Guerrilla Games torna a far parlare di se con Horizon Zero Dawn, il primo Open World dello studio inglese esclusivo per PlayStation 4.
Il mese di marzo dell’anno corrente verrà sicuramente ricordato come quello caratterizzato da un grandissimo numero di uscite in ambito videoludico. Negli ultimi 30 giorni sono arrivati e stanno continuando ad arrivare produzioni dalle grandi pretese e di tutto rispetto, e fra queste c’è anche un certo Horizon Zero Dawn, coraggioso progetto di Guerrilla Games, protagonista di questo scritto.
Dopo averlo giocato per una trentina di ore è arrivato finalmente il momento di tirare le somme in questa recensione. I tempi di lavorazione (circa 6 anni di sviluppo) avranno dato i frutti sperati?
La premessa narrativa di Horizon Zero Dawn è fra le più interessanti che ci si possa trovare davanti. Gli slogan pubblicitari che hanno accompagnato l’uscita dell’opera di Guerrilla Games recitavano: “la Terra non è più nostra”. Nei panni di Aloy vivrete infatti in un mondo post apocalittico, popolato da incredibili quanto variegate macchine dall’aspetto similare, se non addirittura fin troppo pronunciato, ad animali esistenti nel nostro mondo e in quello dei precursori dell’universo di Zero Dawn.
Le vicende vedono la nostra fantastica eroina dai capelli rossi impegnata a fronteggiare il dominio incontrastato dei robot animaleschi e la diatriba continua tra le diverse tribù del posto. La giovane Aloy si troverà coinvolta in tantissime vicende e prenderà parte a numerose attività, fra cui quella di saziare la propria curiosità in merito ai segreti e ai misteri che ruotano attorno all’origine delle macchine e, in particolar modo, ai precursori, ossia alla cosiddetta civiltà dimenticata.
Finora vi ho parlato in maniera quanto meno velata (odio fortemente gli spoiler) della trama di Horizon Zero Dawn. Preparatevi quindi – nel caso in cui foste interessati all’acquisto del titolo – ad affrontare un incredibile viaggio pieno di insidie, segreti e rivelazioni. Ora, però, è giunto il momento di scrivere e valutare il vero fulcro del gioco; mi sto riferendo ovviamente al gameplay.
A quale genere appartiene Horizon Zero Dawn? Questo è sempre stato un argomento fortemente dibattuto, soprattutto quando ci si trova di fronte a una commistione alquanto palese di più generi.
Ascolta “Puntata 1 – Horizon Zero Dawn, il fantastico mondo di Aloy” su Spreaker.
A mio modo di vedere ci troviamo al cospetto di un action Open World prettamente craftiano. La raccolta di risorse e la costruzione di frecce e quant’altro non è all’ordine del giorno, bensì del momento. Ci si dovrà dedicare spessissimo a raccogliere e craftare continuamente oggetti, al fine di farsi trovare pronti ad ogni evenienza. Dovrete occuparvi di raccogliere il legno crinale per creare frecce e le numerose erbe medicinali per ottenere una scorta vitale.
Nel mondo di gioco troverete anche oggetti prestigiosi di elevato valore, utilizzabili come merce di scambio con i mercanti, al fine di ottenere i frammenti di metallo (la valuta di gioco) da impiegare nell’acquisto di armi, potenziamenti e strumenti di varia natura. Riguardo il crafting è bene citare anche la sezione creazioni. Inizialmente la nostra Aloy non potrà portare con se moltissimi oggetti, quindi si dovrà agire di conseguenza, ampliando gradualmente la sua capacità di carico, così da non ritrovarsi davanti alla difficile scelta di scartare alcune risorse in proprio possesso per raccoglierne altre.
Horizon Zero Dawn è capace di alternare in maniera ottimale ritmi di gioco più compassati, incentrati sul crafting, ad altri in cui agire furtivamente, facendosi strada nell’erba alta oppure con uno scontro a viso aperto, scagliando frecciate a più non posso per sconfiggere le macchine ostili o i membri delle tribù locali. In entrambi i casi, potremo depredare le carcasse dei nemici caduti ed ottenere nuove risorse.
