Dopo sedici anni è giunto il momento di riprendere in mano uno dei migliori RTS che siano mai stati realizzati.
Fin dall’alba dei tempi, l’uomo ha sempre sognato di poter raggiungere le stelle, di superare quell’enorme strato celeste che ci sovrasta per scoprire cosa si celasse oltre ad esso e nel corso dei secoli si sono susseguiti diversi tentativi di adempimento a questo scopo. In particolare, gli ultimi cinquant’anni sono stati un susseguirsi di enormi vette tecnologiche che dopo aver modificato i nostri stili di vita più basilari, sono andate a rimodellare le nostre più grandi ambizioni. Il raggiungimento dello spazio, da semplice chimera irrealizzabile per qualsiasi essere vivente, era infine diventato un qualcosa di concreto. Non si può però nascondere che il raggiungimento di un pianeta a noi sconosciuto sia nelle possibilità di pochi eletti, un campo nel quale noi che scriviamo (e pensiamo anche voi che leggete) non abbiamo niente a che fare.
Eppure, il videogiocatore è effettivamente riuscito a raggiungere le stelle, seppur in maniera artificiosa e astratta, grazie alla realizzazione di numerosi titoli a tema spaziale che nel corso degli anni hanno trionfalmente conquistato il cuore di milioni di persone. Il 1999 fu, in particolare, uno dei momenti focali di quest’era dello spazio videoludico, grazie all’arrivo sul mercato di due pesi massimi del genere, ovvero Starcraft ed Homeworld.
Quest’ultimo titolo in particolare sarebbe stato ricordato come lo strategico che introdusse i videogiocatori al movimento su tre dimensioni, particolare che ne plasmò anche la fortuna. Dopo l’espansione Cataclysm ed un secondo capitolo di ottima qualità, però, il brand cadde nel dimenticatoio, venendo totalmente scordato sia dai videogiocatori sia dagli stessi possessori dei diritti sulla serie, THQ… o almeno fino a quando questi non fallirono. Dopo il triste crollo della software house, infatti, Gearbox acquistò tutti i diritti su Homeworld e nel corso del 2013 annunciò, con grande felicità e sorpresa di numerosi videogiocatori con qualche anno sul groppone, una versione rimasterizzata dei due intramontabili capitoli. Il nostro compito, neanche a dirlo, sarà quello di consigliarvi se valga la pena acquistare questo ricco pacchetto di contenuti o se sia meglio starne alla larga tenendosi saldamente impresse le emozioni provate molti anni fa. Se anche voi non vedete l’ora di tuffarvi nel cuore dello spazio profondo, non dovete far altro che continuare a leggere.
La trama che fa da sfondo agli eventi che vivremo nel corso di Homeworld ci catapulterà in un universo futuristico dove il popolo di Kushan, originario di un pianeta chiamato Kharak (e di cui ignoriamo la posizione), scopre un’antica nave da guerra precipitata nella desolazione del deserto. All’interno dell’astronave viene rinvenuta un’importante reliquia chiamata GuideStone, la quale mostra delle incisioni raffiguranti una rotta spaziale da dover intraprendere per raggiungere il pianeta Hiigara. In seguito a queste rivelazioni l’intero popolo di Kushan, da sempre diviso in clan, decise di unirsi sotto un’unica bandiera per costruire un mezzo di trasporto in grado di viaggiare verso un avamposto lontano anni luce dal loro pianeta.
Una scienziata in particolare, ovvero Karan Sjet, comprenderà quali sono gli strumenti necessari per poter elaborare la tecnologia del salto nell’iperspazio e si offrirà volontaria per unire la sua mente al computer centrale dell’astronave madre che dovrà guidare tutto il popolo di Kushan verso la terra promessa. Queste sono le premesse che ci vedranno al centro di un’epica epopea spaziale durante la quale dovremo navigare il cosmo affrontando pericolosi eserciti alieni che faranno di tutto per impedire la riuscita del nostro viaggio.
