Dopo essere uscito su tutte le piattaforme possibili ed immaginabili, How to Survive torna nuovamente al centro dell’attenzione, in terza persona
Nell’ormai lontano Novembre 2013 usciva su Playstation 3, Xbox 360 e PC l’interessante How to Survive, curioso titolo a tema zombesco rilasciato dai ragazzi di EKO Software che riuscì a guadagnarsi una piccola fetta di attenzioni tra critica e pubblico. Il titolo era ben lontano dalla perfezione, ma grazie al suo stile di gioco da survival tutt’altro che permissivo e ad alcune peculiarità a livello di gameplay, più di un giocatore ne rimase piacevolmente colpito. Nel giugno del 2014, la software house rese disponibile su Playstation 4, Xbox One e PC la How to Survive: Storm Warning Edition, una versione rimasterizzata del titolo originale per console next-gen che, oltre ad una componente grafica settata a 1080p e ad un frame-rate più stabile (ma comunque ancora problematico), comprendeva tutti i DLC usciti fino ad allora insieme ad un nuovo personaggio totalmente inedito, alcuni nuovi oggetti da poter utilizzare e due particolari modalità di gioco, ovvero “Una sola possibilità di fuga”, la quale ci metteva nelle condizioni di dover finire il gioco con una sola vita, e “barricate”, che ci vedeva alla difesa di due compagni gestiti dall’IA mentre ondate sempre più numerose di cadaveri ambulanti bramosi della nostra carne si scagliavano contro di noi.
Come per la versione originale, anche questa rimasterizzazione non riuscì a colpire i videogiocatori, seppur vada detto che il titolo riuscì a guadagnarsi nuovamente un piccola ma comunque importante fetta di pubblico. Fatto sta che dopo simili risultati non ci saremmo sorpresi nel venire a conoscenza di una qualche sorta di vero e proprio sequel, magari in grado di limare tutti quei gravosi difetti che afflissero il capitolo originale, ma i ragazzi di EKO Software ci hanno voluti sorprendere rilasciando l’inatteso How To Survive: Third Person, ovvero quella che si è dimostrata essere una vera e propria riproposizione di How To Survive ma, come si può evincere dal titolo, totalmente in terza persona. L’idea di fondo ci è sembrata interessante fin dal principio, soprattutto se si considerano tutti quei videogiocatori che non hanno mai avuto modo di provarne con mano la versione originale, ma per andare a rimodellare con successo e in maniera così preponderante un titolo basato su di uno stile di gioco con visuale isometrica dall’alto era necessario un grande sforzo di bilanciamento e riprogettazione del titolo stesso sotto diversi aspetti, uno sforzo che purtroppo non è stato attuato.
Per non lasciare spaesati tutti i nostri lettori che non hanno giocato alla versione originale di How to Survive, facciamo qui di seguito un veloce recap di quelle che erano (e sono tutt’ora) le colonne portanti del gioco. How to Survive si può tranquillamente classificare come un survival game a tema horror nel quale ci ritroveremo a dover sopravvivere in un’isola infestata da pericolosi zombie. Nel corso di tutta l’avventura dovremo tenere sott’occhio alcuni bisogni primari del nostro protagonista (stanchezza, fame e sete) per evitare una dolorosa ed agognante morte che ci costringerà a ricaricare dall’ultimo salvataggio. Per evitare ciò, dovremo cercare cibo raccogliendo piante e frutti o cacciando gli animali presenti nel mondo di gioco, cercare pozzi d’acqua potabile e dormire nei pochi rifugi ancora sicuri. All’interno delle diverse isole in cui è ambientata tutta l’avventura sarà possibile raccogliere un gran numero di oggetti, i quali potranno anche essere combinati tra loro per realizzare medicinali più potenti od armi più resistenti grazie ad un sistema di crafting piuttosto basilare ma comunque efficace. Il titolo si avvale anche di un particolare ciclo giorno/notte che, oltre a donare all’intera opera un tocco artistico più realistico, andrà addirittura a modificare sostanzialmente il gameplay vero e proprio.
Se durante il giorno ci ritroveremo infatti a dover affrontare solo i già pericolosi non-morti, di notte dovremo fare i conti anche con una nuova specie di nemici, molto più veloci, letali e resistenti dei classici sacchi di carne ambulante a cui ci saremo ormai abituati. L’unico metodo per poter fronteggiare questi pericolosi predatori sarà mediante l’utilizzo di torce elettriche, visto il terrore che tali creature provano nei confronti della luce. Il gioco, ovviamente, non ci abbandonerà a noi stessi, ma ci metterà di fronte ad una trama piuttosto banale scandita da numerose missioni, assegnateci dai pochi sopravvissuti rimasti, che ci permetteranno di ottenere determinati oggetti grazie ai quali potersi spostare tra le diverse isole che compongono l’arcipelago in cui è ambientato il gioco. A dir la verità, il tutto si è dimostrato essere piuttosto ripetitivo, unicamente finalizzato a farci girare le diverse mappe raccogliendo oggetti per altri sopravvissuti ed eliminando qualsiasi pericolo ci sbarri la strada. Avanzando nelle diverse missioni di gioco, il nostro personaggio sarà in grado di sbloccare nuove peculiari capacità che ci metteranno di fronte ad un vero e proprio albero delle abilità grazie al quale dover scegliere cosa sia meglio sviluppare o meno, il tutto attraverso un sistema di gioco che ricorda una versione semplificata di un action RPG.
