rare volte e il problema non si pone neanche quando si parla a bassa voce.
Non dello stesso avviso è il pilastro che regge gli enigmi del gioco. Intriganti e convincenti sia dal lato di difficoltà mentale sia da quello di abilità manuale, si perdono però in alcuni problemi di level design. Durante le nostre partite ci è capitato più volte di rimanere bloccati per un notevole lasso di tempo in alcune stanze per poi scoprire che in quel frangente ci era impossibile risolvere l’enigma presente poiché richiedeva la risoluzione di altri enigmi precedenti.
Peggio ancora quando abbiamo capito che alcuni puzzle non avevano una risoluzione logica o di abilità ma nascondevano un vero e proprio “trucchetto”. Questo può generare spesso nella frustrazione e un senso generale di noia, ma al tempo stesso potrebbe rivelarsi una parte davvero interessante per i più veterani dei puzzle game e per chi dimostra di avere una certa dose di pazienza.
Non si può dire niente di negativo riguardo al comparto grafico, complice anche un Unreal Enginge 3 dalle grandi potenzialità. I ragazzi di Indomitus Games hanno saputo ricreare davvero bene un’ambientazione fantastica a metà tra il mistico e il futuristico. Il giocatore si ritroverà a percorrere grotte buie illuminate esclusivamente da poetici cristalli che emettono luce, ampie sale ispirate all’antico Egitto e ancora saloni quasi futuristici ricchi di riflessi.
L’illuminazione è qualcosa che davvero ci ha lasciato molto sorpresi; all’interno del gioco si attraversano interi settori immersi nel buio totale e le poche zone dio luce illuminano un area realistica. Degni di nota anche gli effetti particellari che non mancano mai durante il lancio di una magia e che sono anche parecchi vivi nel resto dell’ambiente circostante, riuscendo a trasmettere un perenne senso di mistico e di arcano.
A differenza di quello grafico il comparto sonoro non è da elogiare ma neanche da criticare, a fronte dell’utilizzo di una colonna sonora base e effetti semplici il ritmo riesce comunque a farsi apprezzare pur non eccellendo e pur rimanendo sempre nella media. Di sicuro le musiche di In Verbis Virtus possono non definirsi memorabili ma riescono ad accompagnare in modo adeguato il giocatore durante il suo viaggio. Un lavoro leggermente migliore è stato invece fatto riguardo i suoni ambientali e delle magie che riescono a far comprendere al giocatore in modo adeguato cosa succede intorno a lui e se un incantesimo va a buon fine o meno.
In Verbis Virtus ha saputo sorprenderci su alcuni fronti e deluderci su altri. La storia non riesce a coinvolgere il giocatore quanto necessario per spingerlo ad avanzare anche di fronte agli enigmi più ostici. Il comparto grafico ha saputo regalarci piccole meraviglie che non ci aspettavamo e il sistema di riconoscimento vocale funziona senza quasi nessuna sbavatura, ma al tempo stesso non immerge il giocatore nel titolo tanto quanto ci saremmo aspettati. Il lavoro fatto da Indomitus Games è perfetto per gli appassionati del genere che cercano un prodotto diverso dal solito e adatto, a piccole dosi, anche per chi semplicemente è incuriosito dai comandi vocali.