Le basi narrative su cui si poggia il titolo sono piuttosto banali ma estremamente riuscite e le emozioni che si provano nel corso delle diverse missioni sono incredibilmente appaganti. Ci teniamo a menzionare una piccola caratteristica di Homeworld, che nella sua semplicità è riuscita a rendere il titolo ancora più evocativo di quanto già non fosse. All’inizio di ogni nuova missione, infatti, vi ritroverete con le stesse truppe sopravvissute alla missione precedente. Questo particolare aggiunge un livello di profondità da non prendere sottogamba, in quanto non solo vi avvicinerà emotivamente alla vostra flotta, mostrando tra le altre cose tutte le “cicatrici” delle battaglie precedentemente vinte, ma renderà anche gli scontri futuri più facili o difficili a seconda delle vostre abilità, con il risultato che una trionfale vittoria vi porterà ad avere più truppe e materiali spendibili per il prossimo livello, caratteristica di gioco che, esattamente come accadeva sedici anni fa, risulta funzionale e divertente ancora oggi.
Non vogliamo girarci troppo intorno, quindi preferiamo servirvelo su un piatto d’argento fin dall’inizio; se non siete avvezzi alla serie e non avete mai provato uno dei due capitoli del brand, le prime ore di gioco saranno a dir poco spiazzanti a causa di un intricato gameplay che però diventerà man mano sempre più facile da gestire. All’interno del titolo è presente anche un tutorial completabile in una ventina di minuti che però vi introdurrà solo alle basi del gioco, lasciandovi il piacere di scoprire tutto il resto per conto vostro. Homeworld è un titolo complesso è accattivante nel quale non ci si può limitare a scagliare navi su navi contro il nemico, sarebbe una vera e propria condanna a morte. Per poter sconfiggere i vostri avversari dovrete sfruttare le vostre abilità tattiche, dovrete comprendere quali astronavi siano più adeguate per le diverse situazioni in cui vi ritroverete, comprendendo e sfruttando a vostro vantaggio punti di forza e debolezze di ogni vostra singola fregata, caccia e corvetta, preparando imboscate e aggiramenti che ad ogni vittoria vi faranno provare un indescrivibile senso di appagamento, merce fin troppo rara di questi tempi.
Il grande senso di tatticità offerto dal titolo deriva anche dalla più innovativa meccanica di gameplay che si sia mai vista in un RTS negli ultimi sedici anni, il movimento in tre dimensioni. Le vostre navi da guerra potranno infatti muoversi anche in alto o in basso, una vera e propria libertà di movimento in tre dimensioni che sarà in grado di offrire grandi soddisfazioni dandovi la possibilità di aggirare gli avversari per coglierli di sorpresa (o in caso di necessità, per evitarli totalmente), un particolare ancora più gustoso se si pensa che i nemici potranno fare lo stesso con voi, tenendovi sempre in una stato di ansia perenne dove anche il più piccolo errore di calcolo potrebbe portarvi ad una facile ed inesorabile sconfitta.
Le missioni di entrambi gli Homeworld non si sono mai rivelate noiose o monotone, offrendo situazioni sempre diverse ed accattivanti che hanno contribuito a donare ancor più varietà al gioco; ad esempio, oltre alle classiche guerra aperte in cui dover semplicemente eliminare i nostri avversari, ci siamo anche trovati in missioni in cui siamo dovuti sfuggire a tempeste di asteroidi, abbiamo salvato alleati in pericolo e molto altro ancora. Insomma, la noia sarà l’ultimo dei vostri problemi. Inoltre, è presente anche una modalità online (attualmente ancora in fase beta) che vi permetterà di attingere a tutte le fazioni incontrate nel single player dei due titoli ed utilizzabili in partite dove fino a un massimo di otto giocatori potranno darsi battaglia in ventitre scenari diversi. Al momento è ancora presente qualche problema con il matchmaking che in più di una situazione è risultato piuttosto “capriccioso”, ma siamo comunque riusciti a giocare diversi match (durati, in media, tra i quaranta e i cinquanta minuti) davvero divertenti ed esaltanti.