Concluso questo piccolo ma doveroso preambolo, concentriamoci su quella che è la vera (ed unica) novità di questa nuova versione del gioco, la terza persona. L’originale How to Survive si componeva di una visuale dall’alto a volo d’uccello grazie alla quale era possibile tenere sotto controllo una vasta porzione di mappa in modo tale da poter meglio gestire le diverse situazioni in cui, repentinamente, ci si ritrovava. Una modifica così sostanziale al sistema di gioco, se sfruttata a dovere, avrebbe donato al titolo un più marcato ed apprezzabile livello di immedesimazione nel mondo di gioco, ma ciò solo a patto di una conseguente rivisitazione piuttosto massiccia in termini di meccaniche e idee che andavano a comporre l’ossatura del titolo originale. Ci dispiace molto, quindi, dover ammettere che il team di sviluppo non ha prestato le giuste attenzioni al gioco, limitandosi ad inserire una visuale in terza persona che non solo non va a sistemare alcuni dei problemi già presenti in How to Survive ma anzi, riesce addirittura a crearne di nuovi e tutt’altro che ignorabili.
La prima doverosa menzione riguarda sicuramente il sistema di combattimento, che se in passato risultava essere piuttosto semplice, ma comunque difficile da gestire, in particolare quando ci si ritrovava accerchiati, ora si è trasformato in un vero e proprio incubo ad occhi aperti. La telecamera posta, malamente, dietro le spalle del protagonista non ci permette infatti di prendere le giuste misure con i nemici che si scagliano contro di noi, portandoci ad eseguire decine di attacchi che andranno completamente a vuoto e che trasformeranno ogni combattimento in un imbarazzante balletto di movimenti che non portano a niente se non ad un ingiustificato e frustrante game-over. La situazione, poi, degenera totalmente quando si devono utilizzare armi da fuoco, le quali ci impongono di mirare contro i non-morti attraverso l’utilizzo di un mirino tutt’altro che preciso e che ci vedrà sprecare interi caricatori nella vana speranza di eliminare qualsivoglia minaccia incontreremo.
Graficamente parlando, il gioco non è cambiato di una virgola da quanto visto con la Storm Warning Edition, offrendo ambientazioni ricche di vegetazioni, ma afflitte da texture in bassa definizione. La situazione non migliora per quanto riguarda la modellazione di personaggi e avversari, tutti alquanto poveri di poligoni, ed il sistema d’illuminazione che grazie al ciclo giorno/notte riesce a fare il suo dovere senza però mai sorprendere. Il vero problema, però, è paradossalmente rappresentato proprio dalla visuale in terza persona. Se in passato la telecamera isometrica permetteva infatti di veder con molta meno chiarezza i diversi difetti che affliggevano il gioco, ora che ci si ritrova molto più vicino a bersagli ed oggetti è diventato molto più semplice analizzare la pochezza delle texture applicate su edifici e personaggi, quest’ultimi afflitti da una legnosità dei movimenti a dir poco imbarazzante che metterà in mostra il peggio di sé soprattutto durante le numerose finisher eseguibili. Anche a livello audio siamo rimasti sugli stessi identici livelli di quanto visto in passato, con effetti ambientali piuttosto buoni ed un doppiaggio in inglese tutto sommato discreto.
How to Survive non è mai stato un titolo esente da difetti, in particolare se si prendono in considerazione i numerosi problemi grafici ed un sistema di gameplay piuttosto monotono, ma alcune sue peculiari caratteristiche gli hanno comunque permesso di ritagliarsi una piccola ma rilevante fetta d’attenzioni da parte del pubblico. Con l’introduzione della terza persona, però, numerosi problemi secondari all’interno del gioco originale si sono mostrati con maggior preponderanza, rendendo di fatto impossibile riuscire a godere del titolo in tutte le sue sfaccettature, in particolare per quanto riguarda il sistema di combattimento, frustrante ed impreciso in ogni situazione. Il prezzo molto competitivo potrebbe comunque rappresentare una buona attrattiva per chiunque non abbia mai giocato al titolo originale, ma per tutti coloro che hanno già avuto modo di godere dell’esperienza di How to Survive non siamo riusciti a trovare motivazioni convincenti da poter giustificare l’acquisto di quella che ci è sembrata una semplice modalità non solo mal realizzata, ma che gli sviluppatori avrebbero potuto tranquillamente inserire all’interno del gioco in maniera totalmente gratuita.