Una console war assai particolare!
Il compito di sviluppare Hyperdimension Neptunia Victory, terzo capitolo della serie, è affidato per l’occasione a Compile Heart con la collaborazione e supervisione di Idea Factory. Ma c’è un terzo componente che ci sentiamo in dovere di menzionare: NIS America. La società in questione infatti, è una delle più prolifere in quanto a porting dei titoli giapponesi di questo genere qui in Occidente. Grazie ad essa infatti abbiamo la possibilità di poter giocare determinati titoli, dal carattere sempre “strettamente” orientale, in una lingua a noi comprensibile. L’impegno inoltre sembra essere ulteriormente fortificato, e nei prossimi mesi ci aspetteranno tanti altri giochi in arrivo, compreso un nuovo capitolo di Hyperdimension Neptunia.
Torniamo quindi a parlare di “Victory”, esclusiva PlayStation 3 e titolo tanto bizzarro quanto sopra le righe. Un gioco che incarna determinate sfaccettature del mondo giapponese, portando con se uno stile assai “anime”. Ma, a conti fatti, vale la pena procurarsi una copia (retail o digitale) del gioco, o si tratta di un JRPG passabile e relegato ad una fascia di giocatori di nicchia?
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La trama di Hyperdimension Neptunia Victory gira attorno alla figura di Neptune (ancora), e si svolge qualche anno dopo la fine del secondo episodio. La nostra “Dea” è cresciuta, ma si è davvero data alla pazza gioia, abbandonando le sue mansioni da CPU e dedicandosi totalmente al… gaming. Dopo un prologo che ci permette di affinarci alle metodiche di gioco e al suo mondo, inizia la run vera e propria. Alcuni eventi ci vedono catapultati in un universo parallelo, dove alcuni dettagli sono diversi, tra questi la presenza dei “Sette Saggi“, i cattivi di turno. Il gioco prevede alcuni leggeri colpi di scena, ma nulla di essenzialmente intrigante. E se il tutto parte in maniera interessante, mantenendo su buoni livelli la curiosità del giocatore, con il passare delle ore l’asticella tenderà a scendere, non riuscendo mai a coinvolgere appieno. Il titolo presenta comunque delle chicche, come una lievemente velata allegoria alla console war: il mondo denominato Gamindustry ospiterà le CPU e le loro rispettive città, null’altro che una rappresentazione della Nintendo, Microsoft, Sony e SEGA; il tutto farcito con relative caratteristiche che richiamano proprio la filosofia delle console succitate.
Senza ombra di dubbio, Victory è riempito da migliaia di linee di dialogo. Proprio sotto questo punto di vista, risulta necessaria la conoscenza della lingua inglese, in quanto unica scelta possibile nel gioco (invece le voci possono essere settate in giapponese o inglese ndR). Questa corposa presenza di testo è un’arma a doppio taglio per il titolo. Se essenzialmente il team di sviluppo è stato bravo a farcire le scene con palesi richiami e citazioni a stereotipi, sfottò generali e battute esilaranti, d’altro canto però, tra una “scena” azzeccata e l’altra, ci troviamo a dover subire un’infinità di testo talvolta superfluo, fatto di dialoghi puerili. Va invece lodato il lavoro di doppiaggio, che sicuramente tende ad enfatizzare egregiamente alcuni spezzoni e risulta essere sempre azzeccatissimo con le espressioni proposte.
Hyperdimension Neptunia Victory non è il titolo fatto di città da esplorare, ambienti rurali ricchi di NPC e dungeon. Il gameplay del gioco si riduce quasi unicamente al battle system. Per gli spostamenti in città, basterà muovere il cursore su alcuni NPC per parlare, o sugli edifici (hotel, negozio, quartier generale per le quest…) accessibili per entrarvi.
Una delle ulteriori pecche del gioco, sono le quest secondarie. Attivabili in un determinato edificio della città, risulteranno quasi sempre ripetitive, scontante e noiose. Raramente sentirete il bisogno di portarne qualcuna a termine. Purtroppo, bisognerà talvolta accettarle e completarle per poter proseguire nella campagna vera e propria.