Siamo in un epoca videoludica in cui le remastered sono riuscite nel non facile compito di farsi odiare dai videogiocatori, offerte in numero spropositato per giochi alle volte usciti anche solo a distanza di mesi e che, a conti fatti, andavano a modificare poco o nulla del gioco originale. Ci esplode quindi il cuore dalla gioia nel poter affermare che Homeworld Collection Remastered non fa neanche lontanamente parte di questa nefanda categoria. Ciò che più di ogni altra cosa salta sicuramente all’occhio è il comparto tecnico, sul quale i ragazzi di Gearbox hanno fatto un lavoro praticamente impeccabile. Parliamo di un gioco uscito nel 1999 fa e vi possiamo assicurare che già ai tempi il titolo vantava un comparto grafico sbalorditivo che, però, risulta ormai estremamente datato e “vissuto”. Siamo quindi felici di aver potuto constatare il miracoloso lavoro svolto dalla software house, la quale non solo è riuscita nel difficile compito di svecchiare il motore grafico ma l’ha fatto riuscendo addirittura a rendere giustizia all’opera originale.
Innanzitutto, i fondali spaziali sono semplicemente splendidi ed in più di un’occasione ci è capitato di mettere in pausa il titolo solo per poter ammirare con calma i magnifici panorami offerti dal titolo. Abbiamo inoltre tirato un lungo sospiro di sollievo non appena abbiamo avuto modo di vedere da vicino le diverse navi da guerra utilizzabili, le quali hanno mantenuto lo stile futuristico di un tempo ma rivestite da texture incredibilmente dettagliate e addirittura in grado di supportare nativamente fino al 4K.
I giochi di luci ed ombre sono semplicemente fenomenali ed ogni schermata è un’evocativa danza di luci ed esplosioni dai forti colori accesi che creano un riuscito contrasto con l’oscurità del vuoto spaziale mentre i raggi laser delle astronavi che volteggiano tra le stelle si proiettano sulle superfici circostanti andando a creare un bellissimo mix di luci e tonalità. Infine, l’interfaccia di gioco è stata solo leggermente modificata al fine di risultare più leggibile al videogiocatore, seppur risulti ancora oggi piuttosto dispersiva. Menzione di merito anche per il doppiaggio che è stato nuovamente recitato per offrire una qualità in linea con gli standard odierni mentre le musiche sono state totalmente ricampionate utilizzando le registrazioni originali non compresse.
Nel 1999 Homeworld sconvolse il mondo degli strategici a tema spaziale offrendo vette qualitative impressionanti per i tempi ed oggi, a distanza di sedici anni, siamo qui per dire quello che molti esponenti del genere speravano di sentire. Homeworld Collection Remastered è una perla videoludica che, comprendendo entrambi i capitoli del brand, offre decine di ore di gioco sia in single player che in multiplayer. Il lavoro svolto per svecchiare i due capitoli del brand a livello audiovisivo è encomiabile, ben al di sopra degli standard delle attuali remastered a cui tutti noi siamo abituati ormai da anni. Homeworld è un titolo che, ancora oggi, risulta divertente, vario e appagante, posizionandosi sotto diversi aspetti anche un gradino sopra i suoi avversari videoludici. Aggiungiamo al tutto un prezzo decisamente competitivo che si aggira intorno ai 30€ e il gioco è fatto, siamo di fronte ad una di quelle poche remastered che tutti dovrebbero provare almeno una volta, indipendentemente che abbiate già giocato o meno i titoli originali. Se però vi ritenete degli amanti del genere e non avete mai provato Homeworld, avete l'obbligo morale di fare vostra questa collection rimasterizzata, siamo sicuri che non ne rimarrete delusi.