Parlando invece dell’intelligenza artificiale dei nemici e delle macchine (a difficoltà difficile), c’è da dire che il risultato è pressoché buono, anche se sono presenti degli escamotage per spuntarla; basterà infatti attirare i malcapitati in un luogo più chiuso, rispetto a quelli estesi della mappa, per proteggersi più agevolmente dagli attacchi e colpire con più facilità.
Prima di passare al prossimo paragrafo, è bene fare un cenno sulla crescita del personaggio; il successo ottenuto nelle missioni principali e secondarie e l’uccisione dei soggetti ostili consegnerà alla nostra Aloy dei punti esperienza, utili per progredire di livello e ottenere – di volta in volta – punti abilità per accrescere sempre di più le sue capacità. Si tratta di un sistema di crescita simile a quello visto in Assassin’s Creed Syndicate e che permette quindi di sbloccare nuove possibilità di gameplay, come per esempio l’uccisione da una posizione sopraelevata e tanto altro ancora. Questa commistione di generi l’ho trovata davvero azzeccata, perché riesce nell’intento di rendere il tutto sfizioso, dando sempre un motivo al giocatore per fare l’una o l’altra cosa. In poche parole, l’utente è sollecitato continuamente dall’infrastruttura del gameplay e dalla comparsa di sempre nuovi stimoli, andando in questo modo a stroncare sul nascere la possibile atrofizzazione dell’intera formula di gioco.
Il titolo del paragrafo esprime in appena 7 parole il giudizio sulla grafica e sulla controparte artistica di questo Horizon Zero Dawn. Il Decima, nuovo motore grafico di Guerrilla, sprizza splendore da tutto il suo esteso codice, regalando un comparto grafico magnifico in ogni sua minima sfaccettatura. È vero che i margini per migliorare ci sono, ma allo stato attuale la grafica di Horizon Zero Dawn è la migliore presente su PlayStation 4, considerando che stiamo parlando di un vero e proprio Open World e quindi non di un videogame con una progressione lineare. La creatività artistica sprigionata da Guerrilla Games ha dato vita a un mondo fortunatamente fuori dell’immaginario comune, ovvero una sorta di connubio tra epoche passate in cui gli uomini erano organizzati in tribù e dalla presenza di macchine caratterizzate da delle tecnologie all’avanguardia. L’unione di queste due epoche profondamente diverse non stona, ma ci regala un’avventura narrativamente interessante, divertente da giocare e splendida da osservare. Le location di gioco (i villaggi, i boschi, le praterie e i numerosi fiumiciattoli presenti) sono uno spettacolo per gli occhi. La caratterizzazione dei personaggi, delle macchine è di ottimo livello, così come gli effetti visivi (luci, ombre, polvere, acqua, fuoco etc). Ho trovato bellissime anche le animazioni, anche se quest’ultime – in alcune fasi – risultano un pizzico semplificate, dando un senso di incompiutezza. Ciò si verifica maggiormente nelle fasi platform, in cui dovrete arrampicarvi o saltare da una sporgenza all’altra.
Infine un’ottima produzione, condita di numerose missioni e attività tali da garantire un’esperienza longeva di gioco, deve garantire un sonoro di una certa caratura. Anche in questo caso, sono rimasto stupito dal lavoro eseguito dallo studio di Guerrilla Games. Le musiche di sottofondo che accompagnano il giocatore nell’arco di questa lunghissima avventura sono davvero evocative ed orecchiabili, così come gli effetti sonori (che bello sentire lo scoccare delle frecce e i versi vivi e ben contestualizzati delle bestie!). E il doppiaggio in italiano? L’ho trovato decisamente buono e all’altezza della produzione. In definitiva, Horizon Zero Dawn ha posto le basi per una vera e propria serie videoludica e si candida ad essere il miglior videogioco del 2017.
Dopo l’esperienza decennale con Killzone, Guerrilla Games ha trovato il suo asso nella manica. Il difficile passaggio da un genere come gli sparatutto a un Open World avrebbe potuto costare caro al team inglese, ma in realtà quest’ultimo è riuscito a farsi carico di tutte le difficoltà del caso e a sviluppare un titolo dalle enormi ambizioni e potenzialità. Horizon Zero Dawn è un’esclusiva PlayStation 4 di grandissimo valore e pertanto - senza altri giri di parole - ne consiglio caldamente l’acquisto. Se devo essere ancor più sincero, si tratta di un acquisto più che obbligato da fare, prima o poi.