Dunque, la trama ci porterà a dover raggiungere la fine di dungeon prefissati, ovviamente farciti dai classici mob. Victory però non propone i combattimenti casuali, bensì saremo noi a decidere se affrontare un nemico o meno. I mob potranno localizzarci ed inseguirci, ma generalmente sono facili da schivare. Il consiglio è quello di darsi comunque a livellaggio, il gioco infatti vi metterà dinanzi a boss fight non sempre semplici, e da affrontare con la dovuta preparazione. Inoltre, quando vogliamo dare il via ad una sfida, sarà necessario “colpire” il nemico prima che ci raggiunga lui: nel primo caso inizieremo noi la partita, se colpiti invece saranno i nemici a dare il via alle danze, e questo talvolta risulterà fatale. Andando ad analizzare ora il sistema di combattimento vero e proprio, ci troviamo dinanzi ai classici turni, ma resi più tattici grazie a determinati fattori. Innanzitutto, avremo modo di spostarci sul terreno di battaglia, questo ci permetterà dunque di riuscire a selezionare più nemici in modo da colpirli contemporaneamente. Questa meccanica però potrà essere sfruttata anche dai nemici, quindi è necessario posizionare il proprio party in maniera adeguata. Avremo inoltre diversi tipi di attacco, uno di questi ad esempio tenderà a far diminuire la barra “scudo” del nemico, un altro invece è orientato alla forza bruta e così via. Aspetto estremamente da curare durante il gioco, è il riuscir a sfruttare ad hoc le varie abilità e le tipologie di attacco, solo così riusciremo infatti ad andare avanti senza dover sudare sette camice. Di estrema importanza è anche la modalità “HDD“. Durante una battaglia avremo modo di trasformarci nella nostra forma da “Dea” e questo ci permetterà, chiaramente, di aumentare notevolmente le nostre doti di attacco e difesa. La trasformazione costerà SP (punti magia) e dunque deve essere utilizzata con cognizione di causa. Man mano che lotteremo, andremo a riempire anche la barra EXE Drive, che rilascerà un potente attacco. Purtroppo, il suo riempimento non è proprio celere, quindi bisognerà, anche in questo caso, usare la testa per il suo utilizzo.
Anche l’accumulo di esperienza e il relativo aumento di livello porta con sé una particolarità. Oltre ai normali punti ricevuti a fine battaglia, riceveremo dei bonus anche compiendo determinate azioni. Ad esempio, camminando per 5000 metri con un personaggio, questi acquisirà determinati punti extra nell’agilità.
Uno dei punti deboli di questa serie è stata sempre la componente grafica. Purtroppo, anche con Victory le cose non sono cambiate. Il gioco presenta un comparto tecnico davvero scadente, qualificabile senza alcun timore a livello di “old-gen”. In particolar modo, gli ambienti ricreati nei dungeon sono davvero poveri di dettagli, “spigolosi” e presentano, come ciliegina sulla torna, un’altra grave pecca: il frame-rate. Sembrerà strano ai più, così come è sembrato strano a noi. Durante queste fasi di gioco infatti, noterete come il titolo vada a scatti. La causa è sicuramente da trovarsi in qualche errore di programmazione da parte della software house, e dunque da tenere assai in considerazione nella valutazione finale. Le texture, anch’esse sono di qualità insufficiente. Scartando ora il campo della “forza bruta”, fatta di frame per secondo, modelli poligonali e texture, ci addentriamo nel lato “artistico“. I disegni che animano i vari personaggi durante i dialoghi sono di pregevole fattura, sia per quanto concerne lo stile vero e proprio, sia nella realizzazione degli sprite. Si tratta di un’esplosione di scuola giapponese, palesemente ispirato agli anime, e sicuramente dai richiami un po’ “ecchi“. I fan di questa sfera stilistica, ameranno sicuramente questo aspetto del gioco.
Dulcis in fundo, la colonna sonora regalerà non poche soddisfazioni. La soundtrack si plasma con classe alle scene del gioco, facendo si che il gamer possa essere accompagnato durante la sua play-session da un sottofondo sempre gradevole.
Arrivati alla fine del nostro viaggio in Hyperdimension Neptunia Victory, che durerà sulla trentina di ore per quanto riguarda la campagna, ma che si porterà anche sulla cinquantina qualora volessimo svolgere gli extra e le quest secondarie, il sapore che ci resta in bocca è abbastanza amaro. Il titolo merita indubbiamente la sufficienza, forse qualcosina in più per gli amanti del genere e della serie, ma la sensazione di "occasione sprecata" aleggia nell'aria, densa più che mai. Victory ha delle belle carte nella sua mano, ma queste vengono giocate male e con un po' di "lavoro" in più si sarebbe potuto ideare un gioco su ottimi livelli. Speriamo che in futuro Compile Heart e Idea Factory riusciranno a tappare le falle nel loro sistema e garantire quindi un'esperienza soddisfacente al cento per cento.